Qui di seguito diamo modo di discutere l’articolo «Padri incestuosi», in cui è stato presentato questo increscioso soggetto, che costituisce il dramma di chi lo
subisce. Le persone più amabili possono trasformarsi in carnefici, quando
superano il limite morale e il loro «amore» diventa morbosità. Allora i loro
protetti diventano le loro vittime, germogli calpestati, anime ferite, uccelli
dalle ali spezzate…
Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre
esperienze, idee e opinioni?
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1.
{Emilio Spedicato} ▲
La risposta ha
due livelli.
■ Da una parte, l’incesto di per sé è un fatto neutro, certamente fu praticato
fra i figli e figlie d’Adamo; erano una ottantina stando a fonti extrabibliche.
E fu praticato di norma nel matrimonio all’interno di dinastie reali come quelle
Incas (che pure era ferocissima contro gli omosessuali, se ce ne era uno solo in
un villaggio l’intero villaggio veniva distrutto, vedasi Garcilaso Lopez de la
Vega...) e quell’egizia. La prima moglie doveva essere la sorella maggiore e
poteva essere sostituita in certi casi dalla madre. Idem per la nobiltà
zoroastriana. Il motivo di questo fatto, comunemente praticato dagli animali e
quindi espressione della natura, è che se i due non hanno difetti genetici
nemmeno la loro prole li avrà. Quindi è il metodo migliore per conservare la
purezza della stirpe, ovvero dei discendenti delle sette (!)
speciali coppie «create»
nel Giardino dell’Eden, leggasi i testi sumeri della creazione che anche
c’informano, cosa che la Bibbia non fa, che alle sette coppie fu dato il dono
d’una anima immortale (l’uomo esisteva prima, ma privo d’anima immortale è da
presumere... Quindi qui anche l’origine della proibizione dell’incesto per il
volgo. Papa Borgia evidentemente si
riteneva superiore al volgo...
■ Dall’altra, una violenza contro un bambino è, alla luce dell’Evangelo, il
peggiore dei peccati, il cui rimedio suggerito è il suicidio: non con una corda
che si può rompere (successe a Artur Rubinstein) o con il veleno cui si può
essere immuni (successe a Mitridate che se ne era immunizzato con una miscela di
54 veleni, presa per anni in piccola dosa), ma buttarsi nel mare con una macina
al collo. Sottinteso un mare abbastanza profondo.
Poi in pratica non giudicare per non essere giudicato, solo il Padre
Eterno […] conosce i motivi. Molte persone hanno turbe genetiche o del loro
sviluppo morale e intellettuale, ergo... nessun giudizio umano può penetrare le
radici di queste azioni, tuttavia la sicurezza della comunità chiede una decisa
azione di difesa.
■ Nelle famiglie contadine della Basilicata è ben noto che l’incesto era
praticato in quasi tutte le famiglie, ancora a inizio del ’900. D’altronde quale
è l’età cui si è adulti? Oggi a 40 anni i giovani sono bamboccioni, autorevole
parere d’un ministro; prima le donne si sposavano subito dopo la maturazione
sessuale, a 13-14 anni, fatto necessario visto che l’età media in India era
all’inizio del Novecento di 17 anni!!!! E stando al Vangelo dei Nazarei, numero
uno per informazione fra tutti gli apocrifi che ho letto, Maria aveva poco più
di 14 anni quando nacque Gesù. E visto che i bambini da madri giovani sono
geneticamente superiori, la nostro società che rimanda il matrimonio compie un
colossale errore biologico. {2 febbraio 2009}
2.
{Nicola Martella} ▲
■ Come al solito, Emilio Spedicato, amante di miti e leggende e che io definisco
misteriosofo, mette troppa carne a cuocere. Ogni volta ho un
dubbio se lui legga per intero l’articolo di riferimento, o se già il titolo
scatena in lui tutta una serie di associazioni, di cui liberarsi… quasi per
catarsi intellettuale. Nell’articolo si trattava della triste storia di una
donna, il cui padre è stato carnefice fin dalla tenera età. In esso non ho
voluto affrontare l’incesto in tutta la sua problematica (l’ho fatto nel mio
libro «Disturbi
e abusi»), ma ho parlato solo dei «padri incestuosi».
Come al solito questo professore dell’università di Bergamo dà credito alle
fonti extrabibliche e alle epopee mesopotamiche, prima ipotizzando e poi
accreditando che le coppie create nell’Eden siano state sette! Non mi dilungo in
merito, avendo già scritto in merito nell’articolo «La Genesi e l’antico Medio
Oriente», Temi delle origini,
Le Origini 1 (Punto°A°Croce, Roma 2006), pp. 169-180. A noi interessa
soprattutto la testimonianza biblica; essa afferma che, essendo stato
creato Adamo per primo, tutti gli uomini siano stati tratti poi da una sola
coppia primordiale, chiamati anche per nome (’Ādām e Ḥawwāh).
Ciò fu confermato anche per genealogia (Lc 3,38). Paolo, parlando di Dio, affermò
perciò nell’areopago d’Atene: «Egli ha tratto da un solo tutte le nazioni
degli uomini» (At 17,26). «Adamo fu formato per primo, e poi Eva» (1
Tm 2,13). Inoltre la Genesi non ci parla di una presunta «anima immortale», ma
del fatto che l’uomo fu creato a «immagine di Dio», quindi secondo una specie
particolare, e l’uomo stesso era una «anima vivente» fin dall’inizio, fatto di
spirito e corpo (Genesi 2,7). L’unico immortale è e rimane Dio soltanto (1 Tm
1,17). Per i dettagli rimando al mio libro «Esegesi delle origini»
(Le
Origini 2).
Gli esempi portati da Emilio Spedicato non riguardano i «padri incestuosi», ma i
connubi fra fratelli e sorelle (Incas, Egiziani, Zoroastriani o Parsi) e molto
più raramente con la propria madre. Come è stato fatto notare, erano privilegi
dei potenti che credevano di preservare così la loro stirpe ritenuta divina.
Nella
legge mosaica fu preteso da Dio una condotta morale e uno stile di vita
diverso dai popoli circonvicini: «Non farete quel che si fa nel paese
d’Egitto dove avete abitato, e non farete quel che si fa nel paese di Canaan
dove io vi conduco, e non seguirete i loro costumi» (Lv 18,3). Poi passa a
sentenziare: «Nessuno si accosterà ad alcuna sua parente carnale per scoprire
la sua nudità» (Lv 18,6). Infine segue un lungo elenco di rapporti illeciti
da evitare, pena l’ira divina e la morte (v. 29), caratterizzati
dall’espressione: «Non scoprirai la nudità di…» (vv. 7ss). In pratica
erano esclusi, oltre all’omosessualità e all’adulterio, ogni tipo di unione
sessuale con un parente diretto (padre, madre, fratello, sorella, zia, zio) o
acquisito (nuora, genero, cognata, cognato). La menzione di Molok (Ba`al
Melek; v. 21) significa che tali rapporti illeciti, definiti «costumi
abominevoli», avvenivano duranti i culti di tale divinità molto diffusa nel
Medio Oriente. In Canaan tali accoppiamenti durante le orge in onore di Ba`al e
di Astarte erano ricorrenti e non riservati ai nobili. Similmente segue un
elenco di tali relazioni illecite in Levitico 20, che termina affermando: «E
non adotterete i costumi delle nazioni che io sto per cacciare d’innanzi a
voi; esse hanno fatto tutte quelle cose, e perciò le ho avute in abominio» (v.
23; cfr. il contrasto con 2 Re 17,7ss.19). Con orrore Dio condannò le
pratiche pagane assimilate da Israele e Giuda e destinò i fautori al giudizio
storico: «E in te si scoprono le vergogne del padre, in te si violenta la
donna durante la sua impurità; in te l’uno commette abominazione con la moglie
del suo prossimo, l’altro contamina d’incesto la sua nuora, l’altro violenta la
sua sorella, figlia di suo padre» (Ezechiele 22,10s).
■ La reminiscenza biblica che Emilio Spedicato ha della Bibbia, mostra la
gravità e l’orrore dell’abuso di un adulto su un minore. Il testo greco
recita in modo abbastanza neutrale: «Ma chi dà occasione di peccato a uno di
questi piccoli, che credono in me, per lui sarebbe meglio che una macina da
mulino fosse appesa al suo collo e che fosse inabissata nel fondo del mare»
(Mt 18,6). Non è scritto chi debba appendere tale gran peso al suo collo, ma che
tale macina dev’essere inabissata in mare aperto con tale persona al seguito; è
ciò «sarebbe meglio per lui». Il brano parallelo di Luca 17,2 col suo «piuttosto
che» suggerisce che chi, potendo dare occasione di peccato a un minore, «sarebbe
meglio per lui» (ossia per la salvezza della sua anima) esplicare da sé tale
sanzione, quindi prima che accada l’irreparabile, ad esempio che l’incontinente
pedofilo o incestuoso avvii un minore a tali pratiche.
Quanto al
non giudicare per non essere giudicato, non bisogna scadere in un
buonismo umanista. Paolo affrontò un caso di incesto presente nella chiesa di
Corinto: «Si ode addirittura affermare che v’è tra voi fornicazione; e tale
fornicazione, che non si trova neppure fra i Gentili; al punto che uno di voi si
tiene la moglie di suo padre» (1 Cor 5,1). Egli richiese che colui, che
aveva commesso quell’azione, fosse messo fuori comunione (v. 2). Egli stesso
aveva deciso che quel tale fosse «dato in man di Satana, a perdizione della
carne, affinché lo spirito sia salvo nel giorno del Signor Gesù» (v. 5).
Egli parlò poi del «vecchio lievito», ossia dei costumi pagani, caratterizzati
da malizia e da malvagità (vv. 7ss). Egli concluse suggerendo ai Corinzi di non
mischiarsi con alcuno che, chiamandosi fratello, fosse ad esempio un
fornicatore: «Con un tale non dovete neppure mangiare» (v.11). Egli non
terminò bonariamente dicendo di non giudicare, ma esortò a farlo: «Ho io
forse da giudicar quelli di fuori? Non giudicate voi quelli di dentro? Quelli di
fuori li giudica Dio. Togliete il malvagio di mezzo a voi stessi!» (v. 12).
L’Evangelo ha portato il cambiamento in coloro che, vivendo nel paganesimo,
esercitavano pratiche abominevoli, tra cui sono elencate le seguenti categorie:
fornicatori, adulteri, effeminati, sodomiti, i quali erano esclusi così dal
regno di Dio; poi però Paolo aggiunse il mutamento di stile di vita: «E tali
eravate alcuni; ma siete stati lavati, ma siete stati santificati, ma siete
stati giustificati nel nome del Signor Gesù Cristo, e mediante lo Spirito del
Dio nostro» (1 Corinzi 6,9ss).
■ Quello che facevano le famiglie contadine della Basilicata, può essere
interessante (sebbene raccapricciante), ma non deve fare testo ai fini di
definire ciò che è morale. Inoltre all’autore di questo sito interessa
principalmente ciò che afferma la sacra Scrittura. Che i quarantenni siano
ancora dei «bamboccioni» e curiosamente chiamati «ragazzi» dai cronisti, quando
scrivono di fatti eclatanti, non è molto incoraggiante ai fini di una società
che dovrebbe invece essere matura e responsabile. Questo aspetto culturale non
può essere un criterio per stabilire le regole morali, le colpe e le sanzioni.
Il relativismo non aiuta né la verità né la giustizia.
Quanto all’età in cui le ragazze andavano a marito nel passato (o ci
vanno oggi altrove nel mondo), non è questo il tema di discussione. giustamente,
come è stato fatto osservare, l’età maritale dipende dall’attesa di vita. Ciò è
qualcosa di diverso dall’incesto fra padre e figlia o fra fratello e sorella.
Detto questo, si può concordare sull’«errore biologico» delle società
occidentali, in cui si fanno figli sempre più tardi. Ma questo è un altro
capitolo.
3. {Volto Di Gennaro} ▲
La storia dei
padri incestuosi (cioè degli orchi) è sempre una storia spaventosa che fa
accapponare la pelle. Nella chiesa che curo, una sorella mi confessò che era
difficile per lei chiamare Dio quale «Padre». Questa parola rimbombava come
un’ossessione nel suo cuore. Il perché è facile intuirlo: suo padre era un orco!
Non posso raccontarti i dettagli, perché sono orribili. Questi padri-orchi non
si rendono conto che ammazzano la vita delle figlie e dei figli. Non si rendono
conto che il loro crimine (tale è) andrebbe punito alla stregua d’un assassinio
(con l’ergastolo).
Nel caso concreto di mia conoscenza, il padre-orco ha chiesto perdono soltanto
sul punto di morte. E gli è stato concesso da coloro che egli aveva
«assassinato».
C’è una Parola biblica forte e storicamente vera che così recita: «Il peccato vi
ritroverà»! Voglio gridare a tutti padri:
i figli vanno amati e protetti, e non
distrutti. Confesso che questi fatti mi turbano e m’irritano. {2 febbraio
2009}
4. {Angelo Rafana, ps.} ▲
■
Contributo:
Che schifo! [ossia gente che commette tali atti].
Solo a leggere il titolo [«L’abuso
sessuale infantile e le sue conseguenze, N.d.R.] mi vengono «impulsi criminali». {4 febbraio 2009}
▬
Risposta:
Capisco la reazione, tra ironia, sarcasmo e indignazione. D'altra parte,
chi vuole aiutare le vittime quali «germogli calpestati» (e possibilmente anche
i carnefici), deve togliere la testa da sotto la sabbia e guardare la realtà in
faccia; solo così potrà poi documentarsi ed equipaggiarsi per essere efficace
nell'annunzio dell'Evangelo, nell'istruzione biblica e nella cura pastorale.
5.
{Agata Templare, ps.} ▲
■
Contributo 1: Ho visto che hai messo in rete la mia storia. Sai, ho di
nuovo cercato mia madre, ma ho avuto sempre la stessa risposta. Ciò mi fa male
un po’, ma non più come prima, e sai perché? Per me lei e mio padre sono oramai
come fossero morti. […] Per lui l’unica cosa che riesco a provare è pena; per i
seguenti motivi: 1) Perché non ha Dio nella sua vita; 2) Perché un giorno mio
fratello, quello che hanno adottato, se dovesse rivedere nostro padre, l’ho
rinnegherebbe; 3) Perché se non accetta Dio nel sua vita e non si pente, sarà
condannato alla morte eterna; questo vale anche per mia madre.
E ti dirò di più: mi sto affittando la casa vicino al alcuni parenti di mio
padre. Io sono stata una loro vittima e non ho nulla da vergognami. Se loro
oseranno accusarmi o dirmi qualcosa, non esiterò a dire loro che io ho un Padre,
quello celeste. Io la coscienza davanti a Dio ce l’ho pulita; chi ce l’ha
sporca, se la tiene. {4 febbraio 2009}
▬
Risposta 1: Cara Agata, ho letto quanto mi hai scritto. Che dire?
Come cristiani dobbiamo comportarci da persone nuove, rinnovate dal Signore.
Dobbiamo splendere come figli di luce in una generazione stolta e perversa. Poi
lasciamo a Dio d’essere giudice degli impenitenti e degli empi, oltre a essere
un Dio di misericordia per coloro che lo cercano e accettano la sua grazia. Noi
possiamo perdonare perché Gesù Cristo ha permesso che Dio ci perdonasse. Così
possiamo consolare con la consolazione con cui Dio ci ha consolati. Andiamo
avanti nella fede, nel timore di Dio e nell’ubbidienza. {Nicola Martella}
■
Contributo 2:
Il perdono io gliel’ho dato. Che devo fare, se
continua a dare la colpa anche a me? {Agata Templare, ps.; 5 febbraio 2009}
▬
Risposta 2: Cara Agata, visto che la legge ha appurato le
responsabilità di tuo padre e lo ha già condannato alla prigione, non c’è nulla
altro da aggiungere. Verso le persone impenitenti, sebbene siano state accertate
le colpe oggettive, bisognerebbe comportarsi come segue:
■ «...e
se rifiuta d’ascoltare anche
l’assemblea, sia per te come il pagano e il pubblicano» (Mt 18,17), ossia
come una persona da evitare.
■ «V’ho scritto è di non mischiarvi
con alcuno che, chiamandosi fratello, sia un
fornicatore, o un avaro, o un idolatra, o un oltraggiatore, o un
ubriacone, o un rapace; con un tale non dovete neppur mangiare» (1 Cor 5,11)
Che fare se una
tale persona impenitente si trovi a cadere in uno stato di indigenza sociale o
umana e chieda aiuto? Certamente farebbe bene a chiedere perdono per il male
fatto. In ogni modo, la Parola di Dio ci dà le seguenti direttive:
■ «Se il
tuo nemico ha fame, dagli del pane da mangiare: se ha sete, dagli
dell’acqua da bere; perché, così, radunerai dei carboni accesi sul suo capo, e
l’Eterno ti ricompenserà» (Pr
25,21). Tale verso premette che tale persona, che si è comportata da avversaria
fin lì, chieda di essere aiutata.
■ Similmente Gesù insegnò: «Amate
i vostri nemici e pregate per
quelli che vi perseguitano, affinché siate
figli del Padre vostro che è nei cieli… Voi dunque siate perfetti, com’è
perfetto il Padre vostro celeste» (Mt 5,43-48).
■ Paolo citando Proverbi 25,21, aggiunse: «Non
esser vinto dal male, ma vinci il male col bene» (Rm 12,20s). Prima di ciò
mise in guardia dal fare le proprie vendette, ma incoraggiò a dare il posto
all’ira di Dio (v. 18).
Di più non c’è da
dire al momento. {Nicola Martella}
6..
{} ▲
7.
{} ▲
8.
{} ▲
9.
{} ▲
10.
{} ▲
11.
{} ▲
12.
{} ▲
►
L’abuso sessuale infantile e le sue conseguenze
{Grazia Maria Costa} (A)
►
Bambini abusati - virgulti calpestati
{Nicola Martella (con Gianfranco Giuni)} (A)
► URL:
http://puntoacroce.altervista.org/_TP/T1-Padri_incestuosi_Parla_EnB.htm
02-02-2009;
Aggiornamento:
05-02-2009
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