Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Le Origini 1

 

Deità

 

 

 

 

L’opera si presenta in due volumi ed è organizzata come segue:

1° volume (Temi delle origini): Gli articoli introduttivi e i temi di approfondimento

2° volume (Esegesi delle origini): Il commento particolareggiato basato sul testo ebraico (comprende anche una traduzione letterale posta alla fine)

   Se si eccettua la prima parte del primo volume, che introduce a Genesi 1,1-5,1a, per il resto ambedue i volumi dell’opera sono suddivisi rispettivamente secondo le seguenti parti:
■ La creazione del mondo e dell’uomo 1,1-2,4a
■ L’essere umano nella creazione 2,4b-25
■ La caduta primordiale e il suo effetto 3
■ La fine del resoconto su Adamo 4,1-5,1a.

► Vedi al riguardo le recensioni.

 

Le Origini 2

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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DEITÀ, PLURALITÀ E UNITÀ

Risposta a un Testimone di Geova

 

 di Nicola Martella

 

La questione del lettore La risposta

 

Prima di porre una domanda, il lettore si accerti che non ci sia già una risposta all'interno del sito «Fede controcorrente». È anche possibile che l'autore abbia già trattato l'argomento in uno di suoi libri; in tal caso verrà inviato al lettore il riferimento all'opera e alle pagine. In alcuni casi il gestore del sito si avvarrà dell'ausilio di un competente collaboratore perché venga data una risposta alla domanda del lettore.

 

 

La questione del lettore  

 

Una questione che mi ha presentato un Testimone di Geova e che giro a te, è la seguente: «Gesù Cristo non è mai chiamato l’Onnipotente. Ecco perché per noi non è Dio».

     Contrariamente a quanto afferma lui, però, leggendo il brano d’Apocalisse 1,4-8, vediamo che Gesù viene definito «colui che è, che era e che viene» (v. 4). E alla fine il Signore Dio si autodefinisce «colui che è, che era e che viene, l’Onnipotente» (v. 8). Non è singolare? Sappiamo che colui che deve venire è Gesù! Mi sfugge qualcosa? Puoi aiutarmi? {Gaio Rannuni, ps.; 28-11-2007}

 

 

La risposta ▲

 

La dicotomia predizionale

     Si noti che anche in Ap 1,7 è scritto: «Ecco, egli viene con le nuvole e ogni occhio lo vedrà». Questa ambivalenza fra ciò che dice il Signore Dio (vv. 4.8) e ciò che realizzerà il Messia (vv. 5.7) è la tipica dicotomia predizionale dell’AT, in cui Jahwè annunziò di venire per istaurare il regno, ma poi venne in pratica nel Messia-Re. Ecco qui di seguito un unico ed esemplare esempio.

     ■ Nell’Antico Testamento: «La voce d’uno grida: “Preparate nel deserto la via di Jahwè, appianate nei luoghi aridi una strada per il nostro Dio! 4Ogni valle sia colmata, ogni monte e ogni colle siano abbassati; i luoghi erti siano livellati, i luoghi scabri diventino pianura. 5Allora la gloria di Jahwè sarà rivelata, e ogni carne, a un tempo, la vedrà; perché la bocca di Jahwè l’ha detto”» (Is 40,3ss). La Settanta (traduzione greca dell’AT) ha tradotto Jahwè con Kyrios «Signore».

     ■ Nel Nuovo Testamento: «Di lui [= Giovanni Battista] parlò infatti il profeta Isaia quando disse: V’è una voce d’uno che grida nel deserto: “Preparate la via del Signore, addirizzate i suoi sentieri”» (Mt 3,3). Qui Kyrios «Signore» si riferisce a Gesù Cristo, di cui Giovanni era precursore e araldo (cfr. Mc 1,1-4; Lc 3,3-6; Gv 1,22ss). L’unica gloria contemplata dagli uomini e di cui Isaia parlò, fu quella del «Logos di Dio», di Gesù Cristo: «E noi abbiamo contemplata la sua gloria, gloria come Unigenito presso al Padre» (Gv 1,14; cfr. v. 18).

     Per l’approfondimento si veda in Nicola Martella, E voi, chi dite ch’io sia? Offensiva intorno a Gesù 2 (Punto°A°Croce, Roma 2000), nell’articolo «La deità del Messia» (specialmente «La conformità fra il Messia e Dio», p. 117; e «Il Messia è Dio», pp. 118ss). Cfr. anche in Nicola Martella (a cura di), Escatologia biblica essenziale. Escatologia 1 (Punto°A°Croce, Roma 2007), l’articolo «Jahwè e l’escatologia», pp. 116-121 (specialmente «4. Avvento di Jahwè in connessione con Davide» e «5. Simbiosi fra Jahwè e Messia», pp. 120s).

 

Nell’AT vene continuamente annunziato l’avvento personale di Jahwè; ma quando finalmente viene, ecco che è venuto nel «nuovo Davide», nel Messia-Re. Anche nell’Apocalisse c’è la stessa logica: il Signore Dio afferma che viene, ma a venire in terra per regnare sul mondo sarà in effetti il Messia, suo Figlio (Ap 19s), poiché Dio verrà in Lui, essendo Egli Dio da Dio: «Gesù Cristo, il testimone fedele, il primogenito dei morti e il principe dei re della terra… 7Ecco, egli viene con le nuvole e ogni occhio lo vedrà» (Ap 1,4.7).

 

L’onnipotente

     Rimane aperta ancora la seguente questione del seguace della Torre di Guardia: «Gesù Cristo non è mai chiamato l’Onnipotente. Ecco perché per noi non è Dio».

     ■ Nell’Antico Testamento: Per prima cosa il termine «onnipotente» non esiste nel testo ebraico dell’AT, sebbene si traduca così il nome divino ’el šaddaj; ’el era un sostantivo comune che significava «potente, potere» e šaddaj intendeva «cima, apice, sommità». Tale nome significa perciò in effetti «Potente della cima (o che sta all’apice)» ed è un termine arcaico che dapprima fu affiancato da ’el ’ëlejon «Potente altissimo» e poi fu sostituito da quest’ultimo (rimase solo in poesia, cfr. in italiano Padreterno). Per l’approfondimento cfr. in Nicola Martella, «Potente (Dio)», Manuale Teologico dell’Antico Testamento (Punto°A°Croce, Roma 2002), pp. 227s.

     Mi sono fatto la briga di andare a controllare a uno a uno i brani in cui in italiano compare il termine Onnipotente. È interessante notare che nella Torà la Settanta tradusse ’el šaddaj semplicemente con Theós «Dio», come se šaddaj non ci fosse o fosse solo un rafforzativo trascurabile di ’el «potente» (Gn 17,1; 28,3; 35,11; 43,14; 48,3; Es 6,3; Nu 24,4.16).

     Il primo luogo in cui šaddaj ricorre da solo e viene tradotto è in Rt 1,20s con hikanós «sufficiente [a se stesso]».

     Solo in Giobbe šaddaj venne tradotto solo a volte con pantokrátōr (da pan «tutto, ogni» e krataiós o kraterós «forte, robusto, vigoroso, potente»; cfr. in italiano cratere; Gb 5,17; 11,7; 22,17.25; 23,16; 27,11.13; 32,8; 33,4; 34,10.12; 35,13). Ciò non avviene però sempre, traducendo spesso šaddaj semplicemente con Kyrios (Gb 6,4.14; 8,3.5; 13,3; 21,20; 22,3.23.26; 24,1; 27,1; 31,35). In certi casi per šaddaj c’è addirittura Kyrios pantokrátōr (Gb 15,25) o hikanós (Gb 21,15; 31,2; 40,2) oppure addirittura il semplice pronome (Gb 27,10) o niente (Gb 29,5); in ebraico šaddaj sta in Gb 37,23, ma in greco compare pantokrátōr nel v. 22. Si noti che nello stesso capitolo šaddaj viene tradotto in greco in modi differenti (p.es. Gb 21s; 27); ciò mostra che non era così importante il significato.

     Nel resto dell’AT ricorre quanto segue. In Salmo 68,14 (= LXX 67,15) non c’è pantokrátōr. Nel Salmo 91,1 (= LXX 90,1) per šaddaj c’è «Dio del cielo». In Is 13,6 c’è semplicemente «Dio». In Ez 1,24 «come la voce di šaddaj» non viene tradotto. In Ez 10,5 ’el šaddaj viene tradotto con Theòs Saddai, come fosse un nome! In Gle 1,15 «devastazione mandata da šaddaj» è tradotto con «pena da pena (o tribolazione da tribolazione)».

 

     ■ Nel Nuovo Testamento: Dapprima Kyrios pantokrátōr ricorre come un’indistinta citazione dell’AT in 2 Cor 6,18 (l’autore citò a senso e mise insieme parti di versi di varie brani).

     Poi il resto delle ricorrenze di pantokrátōr si trova tutto in Apocalisse. Qui serve per distinguere le persone della Deità e ciò è dovuto all’incarnazione di Cristo (cfr. Fil 2,5ss; Gv 1,1s.14). Nell’Apocalisse Dio Padre è chiamato «Signore Dio, il pantokrátōr» o «Colui che siede sul trono», essendo attualmente l’autorità suprema a causa dell’incarnazione di Dio Figlio (lo Spirito Santo è attualmente sulla terra e nella chiesa); il riconoscimento universale di Cristo e la sua investitura è ancora futura! (Ap 5). Nell’Apocalisse Gesù compare specialmente per la sua funzione storica di redenzione come «l’Agnello». Egli viene visto sul trono di Dio, in simbiosi con Lui e come ricevente gli onori che sono destinati solo a Dio. L’Agnello realizza storicamente ciò che il Signore Dio annuncia di fare personalmente. Questa dicotomia predizionale è il «mistero di Cristo».

     «Il Signore Dio che è, che era e che viene, il pantokrátōr» (Ap 1,8), è menzionato subito dopo l’annuncio dell’avvento di Gesù (v. 7). Anche in Ap 4,8 si parla del «Signore Dio, il pantokrátōr, che era, che è, e che viene». In Ap 11,17 in un’anticipazione della fine il «Signore Dio, il pantokrátōr» viene ringraziato per aver «assunto il regno». In Ap 15,3 il «Signore Dio, il pantokrátōr» viene chiamato «Re delle nazioni». Poi questa espressione ricorre in Ap 16,7 unitamente ai giudizi veraci e giusti; nel v. 14 viene ricordata la «battaglia del gran giorno del Dio pantokrátōr». Dopo la caduta di Babilonia, viene innalzata la lode universale «poiché il Signore Dio nostro, il pantokrátōr, ha preso a regnare» (Ap 19,6).

     Ciò che segue non è però l’avvento di «Colui che siede sul trono», ma la scena è tutta per l’Agnello! (Ap 19,7ss). Poi a venire è infatti il «Logos di Dio» (cfr. Gv 1,1s.14), riconoscibile dalla veste tinta di sangue (Ap 19,13). Quanto preannunziato per «Colui che siede sul trono», viene adempiuto dal «Logos di Dio»: «E dalla bocca gli usciva una spada affilata per percuotere con essa le nazioni; ed egli le reggerà con una verga di ferro, e calcherà il tino del vino dell’ardente ira del Dio pantokrátōr. 16E sulla veste e sulla coscia porta scritto questo nome: Re dei re, Signore dei signori» (19,15s). È Lui a realizzare la battaglia escatologica preannunziata in Ap 16,14 (19,19ss; 20,8s). È Lui ad assumere il regno annunziato in Ap 11,17 (20,4.6). È lui a diventare il «Re delle nazioni» (15,3).

     Questa è la dicotomia predizionale della Bibbia: Dio annunzia di venire personalmente e viene nel «Logos di Dio» (Theòs pròs tòn Theón «Dio presso Dio»; Gv 1,1s), nel Figlio di Dio! «Colui che siede sul trono» e l’Agnello, sebbene distinti come personalità, sono presentati come un’unità: il «Signore Dio, il pantokrátōr, e l’Agnello sono il suo tempio» (Ap 21,22), ossia l’unico luogo d’adorazione della nuova Gerusalemme.

     «La benedizione e l’onore e la gloria e l’impero, nei secoli dei secoli» da parte di tutte le creature valgono per ambedue (Ap 5,13). L’ira dell’uno è anche quella dell’altro, sebbene in Ap 6,16s sia evidenziata specialmente «l’ira dell’Agnello; 17perché è venuto il gran giorno della sua ira, e chi può reggere in piè?» (cfr. Ap 19,15 l’Agnello esecutore «dell’ardente ira del Dio pantokrátōr»). Ribadiamo che questo è il «mistero di Cristo».

 

La corrispondenza dinamica

     Nella logica e nella matematica si afferma che se A = X e B = X, allora A = B! Nell’Apocalisse avviene proprio ciò.

     ■ Jahwè disse nell’AT: «Io sono il primo e sono l’ultimo, e fuori di me non v’è Dio» (Is 44,6; 48,12). Il Signore Dio dice nell’Apocalisse: «Io sono l’alfa e l’omega» (Ap 1,8), «il principio e la fine» (Ap 21,6). Solo chi è tale, è Dio.

     ■ Gesù dice (cfr. Ap 22,16): «Ecco, io vengo improvvisamente, e il mio premio è con me per rendere a ciascuno secondo che sarà l’opera sua. 13Io son l’Alfa e l’Omega, il primo e l’ultimo, il principio e la fine» (vv. 12s). «Io sono il primo e l’ultimo, e il Vivente; e fui morto, ma ecco son vivente per i secoli dei secoli» (Ap 1,18; 2,8).

 

Se due persone dicono di essere la stessa cosa, appartengono alla stessa categoria. Ambedue dicono di sé di essere «il primo e l’ultimo» (= alfa e omega = principio e fine) e di stare per venire per regnare. Qui sia il Padre sia il Figlio sono parte della stessa categoria, che noi chiamiamo «Dio», e formano in essa un’unità.

     Questa corrispondenza logica si può vedere anche e proprio nel fatto che viene detto sia di Dio Padre sia di Gesù, che è «colui che è, che era e che viene» (Ap 1,4.7.8); infatti colui che «viene con le nuvole», verrà visto anche da «quelli che lo trafissero» (v. 7; venire con le nubi era espressione della teofania divina; Dt 33,26; Sal 97,1s; Gle 2,1s; Na 1,3; cfr. 1 Ts 4,17). In effetti a venire in terra per regnare sarà solo l’Agnello, chiamato il «Logos di Dio» e «Re dei re e Signore dei signori» (Ap 19,13.16). Il Signore Dio verrà in Lui, poiché l’Agnello è il «Logos di Dio» (Ap 19,13) e «Dio presso Dio» (Gv 1,1s) e come tale porterà alla realizzazione di quei piani storici ed escatologici che nell’AT Jahwè aveva annunziato di realizzare personalmente ed esclusivamente.

     Questo è il «mistero di Cristo» (Ef 3,4; Col 4,3), dinanzi al quale si può solo adorare; e, adorando, si riesce a capirlo un po’.

 

Deità, pluralità e unità? Parliamone {Nicola Martella} (T)

I Geovisti e il loro direttorio mondiale {Nicola Martella} (A)

Il Cristo della Bibbia e quello dell’esoterismo {Emilio Spedicato - Nicola Martella} (T/A)

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/A1-Deita_dicotomia_Ori.htm

03-12-2007; Aggiornamento: 14-10-2008

 

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