Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Uniti nella verità

 

Ministeri ecclesiali

 

 

 

 

Le diversità possono essere una risorsa oppure diventano un problema.
 Ecco le parti principali:
■ Entriamo in tema (il problema)
■ Uniti nella verità
■ Le diversità quale risorsa
■ Le diversità e le divisioni
■ Aspetti connessi.
 
Il libro è adatto primariamente per conduttori di chiesa, per diaconi e per collaboratori attivi; si presta pure per il confronto fra leader e per la formazione dei collaboratori. È un libro utile per le «menti pensanti» che vogliano rinnovare la propria chiesa, mettendo a fuoco le cose essenziali dichiarate dal NT.

 

Vedi al riguardo la recensione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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PER FORZA UN COLLEGIO DI ANZIANI?

 

 di Nicola Martella

 

La questione della lettrice La risposta

 

Prima di porre una domanda, il lettore si accerti prima che non ci sia già una risposta all'interno del sito «Fede controcorrente». È anche possibile che l'autore abbia già trattato l'argomento in uno di suoi libri; in tal caso verrà inviato al lettore il riferimento all'opera e alle pagine. In alcuni casi il gestore del sito si avvarrà dell'ausilio di un competente collaboratore perché venga data una risposta alla domanda del lettore.

 

 

La questione della lettrice

 

Vorrei sapere che cosa dice la Scrittura dell’anziano unico (affiancato ovviamente dal collegio dei diaconi). Se la chiesa non riesce a riconoscere più di un anziano all’interno della comunità, si è in una posizione biblicamente sbagliata? Bisognerebbe indicarne comunque un altro, nonostante non ci sia nessun in grado o che voglia rivestire questo ruolo? {Gaia Cardelli, ps.; 29-06-07}

 

 

La risposta ▲

 

Avviene abbastanza spontaneo proiettare la propria situazione ecclesiale o il modello del gruppo o movimento d’appartenenza nei testi biblici (p.es. luogo e modo di raduno, liturgia, conduzione, partecipazione, gestione della comunità); ma questo porta con sé molti rischi per gli effetti che ciò comporterà per la gestione pratica delle chiese locali. L’approccio dottrinale tende ad appiattire la molteplicità delle manifestazioni presenti nel NT a un’unica espressione, semplificando tutto a una sola logica, che è spesso la convenzione della propria chiesa o del proprio movimento. L’approccio esegetico invece analizza i testi rispettando la varietà delle espressioni e le rappresenta per quello che sono.

     Ad esempio, nelle città al tempo del NT ci si radunava in varie chiese in casa (cfr. At 8,3 «Saulo devastava la chiesa, entrando di casa in casa»). Esse erano in genere ospitate da chi le guidava (Rm 16,5; 1Cor 16,19 «chiesa che è in casa loro») e nello stesso luogo ce ne potevano essere, quindi, diverse (Colosse: Col 4,15 «chiesa che è in casa sua»; Flm 1,2 «chiesa che è in casa tua»). Non ci si radunava, quindi, in piccoli o grandi locali di culto, che allora non esistevano. Diverse volte durante l’anno, quando la disponibilità di qualcuno (p.es. chi possedeva un podere), l’occasione (visita di un fratello itinerante; cfr. At 20,6s) e le circostanze politiche lo permettevano, ci si radunava en ekklesia, ossia come assemblea generale di quel luogo (cfr. 1 Cor 11,18; 14,23). Paolo scrisse: «Gaio… ospita me e tutta la chiesa» (Rm 16,23). Tutto ciò vuole mostrare che dobbiamo stare attenti quando pensiamo che le nostre convenzioni ecclesiali corrispondano a quelle delle chiese del primo secolo. Quale chiesa locale sopporterebbe oggigiorno un fratello itinerante che di sabato parla dal tramonto a mezzanotte (At 20,7) e, dopo una pausa forzata, continua fino all’alba (v. 11)?

     Al tempo del NT si svilupparono almeno due tipi di conduzione in conformità alla cultura ebraica e a quella ellenistica. Nelle chiese giudaiche si preferiva avere in genere un consiglio di anziani. Bisogna però partire sempre dal fatto che i luoghi di raduno erano le case (At 2,46). Immaginarsi che 3.000 o 5.000 persone potessero radunarsi in un proprio locale di culto a Gerusalemme, è anacronistico e politicamente impossibile. All’inizio i 12 apostoli erano anche le guide della chiesa, poi — aumentando i problemi — furono affiancati da sette uomini (At 6; non erano diaconi, ma i futuri anziani), successivamente si parla anche di anziani (At 15,2.4.6.22s; 16,4) e, dopo che tutti gli apostoli andarono in missione, rimasero Giacomo e gli anziani (At 21,18). Riguardo alle chiese della Giudea si parla di anziani al plurale (At 11,30; Gcm 5,14; 1 Pt 5,1.5).

     In At 6 fu la chiesa che propose i sette fratelli, corrispondenti alle qualità richieste, e gli apostoli li consacrarono a tale ministero (vv. 3.6). Nelle situazioni missionarie era il missionario fondatore (o apostolo) che riconosceva gli anziani in un luogo (At 14,23; si tenga presente la realtà delle chiese in casa!) o mandava successivamente un membroo della sua squadra a farlo (Tt 1,5). Gli anziani di Efeso furono convocati a Mileto dal missionario fondatore (Paolo), durante un suo viaggio missionario (At 20,17).

     Che gli anziani e gli episcopi (sorveglianti) fossero identici è chiaro (cfr. At 20,17 con v. 28; cfr. Tt 1,5 con v. 7). Nei brani in cui Paolo istruì i suoi collaboratori sui criteri per scegliere gli episcopi, non mise l’enfasi sul numero, ma sulle loro qualità (per gli uni sono prerequisiti minimi, per altri ottimali a cui protendere).

     Che sia esistito un «collegio degli anziani» non si può trarre da 1 Tm 4,14 poiché questo brano non ha «collegio» in greco. Il termine presbytérion qualifica qui lo stesso Paolo nella sua «anzianità o privilegio di anziano», con la quale ha imposto le mani a Timoteo, come lo espresse anche in 2 Tm 1,6. Non è un caso che alcuni manoscritti hanno qui non presbytériou «dell’anzianità» ma presbytérou «dell’anziano». In ogni modo, presbytérion significava in greco anche «privilegio per anzianità, privilegio di anziano».

     La società greca, diversamente da quella giudaica, abituata al Sinedrio, preferiva la guida monarchica. Mentre le chiesa giudaiche, in analogia con le sinagoghe, riprodussero localmente una specie di «sinedrio» o «collegio di anziani», le chiese greche preferirono in genere la figura unica, circondata da collaboratori. A ciò si aggiunga che le qualità richieste agli episcopi erano alte. Non era un caso che, quando Giovanni scrisse l’Apocalisse, il Signore Gesù indirizzò sette lettere a sette diversi conduttori di chiesa (Ap 2s). Che li chiamasse singolarmente «anghelos della chiesa ***», non era nulla di strano, poiché questo termine significava «inviato, messaggero, ambasciatore, rappresentante, responsabile». La guida di tali chiese dell’Asia Minore era chiaramente monocratica.

     Qui non sto esprimendo le mie preferenze, che sono chiaramente per un «collegio di conduttori», i quali posseggano tutti i prerequisiti biblici e cioè in modo chiaro e ottimale. Sto solo portando dei fatti storici ed esegetici.

 

Per l’approfondimento cfr. Nicola Martella (a cura di), Uniti nella verità, come affrontare le diversità (Punto°A°Croce, Roma 2001). Nell’articolo «La conduzione quale chiave dell’unità», pp. 30-36, cfr. pp. 35s: Lettere alle sette chiese.

 

Quando le chiese giudaiche alla fine del primo secolo divennero minoritarie, lo divenne anche il modello di conduzione collegiale. Non è un caso che già nel secondo secolo il modello di guida monocratica fosse quello più usuale.

     È chiaro che qualunque tipo di guida, sia collegiale sia monocratica, porta con sé dei pericoli. Fare degli «anziani di paglia» pur di avere un «collegio» o un «consiglio», significherà tanta sofferenza per tale chiesa. Nel male minore tale chiesa locale sarà tenuta continuamente in stallo e in una continua situazione di contrasto; nel caso peggiore si spaccherà per motivi apparentemente «biblici», «dottrinali» o «spirituali». Nei casi negativi, avere una guida monocratica può significare, a volte, detto con un’illustrazione, di avere un «addomesticatore» invece che un «allenatore».

     La cosa migliore è che, quando c’è un solo conduttore in una chiesa locale, egli si circondi di un «consiglio di chiesa», costituito dai diaconi o dai più stretti collaboratori.

     La chiesa locale deve riconoscere tutti i conduttori che corrispondano chiaramente ai prerequisiti richiesti dalla Scrittura (1 Tm 3; Tt 1), indipendentemente dal loro numero. Riconoscere «conduttori di paglia», ossia persone che non hanno le chiare qualità richieste ma per avere un «collegio», è il male peggiore che si possa fare al conduttore, che ha tali prerequisiti, e altresì alla stessa chiesa locale.

     Chi non è in grado di fare la guida di chiesa o non sente tale chiamata, sarà una palla al piede di chi è legittimato dalla Scrittura a fare il conduttore, sarà causa di molte sofferenze nella chiesa e, rivestendo di «dottrina» le sue posizioni carnali, porterà tanto male sul gregge e sulla testimonianza. Si salvi chi può da chi biblicizza o spiritualizza la propria carnalità! Tali «conduttori» facciano prima l’esame di guida! Una volta messi in sella, chi li farà smontare dal cavallo? Diotrefe è una lezione abbastanza eloquente nel NT (3 Gv 1,9s). Imitarlo sarebbe fatale.

     Motto: «Conduttori di paglia creano sempre grandi incendi nelle chiese».

 

Per l’approfondimento cfr. in Nicola Martella (a cura di), Uniti nella verità, come affrontare le diversità (Punto°A°Croce, Roma 2001), «Caratteristiche di una conduzione funzionale» (Nicola Martella), pp. 37-44; «I veri motivi di molte divisioni» (Augusto Melini), pp. 112-115.

 

Per forza un collegio di anziani? Parliamone

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Collegio_anziani_UnV.htm

30-06-07; Aggiornamento: 22-07-2008

 

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