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Il lettore prende qui posizione riguardo all’articolo «Il
pastorato femminile?». Il seguente contributo avrebbe potuto
trovare posto all’interno del tema di discussione «Il
pastorato femminile? Parliamone 1», ma a causa della
sua problematicità e della lunghezza della risposta, abbiamo preferito metterlo
extra. |
1. La tesi
{Davide Casà}
▲
Caro Nicola Martella, io non ci vedo nulla di male nel pastorato
femminile!!! Ricorda che i comandamenti che Dio ha lasciato agli uomini li
ha lasciati pure alle donne! E sinceramente nella Parola di Dio non vi è
alcun versetto (ripeto, nessun
versettttttto) che vieta alle donne di predicare l’Evangelo e
tantomeno che soltanto gli uomini possano predicare l’Evangelo!!! Gloria a
Dio per le Pastori donne, per le insegnanti, ecc. ecc.! E sinceramente,
parlando con te, conosco una sorella (Insegnante della Parola di Dio) che
Dio se la sta usando in maniera meravigliosa!!!! Spero d’essermi spiegato
bene!!!! Gloria a Dio!! Pace. {07-12-2007}
2. Osservazioni e obiezioni
{Nicola Martella}
▲ Noto con
che zelo e veemenza il lettore scrive. Avrei preferito che con altrettanto
vigore avesse cercato di motivare, con la Bibbia alla mano, quanto dichiara
con tanti punti esclamativi.
Non sempre lo zelo si accompagna con la conoscenza della Parola (Rm 10,2), a
cui ci si appella, quando si ritiene che non vi sia «nessun versetto» che
impedisca alle donne di condurre una chiesa e di insegnare nell’assemblea
solenne. Si fa sempre bene a investigare le Scritture, prima di fare
asserzioni così categoriche. Ecco qui di seguito alcuni brani qualificati:
■ «Bisogna dunque che l’episcopo sia irreprensibile,
marito di una sola moglie…» (1 Tm 3,2). Affinché un conduttore
(gr. episkopos) possa essere «marito», dev’essere maschio e avere una
«moglie».
■ «Parimenti i servitori debbono essere dignitosi… […] 11
Parimenti siano le mogli dignitose, non maldicenti, sobrie, fedeli in ogni
cosa. 12I servitori siano mariti di una sola moglie» (1 Tm
3,8-12). Ciò che vale per i conduttori (anziani, pastori, ecc.), vale anche
per i servitori (gr. diakonoi).
■ Paolo ingiunse a Tito di costituire «anziani per ogni
città, come t’ho ordinato; 6quando si trovi chi sia
irreprensibile, marito d’una sola moglie» (Tt 1,5s). Il termine greco
presbyteros significa «più anziano o antico [degli altri]» e quanto ai
ministeri ricorre nella Bibbia solo al maschile.
■ Ecco qui di seguito una nota storica, linguistica e culturale. La
concezione degli «anziani» proviene dall’AT ed era presente nel
giudaismo, che designava così i membri del Sinedrio (nessuna donna poteva
farne parte). In ebraico il termine zāqen «anziano, vecchio» (pl.
zeqenîm) proviene da zāqān «barba» (cfr. Lv 13,29s;
14,9); perciò «vecchio» (Gn 25,8; 35,29) significava di per sé «barboso,
portatore di barba». Tale termine venne a designare pure gli «anziani» come
dignitari in una famiglia, città, tribù o nazione (Es 3,16; Lv 4,15; Dt
19,12; 21,3.19; 22,15; 25,7; 31,29; 2 Re 23,1; 19,2). Era evidente il
rapporto fra «anziano d’età» e il maschio portatore di barba (quindi nessun
«sbarbatello»). E come si sa agli Ebrei era proibito di tagliare i canti
della barba (Lv 19,27; 21,5), che perciò era folta e lunga (2 Sm 10,4), come
per gli Ebrei ortodossi odierni; erano i pagani a fare diversamente (Gr
9,26; 25,23; 49,32). È evidente che ciò distingueva uomini da donne ed era
insito nella cultura giudaica che le donne non potessero condurre una
radunanza, prendere decisioni autorevoli o insegnare.
■ «La donna impari in silenzio con ogni sottomissione. 12Poiché
non permetto alla donna d’insegnare, né d’usare autorità sull’uomo,
ma stia in silenzio» (1 Tm 2,11s). Si noti che «insegnare» significa
«esercitare l’autorità» (cfr. Tt 2,15; cfr. l’abbinamento in anche Mt 21,23;
Mc 1,22.27; Lc 4,32); e Paolo escludeva ambedue da parte della donne nei
confronti dell’uomo all’interno della chiesa e del matrimonio. Il primo
argomento usato qui da Paolo è la precedenza nella creazione di Adamo
rispetto a Eva, per evidenziare il principio dell’autorità (v. 13). Il
secondo argomento usato qui da Paolo riguarda il fatto che Eva fu sedotta
(v. 14) e che quindi la donna, per la sua natura di ciclica instabilità è
più soggetta alla seduzione del nemico; molte delle eresie, che sono sorte
durante la storia della chiesa, derivano da donne mistiche e visionarie. Il
terzo argomento usato qui da Paolo riguarda la vocazione primaria della
donna: la maternità (v. 15). Prima di
dichiarare con zelo e veemenza asserzioni così definitive su ciò che la
Bibbia affermerebbe, come ha fatto Davide Casà — «sinceramente nella
Parola di Dio non vi è alcun versetto (ripeto,
nessun versettttttto) che…» —, si fa sempre bene a
investigarla prima con uno studio serio e rigoroso. Altrimenti le brutte
figure sono programmate!
Poi si fa bene a non partire da una «teologia dell’esperienza» («conosco
una sorella che…»), ma sempre da un’accurata esegesi contestuale. Si può
usare più volte l’avverbio «sinceramente», ma esso non garantisce la
giustezza delle proprie asserzioni, ma al massimo qui la mancanza di una
conoscenza approfondita della Bibbia. E prima di voler dare «gloria a Dio»
per qualcosa, ci si sinceri a priori che ciò corrisponda alla sua volontà!
Infatti non bisogna rendersi colpevoli dinanzi a Dio, aggiungendo o
togliendo riguardo alla sua Parola, rischiando così di perdere la sua
presenza, la sua benedizione e il suo premio.
Concludo, usando le sue stesse parole: «Spero d’essermi spiegato bene!!!!».
La «pace», che ricambio con piacere, Dio l’accorda a coloro che si
sottomettono alla sua Parola e ubbidiscono. La perdono invece coloro che
vanno avanti per «prurito d’udire» e «secondo le loro proprie voglie» (2 Tm
4,3). Voglio confidare che ciò non sia il caso di Davide Casà, vista la sua
sincerità.
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Pastorato femminile: tesi a confronto 1 {Antonella
Valenti - Nicola Martella} (T/A)
► URL:
http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Pastorato_femminile_cfr2_Ori.htm
08-12-2007; Aggiornamento: |