Due lettori ci ha presentato le seguenti questioni.
1. Caro Nicola, ti chiedo un’informazione riguardo alla dottrina della
«chiesa dei Fratelli». Ho avuto una discussione riguardo al compito, che con un
anziano di chiesa dovrebbe avere nel caso di allontanamento
d’un membro della chiesa. Io ho detto al mio interlocutore, appunto un anziano,
che lui ha il compito di fare ciò che Gesù disse riguardo alla pecora smarrita.
La sua risposta è stata che lui, non essendo un pastore, ma un sorvegliante, non
sarebbe tenuto a recuperare tale pecora, visto che il suo compito è solo
quello di proteggere il gregge da attacchi esterni da parte del nemico.
Quindi la domanda è questa: Nella «chiesa dei Fratelli»
esiste la figura del sorvegliante? E può un sorvegliante vigilare sul
gregge da centinaia di chilometri di distanza, presentandosi solo sei - sette
volte all’anno? Non pensi che il gregge sia esposto ai pericoli senza un
sorvegliante costantemente presente? Che differenza c’è tra anziano,
pastore e sorvegliante? Un abbraccio fraterno… {Italo Gianneo, ps.; 11 gennaio
2010}
2. Un altro credente mi ha scritto, tra altre cose, quanto segue:
Per il resto come già sai noi continuiamo a
frequentare la comunità dei Fratelli a ***, anche se lì c'è una situazione un
po' anomala, infatti non ci sono anziani locali, e l'unico che esercita
tale funzione abita a *** [capoluogo di regione, N.d.R.] e visita la comunità
circa una volta al mese. {Elvezio Calabri, ps.; 29 gennaio 2010 }
Ad aspetti rilevanti di tali questioni rispondiamo qui di seguito. |
Comincio col rispondere all'ultimo lettore:
Una chiesa locale
stranamente può andare avanti (almeno per un po') anche senza anziani, se c'è
coesione, rispetto e amore. Un «anziano» a ritmo mensile e distante mi fa un po'
sorridere, poiché di cose strane ce ne sono tante fra le chiese; magari funziona
anche così, poiché in una chiesa, se immatura e litigiosa, un'autorità esterna
evita che localmente ci siano fughe in avanti verso l'anzianato da parte di
persone non (ancora) idonee. Più che un «anziano», lo chiamerei un credente
maturo esterno che ha preso l'impegno di visitare tale comunità mensilmente, se
si escludono vacanze e malattie. Più che criticare il suo «apostolato», visto
che è pur sempre un sacrificio per lui, biasimerei l'immaturità dei fratelli
locali.
Passo a rispondere al primo
lettore.
Più che della dottrina «della chiesa dei Fratelli», a ma interessa
l’insegnamento biblico del nuovo patto. Se poi le due cose coincidessero in
questo punto, tanto meglio.
Ecco dapprima una breve risposta riassuntiva, poi passeremo all'analisi
più particolareggiata. Un conduttore che pretende di sorvegliare il gregge, ma
non di pasturarlo, rappresenta una chiara contraddizione. Se un pastore di
pecore facesse così, presto non ci sarebbe più un gregge, ma ci sarebbero solo
pecore smarrite ed erranti (se ancora vive) e pelle e ossa (di quelle sbranate)
che marciscono al sole. Una tele-conduzione è anch'essa uno sproposito, visto
che i conduttori (anziani o sorveglianti) sono le guide locali di una comunità.
Ora andiamo nei particolari. Partiamo dall’ultima domanda. I conduttori di
chiesa nel NT furono chiamati in due modi: 1. Anziani (presbiteri); 2.
sorveglianti (o sovrintendenti; episcopi). Il primo termine era
particolarmente usato, per tradizione, nelle chiese giudaiche, il secondo era
più frequente nelle chiese greche; come vedremo sotto, si tratta sempre delle
stesse persone, ossia delle guide locali d’una chiesa. «Pastore»
non era, invece, un titolo dei conduttori, ma una funzione ministeriale, che
essi dovevano assolutamente svolgere; essa non si limitava però solo ai
conduttori, visto che poteva essere svolta anche da altri, ad esempio dai
missionari (apostoli) e dai loro collaboratori.
Un conduttore che sorveglia il gregge, ma non lo pastura, è crudele. È
come se un pastore di pecore pensa alla sicurezza esterna del gregge, ma le fa
morire di fame, di sete e di malattie! È chiaramente in contrasto col Salmo 23,
con l’immagine del buon pastore nell’AT (Ez 34) e nel NT (Gv 10).
Un conduttore di chiesa, che lo si chiami anziano (presbitero) o sorvegliante
(sovrintendente, episcopo), il suo compito non cambia: è il pastore del
gregge e deve pasturare le pecore per il loro bene; oppure cambi «mestiere»,
essendo un pastore da nulla o insensato. Di quest’ultimo si parla nel seguente
brano: «E l’Eterno mi disse: Prenditi anche gli arnesi d’un
pastore insensato. Perché, ecco, io susciterò nel paese un pastore che
non si curerà delle pecore che periscono, non cercherà le disperse, non guarirà
le ferite, non nutrirà quelle che stanno in piè, ma mangerà la carne delle
grasse, e strapperà loro fino le unghie. Guai al
pastore da nulla, che abbandona il gregge! La spada gli colpirà il
braccio e l’occhio destro. Il braccio gli seccherà del tutto, e l’occhio destro
gli si spegnerà interamente» (Zc 11,15ss).
Perché qualcuno svolga il compito di sorvegliante in una chiesa locale, deve
assolutamente vivere in essa a contatto con i credenti, che sono
bisognosi di cura, d’istruzione biblica, d’incoraggiamento e di guida. Un
pastore di pecore che lascia il gregge a se stesso e lo va a visitare solo poche
volte all’anno, presto non troverà né pelle né ossa. Una
tele-conduzione per le chiese locali non esiste nel NT, è solo uno
sproposito e una contraddizione in se stessa; infatti condurre, significa andare
davanti e indicare la via.
So di un conduttore di chiesa che, sebbene viva nella Campania, è stato invitato
da un piccolo gruppo, presente nel comune di Tivoli e associatosi alla stessa
denominazione, per presenziare i culti; per quanto ne so, viene ogni sabato per
tenere il culto, dovendo svolgere tale funzione nella sua propria comunità di
domenica. La logica è questa: senza prete, niente messa. Anche questo è un caso
di tele-conduzione.
Paolo, dopo aver fondato chiese, riconosceva conduttori locali e andava oltre
(At 14,23). Da lì in poi, erano le guide locali a condurre la chiesa.
Quando Paolo tornava, era come un padre che, per così dire, andava a visitare la
famiglia del figlio, per dare incoraggiamento e godere la comunione, per dare
consiglio e istruzione; ma la guida della chiesa locale non era lui.
Per
l’approfondimento, vediamo alcuni brani in cui in greco c’è il termine
«sorvegliante» (sovrintendente; episcopo).
■ Paolo, prima di separarsi definitivamente dai conduttori d’Efeso, disse loro:
«Badate
a voi stessi e a tutto il gregge, in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha
costituiti sorveglianti, per pascere
la chiesa di Dio, la quale egli ha acquistata col proprio sangue. Io so che dopo
la mia partenza entreranno fra voi dei
lupi rapaci, i quali non
risparmieranno il gregge; e di fra voi stessi sorgeranno uomini che insegneranno cose
perverse per trarre i discepoli dietro a sé. Perciò vegliate…» (At
20,28-31). Si noti che i sorveglianti devono stare all’erta sul gregge e
anche pasturarlo; i pericoli sono esterni e interni. È difficile svolgere un
compito senza l’altro e soprattutto è impossibile fare ciò da lontano. Si noti
che tali sorveglianti furono chiamati prima «anziani della chiesa»
dall’ebreo Luca (v. 17; cfr. Gcm 5,14).
■ «Paolo e Timoteo, schiavi di Cristo Gesù, a tutti i santi in Cristo Gesù
che sono in Filippi, con i sorveglianti e con i servitori» (Fil 1,1). La
chiesa locale aveva i propri conduttori e collaboratori stabilmente residenti.
Paolo e Timoteo non reclamarono per sé tale funzione.
■ «Bisogna dunque che il sorvegliante sia… ospitale, atto a insegnare…
Bisogna inoltre che abbia una buona testimonianza da quelli di fuori…» (1 Tm
3,2.7). Tutto il contesto indica un conduttore residente, che apra la sua
casa per gli altri e insegni così agli altri. La buona testimonianza deve venire
da quelli di fuori, ma lui deve stare all’interno della chiesa. Si noti che dopo
Paolo parlò delle stesse persone, chiamandole «anziani che tengono bene la
presidenza» (1 Tm 5,17; cfr. v. 19).
■ «Poiché il sorvegliante bisogna che sia… ospitale… attaccato alla fedele
Parola quale gli è stata insegnata, affinché sia capace d’esortare nella sana
dottrina e di convincere i contraddittori» (Tt 1,7ss). Lo stesso discorso di
sopra. È difficile esortare e convincere, se non si è sul posto,
costantemente in mezzo ai credenti e continuamente operante in loco. Si
noti che Paolo ingiunse poco prima a Tito di costituire «degli anziani per
ogni città» (v. 5).
■ «Eravate erranti come pecore; ma ora siete tornati al Pastore e
Sorvegliante delle anime vostre» (1 Pt 2,25). Gesù è chiamato qui sia
pastore che sorvegliante: le due cose vanno insieme. Nella stessa
epistola, Pietro scrisse ai cristiani giudaici e disse loro: «Io esorto
dunque gli
anziani che sono fra voi, io che
sono anziano con loro…
Pascete il gregge di Dio che è fra
voi, non forzatamente, ma volonterosamente secondo Dio; non per un vile
guadagno, ma di buon animo; e non come signoreggiando quelli che vi son toccati
in sorte, ma essendo gli
esempi del gregge. E quando sarà apparso il
sommo Pastore…» (1 Pt 5,2ss).
Pietro usò qui il termine «anziano», essendo ovvio fra i cristiani giudaici. Il
loro compito era di pascere il «gregge di Dio» e d’essere esempi
per il gregge in vista dell’avvento del «Arci-Pastore». L’unico a venire da
lontano sarà solo quest’ultimo. Per svolgere tali funzioni, tali pastori devono
essere stabilmente in mezzo al gregge.
►
Sorvegliante sì, pastore no? Parliamone
{Nicola Martella} (T)
► URL:
http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Sorvegliante_pastore_EdF.htm
13-01-2010; Aggiornamento: 08-03-2010 |