Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Uniti nella verità

 

Denominazioni (generale)

 

 

 

 

Le diversità possono essere una risorsa oppure diventano un problema.
 Ecco le parti principali:
■ Entriamo in tema (il problema)
■ Uniti nella verità
■ Le diversità quale risorsa
■ Le diversità e le divisioni
■ Aspetti connessi.
 
Il libro è adatto primariamente per conduttori di chiesa, per diaconi e per collaboratori attivi; si presta pure per il confronto fra leader e per la formazione dei collaboratori. È un libro utile per le «menti pensanti» che vogliano rinnovare la propria chiesa, mettendo a fuoco le cose essenziali dichiarate dal NT.

 

Vedi al riguardo la recensione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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ATTENZIONE AL PERICOLO MASSIMALISTA!

 

 di Nicola Martella

 

In campo dottrinale e morale il massimalismo è tanto grave quanto il liberalismo. Il liberalismo tende a mettere fuori uso i chiari comandamenti di Dio mediante una sofisticata dialettica. Il massimalismo tende a biblicizzare le proprie convenzioni e tradizioni, usando allegorie e speculazioni spiritualistiche. Il liberalismo tende a rendere piccolo ciò, che per Dio è grande. Il massimalismo tende a rendere grande ciò, che per Dio è piccolo. Abbiamo bisogno di realismo biblico e di realizzatori della volontà chiara ed evidente di Dio.

     Qui di seguito parleremo di «darbysmo», con cui s’intende una particolare forma di massimalismo legalistico. Ricalcando un vecchio spot che parlava di AIDS, mi viene da formulare il seguente motto: «Il massimalismo, se lo conosci, lo eviti; se lo eviti, non ti uccide».

     I seguaci del massimalismo legalista e militante che, come rulli compressori, non si fermavano dinanzi a nulla, pur di lievitare la massa dei credenti, esistevano già al tempo del NT. Paolo ebbe molto a che fare e a soffrire con loro, così le chiese da lui fondate, visto che si con le seguenti parole: «Dei falsi fratelli, introdottisi di nascosto, […] s’erano insinuati fra noi per spiare la libertà, che abbiamo in Cristo Gesù, col fine di ridurci in servitù. Alle imposizioni di costoro noi non cedemmo neppure per un momento, affinché la verità dell’Evangelo rimanesse ferma tra voi» (Galati 2,4s). Per certi aspetti, sembra che l’apostolo parlasse, oltre che dei giudaisti cristianizzati d’allora, proprio dei massimalisti odierni, verso i quali vogliamo mettere in guardia in questo scritto.

     Tempo fa, mi scrisse un giovane delle «Assemblee dei Fratelli», parlandomi di alcuni problemi, che ci sarebbero stati nella sua comunità. Poi aggiunse che un fratello, di cui lui aveva molta stima, gli aveva suggerito di non frequentare più tale chiesa locale, poiché si sarebbe contaminato ogni qual volta che avrebbe preso la cena del Signore con certi credenti che, a suo dire, erano fonte di contaminazione. Già a quel punto mi venne il sospetto chi fosse tale massimalista, che aveva suggerito cose del genere a tale giovane. Quest’ultimo mi chiese, quindi, un consiglio sul daffare. Gli scrissi che prima di rispondergli punto per punto, era mio desiderio sapere se tale fratello di sua stima si chiamasse «Paride Ginestra» (nome cambiato). Tale giovane non mi rispose mai più. Avevo colto nel segno.

     Giorni dopo, un responsabile di chiesa mi scrisse, chiedendomi un consiglio. Poiché erano le stesse cose, che mi aveva detto tale giovane, conclusi che «l’ispiratore» doveva essere lo stesso sopra citato, cosa che mi fu confermato. Allora scrissi più o meno quanto segue a tale responsabile di chiesa.

     Sinceramente, sospettavo che fosse proprio lui e che i temi fossero proprio quelli. È da tempo che sento cose del genere sul suo conto. Anche un mio contatto epistolare con lui, nel passato, mi ha mostrato che è mosso da uno spirito massimalista legalistico e che è molto militante in ciò. Vi consiglio di tenere lontano tale soggetto dalle vostre chiese, poiché lui (come i suoi modelli darbysti, che lo hanno preceduto) non conoscono creanza, ma si sentono investiti dall’alto (del loro narcisismo legalistico) per fare crociate sui temi loro propri, ossia quelli che hanno scelto come cavalli di battaglia. Non conoscono ritegno, quando scavalcano le autorità delle chiese locali (ma guai a toccare le loro!) e pretendono di essere super-anziani (cardinali!) e di mettere tutti e tutto in «forma», quella darbysta s’intende.

     Ciò che li anima, è il massimalismo. E ciò che non è uguale a loro, è già in partenza fuori dottrina. Nel loro legalismo, severità, intransigenza, rigore sono i loro motti, ma non tanto per le cose evidenti della Scrittura, evinte con un’esegesi contestuale, quanto per le loro convenzioni e tradizioni sacralizzate, che essi volentieri «impolpano» di presunta dottrina, ossia di apriorismi farciti di allegorismi, versettologie indebite, spiritualizzazioni arbitrarie, speculazioni e cose simili. Per loro la forma è tanto importante quanto la sostanza, almeno quella che essi intendono; perciò non conoscono misericordia con nessuno… almeno con quelli che non appartengono alla loro stretta famiglia. Insomma, come i Farisei, i loro biblici predecessori, spaccando il capello in quattro, colano moscerini e inghiottono cammelli. Ciò li costringe a vivere con una dicotomia esistenziale: nella vita pubblica con un’apparenza di irreprensibilità, per non essere giudicati, e con una vita privata molto schermata, dove si pratica ciò che fuori non si deve sapere; ciò genera l’ipocrisia. Il loro peggiore terrore è di contaminarsi con chi è meno «santo», ossia meno darbysta di loro.

     All’estero i darbysti hanno proprie chiese esclusivistiche, gruppi chiusi e impenetrabili, che vivono nel continuo sospetto di potersi contaminare con chi è diverso da loro. Il problema è che in Italia, tranne qualche singolo gruppuscolo, la maggior parte dei darbysti militanti vive nelle altre chiese. Li si incontra non solo nelle «Assemblee dei Fratelli», ma anche in altre formazioni ecclesiali, ad esempio in chiese pentecostali. Essendo persone militanti, il loro obiettivo è quello di lievitare tutta la massa col loro massimalismo. Molti di loro non sanno neppure che cosa sia il darbysmo, sebbene ce l’abbiano oramai nel DNA, ma ne condividono e praticano lo spirito massimalista.

     Ho conosciuto persone del genere che, per spaccare continuamente il capello per ogni questione, hanno finito poi di spaccare chiese, in cui si trovavano, dopo aver portato in esse anni e anni di tribolazione. Inutile parlare di sensi di colpa e simili: i detentori del «verbo darbysta» non conoscono vergogna né pentimento; anzi, nutrendo la «sindrome di Elia», si sentono gli unici veri credenti ancora rimasti. Inutile cercare di ragionare con tali massimalisti, poiché conoscono soltanto lo schema bianco e nero, senza alcuna altra sfumatura. Come rulli compressori appiattiscono alle loro convenzioni religiose tutto ciò, che trovano sulla loro strada.

     Sono un pericolo per l’autonomia e la libertà delle chiese locali e per la salute psichica e spirituale dei credenti stessi. Predicano alle anime libertà, nel caso che si convertano, ma poi subito dopo mettono i neofiti sotto gioghi e pesi di precetti massimalisti. Chi capita nelle loro mani, diventa un loro clone. Non a caso, in tali chiese lievitate dal darbysmo vi è un alto indice di «nevrosi ecclesiogena», ossia di disturbi della psiche generati da tale sistema religioso massimalista e oppressivo.

     Si fa bene a mettere in guardia contro tali estremisti pubblicamente e per iscritto. «L’uomo fazioso, dopo una prima e una seconda ammonizione, schivalo, poiché tu sai che un tale è pervertito e pecca ed è condannato da se stesso» (Tt 3,10s).

 

Per approfondire il sistema d’interpretazione, da cui nasce la sovrastruttura dottrinale massimalista, e per metterlo a confronto con il sistema d’interpretazione basato sull’esegesi contestuale, rimando a questo mio articolo: Nicola Martella (a cura di), «Il bianco, il nero e il grigio», Uniti nella verità, come affrontare le diversità (Punto°A°Croce, Roma 2001), pp. 82-91.

     Sull’origine del darbysmo si veda questo mio articolo: Nicola Martella (a cura di), «Da Darby al dispensazionalismo», Escatologia fra legittimità e abuso. Escatologia 2 (Punto°A°Croce, Roma 2007), pp. 101-107.

 

Attenzione al pericolo massimalista! Parliamone 1 {Nicola Martella} (T)

Attenzione al pericolo massimalista! Parliamone 2 {Nicola Martella} (T)

Il legalismo {Nicola Martella} (A)

Il legalismo? Parliamone {Nicola Martella} (T)

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/A1-Pericolo_massimalista_UnV.htm

04-11-2010; Aggiornamento: 07-11-2010

 

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