Si può non essere d'accordo su qualcosa in questioni dottrinali o etiche; questo
è legittimo. Si può passare dalla ragione al torto, quando si usano modi poco
virtuosi e un linguaggio inappropriato per esprimere il proprio dissenso e
per attestare le proprie convinzioni in modo conforme alle Scritture. I toni
esagitati o di frontale accusa, gli aggettivi spropositati o poco adatti alla
questione, gli argomenti poco lineari e probatori... tutto ciò non solo non
convince, ma crea in chi legge una ripulsa. Si ottiene quindi l'effetto
contrario a ciò che si voleva effettivamente ottenere. La battaglia, che si
intendeva portare avanti per contrastare una dottrina, ritenuta falsa, o
un atteggiamento etico, ritenuto riprovevole, diventa quindi probabilmente
persa. Se si vuole convincere, la forza deve stare negli
argomenti probatori, non nella veemenza dei toni e del linguaggio.
L'autore delle tesi ha reagito al sempre più dilagante fenomeno delle
pastoresse, figliastro del femminismo. Ecco qui di seguito come una
battaglia in parte condivisibile sia stata portata avanti con una strategia
sbagliata e con degli strumenti poco efficaci.
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1. Le tesi
{Salvatore Quero}
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Carissima Daniela,
Dio a messo nel mio cuore la compassione e l’amore per voi. E mi permetto
d’ammonirvi, sperando che voi siate ubbidienti allo Spirito Santo, e non
ribelli. La dottrina che voi professate è diabolica. Dio non a dato nessun
ministero alle donne, perché il ministero è paterno, Dio a inviato Gesù sulla
terra, e Gesù e un uomo. In 1 Corinzi 11,5 è tassativamente vietato alla donna
d’insegnare, quindi di fare la pastora nella chiesa di Dio. Lei può profetizzare
e pregare con il capo coperto, come segno d’autorità agli angeli e sottomissione
all’uomo. Quello che voi fate è ribellione a Dio, è apostasia; ovvero Dio
suscita in mezzo al suo popolo un falso profeta per provare se siete ubbidienti
alla sua voce e impariate a praticare la volontà di Dio. Non siate ribelli, non
disprezzate la Parola di dio, perché Dio è santo. Leggi Deuteronomio 13,1-4;
siete responsabili singolarmente davanti a Dio della vostra condotta ribelle.
Leggi inoltre 1 Timoteo 2,11-12 non è permesso alla donna d’insegnare nella
assemblea di Dio. Questa è la verità del Vangelo, e sono convinto dallo Spirito
di Dio che siete disubbidienti. Inoltre la vostra chiesa è quella di Tiatiri in
Apocalisse 2,18-29. E leggi, cara sorella Daniela, anche tutto il capitolo 23 di
Geremia. Fate attenzione tutti quanti, con Dio non si gioca... ravvedetevi dalle
vostre vie malvagie, e credete al Vangelo della vostra salvezza per avere la
vita. Il Signore abbia misericordia di tutti quanti voi e vi salvi dalla morte
eterna. {5 e 6 marzo 2009; ho reso minuscole tutte le parole in maiuscolo}
2. Osservazioni e obiezioni
{Nicola Martella}
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Salvatore, šalom.
Prendo atto che mi hai fatto parte di ciò che hai spedito a una certa Daniela.
Inviandomi tale tua lettera, non avendo tu aggiunto nulla di personale che mi
riguardasse, non sapevo neppure se era una semplice comunicazione o se dovevo
risponderti; ricevendo nuovamente la stessa comunicazione, ho presunto la
seconda possibilità. In genere quando si scrive a qualcuno, ad esempio a
me, prima ci si presenta e si spiega il motivo. Non so neppure perché io abbia
ricevuto una copia della vostra corrispondenza.
In ogni modo, non so chi sia tu e se ho mai avuto il piacere di conoscere tale
Daniela, se tu e lei vi conosciate e se vi siate scritti precedentemente. Visto
che tu la chiami «carissima», presumo di sì; se così non fosse, hai mancato
alquanto di delicatezza nel non presentarti e nel non usare un tono differente.
Visto che mi hai voluto coinvolgere, sebbene non sappia perché, che dire
riguardo alla tua e-mail? Ecco alcune riflessioni sullo stile, sul tono e sul
contenuto.
■ Stile e tono: Ho dovuto correggere l’intero testo, per capire di che
cosa si tratta. Spero che con Daniela vi conosciate già, altrimenti il tono è
fuori luogo. Infatti, cominci parlando di compassione e d’amore, ma subito dopo
usi la sferza per linguaggio. Si può essere d’accordo o meno sul ruolo delle
donne come predicatrici e pastoresse nelle chiese (io personalmente non
condivido tale ruolo), ma non darei del «diabolico» a nessuno per questo motivo.
Chi vuole convincere gli altri, deve usare argomenti validi, non un linguaggio
flagellante e spropositato. Giacomo c’insegna quanto segue: «La sapienza che
è da alto, prima è pura; poi
pacifica, mite, arrendevole, piena di misericordia e di buoni frutti,
senza parzialità senza ipocrisia» (Gcm 3,17). Prima di ciò, parlò di «mansuetudine
di sapienza», ossia di una saggezza umile che sappia convincere con i fatti
(v. 13), nel nostro caso con una chiara argomentazione. Poi avvertì che «se
avete nel cuor vostro dell’invidia amara e uno
spirito di contenzione, non vi gloriate e non mentite contro la verità.
Questa non è la sapienza che scende dall’alto, anzi essa è terrena, psichica,
diabolica» (vv. 14s).
Se diciamo quindi le cose giuste ma con un tono errato e fustigatore,
sbaglieremo come chi dice cose sbagliate; allora non raggiungeremo il nostro
intento, ma irriteremo soltanto l’altro, che si convincerà che siamo
massimalisti.
■ Contenuti: Sebbene condivida con te che la sacra Scrittura non preveda
un insegnamento pubblico da parte delle donne nell’assemblea solenne, né un
ministero di conduzione, non mi permetterei mai di rinfacciare a chi ha donne
predicatrici e conduttrici (e a queste ultime) di praticare una dottrina
diabolica. Dobbiamo chiamare «diabolico» solo ciò che la sacra Scrittura
chiama tale. L’unico luogo, in cui ricorre nella Scrittura, è proprio il brano
di Giacomo ed esso non parla di questo soggetto. Si può parlare al riguardo di
disubbidienza, di mancanza di sottomissione alla Parola di Dio e così via.
Eviterei anche di parlare di «apostasia», poiché essa è la disaffezione
dalla fede cristiana che predica «Cristo crocifisso», potenza e sapienza di Dio.
Poi c’è anche una contraddizione: da una parte chiami Daniela «cara
sorella», dall’altra le intimi di ravvedersi dalle sue «vie malvagie», di
credere all’Evangelo per essere salvata dalla morte eterna. Qui devi deciderti:
o è una «sorella in Cristo», quindi salvata per grazia mediante la fede in Gesù,
o è ancora perduta nei suoi falli e nei suoi peccati. Si può essere convinti che
la donna, che prende funzioni di guida e di predicazione in una chiesa, sbagli
dinanzi a Dio e ne dovrà render conto a Lui; così successe
anche a uomini non autorizzati, ad esempio a Datan, ad Abiram, a Kore e ad
altri che vollero svolgere funzioni sacerdotali in mezzo all’assemblea d’Israele
(Nu 16; Sal 106,16ss), o al re Uzzia, che volle prendere funzioni sacerdotali
nel tempio (2 Cr 26,16ss).
Ora però, se la salvezza o la perdizione dovesse dipendere da funzioni di guida
e di predicazione in una chiesa locale, staremmo freschi, poiché ognuno di noi,
cercando nella vita degli altri, a livello personale e di chiesa, potrebbe
trovare cose che lo turbano. L’unica ragione per separarci dai falsi fratelli
è questa: «Quello che v’ho scritto è di non mischiarvi con alcuno che,
chiamandosi fratello, sia un fornicatore, o un avaro, o un idolatra, o un
oltraggiatore, o un ubriacone, o un rapace; con un tale non dovete neppur
mangiare» (1 Cor 5,11). Inoltre l’anatema
riguarda chi predica un altro Gesù, uno Spirito diverso o un Evangelo diverso
(Gal 1,8s; 2 Cor 11,4) o chi non ama il Signore (1 Cor 16,22).
■ Il ministero di conduzione: Chiaramente agli apostoli e alle chiese del
NT non sarebbe mai venuto in mente di elargire funzioni di guida e di
predicazione a una donna, qui bisogna essere onesti. La prassi degli apostoli
(At 14,23; 15,4.22; 20,17; Gcm 5,14 termini solo maschili) e i cataloghi delle
qualifiche per i conduttori (1 Tm 3; Tt 1) sono chiari in merito; è estremamente
difficile per una credente, irreprensibile, devota e che ha le altre qualifiche
prescritte, essere anche «marito di una sola moglie» (1 Tm 3,2; Tt 1,6).
Chi vuole ubbidire alla sacra Scrittura ed essere sottomesso alla volontà di
Dio, non ha quindi alibi. Ciò vale anche per tante altre cose che il nuovo patto
comanda.
3. Un esercizio
{Nicola Martella}
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Ecco qui di seguito
un esercizio per esercitare il discernimento e il giudizio biblico,
secondo 1 Corinzi 14,29ss, in cui l’apostolo Paolo ingiunse ai Corinzi che, dopo
che l’uno avrà parlato, la chiesa sia chiamata a giudicare.
Quanto detto sopra si applica per stile, tono e contenuti anche alla lettera,
che segue, dal titolo «Risvegliatevi dalla morte», che Salvatore Quero ha
indirizzata ai conduttori di varie chiese della Toscana e presumibilmente anche
ad altri, oltre che a me. La riporto perché i lettori, leggendola e
analizzandola, possano esercitare il loro discernimento ed esprimere il loro
giudizio in merito. Anche qui correggo gli errori grammaticali e di sintassi e
rendo minuscoli i vari maiuscoli.
Carissimi fratelli
in Gesù, ho letto su un portale evangelico di Firenze, scandalosamente, che
tutte le chiese evangeliche di Firenze hanno approvato, concordi e unanimi,
associandosi e appoggiandosi sulle loro bugie, ad attribuire a una donna il
ministero d’insegnamento. Ciò è diabolico! Non è biblico. Credo, che Dio abbia
dato un ministero profetico alla donna, ma non d’insegnamento. Questa non è la
verità. Leggi Efesini 5,22.24; Colossesi 3,18.19; 1 Timoteo 2,8.15; 1 Cor 11,5;
Apocalisse 2,18.19; ecc. Dio, secondo Deuteronomio 13,1.4, suscita dei falsi
profeti, e li invia tra il suo popolo, affinché li provi per vedere se sono
ubbidienti alla sua voce, e per imparare a dipendere da Dio. Ecco perché il
popolo d’Israele ha vagato 40 anni nel deserto e sono morti, a causa della loro
disubbidienza e ribellione. Questo deve essere un segno d’umiltà e di
sottomissione a Dio. Leggi anche tutto il capitolo 23 di Geremia. La donna
oramai vuole essere indipendente da tutto e tutti, non vuole essere sottomessa
in obbedienza alla Parola di Dio. È abominevole che una donna insegni nella
chiesa di Dio. Ma i pastori evangelici la conoscono la Bibbia? Sanno realmente
cosa Dio dice in proposito? O si sono fatti un Dio a loro immagine e
somiglianza? Ma davvero, non c’e il timore di Dio nelle chiese? Dio è santo,
anzi terribilmente santo, e bisogna stare attenti, non si gioca con Dio. Perciò
io credo, come dice anche la Bibbia, che i pastori che sono stati messi lì dal
Signore per governare la sua chiesa, che ha acquistato con il proprio sangue
sulla croce, sono responsabili del gregge del Signore. Cari pastori, non siate
ribelli e disubbidienti a Dio, insegnate la verità con onestà, senza
gozzovigliare e ubriacarvi nelle vostre dissolutezze spirituali e carnali.
Praticate la giustizia (Isaia 58), non datevi a ragionamenti vani e alle favole,
che portano alla perdizione eterna il popolo di Dio. La gente sta morendo...
Salvatore Quero, un peccatore indegno, che è stato salvato dalla grazia di Dio.
{7 marzo 2009}
Che cosa c’è di vero in ciò che afferma? Come ha vanificato l’autore il suo obiettivo non
argomentando in modo sobrio, pacato e razionale? Che cosa bisogna assolutamente
valutare come spropositato e sopra le righe nelle sue argomentazioni? Quali sono
le contraddizioni e le discrepanze interne dello scritto? [►
Come analizzare uno scritto {Nicola Martella} (A)]