Qui di seguito non
voglio presentare una dettagliata trattazione teorica di questo tema, ma solo
indicare alcune linee di base nella prassi di chiesa riguardo al mandato
specifico dei conduttori. Al riguardo è importante distinguere l’autorità
dall’autoritarismo, l’utile servizio per il gregge dall’utilitarismo per sé, la
sottomissione spirituale ai conduttori da un loro dominio esistenziale, e così
via.
Gli unici due
uffici previsti nel NT per la chiesa locale sono quelli del «conduttore»
e del «servitore» (gr. diakonos). Qui vogliamo parlare solo del primo
ministero. Il conduttore è chiamato in greco episkopos «sorvegliante» e
presbyteros «anziano». Quest’ultimo termine era particolarmente caro alla
cultura ebraica, il prima specialmente a quella greca. Nel NT vengono usati
semplicemente come sinonimi.
Secondo i casi, essi posseggono una serie di «funzioni ministeriali»
corrispondenti ai carismi (o doni spirituali) ricevuti (1 Cor 12; Ef 4). Così
l’uno sarà più insegnante, l’altro più evangelista, l’altro ancora più curatore
di anime, eccetera; sebbene tutti possono avere qualcosa degli altri carismi,
uno o due in particolare saranno prevalenti.
Termini autoritari come «despota», «tiranno» e simili, non ricorrono nel NT
per indicare i conduttori. Essi non sono i proprietari della chiesa locale né
delle anime. Un chiaro esempio negativo di un conduttore monocratico assetato di
potere è nel NT Diotrefe (3 Gv 1,9ss).
Abbiamo visto che i conduttori sono chiamati «sorveglianti»; con ciò essi
non hanno lo scopo di dominare sui credenti, ma di avvertirli dei pericoli.
Essi sono paragonati a dei pastori di pecore, e «pascere» o «pascolare» è
una delle funzioni principali dei conduttori. Ciò significa dare al gregge ciò,
di cui necessitano. Paolo, congedandosi dai conduttori della chiesa di
Efeso, evidenziò che la «chiesa di Dio» (!) è paragonabile a un gregge,
su cui essi sono stati insediati come «sorveglianti» (episcopi) al fine di
pascerla (At 20,28) e di proteggerla dai lupi rapaci esterni (v. 29) e dagli
uomini perversi interni (v. 30). Il loro compito è di vegliare (v. 31).
Similmente
Pietro ingiunse ai conduttori (chiamandoli «anziani») di pascere il «gregge
di Dio» (1 Pt 5,2). Ciò deve avvenire, non creando una coercizione
dall’alto né per un fine utilitaristico, ma dando l’esempio positivo (v. 3).
Bisogna creare un’atmosfera di volontarietà e di disponibilità d’animo, che
invogli i credenti a fare la volontà di Dio.
Quando un conduttore usa la forza verso i credenti, già questo significa
che ha fallito come guida del gregge, non essendo stato capace di agire a tempo
con una cura adeguata. Tale autoritarismo è allora solo un surrogato
della vera autorità.
Su una certa questione i conduttori non devono comandare e proibire a
loro arbitrio, come se fossero una specie di vicari di Cristo in terra, ma
devono convincere i credenti, indicando loro tutto il consiglio di Dio e
prospettando loro i benefici dell’ubbidienza (promesse) e i rischi della
disubbidienza (avvertimenti). Anche quando correggono, devono farlo con
dolcezza e seguendo una certa gradualità.
Inoltre, la funzione principale dei conduttori riguarda la vita spirituale e
morale dei credenti, non la loro impostazione personale dell’esistenza: i
gusti personali, lo stile di vita e le scelte di vita, a meno che tali aspetti
non si trovino in aperto contrasto con la Parola di Dio. Se, ad esempio, un
credente vuole essere vegetariano, vivere in povertà o rimanere non sposato, ciò
è legittimo fintantoché egli ne fa una scelta personale, non vive a spese degli
altri e non ne fa un’ideologia (p.es. per un sedicente cristianesimo migliore),
verso cui fare proseliti. Facendo un altro esempio, le guide di una chiesa
non possono imporre ai credenti le persone da sposare, il tipo di lavoro da
svolgere, quale casa comprare e in quale zona e altre cose del genere; al
riguardo essi devono indicare i principi spirituali e morali del nuovo
patto, perché le scelte siano legittime, ma ogni cristiano biblico deve fare le
sue scelte secondo coscienza e in ubbidienza personale a Dio. I conduttori non
possono neppure impedire che un credente faccia del bene e del
volontariato, così come gli detta la sua coscienza, qualora non trascuri la
propria chiesa locale.
Come già detto, gli interventi necessari in casi specifici devono seguire una
certa
gradualità e progressività: insegnamento generale, incoraggiamento negli
aspetti positivi, esortazione personale, cura pastorale, ammonimento personale,
correzione personale; solo in seguito, se tali interventi pastorali e correttivi
non sortiscono alcun risultato, si potrà passare agli aspetti pubblici, prima
dinanzi a testimoni maturi, poi dinanzi alla comunità.
Mi fermo qui, volendo dare spazio ad altri credenti maturi, specialmente
a coloro che sono nell’opera o hanno esperienza diretta di tali cose.
►
Aspetti del compito dei conduttori di chiesa? Parliamone {Nicola Martella} (T)
► URL:
http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Compito_conduttori_Avv.htm
05-05-2011; Aggiornamento: 07-05-2011 |