Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

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Le diversità possono essere una risorsa oppure diventano un problema.
 Ecco le parti principali:
■ Entriamo in tema (il problema)
■ Uniti nella verità
■ Le diversità quale risorsa
■ Le diversità e le divisioni
■ Aspetti connessi.
 
Il libro è adatto primariamente per conduttori di chiesa, per diaconi e per collaboratori attivi; si presta pure per il confronto fra leader e per la formazione dei collaboratori. È un libro utile per le «menti pensanti» che vogliano rinnovare la propria chiesa, mettendo a fuoco le cose essenziali dichiarate dal NT.

 

Vedi al riguardo la recensione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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ASPETTI DELLA CONDUZIONE NEL NT E OGGI

 

 di Edoardo Piacentini - Nicola Martella

 

 

1.  IL COMPITO DEI CONDUTTORI DI CHIESA (Edoardo Piacentini)

 

1.1.  DALLA SOLITUDINE ALLA COMUNIONE: La chiesa del Signore non ha bisogno di «santoni», ma di conduttori secondo il cuore di Dio. Al giorno d’oggi, infatti, l’uomo corre il rischio di divenire soltanto un numero nel contesto della collettività, nella quale aumenta sempre di più il numero dei «solitari» che mal sopportano la propria solitudine. In tale contesto, sono pochi quelli, che dalla potenza del’Evangelo sono condotti all’interno di una «comunità», dove possono trovare ministri di Dio capaci di comprenderli, di amarli e di aiutarli in quei problemi, che si nascondono nell’animo e che rappresentano il travaglio della loro esistenza.

 

1.2.  IL COMPITO DEI CONDUTTORI: I conduttori, come imitatori di Gesù, devono imparare a praticare i seguenti aspetti del ministero: leggere nel cuore dell’uomo, afferrare e comprendere quei bisogni inespressi e forse inesprimibili, saper valutare le situazioni concrete, che ogni singolo fedele si trova a vivere, per portare a tutti una parola di consolazione. E non solo questo, ma devono portare l’annuncio dell’Evangelo, che non è solo per la salvezza spirituale dell’uomo, ma anche per una più coordinata strutturazione della sua interiorità psicologica. Le difficoltà, che un ministro dell’Evangelo deve affrontare sono principalmente quelle situazioni intime e psicologiche, oltre che spirituali, dei singoli credenti; e risolverle, significa condurre la comunità verso quella santificazione, che Dio esige dal singolo, come dalla stessa comunità.

 

1.3.  APPROFONDIMENTI DI 1 PIETRO 5,2-3: In questo brano è scritto: «Pascete il gregge di Dio che è tra voi, sorvegliandolo, non per obbligo, ma volenterosamente secondo Dio; non per vile guadagno ma di buon animo; non come dominatori di quelli che vi sono affidati, ma come esempi del gregge» (1 Pietro 5,2-3).

     ■ «Pascete» porta il pensiero alla cura del pastore verso il gregge; quindi, quello che questi è per i suoi animali, il servo di Dio lo è per le persone, che formano «il gregge del Signore».

     ■ «Il gregge di Dio» sta a indicare che la chiesa è del Signore, è Lui che l’ha acquistata col suo proprio sangue. Un conduttori deve svolgere l’incarico ricevuto con la gioia, che dona lo Spirito Santo, esplicando il suo servizio «secondo Dio»; in caso contrario è «secondo l’uomo» e allora tutto fallisce.

     ■ L’espressione «non per vile guadagno» indica che l’interesse terreno è carnale, diabolico: la chiesa primitiva era povera di beni materiali, ma ricca nella grazia, oggi invece la chiesa rischia di diventare ricca della ricchezza del mondo e povera della ricchezza della grazia. Il ministro di Dio non deve essere desideroso di disonesto guadagno (Tito 1,7).

     ■ Egli è un uomo che serve le anime, come disse il Signore Gesù: «Io sono venuto per servire». L’apostolo Paolo scriveva in 2 Corinzi 1,24: «Non già che noi signoreggiamo sulla vostra fede». In Ezechiele 34,1-4 leggiamo: «Guai a pastori, che non hanno fatto, se non pascere se stessi. Non è forse il gregge quello che i pastori debbono pascere? Ma voi non avete fortificato le pecore deboli, non avete guarito la malata, non avete fasciato quella che era ferita, non avete ricondotto la smarrita, ma avete dominato su loro con violenza e asprezza».

     Per l’approfondimento si vedano i seguenti articoli:

Aspetti del compito dei conduttori di chiesa {Nicola Martella} (A)

Conduttori di chiesa gretti d’animo? Parliamone {Nicola Martella} (T)

 

 

2.  ALCUNI ASPETTI DELLA CONDUZIONE (Nicola Martella)

 

2.1.  ASPETTI STORICI DELLA CONDUZIONE: A quanto detto sopra da Edoardo Piacentini, voglio aggiungere alcuni aspetti concomitanti. Voglio parlare dei punti di forza e debolezza della conduzione monocratica e di quella collegiale.

     Ho già scritto altrove che in ambito cultural-religioso giudaico si propendeva per una conduzione collegiale (cfr. sinagoga, Sinedrio). Qui, chi presiedeva, di volta in volta, era solo il primo fra pari. Essi preferivano un consiglio di presbiteri (anziani; cfr. 1 Pt 5,1ss).

     In ambito cultural-religioso gentile si propendeva di più per una conduzione monocratica, dovuta all’influenza dell’ellenismo. Qui si preferiva perlopiù l’episcopo (sovrintendente, sorvegliante), circondato da collaboratori (servitori, ecc.; cfr. 1 Tm 3; Ap 2s anghelos «inviato, rappresentante, responsabile»).

     Esistevano certamente anche forme ibride. Il NT è interessato alla qualità dei conduttori (1 Tm 3; Tt 1), non tanto alla forma di conduzione. Che presbiteri (anziani) ed episcopi (sovrintendenti) fossero la stessa cosa, è mostrato da vari brani (cfr. At 20,17.28; Tt 1,5.7). Si tenga anche presente che le comunità del primo secolo erano «chiese in casa» (cfr. Rm 16,5; 1 Cor 16,19; Col 4,15; Flm 1,2; cfr. anche At 8,3) ed essendo le case in genere abbastanza piccole, nello stesso luogo c’erano più di una tale «cellula biblica» con a capo una sua guida spirituale. È probabile che la menzione di anziani al plurale per ogni luogo (At 14,23; Tt 1,5), dipenda proprio da tale modo di radunarsi.

     Nei secoli post-apostolici questi due modelli andarono avanti affiancati. Tuttavia, con l’aumentare delle chiese dei gentili, il modello monocratico fu più diffuso. Con l’avvento della chiesa di stato, tale modello ecclesiale divenne prevalente. Si passò dalle «chiese in casa» ai raduni nei locali di culto e poi nelle basiliche. Uno degli episcopi di una città divenne più influente sugli altri; la basilica più maestosa divenne uno status symbol della sua autorità e del suo potere. Infine, nelle metropoli si crearono i patriarcati e le chiese territoriali. Ciò fu l’humus per le gerarchie ecclesiali e per una visione clericale della conduzione.

 

2.2.  DUE MODELLI DI CONDUZIONE A CONFRONTO: Sebbene i modelli di conduzione possano essere più di uno o variazioni degli stessi, qui riportiamo quelli maggiori.

     ■ Conduzione monocratica: Uno dei punti di forza di questo modello ecclesiale è, ad esempio, che i credenti trovano un punto di riferimento sicuro nell’insegnamento, nelle direttive, nella cura pastorale, eccetera. Se il conduttore ha una chiara visione delle cose, esse vengono realizzate, poiché nelle discussioni collegiali con i collaboratori, egli si riserva l’ultima parola. I punti di debolezza di tale modello sono, ad esempio, i seguenti. Si può instaurare facilmente il culto della personalità e un clericalismo velato. Il «pastore» può diventare sovente una figura paternalistica, che degrada, volenti o nolenti, gli altri membri della chiesa a figli minorenni, che dipendono da lui in tutto e per tutto. Facilmente da conduttore può diventare tiranno, da allenatore può diventare addomesticatore. Quando pecca e non vuol sentirne di umiliarsi, pentirsi e ravvedersi, nessuno si sente di avere sufficiente autorità per riprenderlo e, se necessario, per deporlo. In tali casi, è prevedibile che cerchi una «scusa biblica» per il suo comportamento carnale o che faccia valere la sua «autorità» magari nella veste di un intoccabile «unto del Signore».

     ■ Conduzione collegiale: Uno dei punti di forza di questo modello ecclesiale è, ad esempio, che tutte le decisioni non debbano stare sulle spalle di uno solo e che i forti sostengono coloro, che al momento sono più deboli. Inoltre, se uno dei conduttori si ritira, si trasferisce o decede, la chiesa va avanti lo stesso. Ogni conduttore può svolgere quei ministeri che più corrispondono ai suoi doni, talenti e capacità. Così si evita anche il culto della personalità. I punti di debolezza di tale modello sono, ad esempio, i seguenti. Pur di avere un «collegio», c’è il rischio di fare i cosiddetti «anziani di paglia», ossia solo di titolo e senza qualità. Tali surrogati di conduttori, non essendo irreprensibili e non possedendo le peculiarità richieste, diverranno un peso, se non un ostacolo, per gli altri conduttori e per l’opera ecclesiale. Se le «anime», che compongono tale collegio di conduttori, sono molto differenti quanto a dottrina, etica e visione dell’opera, ciò porterà a continue e accese discussioni e si rischia prima o poi una scissione.

     Per l’approfondimento si vedano i seguenti articoli:

Conduzione monocratica o collegiale? {Nicola Martella} (A)

Per forza un collegio di anziani? {Nicola Martella} (D)

 

2.3.  ASPETTI CONCLUSIVI: Sebbene ogni modello di conduzione ecclesiale abbia i suoi punti di forza e di debolezza, ognuno avrà le sue preferenze dovute alle sue convinzioni, che evince dalla Scrittura, e alla cultura denominazionale d’appartenenza. In ogni modo, da circa due millenni le chiese di Cristo sono andate avanti, qualunque sia il modello prevalente, che un movimento ecclesiale o un gruppo di comunità abbia scelto. Una cosa è certa: le assemblee cristiane necessitano di essere guidate da conduttori autorevoli e irreprensibili, che siano degli esempi di fede e degli allenatori nella devozione e vita cristiana. Come mostrano le lettere del Signore ai sette conduttori di chiesa della provincia romana Asia (Ap 2s), il futuro di ogni singola chiesa locale («candelabro») dipende, nella pratica, in gran parte dalle qualità, dall’etica e dalla condotta del suo conduttore («stella» quale anghelos; Ap 1,4.11s.16.20; 2,1; 3,1).

 

Per l’approfondimento cfr. Nicola Martella (a cura di), Uniti nella verità, come affrontare le diversità (Punto°A°Croce, Roma 2001). Nell’articolo «La conduzione quale chiave dell’unità», pp. 30-36, cfr. pp. 35s: Lettere alle sette chiese. Si veda qui inoltre l'articolo «Caratteristiche di una conduzione funzionale», pp. 37-44.

 

Aspetti della conduzione nel NT e oggi? Parliamone {Nicola Martella} (T)

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Conduz_NT_oggi_UnV.htm

09-04-2012; Aggiornamento: 13-04-2012

 

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