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La questione del lettore ▲
Caro fratello, seguo sempre con vero interesse i tuoi interventi sul sito. Ne
rimango arricchito. Ho seguito ultimamente la «disputa» sui profeti (nella quale
non voglio entrare nel merito, pur concordando sulla falsità di molti di essi).
Ti scrivo tuttavia per avere un tuo autorevole parere sul versetto di 1 Cor
13,8-10: «L’amore non verrà mai meno. Le profezie verranno abolite, le lingue
cesseranno; e la conoscenza verrà abolita; perché noi conosciamo in parte, e in
parte profetizziamo; ma quando la perfezione sarà venuta, quello che è solo in
parte, sarà abolito».
Non voglio addentrarmi in un’esegesi dei versetti, ma so che quanto Paolo si
riferisce alla venuta della perfezione, questo è un argomento molto dibattuto.
Secondo alcuni la perfezione sarebbe stata raggiunta quanto il NT fosse stato
completato, ma il v. 12 rende questa interpretazione improbabile. Secondo pochi
altri questo stato di perfezione non sarà raggiunto fin quando non saranno
stabiliti nuovi cieli e nuova terra. Altri dicono ancora che la perfezione
descrive lo stato della chiesa quando il programma di Dio per essa sarà
completato alla venuta di Gesù. C’è molto da dire in favore di questo punto di
vista, incluso il fatto che si accorda naturalmente con l’illustrazione della
crescita e della maturità che Paolo usa nei versetti successivi. Ti ringrazio
per l’accoglienza e ti abbraccio con amore fraterno. {Gianfranco Rosa;
15-12-2007}
La risposta ▲
Gianfranco ha ben descritto le varie posizioni teologiche su questi versi; io le
chiamerei come segue: ▪ 1) Ipotesi del canone; ▪ 2) Ipotesi della parusia
(secondo avvento); ▪ 1) Ipotesi neo-creazionista.
■ I verbi: Paolo descrisse le attività presenti con presente (conosciamo,
profetizziamo), quelle venture con futuro (verranno abolite, cesseranno, verrà
abolita, sarà venuta, sarà abolito). Si noti pure il passaggio dei primi tre
verbi: passivo (abolire) - medio (cessare) - passivo (abolire); è evidente che
Paolo fece una distinzione fra ciò che verrà abolito (conoscenza, profezie) e
ciò che cesserà (glossolalia). Per l’approfondimento si veda sotto.
■
Glossolalia: Abbiamo visto che nei primi tre verbi futuri, il secondo è
fuori rima! Nell’articolo «Glossolalia allo specchio»,
Carismosofia, pp. 69-83, faccio notare che in 1 Cor 13,8 è
scritto in greco: «quanto alle lingue, esse cesseranno di per sé», ossia
un poco alla volta; qui in greco c’è come forma verbale il «medio» non un
attivo. Se si studia la storia della chiesa, si prenderà atto che già nel 2°
secolo la glossolalia estatica era praticata solo da gruppi marginali e con
dottrine gnostiche. Poi la glossolalia cadde pressoché nell’oblio fino alla
«riscoperta» all’inizio del 20° secolo. Sebbene essa fosse marginale nel NT (fu
menzionata alla fine dei carismi in 1 Cor 12 e svalutata da Paolo rispetto alla
profezia in 1 Cor 14), essa fu promossa dottrinalmente a particolare
manifestazione del cosiddetto «battesimo nello Spirito» quale presunta seconda
esperienza.
■
Conoscenza e profezie: Esse verranno abolite. Il verbo greco katarghéō
significa «mettere fuori uso, rendere senza significato» e al passivo significa
«scomparire». Anche le azioni dello Spirito più apprezzate verranno messe fuori
uso.
Per prima cosa, per «profezie» e «conoscenza» si intende la sacra Scrittura, che
allora era l’AT. Non si tratta della «conoscenza assoluta», ma di ciò che Dio ha
rivelato nella storia. Sebbene le sacre Scritture (ebraiche e cristiane) siano
assolutamente importanti in questo tempo, sono solo parziali se confrontati con
la «perfezione» che verrà. È logico che ciò che è parziale, venga abolito.
Ciò che induce a pensare che l’abolizione sia venuta con la completezza del
canone, dipende dal verbo «profetizziamo». Poiché alcuni gruppi usano il verbo
profeteuō «proferire, proclamare» in modo errato nel senso di «predire», ciò
li ha indotti ad affermare che non esiste più tale tipo di «profezia» e che essa
sia cessata con la fine del canone. Quindi la «perfezione» sarebbe la Bibbia
stessa.
I «profeti», ossia i «proferitori, proclamatori», ricorrono però nei cataloghi
delle funzioni (1 Cor 12) e dei ministeri (Ef 4) e servono per l’edificazione
della chiesa, accanto a tutti gli altri. Ecco che cosa appare, se traduciamo
radicalmente: «Ed è lui che ha dato gli uni, come missionari; gli altri, come
proclamatori; gli altri, come araldi; gli altri, come pastori e insegnanti,
12per il perfezionamento dei santi, per l’opera del ministero, per la
edificazione del corpo di Cristo» (Ef 4,11s). [►
Profeti del nuovo patto]
La questione sta quindi tutta lì che cosa siano i «profeti» all’interno del
nuovo patto. Al tempo in cui fu scritto il NT, la Bibbia delle chiese era
costituita dalle sacre Scritture ebraiche (l’AT). Dato l’alto costo di
produzione, solo pochi ricchi e privilegiati potevano permettersi di averle.
Perciò quando una chiesa locale si incontrava, se essa possedeva le sacre
Scritture ebraiche, i credenti ne facevano la pubblica lettura e traevano da
essa ispirazione per l’esortazione e l’ammaestramento: Perciò Paolo aveva
ingiunto a Timoteo: «Attendi finché io torni, alla lettura, all’esortazione,
all’insegnamento» (1 Tm 4,13). In seno all’assemblea cristiana
l’interpretazione ispirata delle sacre Scritture ebraiche specialmente in senso
cristologico era anch’essa chiamata «profezia» o «profetare». Infatti l’angelo
disse all’apostolo Giovanni: «La testimonianza di Gesù; è lo spirito della
profezia» (Ap 19,10). [►
Profezia e profetare nel NT]
Profetare era quindi un parlare ispirato basato sulla lettura comune della sacra
Scrittura al fine di edificare, esortare e consolare. Non era un parlare
assoluto, poiché era soggetto alla valutazione degli altri. [►
Profeti nel Nuovo Testamento]
■ La perfezione: Essa non è venuta con il completamento del canone. Anche
dopo attingiamo dalla Scrittura conoscenza e profezie (= messaggi dei profeti).
Anche ora che abbiamo il canone completo, insegniamo la conoscenza biblica (sana
dottrina) e «profetiamo», ossia applichiamo in senso pastorale e cristologico la
Scrittura. La perfezione coincide con l’avvento del Messia. In Fil 3,12 giungere
alla perfezione era per Paolo il momento in cui avrebbe ricevuto il premio (vv.
12.14), quindi all’avvento del Signore. La perfezione era qualcosa che stava
davanti e a cui i credenti del nuovo patto sarebbero giunti insieme ai santi
dell’AT (Eb 11,40; 12,1s). Il regno messianico viene visto come un tempo di
perfezione storica, sociale e culturale. Quando avremo il legislatore fra noi,
che darà leggi secondo il bisogno nella nuova realtà, allora la Bibbia sarà un
importante documento storico, ma niente di più. La conoscenza biblica attuale
sarà abolita, lasciando spazio alla completa conoscenza, che il Messia
comunicherà ai suoi seguaci e il mondo intero (cfr. Is 2,3). Per
l’approfondimento si veda in Nicola Martella (a cura di), Escatologia biblica
essenziale.
Escatologia 1 (Punto°A°Croce, Roma 2007), l’articolo
«Il regno messianico», pp. 273-283.
«Infatti
ora vediamo come in uno specchio [=
rame levigato], in modo oscuro; ma allora
vedremo faccia a faccia; ora
conosco in parte; ma allora
conoscerò appieno, come anche sono stato appieno conosciuto» (1 Cor 13,12).
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_BB/A1-Perfez_aboliz_Mds.htm
16-12-2007; Aggiornamento: 16-01-2008 |