La «sana dottrina»,
quella biblica, la pratica del «frutto dello Spirito» e la ricerca della volontà
di Dio per l’oggi non sono cose opzionali per un credente biblico. Ingiuntivo
è per un discepolo di Cristo tutto ciò (e solo ciò), che è chiaramente comandato
nel nuovo patto.
Il pericolo dei
surrogati
I surrogati della fede del nuovo patto, così come si evince dal Nuovo
Testamento, sono specialmente il legalismo, il liberalismo e il misticismo. Il
liberalismo
mette la Scrittura fuori uso, affermando che la maggior parte dello cose erano
soltanto per quei tempi. Il legalismo sacralizza le scelte devozionali e
morali dei «padri» di un movimento e le considera «bibliche», leggendo la
Scrittura alla luce delle tradizioni e convenzioni religiose del proprio gruppo
d’appartenenza. Il misticismo vanifica ciò che «sta scritto» mediante
conoscenze evinte dalle esperienze estatiche ed entusiastiche.
I pericoli del
legalismo
Nei passati manicomi si mettevano i cosiddetti «matti» in camicie di forza
per impedire loro di farsi male. Il legalismo predica dapprima che Cristo
libera, poi, però, pretende di mettere i discepoli «a squadra» mediante morse
devozionali e colle morali, per rispecchiare l’unico modello di cultura
religiosa possibile, quello tramandato dai «padri» del proprio movimento.
Volendo impedire ai discepoli di farsi male e di farlo ad altri, chiama tali
«camicie di forza» religiose (quale ironia della sorte!) «sana dottrina» e
«libertà dello Spirito». Poi, si danno da fare per convincere le persone, a cui
hanno messo tali camici restrittivi, che tali precetti particolari sono per il
loro bene. Il legalismo è in pratica una sfiducia di base verso lo Spirito
Santo, nutrendo il sospetto che non sappia fare il suo «mestiere», ossia di
guidare i credenti in tutta la verità, ossia quella rivelata nella sacra
Scrittura.
I legalisti sono come quei genitori che, avendo timore che i loro figli possano
cadere dalla bicicletta, li costringono a guidarla con le rotelle di sostegno,
sebbene essi siano oramai grandi. Essi affermano: «È vero che le rotelle ti
impediscono la piena libertà, ma almeno non cadrai e non ti farai male».
Similmente, invece di insegnare ai credenti di vivere in «novità di vita» nelle
situazioni sempre nuove, che si presentano, ossia di preparare a vivere in modo
responsabile, cercando quale sia la buona e salutare volontà di Dio, i maestri
di legalismo costringono i credenti a vivere secondo il «manuale del
cristiano provetto», una raccolta di regole e norme, accumulate nel tempo e
rese «biblicamente accettabili» col consenso e la convenzione di gruppo.
I legalisti hanno una certa paura di contaminarsi e, perciò, si isolano
dagli altri. Giudicando come deviazione tutto ciò, che non corrisponde al loro
«stampo» dottrinale e morale, hanno la «scomunica» facile verso singoli e
comunità, che deviano dai binari della loro tradizione.
La cosa peggiore è che i legalisti si sentono autorizzati a indottrinare
anche i membri delle altre chiese, scavalcando in ciò nell’autorità anche i
conduttori delle chiese locali, che non ritengono all’altezza della situazione.
Quando agganciano i membri di altre comunità, il loro metodo è sempre lo
stesso, ad esempio: si creano sospetti verso la chiesa di provenienza e le loro
guide degli altri; si insinua sottilmente che la comunità, in cui l’altro è
inserito, ha abbandonato la fedeltà e la «sana dottrina»; si suggerisce di
vivere in una comunità con soggetti contaminati, ad esempio a causa di alcuni
peccati particolari perpetuati prima della conversione, e che contaminano ancora
gli altri, quando si prende insieme la cena del Signore; si insinua che il loro
modo di fare (modo di incontrarsi, di sedersi in sala, di condurre il culto e di
cantare, l’assenza o la presenza di certi strumenti musicali, il ritmo per
festeggiare la cena del Signore, i giorni da osservare, ecc.) corrisponda al
modello della chiesa apostolica delle origini; si asserisce che seguire le norme
della loro tradizione, sia vivere con una fede seria e santa; si minaccia
l’immane giudizio di Dio verso le altre comunità, che non vivono secondo le
convenzioni del legalismo.
Le alternative
bibliche al legalismo
Sono solito ricordare questo mio aforisma: «Il contrario di una menzogna, non è
per forza la verità, ma può essere una menzogna di segno contrario». Oppure:
«Chi teme di cadere da una parte del cavallo, cade spesso dall’altra». Proprio
così fanno alcuni che, per sfuggire alla morsa del legalismo, si rifugiano nel
liberalismo, mentre altri si danno alla pratica di esperienze mistiche o
estatiche. In pratica curano una ferita, facendone subito un’altra.
Ci sono
varie terapie concomitanti per il legalismo; eccone alcune. Una medicina è
costituita dalla pratica di un’esegesi contestuale della sacra Scrittura,
per verificare che cosa sia la chiara volontà di Dio per il nostro tempo; ciò
permetterà di riconoscere poi le tradizioni religiose e le convenzioni morali,
accumulate e ingiunte nel tempo dagli uomini. Un altro farmaco essenziale è la
pratica dell’amore della e misericordia fra i credenti; ciò
permetterà di combattere la grettezza d’animo tipica dei massimalisti. Un altro
rimedio è l’insegnamento e l’addestramento dei credenti alla maturità, al
discernimento e alla responsabilità personali. Infine, un altro
toccasana è la chiesa partecipata: comunione, partecipazione, pari
consentimento e impegno.
►
Il
legalismo? Parliamone
{Nicola Martella} (T)
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/A1-Legalismo_EdF.htm
22-09-2010; Aggiornamento:
24-09-2010 |