Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

Per il discernimento biblico

Prima pagina

Contattaci

Domande frequenti

Novità

Arte sana

Bibbia ed ermeneutica

Culture e ideologie

Confessioni cristiane

Dottrine

Religioni

Scienza e fede

Teologia pratica

▼ Vai a fine pagina

 

Sesso & affini 1

 

Riuscire nella vita

 

 

 

 

Sesso & affini

Sessualità e contestiSesso & affini 1: Qui è trattata la sessualità nella società e nella Bibbia. Ecco le parti principali:
■ La questione della sessualità
■ Società e sesso
■ Sessualità e Bibbia
■ Etica e Bibbia
■ Fra etica ed estetica
■ Sessualità e istruzione
■ Singolarità dei due sessi

 

Tenerezza e fedeltàSesso & affini 2: Qui sono presentati alcuni consigli per vivere una sessualità matrimoniale felice. Ecco le parti principali:
■ Fra rinuncia e attesa
■ Prima del matrimonio
■ Il matrimonio
■ Matrimonio e sesso
■ Questioni di sessualità coniugale
■ La procreazione
■ Relazioni eterosessuali proble-matiche

 

Disturbi e abusiSesso & affini 3: Qui sono trattati i problemi del sesso e le sue deviazioni. Ecco le parti principali:
■ Aspetti della consulenza
■ I disturbi della sessualità
■ Le deviazioni sessuali
■ L’abuso sessuale
■ Sesso e consumismo
■ Dipendenza da sesso
■ Casi ed esempi
■ Dizionarietto dei termini
■ Una lettura del Cantico dei Cantici
■ Foglio d’analisi

 

► Vedi al riguardo la recensione.

 

Sesso & affini 2

 

Sesso & affini 3

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Serviti della e-mail sottostante!

E-mail

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’ABUSO SESSUALE INFANTILE E LE SUE CONSEGUENZE

 

 di Grazia Maria Costa

 

L’articolo « Padri incestuosi» ha indotto la lettrice a coinvolgersi nella discussione, mandando un suo contributo. Ella scrive: «In risposta a quanto lei interpella, allego un breve articolo mio a pag. 185 e segg. nel testo AA.VV., Tra gioia e stress. Capire e sostenere i giovani all’ingresso della Vita Consacrata e Seminariale (Edizioni OCD, 2007); da un Seminario di studi realizzato su questo tema al Teresianum, in collaborazione tra l’Associazione, di cui faccio parte (Edi.S.I. www.edisi.it oppure www.edisi.eu), e il Centro Interprovinciale dei Carmelitani Scalzi. Saluti cordiali». {03-02-2009}

     Il seguente contributo avrebbe trovato posto nel tema di discussione « Padri incestuosi? Parliamone», ma a causa della sua lunghezza e della sua specificità lo mettiamo extra. Riportiamo il testo inviato dalla dottoressa Grazia Maria Costa, che ringraziamo, adattandolo solo in una formattazione consona a quella del sito. A volte ricorre il termine «apostolico» unito ad altri termini e non è da fraintendere. Ad esempio, per «servizio apostolico» s’intende qui e in seguito il servizio diaconale, di assistenza, specialmente di laici in seno a organizzazioni di volontariato cattolico. {Nicola Martella}

 

Il problema degli abusi sessuali va tenuto oggi in attenzione, perché molti dei giovani e delle giovani che accedono agli ambienti formativi sono state vittime d’abuso.

     Si tratta d’una realtà nuova, almeno a livello di consapevolezza, ed è utile che i Formatori / trici si preparino per affrontarla adeguatamente.

     Sembra fondata l’opinione di chi ritiene impossibile ricondurre le diverse forme d’abuso infantile a un’unica definizione. Infatti nel definire il termine «abuso all’infanzia» vengono comunemente ricondotti comportamenti diversificati tra loro: dal maltrattamento fisico alla trascuratezza, dalla violenza sessuale a quella psicologica. Le violenze all’infanzia sono perpetrate sia in seno alla famiglia che all’esterno d’essa .

     Secondo Kempe [F. Petruccelli, I. Petruccelli, L’abuso sessuale infantile e la pedofilia (Franco Angeli, Milano 1994); M.L. Genta, A. Tartabini, Il maltrattamento infantile nell’uomo e nei primati non umani (Armando Editore, Roma 1991)] l’abuso sessuale infantile «è il coinvolgimento in qualsiasi attività sessuale d’un minorenne, non maturo, dipendente e quindi incapace d’un libero e cosciente consenso, o il suo coinvolgimento in atti che violano il tabù sociale dell’incesto». Tale definizione è supportata da un esame dei sintomi che il bambino presenta e dalla verifica del comportamento degli adulti che s’occupano di lui.

     Il Censis ha pubblicato nel 1998 un’analisi statistica sul fenomeno che ha permesso di distinguere gli agenti d’abuso e sfruttamento sessuale in 3 gruppi:

     ■ I componenti del sistema familiare

     ■ I conoscenti a vario titolo del minore

     ■ Gli estranei al minore prima dell’abuso.

 

Questi ultimi, secondo il Censis, «rappresentano solo una minima parte della percentuale dei responsabili d’abuso sessuale», infatti, considerando i reati denunciati, si registra che solo il 10-16% degli imputati d’abuso sessuale su minori risultavano a questi ultimi sconosciuti. Questo avvalora l’ipotesi, secondo la quale la maggior parte dei casi denunciati ha origine all’interno della struttura familiare: «Da uno studio dei casi giudiziari del Tribunale di Roma emerge che laddove è implicato l’abuso sessuale, l’abusante, nove volte su dieci, fa parte della famiglia e solo in un caso è un estraneo».

 

Nei paesi in via di sviluppo dell’Asia e del Pacifico, la proporzione d’abusi per mano di familiari, padri e fratelli è inquietante, con percentuali che vanno dall’otto al 45 per cento. Le cifre d’Europa, America Latina e Africa sono di poco inferiori.

     Secondo il libro di I. Caputo, Mai devi dire (Corbaccio, Milano 1995), spesso gli autori delle violenze sono padri «rispettabili», uomini stimati. Ma i padri non sono gli unici autori dell’abuso che avviene anche tra fratelli, madri e figli e vede sempre più coinvolti i conviventi.

     La maggioranza dei bambini che subiscono o hanno subito violenza sessuale rimangono vittime silenziose. Le parole non dette rimangono intrappolate, disturbano l’esistenza, provocano difficoltà affettive, d’attenzione, di concentrazione, di memoria. Imparare a dire quelle parole assieme è possibile.

     Ciascun adulto dovrebbe «far riemergere» il bambino che è in lui, per capire e sentire che ogni bambino è prima di tutto una persona che deve essere protetta e tutelata in quanto creatura più debole; nello stesso tempo deve essere ascoltata perché è persona capace di responsabilità e volontà.

     «I passerotti non fanno rumore.

     Essi abitano l’aria con un leggero battere d’ali.

     Essi aspirano al nido al conforto del cibo e del calore.

     Hanno morbide piume come morbido è il cuore

     che scandisce nel loro petto il tempo del vivere.

     Hanno voci così sottili e incerte che il silenzio può contenerle

     e quando piangono lasciano tracce di luce negli arcobaleni e nel vento.

     Non fategli male.

     La loro anima è l’anima del mondo».

     (Cfr. la rivista «La famiglia», n. 204 (2000) – articolo a cura del CISF – dr. Miriam Arnaboldi.)

 

Ecco ora alcune conseguenze dell’abuso sulle persone che lo hanno subìto.

     ■ Quasi tutte le persone che sono state traumatizzate (e l’abuso è un grosso trauma), per sopravvivere, sviluppano delle difese molto rigide. Ma queste difese, che sono funzionali nell’infanzia, nell’età adulta possono creare dei grossi problemi. Per esempio: un bambino maltrattato, non potendo esprimere la rabbia che prova verso l’abusante, imparerà a dirigere la rabbia verso se stesso. Se da piccolo non poteva fare altrimenti, da adulto, il perdurare di quest’atteggiamento gli causerà una serie di difficoltà in tutti i settori dell’esistenza.

 

     ■ Inoltre un’infanzia e un’adolescenza difficili possono lasciare come retaggio una serie di convinzioni estremamente negative su se stessi, la vita e le altre persone in generale. Una conseguenza è che le persone che sono state maltrattate in giovane età, una volta adulte tenderanno a maltrattare se stesse in vari modi. Per esempio, è abbastanza comune che una giovane picchiata dal padre, s’innamori d’un uomo violento (es. nel servizio apostolico ai barboni, s’innamora d’uno di loro). Infatti aveva interiorizzato la convinzione di non valere nulla e che certi comportamenti violenti sono giustificabili in nome dell’«amore».

 

     ■ Altre persone, che sono state maltrattate da piccole, tendono ad aspettarsi il rifiuto e la critica da parte degli altri, e per reazione, attaccano per primi. Nei casi peggiori, la persona che è stata abusata da piccola, rivolgerà la rabbia che prova per l’abuso subito verso la gente che la circonda, es. nella vita apostolica. Il circolo della violenza si compie: l’abusato diventa a sua volta abusante.

 

     ■ Quasi tutte le persone che sono state abusate da piccole crescono con l’innata convinzione che ci sia «qualcosa che non va in loro». A causa di tutti i messaggi negativi che hanno ricevuto su loro stessi e sul loro valore come persone, si sentono intrinsecamente «difettosi», inferiori agli altri, costantemente inadeguati in ogni situazione. Questo senso d’inadeguatezza diventa una parte molto profonda della personalità.

     In altre parole chi è stato abusato non si ritiene inferiore agli altri in quanto brutto, stupido o altro ma perché sente di non valere niente come persona. A causa di questo cronico senso d’inadeguatezza che provano, le vittime d’abuso tendono a criticarsi, a «buttarsi giù», a dubitare delle loro competenze e capacità. Questo senso d’inferiorità è all’origine di molti sentimenti d’ansia, depressione e comportamenti distruttivi.

     Se la persona è stata abusata, è importante ricordarle che il senso d’inferiorità che prova non è una caratteristica della sua personalità. È un qualcosa che le è stato inculcato a poco, a poco dai suoi abusanti, trattandola come se fosse stupida, cattiva e non valesse niente. Ma continuare a criticarsi significa fare a se stesso, quello che gli abusanti le hanno fatto da bambino. Al posto di continuare a biasimarsi per quello che avrebbe dovuto fare e non ha fatto, o peggio ancora per quanto dovrebbe essere e non è, è utile cominciare ad approvarsi per quello che è riuscita a fare: sopravvivere.

     Il primo passo per ricostruire la sua autostima è quello di riconoscere come si senti nei confronti di se stesso. Occorre imparare a capire come i suoi sentimenti d’inadeguatezza, di vergogna e di rabbia pervadono la sua vita e le fanno prendere delle decisioni sbagliate.

 

     ■ La maggioranza dei bambini che sono stati abusati sono convinti d’essere, responsabili (almeno in parte) di quanto è successo a loro. Pensano cose come «però io gliel’ho lasciato fare», «in fondo avrei potuto difendermi», «se fossi stato migliore, i miei genitori m’avrebbero voluto più bene» o peggio ancora «forse l’ho voluto io».

     Naturalmente queste percezioni distorte dei bambini sono incoraggiate dagli abusanti. L’abusante picchia il bambino dicendo che è «costretto» a farlo perché lui è stupido e cattivo o giustifica certe punizioni eccessive dicendo che «sono per il suo bene». Nel caso dell’abuso sessuale, l’abusante fa passare la violenza come un atto d’amore, dicendo cose del tipo: «è perché t’amo in un modo speciale» o incolpa la vittima dicendo che lui/lei l’hanno «provocato». Questi messaggi sono veramente tossici perché inducono la vittima a credere di meritarsi l’abuso. Essi distruggono qualsiasi autostima e danno al bambino un messaggio distruttivo che continuerà a danneggiarlo per tutta vita.

     Questo è ancora più evidente nel caso d’abuso sessuale: spesso infatti l’abuso prende la forma della seduzione, d’una seduzione che il bambino può trovare fisicamente piacevole. Ma anche se viene esercitato sotto forma di seduzione, l’abuso è sempre una violenza. Anche se il bambino/a è «consenziente», si tratta sempre d’un bambino che cede il suo corpo in cambio per avere un po’ d’amore, per sentirsi importante per qualcuno.

     Se la persona è stata abusata,è molto importante che capisca che l’abuso non è dipeso da lei. Era un bambino e in quanto tale, non aveva nessun potere, nessun modo, nessuna possibilità per evitare l’abuso. È importante che capisca che la relazione adulto-minore non è un rapporto alla pari. È l’adulto a stabilire il tono emotivo della relazione e ad avere la responsabilità di quello che succede. Se la persona non è stata amata dalle persone che avrebbero dovuto volerle più bene, non è perché c’è in lei qualcosa che non va. Erano i suoi genitori o gli abusanti ad avere dei gravi problemi psicologici a causa dei quali non sono stati in grado d’amarla o di prendersi cura di lei.

 

     ■ Chi è stato abusato sperimenta una profonda sensazione d’impotenza. In un esperimento di psicologia, dei cani venivano costretti a subire delle scosse elettriche. In un primo tempo i cani facevano di tutto per scappare o per sottrarsi alla stimolazione dolorosa, ma essendo stata loro preclusa ogni via di fuga, non rimaneva loro altra alternativa che rassegnarsi alla situazione. In breve tempo il comportamento dei cani cambiava: gli animali diventavano passivi e apatici e, anche s’apriva loro una facile via di fuga, rimanevano nel recinto a prendersi le scosse elettriche.

     Questo stato, chiamato «impotenza appresa» può caratterizzare la vita delle vittime dell’abuso, anche molti anni dopo il trauma. Le vittime, sono così abituate a perdere le loro battaglie e a sentirsi impotenti, che non credono di poter vincere nella vita. Da questo la profonda difficoltà a essere assertivi, a dare dei limiti agli altri, a lottare per i propri diritti. A causa della sensazione interna d’impotenza, molte vittime d’abuso tendono ad avere un atteggiamento passivo nei confronti della vita. Scarsa è la capacità di prendere iniziative, di realizzarsi, d’imporsi e di sapersi difendere. L’abusato si sente un perdente, si sente vinto prima che la battaglia inizi perché ha perso la battaglia più importante della sua vita: quella contro l’abuso.

 

     ■ Molte vittime d’abuso hanno imparato a dirigere verso se stesse la rabbia che sentivano (ma non potevano esprimere!) nei confronti dell’abusante. Questo meccanismo di difesa unito alla scarsa autostima, può portare la persona ad avere dei comportamenti autodistruttivi. Per comportamenti autodistruttivi s’intende qualsiasi comportamento conscio o inconscio che non permette d’avere successo nella vita.

     Chi è stato abusato tende a danneggiare se stesso e le persone care in molti modi. Molto spesso chi ha subito delle violenze tende a mettersi nelle condizioni d’essere di nuovo una vittima, scegliendo situazioni pericolose e/o insoddisfacenti. Di solito il comportamento autodistruttivo è in relazione con la storia personale e familiare. Chi viene da una famiglia ricca, ad esempio, tenderà a rovinarsi finanziariamente, facendo degli investimenti sbagliati.

     Il seguente elenco chiarirà meglio quello che s’intende per «comportamento autodistruttivo»:

            ● Tentativi di suicidio o automutilazioni

            ● Frequenti incidenti che danneggiano fisicamente

            ● Essere circondato da persona che criticano e non apprezzano

            ● Fidarsi sempre delle persone sbagliate

            ● Scegliere collaboratori che trattano male, tradiscono, sfruttano o sono emotivamente non disponibili

            ● Continui insuccessi lavorativi e apostolici

            ● Investimenti economici fallimentari, essere truffati, smarrire oggetti preziosi

            ● Abuso di cibo, psicofarmaci o alcool.

 

Per guarire da questi atteggiamenti distruttivi, è importante diventare sempre più consapevoli di quali azioni nella propria vita quotidiana distruggono la felicità, la soddisfazione, la produttività.

 

     ■ Quasi tutte le persone abusate si sentono diverse dagli altri nel senso negativo del termine. L’esperienza d’abuso intacca profondamente l’autostima: la persona si sente inferiori agli altri e intrinsecamente difettosa. Di conseguenza le situazioni sociali diventano ansiogene: la persona insicura è certa che agli occhi altrui la sua « anormalità» diventerà evidente. Dal momento che le persone abusate sono state abituate a essere rifiutate, ridicolizzate, criticate e umiliate dalle persone più vicine a loro, nelle relazioni con gli altri tendono ad aspettarsi d’essere rifiutati.

     Inoltre molte persone abusate, da piccole possono essere state presi in giro o emarginate dai loro compagni di scuola per la loro scarsa igiene personale, per i loro movimenti goffi o i loro atteggiamenti «strani». Una volta cresciute, possono temere tutte le situazioni sociali: partecipare a un incontro o uscire, leggere le letture durante la Messa. Sono eventi che possono scatenare ansia, insicurezza e preoccupazioni di non «essere abbastanza capaci o interessanti». Evitare le situazioni sociali diventa per la persona abusata un modo per proteggersi da un rifiuto che si ritiene quasi certo.

     Molti abusati non hanno avuto la possibilità di sviluppare le loro abilità sociali, in quanto quando erano bambini gli adulti intorno a loro hanno ignorato o invalidato le loro opinioni e percezioni, lasciandoli a chiedersi come bisogna rapportarsi agli altri. Molti adulti, vittime d’abusi nell’infanzia e nell’adolescenza, hanno dei problemi a stabilire delle relazioni soddisfacenti con gli altri. Molte vittime d’abuso possono scoprire che le loro relazioni con gli altri sono particolarmente conflittuali, deludenti e instabili.

 

     ■ Per alcune persone abusate da piccole, può essere difficile controllare la rabbia in quanto sono cresciute in famiglie disturbate dove i rapporti familiari erano basati sul dominio, il potere e lo sfruttamento dell’altro. Una volta adulte, queste persone, avranno interiorizzato un messaggio più o meno di questo tipo: «nella vita o si domina o si è dominati» e, non volendo ritrovarsi nelle condizioni d’essere di nuovo una vittima indifesa, tenderanno a controllare e dominare il più possibile la gente che li circonda.

     Molte persone abusate tendono ad aspettarsi dagli altri ostilità e rifiuto, e per difendersi, attaccano per primi. Il problema è che le «guerre preventive» non funzionano e il loro atteggiamento aggressivo stimola negli altri proprio quella risposta ostile che intendevano prevenire.

     Altre persone, convinte di non poter essere amate dalla gente, preferiscono essere temute e odiate. Inconsciamente, tendono a pensare che essere odiati è meglio che non essere considerati.

 

     ■ I problemi psicosomatici sono comuni fra le persone che hanno subito delle violenze. Molte persone che sono state abusate da piccole possono soffrire con maggiore frequenza rispetto alla popolazione «normale» di disturbi come asma, mal di testa, incontinenza, problemi dermatologici e una generale vulnerabilità alle infezioni e malattie.

     Le persone che sono state abusate sessualmente, possono soffrire di disturbi gastrointestinali. Per esempio, chi è stato costretto ad avere dei rapporti orali, può accusare nausea e vomito senza che ci sia una causa organica.

     Le donne che hanno subito degli abusi sessuali prolungati hanno una maggiore probabilità di sviluppare un disturbo dell’alimentazione. L’anoressia, per esempio, permette alla persona d’esercitare sul corpo quel controllo che non riesce a esercitare sui suoi sentimenti. Un aumento di peso improvviso può essere una forma inconscia di protezione verso la sessualità. La donna obesa presenta al mondo un aspetto non appetibile dal punto di vista sessuale, scoraggiando eventuali advances.

     Ovviamente non è possibile fare un equazione fra tipo d’abuso subito e problemi fisici. Il significato d’un sintomo psicosomatico dipende dalla storia e dalla personalità d’una persona.

     Per alcune persone la malattia può essere l’unico modo per ricevere dagli altri delle attenzioni, che da sani non potrebbero avere. In genere, chi ha questa tendenza, è stato un bambino trascurato e poco amato. Da piccolo, ha potuto avere le attenzioni dei genitori solo quando aveva qualche malessere di tipo fisico. Da grande la malattia diventa l’unico modo per chiedere affetto e attenzioni.

 

     ■ I problemi sessuali sono comuni fra le persone che hanno subito abusi sessuali, ma si possono riscontrare anche fra le persone che hanno subito degli abusi fisici o emotivi. In genere chi è stato abusato fa fatica a stabilire un relazione di fiducia e non si sente a suo agio con il proprio corpo.

     Alcune persone non riescono a dire di no e hanno rapporti sessuali anche quando non lo desiderano, ricavandone pochissimo piacere. Il sesso per loro diventa l’unico modo per sentirsi confermate e oggetto d’attenzioni da parte di qualcuno. Se l’abuso includeva l’uso della violenza, la vittima potrebbe aver associato il sesso con la violenza e, una volta adulta essere attratta da pratiche sessuali violente e degradanti.

     Masturbazione compulsiva e fantasie sessuali ossessionanti sono altri mezzi che la mente utilizza per padroneggiare il trauma subito.

 

     ■ L’incertezza sulla propria identità sessuale è un’altra conseguenza dell’abuso. Alcuni ragazzini sedotti dal padre o da un altro adulto significativo, hanno provato del piacere fisico nell’esperienza. E per tale motivo hanno finito per credersi omosessuali. Esiste però un’altra forma d’omosessualità che riguarda l’avversione per le persone dello stesso sesso dell’individuo che ha commesso l’abuso. Per esempio, la ragazza abusata dal padre, può sviluppare una profonda sfiducia negli uomini, e per tale motivo, preferire le donne (cfr. dr. Anna Zanon e dr. Francesca Mancadori).

 

     ■ In alcuni casi le persone abusate possono soffrire d’una condizione particolare di disagio psicologico chiamato «sindrome post-traumatica da stress». Questo disturbo psicologico comprende attacchi di panico, ansia generalizzata, insonnia, incubi, sonnambulismo, pensieri ripetitivi e sgradevoli e flashback dell’abuso subito. Un altro possibile sintomo è la depersonalizzazione: un senso d’estrema estraneità nei confronti del proprio corpo. Chi lo sperimenta si sente dissociato dal suo corpo e ha la sensazione d’essere anestetizzato, annebbiato. La dissociazione è una forma di difesa contro il trauma: il ragazzino /a violentato o picchiato duramente impara a dissociare la sua mente dal corpo. È come se dicesse «potete fare al mio corpo tutto quello che volete, tanto la mia mente non è qui!». Nei casi più gravi, da adulti la dissociazione diventa una sorta di risposta automatica in tutte le situazioni percepite come potenzialmente minacciose. In casi estremi, le persone abusate possono sviluppare il disturbo di personalità multipla. È importante ricordare che questi sintomi segnalano uno stato di disagio da non sottovalutare.

 

     ■ Dal segreto dell’abuso a una certa ossessività. Nella nevrosi ossessiva, uno egli elementi fondanti è il segreto. Come osserva Nicola Peluffo, il segreto a volte può essere conscio e riferirsi nel suo contenuto manifesto a un fatto più o meno recente «che per spostamento dà una forma a una catena di “segreti”, che portano tutti lo stesso effetto: aver fatto qualche cosa che non si doveva fare, aver detto qualche cosa che non si doveva dire, aver visto (o udito) qualche cosa che non si doveva né vedere, né udire. Ecco l’origine dell’autoaccusa. Il soggetto per introiezione s’assume la colpa d’un evento traumatizzante subito passivamente; evento catastrofico che ha scatenato un’ondata d’aggressività distruttiva verso la situazione traumatica e i suoi personaggi, che rifluiscono nello psichismo del soggetto con due conseguenze: a) uno stato perenne di colpa e autoaccusa; b) una ricerca perenne di ricostruire l’evento traumatizzante, nel tentativo di diventare attivo rispetto a una situazione subita passivamente, e di modificarla».

     La problematica dell’abuso rimane importante e meriterebbe una attenzione maggiore in considerazione delle sue conseguenze, anche in assenza d’una vera e propria violenza sessuale. Esiste un mondo sommerso nella quotidianità più banale che genera drammi. Perché non ascoltarli prima che si trasformino in patologie spesso difficilmente risolvibili?

     Certamente per il Formatore / trice è un carico ulteriore che s’aggiunge, ma fare partecipare alla persona il suo «segreto», con competenza e capacità d’ascolto, può avere una grossa valenza formativa.

 

Per l’approfondimento: Sull’abuso sessuale sui minori si vedano in Nicola Martella, Disturbi e abusi, Sesso & Affini 3 (Punto°A°Croce, Roma 1998), tra altri, i seguenti articoli:
     ■ L'incesto, pp. 305ss
     ■ Il «para-incesto», pp. 321ss
     ■ Mamme e parenti incestuosi, pp. 326ss
     ■ L'incesto: aspetti biblici e pastorali, pp. 331ss

 

Bambini abusati - virgulti calpestati {Nicola Martella (con Gianfranco Giuni)} (A)

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A2-Abuso_sessuale_infantile_S&A.htm

03-02-2009; Aggiornamento: 04-02-2009

 

▲ Vai a inizio pagina ▲

Proprietà letteraria riservata

© Punto°A°Croce