Qui di seguito discutiamo gli articoli «Consiglio di chiesa 1: Natura e dinamiche» e «Consiglio di chiesa 2: Conflitti interni».
Nella prima parte abbiamo mostrato che un «consiglio di
chiesa» è per definizione biblica solo un «collegio degli anziani».
Sebbene in una fase missionaria i conduttori (missionari) possano coinvolgere i loro
collaboratori più maturi per fini propedeutici e di preparazione, ciò non rende
tali collaboratori dei «quasi anziani», ma la loro funzione è solo
interlocutoria e di consiglio, non decisionale o deliberativa. |
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Nella seconda parte
abbiamo mostrato le origini e le cause dei conflitti interni al
«consiglio di chiesa» sia nella fase missionaria, sia nella fase successiva.
Abbiamo anche mostrato l’analisi biblica di tali fenomeni e le conseguenze di
questioni quali l’abuso d’ufficio, l’arbitrio e l’autoritarismo.
Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e
opinioni?
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I contributi sul tema ▲
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1. {Prima parte:
Natura e dinamiche}
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Danilo Ristagno:
È uno studio, al quale è inutile aggiungere qualcosa.
Condivido a pieno tutti i punti toccati dal fratello Nicola Martella. A
mio avviso, è uno studio ben fatto, che non lascia spazio a inutili opposizioni.
{11-05-2015}
■
Michele Granato: Nicola,
almeno per questo primo articolo non sono stati volutamente ancora indicati
spunti o problematiche, sulle quali poter discutere con un eventuale nostro
contributo. Per quanto mi riguarda, aspetto quindi con piacere di leggere anche
il tuo secondo articolo, che dà, come promette in premessa, «conflitti interni e
valutazioni»; sicuramente potremo valutarne volentieri gli aspetti. {11-05-2015}
▬
Nicola Martella:
Michele Granato, ti faccio notare che il secondo articolo è uscito da tempo:
«Consiglio
di chiesa 2: Conflitti interni».
Ora, se vorrai, nulla vieta che onori le tue promesse...
J
■
Tonino Mele: Condivido
quanto dici che un «consiglio di chiesa» dovrebbe essere uno «strumento»
nelle mani del collegio degli anziani per aiutarli a svolgere al meglio e con
maggior coinvolgimento della chiesa, il loro ruolo, ma non può e non deve
prendere il
posto della conduzione. {12-05-2015}
▬
Nicola Martella:
Caro Tonino, qui tu usi «consiglio di chiesa» nell’accezione d’incontro
del «collegio degli anziani» con i collaboratori; effettivamente in alcune
chiese si possono usare queste locuzioni in tale modo, mentre in altre esse sono
equivalenti («consiglio di chiesa» = «collegio degli anziani»). Io stesso ho
parlato del fatto che nella fase missionaria di un’opera, il missionario
può coinvolgere i collaboratori più maturi ai fini di una preparazione per
imparare ad affrontare i problemi dell’assemblea. In ogni modo, una qualsiasi
riunione di conduttori e collaboratori (comunque la si vorrà chiamare) non
abilita questi ultimi a esercitare voti e veti, a decidere e deliberare,
rimanendo la loro funzione esclusivamente interlocutoria e di consiglio. Dove
ciò capitasse, rappresenterebbe un palese abuso rispetto alle chiare
norme bibliche. Le guide, i «sorveglianti», i titolari, i pasturanti ecc.
rimangono sempre e soltanto i conduttori o anziani; in una chiesa in fase
missionaria tale funzione è rivestita dai missionari.
■
Guerino De Masi: Sto
seguendo con interesse l’argomento. Non tieni conto forse dei casi di
«riprensione», che prevedono come ultima istanza la convocazione di tutta
chiesa? Forse e probabilmente non per decidere, ma per essere testimoni di
un iter giunto al suo triste finale. Scrivo questo perché mi sembra che
l’articolo sta appunto per correggere una «prassi», che qualche volta è invocata
per le decisioni di chiesa e che, da come hai giustamente evidenziato, spetta
agli anziani. Quando ci sono davvero... {12-05-2015}
▬
Nicola Martella:
Caro Guerino, questo articolo è il primo, in cui affronto la natura di un
«consiglio di chiesa»; poi ne seguirà un altro, in cui affronto le
problematiche interne, quindi anche il rapporto fra conduttori e assemblea
di chiesa.
Giustamente,
l’assemblea di chiesa (quando la chiesa è costituita e non è in una fase
iniziale o missionaria) è la massima istanza. Infatti, in una comunità
costituita (ossia non più in fase missionaria) è l’assemblea di chiesa a
riconoscere o destituire conduttori. Ciò vale, ad esempio, anche quando i
conduttori hanno questioni e posizioni inconciliabili fra loro o quando
uno di loro prende provvedimenti unilaterali per la chiesa o addirittura
contro uno dei conduttori. In tali casi, è l’assemblea di chiesa a dover
prendere provvedimenti. Approfondirò tali aspetti nel prossimo articolo.
▬
Nicola Martella:
Chiaramente l’ecclesiologia delle chiese, che hanno un pastore, modifica
un po’ il quadro biblico, che prevede solo «sorveglianti» (episcopi, conduttori,
anziani) e «collaboratori» (diaconi, esecutori, coadiutori). In una conduzione
monarchica e non collegiale, la figura del «pastore» (nel NT è una funzione, non
un titolo) declassa gli altri responsabili (anziani) a suoi collaboratori,
mentre i cosiddetti diaconi diventano così collaboratori in cose solo pratiche
(sacrestani, manutentori, ecc.). Ma affrontare qui questo tema ci porterebbe
troppo lontano. [►
Conduzione monocratica o collegiale?;
►
La conduzione, i suoi sistemi e pericoli]
2. {Seconda parte: Conflitti interni}
▲
■
Rita Fabi:
Ho letto tutto quanto e onestamente devo dire che questi descritti nella tua
nota, caro Nicola, sono davvero casi gravi; è come se il mondo entrasse
nella chiesa con i suoi metodi subdoli, per minarne le basi.
A me viene in mente che anche il codice penale descrive l’abuso di ufficio
come un reato «L’abuso d’ufficio, disciplinato dall’art. 323 c.p., si verifica
quando un Pubblico Ufficiale o un incaricato di Pubblico servizio, approfittando
della posizione rivestita, procura, volontariamente, a sé o ad altri, un
ingiusto vantaggio patrimoniale, oppure arreca ad altri un danno ingiusto». Nei
casi trattati dalla nota di certo il collaboratore con il suo comportamento
arreca ad altri un danno ingiusto. Direi addirittura che in questo caso
si può parlare di usurpazione, in quanto nei casi descritti s’invadano
funzioni, che in modo assoluto non si possono esercitare.
In effetti ho visto che il termine greco
diákonos significa «colui che serve a tavola»; per cui certamente il suo
ruolo è di servire e di essere di ausilio per i conduttori, non certo di
prendere iniziative personali o assumere atteggiamenti come quelli descritti.
Il collaboratore è chi collabora, chi partecipa attivamente a un lavoro
comune. Deriva da «collaborare», composto da cum
«con, insieme» e laborare «lavorare». Lavorare insieme. Il verbo dice
inoltre che questo lavorare comporta questo: l’adesione al lavoro,
l’intenzione di aiutare gli altri, non certo di creare danno.
I diaconi sono funzionari della chiesa, chiamati a coadiuvare i sovrintendenti
in cose delicate e sacre; perciò bisogna che posseggano anch’essi le qualità
e le virtù descritte. Anzitutto, essi devono essere persone con questi
prerequisiti: rispettabili per carattere, onorevoli, non doppi in parole,
che non dicano oggi sì, domani no, all’uno una cosa e all’altro il contrario;
che mantengano quello che promettono. I diaconi essendo chiamati a venire a
contatto con molti fratelli, devono essere
leali, se vogliono conservare la fiducia della chiesa. Chi non è
fedele nelle piccole cose, non lo sarà nelle grandi. Onestamente, se dovessi
esprimere un’opinione, direi che in questo caso agirei come in un esercito, dove
se un collaboratore sbaglia, creando gravi conseguenze, viene retrocesso
al ruolo più inferiore, che esiste e deve ricominciare nel suo cammino militare
da zero. Ogni chiesa particolare è una casa di Dio, come lo è, nella sua
grande unità spirituale la chiesa nel suo insieme; ed essendo Dio un Dio di
ordine, di santità, di verità e di amore, tutto nella sua casa deve
uniformarsi allo Spirito del Signore della casa, altrimenti si perde la
conformità con il Signore. {18-05-2015}
■
Ivaldo Indomiti: Ho letto
con immenso piacere la tua esposizione. Non solo la condivido, ma mi complimento
per lo spessore spirituale, che contiene. L’analisi, che hai
fatta, caro Nicola, è purtroppo reale più di quanto si possa immaginare. Le
linee guida, che hai tracciato, le trovo ineccepibili. Se i conduttori delle
chiese ascolteranno questi consigli, è certo che il progresso spirituale avrà
campo libero, e la chiesa stessa ne trarrà beneficio alla gloria di Dio.
{19-05-2015}
■
Michele Granato: In effetti,
quello che hai scritto ricalca quanto riportato nel NT. Anche se sento non di
correggere un errore, ma semmai di evidenziare solo un probabile «sbilanciamento»
delle problematiche interne verso la parte dei collaboratori («diaconi») più che
da parte dei conduttori pastorali («episcopi - presbiteri»). Tale
«sbilanciamento», se cosi posso definirlo, è probabilmente dovuto e motivato
giustamente da esperienze vissute da vicino?
Comunque sia, non voglio soffermarmi tanto sull’aspetto esegetico di alcune
affermazioni rimarcate dell’articolo, se non soltanto il ricordare, cosa già
accennata, che in alcuni rari casi anche gli apostoli possono essere
disciplinati o ripresi, seppur nel giusto modo, a causa di un palese abuso di
potere o d’incoerenza dottrinale, come nel caso di Pietro apostolo ripreso
pubblicamente da Paolo da Tarso.
Quindi al di là del fatto, del tutto scontato, che il modello biblico del
governo della chiesa vada sempre ricercato, colto, compreso, rispettato e
praticato il più fedele possibile al modello neotestamentario, mi preme però
anche sottolineare che il modello biblico del collegio degli anziani di per sé,
come con altri modelli differenti di governo ecclesiastico, non garantisce di
per sé obbligatoriamente sempre e ovunque il buon funzionamento etico di
un tale collegio di chiesa, se poi non si realizzano una sana e genuina
purezza di cuore, che ci preserva da tutte le problematiche elencate
nell’articolo. Quindi, molte volte si può assistere anche a uno
«sbilanciamento» di propositi, quando ci si sofferma nel proposito di
ricercare più la forma
di governo di chiesa che il contenuto etico, che un tale governo di
chiesa debba proporsi di mantenere.
Quindi, senza retorica, non dimentichiamoci che se la forma è importante,
la
sostanza lo è ancor di più; perciò, il contenuto (un cuore puro e
timoroso di Dio e della Sua Parola) vale più del contenitore (ogni
modello o forma di governo di chiesa, che si voglia adottare)! {05-06-2015}
► URL:
http://puntoacroce.altervista.org/_TP/T1-Cdc_D+C_EdF.htm
03-06-2015; Aggiornamento: 28-07-2015 |