Una cosa del genere non m’era mai successa. Volevo lasciare nell’anonimato
il mio interlocutore, che si fregia ora del titolo di «pastore», ora di
«apostolo», essendo anche chiamato «reverendo» e addirittura «vescovo» quando ha
che fare con credenti africani; per questo gli avevo dato uno pseudonimo. Lui,
riconoscendosi in tale discussione pregressa, mi telefonò da Palermo un paio di
volte per dirmi di sentirsi offeso per non aver usato il suo vero nome e
cognome. Rimasi sorpreso. Infatti, in genere avviene il contrario. Gli
chiesi di confermare il tutto per iscritto; infine, m’è pervenuta una
nota, che ho inserito nell'articolo di riferimento.
In certe chiese c’è tutta una gara ad appuntarsi etichette altisonanti sul petto
e ad aumentarne la dose nel tempo. Tempo fa, un conduttore di chiesa, che
chiamiamo «Ennio Virgilio», si chiamava e faceva chiamare «profeta “Ennio
Virgilio”» e così si firmava nelle lettere circolari, che ricevevo.
Ultimamente mi ha sorpreso constatare che ora si fa chiamare «apostolo “Ennio
Virgilio”». Si tratta di un aumento di gradi? Si veda nel primo contributo.
Nota editoriale: Filippo Bonello è un credente, che vive in Belgio. Egli
mosso da compassione, ma mandato in giro la seguente e-mail, che gli è arrivata
da chi si firmava col titolo di «profeta». Non ha probabilmente notato
come si firmava il mittente o non gli ha dato molta importanza. Il nome del
«profeta» l'ho cambiato con uno pseudonimo, poiché qui ci interessa il
fenomeno in sé. Il contributo e la mia prima risposta si trovavano in una
rubrica, che ora non c'è più; per questo riprendiamo il tutto qui.
■
Contributo:
Pace del Signore. Volevo chiedervi cortesemente di mettere nelle vostre
preghiera Maria. Maria [...] ha solo 12 anni ed ha un tumore al cervello. I
medici purtroppo gli hanno dato pochissimo tempo di vita. Lunedì sera saremo a
casa sua per pregare per lei e per la sua guarigione. Grazie e che Dio vi
benedica. Profeta «Ennio Virgilio»
{12-03-2009}
▬
Risposta 1
(Nicola Martella):
Caro Filippo, ho pregato volentieri per Maria, di cui sento compassione.
Ma mi dissocio però da coloro, che si
chiamano «profeti» perché nominati da sé o da altri, e quindi
anche dal «profeta
Ennio Virgilio», di mia conoscenza epistolare. Nel NT non è mai scritto
il «profeta Paolo» o altro nelle epistole. Penso che sia un grave e
infausto abuso di potere. Sul sito spiego anche il perché. [►
Carismaticismo: Profeti;
►
Profeta con nome nel NT] Penso che mandare in giro e-mail così
firmate renda colpevoli chi lo fa, come pure chi le diffonde in buona fede,
poiché normalizza tali cose e alimenta il narcisismo di tali persone. Io mi
dissocio dalle opere infruttuose di tale presunto «movimento profetico». Perché
uno di tali autonominati «profeti», come il
«profeta Ennio Virgilio»,
non ci dice se Maria vivrà o morirà, ancor prima di andare a pregare da
lei? Se è un «profeta» di Dio, come afferma, dovrebbe saperlo, no? Se, al
contrario, è solo un «profeta» fatto da sé o da altri, allora certo non può
saperlo.
Visto che il cosiddetto «movimento profetico» carismaticista ha illustri
padri, la Bibbia prende spesso posizione contro
sedicenti e autonominati profeti: «Io ho udito quel che dicono i profeti
che
profetizzano menzogne nel mio
nome, dicendo: “Ho avuto un sogno! ho avuto un sogno!”. Fino a quando durerà
questo? Hanno essi in mente, questi profeti che profetizzano menzogne, questi
profeti dell’inganno del cuor loro,
pensano essi di far dimenticare il mio nome al mio popolo coi
loro sogni che si raccontano l’un
l’altro, come i loro padri dimenticarono il mio nome per Baal [= patrono]? Il
profeta che ha avuto un sogno, racconti il sogno, e colui che ha udito la mia
parola riferisca la mia parola fedelmente. Che ha da fare la paglia col
frumento? dice l’Eterno. La mia parola non è essa come il fuoco? dice l’Eterno;
e come un martello che spezza il sasso? Perciò, ecco, dice l’Eterno, io vengo
contro i profeti che
rubano gli uni agli altri le mie parole.
Ecco, dice l’Eterno, io vengo contro i profeti che
fanno parlare la loro propria lingua,
eppure dicono: “Egli dice”. Ecco, dice l’Eterno, io vengo contro quelli
che profetizzano sogni falsi, che
li raccontano e traviano
il mio popolo con le loro menzogne e con la loro temerità, benché
io non li abbia mandati e non
abbia dato loro alcun ordine, ed essi non possano recare alcun giovamento a
questo popolo, dice l’Eterno» (Geremia 23,25-32).
▬
Replica
(Ennio Virgilio, ps.):
Molto tempo dopo, egli mi ha scritto, tra altre cose, quanto segue.
«Non mi sono mai autonominato profeta, ma sono
stato riconosciuto in questo ministero attraverso un atto ufficiale nella
chiesa, che ho co-fondata insieme a un altro servitore di Dio. Nella nostra
chiesa noi crediamo in questa funzione ministeriale in base a quanto scritto
nella Parola di Dio. Il fatto di non condividere questa verità bibliche, non ti
autorizza in alcun modo a diffamare i servitori di Dio dicendo cose, che
non sono vere, e pubblicandole attraverso mezzi di diffusione di massa come
internet o altro». {21-09-2010}
▬
Risposta 2
(Nicola Martella): Capisco che
«Ennio Virgilio» abbia espresso in tale occasione, come egli aggiunge, «tutta la
mia delusione e tutto il mio disappunto». Poi, come al solito, in tali casi si
parla impropriamente di «diffamazione» e si minaccia così: «...inoltre è
reato penale punibile per legge in base all’art. 595 del codice penale».
Esprimere le proprie idee non è mai stato reato in una democrazia. La
diffamazione è altra cosa, ben descritta dal codice penale, e non
riguarda cose del genere. In ogni modo, meraviglia come
il «profeta Ennio Virgilio» abbia cambiato, in così breve tempo, la
casacca, diventando ora «l'apostolo Ennio Virgilio». Basta farsi
riconoscere dalla chiesa, che si è co-fondata, mediante un atto ufficiale! Che
ci sarà mai al prossimo gradino
dell'evoluzione carismaticista?
2. {Gianni
Siena}
▲
In Italia, i titoli
dati al conduttore di chiesa non sono molti, ma qualcuno di tali pastori ci
tiene molto al suo ruolo. Per esempio, mi fu riferito che un gruppo giovanile
ebbe un conflitto con il pastore. Questo per imporre la sua opinione, pur avendo
torto, esclamò: «Dopo Dio, ci sono io!». Complimenti» al cosiddetto
servo! Questa è la china, che più di una chiesa ha preso; e in quanto ad
«autorità» esercitata, qualche «pastore» non scherza minimamente!
Stamattina, ragionavo appunto di questo. Molti evangelici sono tali
perché non venerano e pregano i santi, non riveriscono più preti e papa, ma
hanno una considerazione del pastore ancora di stampo cattolico.
La «sottomissione» dovuta ai conduttori è basata in gran parte sulla
fiducia: la stessa, che un figlio o una moglie hanno verso il capofamiglia.
Questa implica ubbidienza consapevole, che sa anche dire «no» al caso; ma il
mondo cristiano non sembra molto impressionato dal suo passato di schiavitù agli
uomini. I cristiani non leggono il Vangelo, nel quale Gesù dice da qualche
parte: «Non chiamate nessuno “maestro” (...) “guida” (...)
“padre”» (= i tre significati di «rabbino»). Abbiamo un Padre celeste e un
Maestro, mandato dal Cielo, nessuno dovrebbe coprire di onori e titoli
gli uomini, solo perché conoscono (?) la Bibbia meglio di noi; essi dovrebbero
condividere la loro conoscenza della Scrittura, senza aspettarsi alcunché in
cambio. Questo ero lo spirito che animava i servi di Cristo nella prima
generazione di credenti, contro un mondo circostante, che faceva invece caso a
queste cose.
Il pastore, l’anziano, i monitori delle classi di scuola domenicale, i diaconi,
sono fratelli degni di ogni rispetto e affetto...
ma fermiamoci a questo per non
ritrovarci su una strada, che il cattolicesimo ha già percorso.
L’unica «autorità» è Dio stesso e il suo Unto Gesù Messia. Voglio bene
ai fratelli preposti al servizio della Parola e alla conduzione dell’assemblea,
li rispetto. Ma nessuno di loro venga a dirmi di poter esercitare
«autorità» sulla mia persona... potrebbe trovarsi su un treno diretto (con
biglietto di sola andata) a quel «paese», che non si nomina mai!
{25-04-2011}
3. {Luisa
Lauretta}
▲
1. «Se alcuno
vuol essere il primo, dovrà essere l’ultimo di tutti e il servitore di tutti»
(Marco 9,35).
Caro Nicola, questo è il primo verso che mi è saltato alla mente leggendo il tuo
articolo. Da qualche tempo mi ponevo anch’io la stessa domanda, come mai
«servitori di Dio» si rivestono di vari titoli, come tu stesso li
definisci, altisonanti? I
discepoli, al tempo del Nuovo Testamento, non si attribuivano nessuna
santità o potenza personale, benché operassero miracoli e guarigioni tra la
folla. Mi rendo conto che molte grandi organizzazioni ecclesiastiche e uomini di
Dio oggi si vantano della loro «potenza», della loro «influenza», dei
loro «doni spirituali», o della loro «popolarità», dovuti alla loro eccellente
organizzazione, ai loro servizi d’adorazione con fenomeni sensazionali (cadute,
sonni spirituali), ecc.
L’apostolo
Paolo ci mette in guardia contro queste persone, che mantengono l’apparenza
della religiosità, ma che hanno rinnegato ciò che ne fa la forza e ci avverte di
allontanarci da loro. Ancora Paolo, uomo colto e sapiente, diceva: «Benché
anche nella carne io avessi di che gloriarmi. Se qualcun altro pensa di che
gloriarsi nella carne, io lo posso fare molto di più» (Filippesi 3,4).
Oggi più che mai, caro Nicola, si dovrebbe dare più valore alla potenza di Dio,
alla sua Parola. La chiesa ha un urgente bisogno di servi fedeli,
ubbidienti e umili, che possano dire come il Giovanni Battista: «Bisogna
ch’egli cresca e che io diminuisca» (Giovanni 3,30). Grazie per tutto ciò
che fai, Dio ti benedica grandemente.
{25-04-2011}
2. «Poiché noi non osiamo annoverarci o paragonarci con certuni che
si raccomandano da sé; i quali però, misurandosi alla propria stregua e
paragonando sé con se stessi, sono senza giudizio. Noi, invece, non ci
glorieremo oltre misura, ma entro la misura del campo di attività di cui Dio
ci ha segnato i limiti. […] Ma chi si gloria, si glori nel Signore. Poiché non
colui che raccomanda se stesso è approvato, ma
colui che il Signore raccomanda» (2 Corinzi 10,12-13.17-18) C’ è
sempre molto da imparare dalla Parola di Dio! Dio ti benedica Nicola.
{27-04-2011}
4. {Pietro
Calenzo}
▲
Carissimo Nicola, a
mio modesto parere il mondo evangelico di Facebook, non è l’esatta
rappresentazione della realtà concreta della stratificazione del mondo
evangelico nella realtà oggettiva. A partire dal post-wesleysmo di matrice
metodista in poi, molti movimenti del risveglio, come i quaccheri, gli Hamish,
le Assemblee dei Fratelli, i Darbysti (queste due ultime su tutte), lo stesso
primitivo movimento pentecostale classico, i vari Seymour, Bartleman ed Evans
(meno Parham) hanno più o meno tutti scritturalmente ricercato e pallinato il
sacerdozio universale, e una scritturale fratellanza senza eccessive
distinzioni ridondanti. Altra situazione vivono le chiese figlie della
Riforma, ma in tale quadro è da comprendersi e da sottolinearsi che le varie
denominazioni originatesi dalle Riforma venivano fuori da undici secoli di
completo e disastroso oscurantismo teologico e scritturale, dove le menzogne e
le idolatrie erano impregnate di ben poche verità bibliche.
Concordo anche che la Scrittura è molto chiara su affabulanti titoli, che
taluni sogliono affibbiarsi o proporsi nel mondo d’Internet (ricordiamoci invece
gli apostoli più importanti come Pietro, Paolo, Giovanni e la loro umiltà). La
Parola di Dio ci parla dei servizi e carismi, anziani, diaconi,
evangelisti, missionari (o apostoli fondatori di nuove assemblee), dottori nella
primigenia chiesa. Il mondo evangelico su Facebook invece suole addobbarsi di
titoli come vescovi, vescove (ho scritto bene), profetesse, apostoli,
apostolesse, pastoresse e quant’altro. Tuttavia, ribadisco per quelle che sono
le mie esperienze, il quadro oggettivo è molto più rassicurante dell’etereo (in
ogni senso) mondo evangelico su Facebook. Un grande abbraccio nel Signore Gesù.
Benedizioni nel suo santo nome.
{25-04-2011}
5. {Jonathan De
Felice}
▲
Pace, fratello
Nicola, ho davvero letto con interesse questo tuo articolo. Anch’io ultimamente
sto pensando a questa situazione nella chiesa italiana, in cui sembra che si
senta il bisogno di essere «riconosciuti» in qualche maniera nella
propria posizione, che poi si manifesta con l’(auto)attribuzione di titoli.
Credo che ciò sia dovuto al nostro background culturale, in cui sembra che ogni
cosa debba essere definita «razionalmente» e non valutata spiritualmente. Alcuni
credono che basti riportare l’uso di questi titoli nella chiesa (che poi bisogna
valutare se ci sia mai stato un reale uso), per capovolgerne le sorti.
Ho oltretutto questa ferma opinione che chi cerca il successo nella chiesa, è
perché è un
fallito nel mondo e cerca la propria soddisfazione nella chiesa, sfruttando
l’ignoranza e la semplicità dei fratelli. Non dice la Scrittura che il loro dio
è il loro ventre? Non giudico il fratello in questione, Dio conosce il suo
cuore, ma sicuramente, come dice la Scrittura, questa è un’eventualità poi non
così remota nell’ambito della chiesa universale.
E sì, sembra auto-narcisismo. Ultimamente Dio mi sta insegnando ad
accettare quello che sono, pregi e difetti inclusi. Se Lui in qualsiasi
momento mi chiama a fare qualsiasi cosa, so che non è perché me lo merito, ma
per la grazia che mi è stata concessa. Paolo stesso, quando dava indicazioni ai
fratelli, premetteva sempre che era per la grazia di Dio che poteva
esercitare l’autorità su di loro. Er un’autorità che supplicava
i credenti a vivere vite sante, semplicemente per l’amore che Paolo provava
per loro e affinché potessero essere la sua corona nel giorno del Signore. Per
quanto riguarda la chiesa, Paolo ordinava che i fratelli vivessero secondo
certe regole, affinché Cristo e la sana dottrina non fossero bestemmiati da
quelli di fuori, affinché l’amore, che portavano gli uni verso gli altri, fosse
la prova per quelli di fuori che Dio era in mezzo a loro.
Io rimango dell’opinione che il fondamento dell’insegnamento cristiano è
racchiuso in questi versi in Atti 15 e 1 Tessalonicesi 4:
«Infatti è parso bene allo Spirito Santo e a noi di non imporvi altro peso
all’infuori di queste cose, che sono necessarie: di astenervi dalle carni
sacrificate agli idoli, dal sangue, dagli animali soffocati, e dalla
fornicazione; da queste cose farete bene a guardarvi» (Atti 15,28s). «Soltanto
ci raccomandarono di ricordarci dei poveri, come ho sempre cercato di fare»
(Galati 2,10).
«Perché questa è la volontà di Dio: che vi santifichiate, che vi
asteniate dalla fornicazione, che ciascuno di voi sappia possedere il proprio
corpo in santità e onore, senza abbandonarsi a passioni disordinate come fanno
gli stranieri che non conoscono Dio; che nessuno opprima il fratello né lo
sfrutti negli affari; perché il Signore è un vendicatore in tutte queste
cose, come già vi abbiamo detto e dichiarato prima. Infatti Dio ci ha chiamati
non a impurità, ma a santificazione. Chi dunque disprezza questi
precetti, non disprezza un uomo, ma quel Dio che vi fa anche dono del suo Santo
Spirito» (1 Tessalonicesi 4,3-8).
Dovrebbero essere
queste le tematiche, su cui dovrebbe dispiegarsi e ampliarsi tutto
l’insegnamento cristiano. Ora non reclamo libertà, usandola come sfogo
alla ribellione, ma avendo in mente il comandamento di astenermi da ogni male
e ogni apparenza di male, credo che per molte tematiche i credenti dovrebbero
essere lasciati alla propria convinzione di coscienza, senza «imporvi altro
peso». Purtroppo riconoscendo che non è così, se, mangiando carne, causo la
caduta di un fratello, per amore del fratello non mangerò più carne. Purtroppo,
la mia libertà cristiana è così limitata (ma lo faccio volentieri perché
voglio camminare secondo amore e non essere condannato per le cose che approvo),
limitata dai pesi che vengono messi sui fratelli dalla coscienza più debole. Dio
ci benedica. {27-04-2011}
6. {}
▲
7. {}
▲
8. {}
▲
9. {}
▲
10. {}
▲
11. {}
▲
12. {Vari
e brevi}
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