Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Sessualità e contestiSesso & affini 1: Qui è trattata la sessualità nella società e nella Bibbia. Ecco le parti principali:
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■ Fra etica ed estetica
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Tenerezza e fedeltàSesso & affini 2: Qui sono presentati alcuni consigli per vivere una sessualità matrimoniale felice. Ecco le parti principali:
■ Fra rinuncia e attesa
■ Prima del matrimonio
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■ Questioni di sessualità coniugale
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■ Aspetti della consulenza
■ I disturbi della sessualità
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■ Dizionarietto dei termini
■ Una lettura del Cantico dei Cantici
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IL PASTORATO FEMMINILE? PARLIAMONE 2

 

 a cura di Nicola Martella

 

L'articolo «Il pastorato femminile?» ha suscitato diverse reazioni da parte dei lettori. Abbiamo dato loro occasione per esprimersi nel tema di discussione «Il pastorato femminile? Parliamone 1». Essendo necessario ulteriore spazio per il confronto, lo offriamo qui di seguito.

 

     Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e opinioni?

Partecipate alla discussione inviando i vostri contributi al Webmaster (E-mail)

Attenzione! Non si accettano contributi anonimi o con nickname, ma solo quelli firmati con nome e cognome! In casi particolari e delicati il gestore del sito può dare uno pseudonimo, se richiesto.

I contributi sul tema

(I contributi rispecchiano le opinioni personali degli autori.

I contributi attivi hanno uno sfondo bianco)

 

1. Davide Crudo

2. Mauro Bolognesi

3. Guerino De Masi

4. Marco Soranno

5. Nicola Martella

6. Bruno Ippodulo, ps.

7. Bruno Ippodulo, ps.

8. Nicola Martella

9. Stefano Fedrigo

10.

11.

12.

 

Clicca sul lemma desiderato per raggiungere la rubrica sottostante

 

 

1. {Davide Crudo}

 

Personalmente condivido il fatto che Dio abbia affidato determinati compiti di responsabilità agli uomini (tra l’atro non mi permetterei mai di contraddire ciò che dice la Parola di Dio); credo però che in alcuni casi il Signore, per portare aventi il Suo proposito, non possa far altro che «servirsi» d’alcune donne, consacrate a Lui. Nel libro dei Giudici viene descritta la storia di Debora, leggendo tali parole si nota qualcosa di «sconcertante»: a quel tempo non v’era esseri umani maschili consacrati e pronti a rispondere alla chiamata di Dio per condurre il popolo d’Israele. Dio fu quasi costretto a utilizzare Debora: il tutto dovrebbe fare riflettere noi maschietti che continuiamo a dire: «Signore, usami!».... Siamo veramente pronti a essere investiti dalla potenza Dio? Ci stiamo consacrando veramente a lui? Ciao Davide {12-12-2007}

 

 

2. {Mauro Bolognesi}

 

È grave quello che sta succedendo, ma ancor più preoccupante è che non si vuole ascoltare o mettersi in discussione. Continua a parlare con franchezza, è questa la cosa giusta. Che il Signore ti benedica! {12-12-2007}

 

 

3. {Guerino De Masi}

 

«Che poi Dio nella sua immensa misericordia “scriva dritto sulle riga storte” della nostra vita e della storia, è altra cosa. Ma ciò non è una scusante per non riconoscere e praticare la verità, rivelata nella Parola immutabile di Dio!». Questa è la tua ultima frase nella risposta ad Antonella Valenti in « Pastorato femminile: tesi a confronto 1».

     Ho letto i vari interventi e vorrei innanzitutto affermare che, non trovo qui un tuo particolare accanimento contro il ministero pastorale al femminile, ma semplicemente un argomento (a mio parere interessantissimo), scaturito da quell’invito a partecipare alla consacrazione pastorale d’una donna in Sicilia.

     Non credo d’errare interpretando l’opposizione di «Fratelli» alla preghiera della donna perché da loro è equiparata all’insegnamento e dunque sentenziano: «Tacciansi la donna».

     Mi sono trovato ultimamente a partecipare a un culto in Lombardia, (e non è né il Tabernacolo e neanche Sabauti), dove il tempo d’adorazione con canti e preghiere dei credenti presenti era condotto da una cara sorella, che amo nel Signore e stimo per la sua buona testimonianza. La mia prima reazione fu stupore. Poi una riflessione: Il Signore può fare parlare i «sassi» se s’impedisce alle bocche dei bimbi di lodare Dio, e altrettanto gli «asini» quando gli uomini perdono di vista il piano di Dio per il suo popolo.

     Non ho mancato di esprimere a lei il mio apprezzamento, in quanto ha detto delle cose buone, bibliche, e apprezzabili, malgrado io sono in disaccordo sul fatto che è stata lei a doverle dire. Ho poi espresso le mie opinioni nelle conversazioni, dopo il culto, con i credenti con cui ho dialogato, ricordando che l'intervento delle donne nel ruolo di conduzione e/o insegnamento, lo considero al pari della storia di Debora: si capisce che laddove non ci sono uomini disponibili a servire o in questo non vengono riconosciuti e incoraggiati i loro doni, si crea un vuoto; allora c'è una «Deborah» di turno che cerca di colmarlo.

     Ovviamente, devo affermare che non mi discosto dalla posizione di Nicola, e che nel piano del Signore per la conduzione della Chiesa locale, Paolo a Timoteo e a Tito esige caratteristiche peculiari all’uomo soltanto.

     Approfitto di questo spazio per ribadire il mio apprezzamento per «Punto A Croce» e per la gestione onesta e competente del fratello Nicola. {07-01-2008}

 

 

4. {Marco Soranno}

 

Prima d’esprimermi riguardo il ministero pastorale femminile esordisco riaffermando l’importanza del sacerdozio universale di tutti i cristiani. Uomini e donne sono chiamati a essere discepoli di Gesù, e il discepolo è una persona attiva, che fa! Il nostro discepolato non s’esprime solo durante la riunione di culto ma in ogni istante della nostra vita. Il cattolicesimo romano e le chiese ortodosse orientali hanno represso sistematicamente il discepolato delle donne cristiane in quanto impediscono loro da secoli di dare un contributo alla congregazione locale, lasciando loro le «briciole».

     La forza del protestantesimo è nel laicato, ed esso include anche le donne. Sono ostile a qualsiasi forma di clericalismo e credo che bisogna porre enfasi sui doni che lo Spirito Santo conferisce al popolo di Dio, ai fratelli e alle sorelle. Io non parlerei di ministero ma di discepolato femminile: mentre le chiese acclamano o condannano le donne pastore, io credo che bisognerebbe incoraggiare le sorelle a essere discepole di Gesù nella testimonianza, nell’evangelizzazione, nella diaconia… e nell’insegnamento? Personalmente non ho problemi a sentire una donna predicare, dipende da ciò che dice e non credo sia un peccato «da girone dantesco». So che queste mie parole saranno criticate, ma fratelli io esprimo il mio pensiero. Ho conosciuto una donna pastore, e ho avuto un’esperienza molto negativa per la boriosità con cui governava la chiesa locale. Questo però non m’impedisce di riconoscere che Dio usa le donne investendole di potente unzione quanto gli uomini. Le donne che predicano non commettono il peccato imperdonabile.

     So che in un ambiente teologicamente conservatore incontrerò ostilità affermando la mia apertura riguardo tale argomento, ma sono sereno perché m’esprimo con educazione e spirito di condivisione. {26-01-2008}

 

 

5. {Nicola Martella}

 

Avendo già trattato a sufficienza questo argomento, mi limito a sole poche osservazioni.

     Il «sacerdozio universale» di tutti i cristiani è una nobile cosa. Non deve diventare però una coperta sotto cui nascondere altro. Anche il discepolato delle donne cristiane, quantunque importante e non da reprimere, non deve poi nascondere un’indifferenziata ideologia unisex che non tiene conto dell’esegesi, ma asseconda solo le tendenze della società.

     Io sono per un forte impegno di uomini e donne. Ciò non deve avvenire però a discapito dei precisi termini biblici, che solo una rigorosa esegesi può mettere in luce. Anche il «laicato» non deve diventare un pretesto ideologico. Altresì i carismi da soli non danno automaticamente diritto a un ministero di primo piano all’interno delle comunità e fra di esse.

     Tutto ciò può diventare un pretesto per portare avanti un discorso fatto di sentimenti, di gusti personali, di «non ho problemi con…», di preferenze culturali, di tendenza, di consenso, di teologia dell’esperienza, di omologazione e così via. Anche l’argomento «Dio usa le donne» (o gli uomini) può diventare un pretesto per altro.

     Poi che cos’è una «potente unzione»? Mi sembra uno dei soliti luoghi comuni della teologia dell’esperienza. Mai nella Bibbia si usa una tale terminologia. «Unti» sono tutti i cristiani a prescindere (christianoi = unti).

     Tutto viene dialetticamente rigirato come si vuole. Invece di argomentare in senso esegetico, si ammorbidisce la questione affermando cose del genere: «non credo sia un peccato “da girone dantesco”»; «Le donne che predicano non commettono il peccato imperdonabile». È questa la questione principale? Oppure dobbiamo interessarci principalmente di ciò che piace al Signore e di ciò che ha prescritto nella sua Parola?

     Per gli uomini e le donne cristiane in quanto discepoli del Signore bisogna distinguere assolutamente fra carismi e ministeri. I ministeri pubblici o di primo piano hanno sempre un carattere discriminante per uomini e donne. Per rivestire cariche di primo piano nelle chiese, bisogna corrispondere ai prerequisiti stabiliti in 1 Tm 3 e Tt 1 ed essi sono necessariamente discriminanti, altrimenti tutti sarebbero conduttori di chiesa. Tra i punti richiesti esistono, ad esempio, aspetti morali (irreprensibilità), sociali (non essere poligamo), di maturità (non essere troppo giovane né novello nella fede), tecnici (capacità d’insegnare), umane (calore, ospitalità)… Esiste però anche una discrimina legata al genere: il conduttore dev’essere «marito di una sola moglie». Le chiese apostoliche non conoscevano donne conduttrici di chiese locali.

     Alle donne è riconosciuto un grande potenziale nell’evangelizzazione, nell’assistenza, nell’educazione, eccetera, ma non quello di rivestire carice di primo piano nelle chiese. Esse possono pregare e profetare nella comunità (1 Cor 11). Possono discepolare insieme al marito in privato anche uomini, come mostra il caso di Priscilla e Aquila nel caso di Apollo (At 18,26). Altra cosa è però rivestire un ministero pubblico d’insegnamento.

    Il NT non ne riporta nessun caso né tratta assolutamente questa evenienza. La religione ebraica non conosceva sacerdotesse per il tempio, il giudaismo non contemplava rabbinesse e le chiese del primo secolo non conosceva apostolesse né conduttrici di chiese. In At 6 non furono consacrati a stretti collaboratori degli apostoli uomini e donne, ma solo «sette uomini» (non diaconi, ma futuri anziani della chiesa), fra cui spiccavano Stefano (At 7) e Filippo (At 8). Un fratello di Gesù, Giacomo, divenne un particolare conduttore della chiesa di Gerusalemme, ma non si parla mai di una sorella di Gesù o di una qualsiasi donna in una posizione simile.

     Non si fa bene perciò ad andare oltre ciò che è scritto (cfr. 1 Cor 4,6), solo per gusti personali o per consenso di gruppo.

 

 

6. {Bruno Ippodulo, ps.}

 

■  Contributo: Ciao Nicola, da anni sento parlare «specialmente nelle chiese carismatiche», della Pastora. Sembrerebbe che anche alcune chiese non carismatiche credano alla Pastora (come conduttrice d’una comunità). La Bibbia non ne parla e mi domando, come nasce questa moda? Come dobbiamo comportarci? {02-02-2008}

 

Risposta: Sul sito abbiamo dibattuto a sufficienza questo tema. Vedi ad esempio i seguenti articoli e temi di discussione:

Donne conduttrici di chiesa? {Giovanni Fogato} (A)

Donne e loro ministero pubblico nelle chiese {Nicola Martella} (T)

Il pastorato femminile? {Nicola Martella} (A)

Il pastorato femminile? Parliamone {Nicola Martella} (T)

Pastorato femminile: tesi a confronto 1 {Antonella Valenti - Nicola Martella} (T/A)

Pastorato femminile: tesi a confronto 2 {Davide Casà - Nicola Martella} (T/A)

 

Dopo aver letto tutto ciò, puoi anche formulare le tue osservazioni e mandarmele per un contributo. {Nicola Martella}

 

 

7. {Bruno Ippodulo, ps.}

 

■  Contributo: Anche io condivido quello che dici tu sulla Pastora, anche perché la Bibbia non la menziona per niente. Purtroppo molti fratelli ormai seguono questa corrente, riconoscendo la Pastora come conduttrice di comunità.

     Mi sono giunte voci che anche all’IBEI alcuni riconoscono la Pastora, spero che siano solo delle voci. {04-02-2008}

 

Risposta: Quanto a ciò che l’IBEI riconosce in questo momento, non posso dirlo con certezza, non essendo più tra il personale docente. A me sembra strano che all’IBEI «alcuni» (chi?) riconoscono l’eventualità che una comunità sia retta da una «pastora», visto lo sfondo molto conservatore della maggior parte di loro. Per conferme o smentite si fa bene a chiedere direttamente a loro. Infatti, mi ero fatto carico di verificare la cosa per te; ma una richiesta di spiegazione, il direttore degli studi mi ha risposto semplicemente così: «Caro Nicola, non trovo sempre necessario rispondere alle provocazioni di ignoti. E se qualcuno dicessi che io sono un nuovo Hitler?». {05-02-2008}

     Io gli ho risposto come segue: Rispetto la tua libertà. Se uno lo scrive, altri lo pensano. Se metterò le sue dichiarazioni in rete sulle voci, potrai ancora intervenire, se vorrai. Quanto alle eventuali voci che tu saresti un «nuovo Hitler», potresti e dovresti smentirlo, essendo nel tuo interesse. Io certamente ti aiuterei a smentire tali voci, a meno che tu non mi convinca che sono vere.

     Avendo fatto ciò che mi era possibile, ti consiglio quindi di rivolgerti direttamente all’IBEI per spiegazioni. {Nicola Martella}

 

 

8. {Nicola Martella}

 

Segnalo volentieri un articolo di Rosaura Giamberduca dal titolo « Signora Pastore?», presente nella sua rubrica «parentesi rosa». A tale domanda ella risponde col sottotitolo: «NO GRAZIE!!!». Rosaura comincia così il suo articolo: «Questa meditazione nasce in seguito a diverse letture che trattano l’argomento "predicazione al femminile", in particolar modo nasce dal dispiacere di notare come i cristiani di oggi invece di conformarsi alla Bibbia, conformano la Bibbia alle proprie necessità e modernità». Poi argomenta in modo strettamente scritturale.

    È un articolo che raccomando di leggere. Vorrei trovare anche tanti uomini che argomentano così, ossia basandosi esclusivamente sul chiaro insegnamento della Scrittura!

 

 

9. {Stefano Fedrigo}

 

Contributo: Ciao, ti chiedo, per cortesia, un'opinione sull'articolo uscito oggi sul Corriere della sera: « Germania: per la prima volta una donna eletta a capo della chiesa evangelica» [N.d.R.: Segue copia dell'articolo, il cui cappello è il seguente: «Non era mai successo dai tempi di Martin Lutero. Il Sinodo della Chiesa Evangelica tedesca, riunito a Ulm, ha eletto come presidente il vescovo di Hannover, Margot Kaessmann, una 51enne divorziata e madre di 4 figli. La nuova «papessa» è molto nota in Germania, tanto per la sua grande abilità oratoria che per il suo notevole talento mediatico»].

    Ti chiedo un'opinione personale anche in rapporto ad un periodo, in cui alle nostre Assemblee si chiede un ritorno a Lutero. Non è una critica a Lutero sia ben chiaro, ma mi stupisce (o forse non dovrebbe stupirmi) questa «nuova tendenza» della corrente che di Lutero porta il nome. Probabilmente sono ignorante e bigotto e mi sono perso qualcosa, ma... Cordiali saluti. {28 ottobre 2009}

 

Risposta: Il problema vero è il clericalismo latente nelle chiese a conduzione piramidale, ossia a struttura episcopale. Una elite decide del destino dottrinale e morale delle chiese affiliate. Il clericalismo è stato da sempre uno dei mali maggiori delle chiese. Il «femminismo episcopale» è una conseguenza di ciò, avendo portato lentamente a una trasformazione della consapevolezza rispetto agli ordinamenti prescritti nel nuovo patto (cfr. 1 Tm 3; Tt 1) mediante il liberalismo teologico e la dialettica. Lentamente ha occupato posizioni sempre maggiori all'interno della piramide denominazionale delle chiese a conduzione episcopale. L'esperienza insegna che il femminismo, dove mette piede nelle comunità locali e nelle denominazioni, porta a un rilassamento dei costumi morali, a causa del suo «mammismo» latente; gli aspetti di armonia e misericordia ecclesiali (pur essi importanti) diventano in genere più importanti della verità rivelata e dei principi scritturali; liberalismo teologico e dialettica fanno il resto: la verità viene adattata ai bisogni e alle opinioni. Quando il femminismo arriva alla conduzione delle chiese, partorisce in genere l'accreditamento di conduttori omosessuali come ulteriore sviluppo. L'episcopalismo femminista e l'accreditamento di conduttori e guide omosessuali, quale ulteriore passo, sono il frutto del liberalismo teologico e del declino cominciato da molti decenni fa; alla fine di tale evoluzione culturale, morale ed ecclesiale ci sarà la grande disaffezione dalla fede cristiana, chiamata apostasia.    

    Oltre a ciò, sull'episcopalismo femminista non ho altro da aggiungere a quanto già detto e discusso nella sezione « Prassi di chiesa: Donne e ministeri». {Nicola Martella}

 

 

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► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/T1-Pastorato_femminile_Parla2_S&A.htm

13-12-2007; Aggiornamento: 30-10-2009

 

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