■ Natale: Tacchino: «Cari amici e parenti, abbiamo appena
ringraziato per il tacchino natalizio di fronte a noi. Fatemi dire
qualche parola di encomio. Come tacchino era senza dubbio un uccello
vivace, intelligente... un essere sociale... capace di vero affetto...
Nella sua giovane età mostrava a volte tratti di quasi umana
compassione. Ora, in ogni modo, è morto, e noi lo mangeremo.
Ricordiamoci di rimanere grati perché ha dato la sua vita per la causa
natalizia! Ricordiamoci di esercitare un profondo rispetto per la sua
famiglia, sperando che essa continuerà a contribuire ulteriormente alla
nostra degna causa nei tempi a venire... (yum, yum, sospiro)» (Nicola
Martella Q).
■ Natale: Alla giudaica: «Un Giudeo cristiano si trova a
trascorrere il periodo di fine anno da solo, la sua famiglia è andata fuori
città per un impegno urgente. Un amico cattolico molto devoto, sapendolo solo,
lo invita per la sera del 24 dicembre. Il Giudeo cristiano tenta di declinare
l’invito e, alle sue giustificazioni di varia natura, l’altro risponde: «Devi
venire, non sei obbligato a mangiare nulla di “sacrificato agli idoli”; e se
vuoi portare qualcosa, che non sia nulla che possa imbarazzarti... l’importante
è che m’onori con la tua presenza!». Rincuorato dalle parole dell’amico, accetta
l’invito e, durante il cenone, la padrona di casa domanda divertita al marito:
«Chi ha portato in dono quel dolce a forma di candelabro?». «Sarà stato l’amico
giudeo-cristiano», rispose l’uomo. «Gli sarà rimasto dalla festa di Channukà,
che hanno appena festeggiato» {adattato da un testo inviato da Gianni Siena}.
■ Natale di cognome: Un collaboratore mi aveva mandato un suo articolo su «Babbo Natale». Per
sdrammatizzare, glielo rimandai indietro per le revisioni, scrivendogli
all’incirca quanto segue: «Aspetto da te “Babbo Natale” e prole (un “babbo” la
presume!), specialmente se accompagnata da “Mamma Natale”! (ce ne dovrebbe
essere una, no?). Spero che essi non abbiano intanto già divorziato e che lei,
per la rabbia, non sia diventata quella strega di una femminista, che viene il
sei di gennaio come vecchia Befana» (Nicola Martella).
■ Natale e «donne d’onore»: Cara Mamma Natalina, visto che Babbo Natale non
risponde alle mie richieste, potresti tu dirne quattro a lui e a quella strega
della Befana, che ha usurpato il nome di Epifania, una cugina di mia zia? Se
anche tu non dovessi rispondermi, non esaudendo le mie richieste degli ultimi
dieci anni, manderò a farti una visita intimidatoria da chi dico io: Totò
Primomaggio e Calogero Ferragosto, miei cugini di terzo grado, che di mestiere
fanno il primo il sindacalista e il secondo il bagnino, ma è solo una copertura,
perché in effetti sono «uomini d’onore». Quindi, datti una regolata e non mi
deludere. Tra donne dovremmo capirci meglio, non è vero?
Firmato: Rosalia Riina in Provenzano, detta «Rosy».
Per non sbagliarti, questa volta ti lascio pure l’indirizzo completo: Via
Borsellino e Falcone - 90034 Corleone (PA), frazione Ficuzza, accanto
all’armeria «Bandito Giuliani».
Se, quando venite, non ci sono, chiedete pure di mio marito
Lucianeddu, detto «u carceratu» (Nicola Martella).
▲
■
Necessità: Un rabbino messianico e un ex-prete, amici d’un tempo, si
ritrovano dopo molto in una chiesa evangelica durante un’agape. Si salutano e
rievocano i tempi passati e l’ex prete chiede: «Non violasti mai le regole
alimentari?». L’altro risponde: «Beh, durante la guerra, con la fame che c’era,
trovai due prosciutti in una salumeria bombardata e mangiai sino alla fine del
conflitto». L’altro incalza: «Finita la guerra tornasti a osservare le
regole!?». Il rabbino conclude: «Sì!». Il rabbino chiede a sua volta: «Ma tu non
facesti mai un’eccezione al celibato?». L’altro risponde: «Sì, ricordi la
Santina? Veniva in chiesa a piangere il marito, morto al fronte. Poi cominciò a
confessarmi le sue fantasie di giovane donna sola. Ne rimasi coinvolto e
immagina come andò a finire!». L’ex rabbino gli chiede: «Finita la guerra, hai
dato certamente un taglio!?». L’ex prete risponde: «Sì… al celibato: ci siamo
sposati» {Gianni Siena}.
■
Né carne né pesce: Un missionario cattolico ha un modo alquanto personale di
fare seguaci, egli s’avvicina a un indigeno e gli dice: «Ti battezzo (segue rito
aspersorio), tu non essere più Magaula ma Giuseppe». Poi insegna ai nuovi
«convertiti» a rispettare il precetto quaresimale (mangiare pesce anziché
carne). «Giuseppe», però, non è persuaso affatto di dover seguire la nuova
religione e un venerdì di quaresima viene sorpreso dal missionario a mangiare un
bel pezzo di capra arrosto. Ai rimproveri del missionario si giustifica così:
«Io, Magaula, battezzato da te e diventato Giuseppe... Io, Giuseppe, battezzato
capra e questa diventata pesce!» {adattato da un testo inviato da Gianni Siena}.
■ Nemici soporiferi: Uno studente di scuola biblica ha la brutta abitudine di arrivare tardi
alle lezioni. Un giorno trova nella sua stanza uno striscione con la scritta:
«Il letto è il tuo nemico». Capita la lezione, si mette al passo. Il direttore
nota che il suo carattere è migliorato, come pure il profitto scolastico.
Qualche tempo dopo, senza annullare i progressi fatti, il giovane riprende a
tardare. Il direttore gli chiede: «Ti sei fatto sopraffare nuovamente dal tuo
“nemico”?». Lo studente gli risponde: «Tutto è cominciato, quando ho letto nella
Bibbia che bisogna amare i propri nemici e pregare per loro…»
{adattato da Nicola Martella da un testo di Gianni Siena}.
■ Noè: Confusione delle idee: «Dopo che Noè costruì l’arca e sopravvisse al diluvio, fu mandato da Dio
in Egitto dai Giudei per costruire lì la gran piramide» (John Taylor, La grande Piramide[Londra 1859]).
Come confusione non c’è male! — È come asserire che l’apostolo Giovanni,
dopo che partì dall’isola di Patmos, si recò a Gerusalemme per costruire
il tempio di Salomone! — Nota bene: In Egitto c’era tutto Israele e non
solo Giuda. Noè visse centinaia e centinaia d’anni prima (forse
millenni). Le piramidi esistevano già nel quarto millennio a.C., mentre
Israele dimorò in Egitto solo nel secondo millennio a.C. (© Punto°A°Croce).
{Motti
di spirito, pp. 110s}
■ Nullafacente: «Un commerciante disse a un fannullone
che bighellonava dinanzi alla sua merce: “Se non hai niente da fare, non
farlo qui”» (adattamento da un testo di minop).
▲
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/+Umor/Umor_N_OiG.htm
13-02-2008; Aggiornamento: 19-12-2013