Qui di seguito discutiamo l'articolo «Sorvegliante sì, pastore no?». Si può essere sorvegliante del gregge
locale, senza esplicare un ministero costante di cura pastorale? Per qualcuno
sembra di sì. Costui sbaglia, perché tanto varrebbe che mettesse le pecore in
recinto elettrizzato, per impedire loro di andarsene, che gettasse via la chiave
e che andasse a fare altro.
Alcuni cercano di trovare differenze fra presbitero ed episcopo, al fine di
avvallare, con motivazioni apparentemente bibliche, una gerarchia locale o
zonale nelle chiese. I due termini sono però coincidenti e legati solo alla
sensibilità culturale: i cristiani ebrei preferivano «anziano» (presbitero) per
motivi storici, quelli greci parlavano volentieri del «sorvegliante» (episcopo).
Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre
esperienze, idee e opinioni?
Partecipate alla discussione inviando i vostri contributi al Webmaster
(E-mail)
Attenzione! Non si accettano contributi anonimi o con nickname, ma solo
quelli firmati con nome e cognome! In casi particolari e delicati il
gestore del sito può dare uno pseudonimo, se richiesto.
I contributi sul tema
▲ (I contributi
rispecchiano le opinioni personali degli autori. I contributi attivi
hanno uno
sfondo bianco)
Clicca sul lemma desiderato per raggiungere la rubrica sottostante
1.
{Pietro Calenzo}
▲
I due ministeri sono equivalenti o designano la stessa funzione
ministeriale di presidenza e sorveglianza, per pasturare, curare, educare alla
sana dottrina, in altre parole di prendersi cura del proprio gregge e visitarlo.
A mio, parere, carissimo Nicola, è necessario e propedeutico, che gli anziani
(gr. presbyteroi) non solo facciano parte dell’assemblea, ma risiedano
nella località, dove ha sede l’assemblea. È infatti molto arduo, per chi ha una
dimora lontano dal recinto del proprio gregge, prendersi cura dello
stesso (in tale accezione, sarebbe difficile prendersi cura dei fratelli
bisognosi, delle vedove, degli orfani, dei deboli nella fede, praticare
l’ospitalità, predisporre un programma settimanale di riunioni di preghiera,
didascaliche ecc.).
Alla luce di quanto c’istruisce la Scrittura (ed è
questa una delle rimostranze che si rivolgono alle assemblee dei Fratelli), una
buona fetta del mondo evangelico pensa o crede che, nelle suddette assemblee,
sia assente il pastore, o la figura che lo rappresenti. Vorrei soltanto
sottolineare di passaggio che il ministero è l’anzianato, mentre la funzione che
esercita è pascere (gr. poimaino). È altrettanto biblico affermare che la
Parola di Cristo parla nel libro degli Atti d’anziani per ogni città. Si
noti che anche l’apostolo Pietro si denomina anziano tra gli anziani.
Allorquando nella Scrittura si parla delle qualità
spirituali degli anziani sono le medesime dei pastori [propriamente conduttori o
sorveglianti, N.d.R.], segnale distintivo e palese che i due carismi sono
equipollenti. L’argomento è certamente molto vasto, ma nelle sue linee
essenziali penso, che sia nelle assemblee d’origine giudaica, sia nelle
assemblee a prevalenza ellenistica o gentile, la figura dell’anziano, meglio
degli anziani sia un elemento essenziale di corretta corresponsione esegetica e
testuale tra dettato scritturale e prassi ecclesiale a livello locale (o di
comunione tra diverse assemblee).
Rifacendosi alle domande, che ti hanno posto i due
credenti, le tue delucidazioni sono esemplari, e anche da parte mia sorge la
domanda del come si possa curare
un’assemblea facendo saltuarie e sporadiche visite, o cibando il gregge di Dio
con minimi foraggiamenti. Benedizioni nel Signore Gesù Messia. {28-02-2010}
2.
{Danilo Micelli}
▲
■ Contributo:
L’importante è che il pastore funga da
sorvegliante, poiché Gesù conosce i suoi (e nessuno li rapirà dalla sua mano) e
Egli va eventualmente in cerca di quella che si è perduta, solo se è tra quelle
predestinate a salvezza e, tramite il ministero dello Spirito Santo, istruisce
il pastore sorvegliante a tenere radunate le altre sotto la cupola protettiva
della sana dottrina e della santificazione comune (senza la quale nessuno vedrà
il Signore). {28-02-2010}
▬
Osservazioni: Trovo singolare passare qui da un problema
ecclesiologico (doveri d’un conduttore) a questioni ideologiche
controverse (doppia predestinazione). Sinceramente non ho mai letto
nella Bibbia che gli apostoli abbiano detto ai conduttori riguardo ai
membri della loro comunità: «Pascete le pecore del Signore, ma
recuperate solo “quelle predestinate a salvezza”». Trovo invece scritto:
«Pascete il gregge di Dio
che è fra voi, non forzatamente, ma volonterosamente secondo Dio;
non per un vile guadagno, ma di buon animo e non come signoreggiando
quelli che vi sono toccati in sorte, ma essendo gli
esempi del gregge» (1 Pt 5,2s). Qui Pietro non fece alcuna
distinzione.
Non trovo neppure scritto: «Fratelli miei, se qualcuno fra voi si svia dalla
verità ed è “tra coloro predestinati a salvezza” e qualcuno lo riconduce…».
Giacomo scrisse invece: «Fratelli miei, se
qualcuno fra voi si svia dalla verità e qualcuno lo
riconduce, sappiate che colui, che riconduce un peccatore dallo sviamento della
sua via, proteggerà l’anima di lui dalla morte e coprirà moltitudine di peccati»
(Gcm 5,19s). {Nicola Martella}
3.
{Lucia Basta}
▲
Grazie, Nicola. Prego che lo Spirito Santo
susciti dei pastori / sorveglianti secondo che insegna la Parola! Ciò è una
necessità urgente... {28-02-2010}
4.
{Matteo Ricciotti}
▲
Caro fratello Nicola, la grazia del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo sia
con te e con quanti lo amano e lo servono. Ho letto quanto hai scritto a
proposito del ruolo degli anziani (presbiteri, vescovi o sorveglianti) e della
loro funzione di pastori, e desidero esprimere la mia gioia nell’essere
concorde con te, perché trovo che questo sia l’insegnamento della Parola di Dio.
Quanto hai scritto, se messo in pratica, spezzerebbe le tradizioni
che traspaiono nella prima domanda (sorvegliante separato dalla funzione
pastorale, sic!). C’è tanto lavoro d’insegnamento ancora da fare su un
argomento che, dopo convegni su convegni, rimane ancora non appieno compreso
(forse volutamente da chi vede un pericolo di perdere il «potere» di comando).
Di fronte a situazioni di competizioni per il pulpito e
l’anzianato, una goccia di refrigerio secondo il pensiero biblico fa veramente
bene. Hai scritto che presbitero
era il termine conosciuto nell’ambiente ebraico e che vescovo o sorvegliante
era il corrispondente greco: i due termini si riferiscono alla stessa persona.
Hai scritto anche che pastore è la funzione (quindi la responsabilità nel
servizio) che gli anziani o vescovi hanno. Concordo.
Vorrei condividere con te un aspetto per me è di grande
importanza a questo proposito. Il termine d’anziano (presbitero) mette in
evidenza il fatto che per poter sorvegliare (episcopo) e pascere il gregge di
Dio, occorre avere esperienza e maturità (non novizio). Esperienza e
maturità, unita alle funzioni di sorvegliante e pastore rendono la guida
spirituale della chiesa una guida secondo il cuore di Dio. Un fraterno abbraccio
in Cristo. {7 marzo 2010}
5.
{Gianni Siena}
▲
Nota redazionale: Questo contributo è arrivato molto tempo fa, ma non
essendoci il luogo adeguato per metterlo, è stato conservato fino al momento
propizio. Gianni Siena prendeva posizione riguardo a questa mia asserzione,
scritta a suo tempo in risposta a un suo contributo: «Nella Scrittura non esiste
nessuna differenza fra presbiterato (anzianato) ed episcopato, ma presbitero (= anziano) ed episcopo (=
sorvegliante, sovrintendente) sono solo due diversi nomi per il conduttore, il
primo più usato nel cristianesimo di stampo giudaico, l’altro più nel
cristianesimo ellenista. Il termine "pastore" nel NT è una funzione ministeriale
(cura pastorale) e non un ufficio; il termine "pastorato" neppure esiste. È
prevedibile che ci sia un conduttore (o più d’uno) a pieno tempo, ma egli non si
distingue dagli altri né è sopra gli altri». [►
Donne, ministeri e conduzione della chiesa? Parliamone]
■ Contributo:
Caro Nicola, la differenza tra presbitero ed episcopo si fece vedere
quasi subito; si trattò d’una «lievissima» differenza, forse, tra coloro
che si dedicavano a tempo pieno e gli «altri». Chi lo fa per
vocazione ed è sostenuto dalla comunità (doppio onore: salario e stima)
si mette in una posizione delicata (essere mantenuto), ma di possibile
prestigio. Come sappiamo entrambi, si cominciò con il dover dire che era
solo un onore derivante dall’incarico svolto più efficacemente (vero),
dunque, un «primus inter pares»; poi la situazione si sbilanciò
sempre più a favore dei «vescovi a tempo pieno». In seguito, il
vantaggio, ormai acquisito, consacrò il vescovo a un gradino di
maggiore autorità.
Con il protestantesimo si costituì la figura del
pastore (la gente ne aveva piene le tasche dell’altro ordinamento) che, con
diversità di ruolo e prestigio, occupa il posto di responsabilità, che oggi ha.
Nelle nostre chiese [= ADI, N.d.R.] il pastore ha un posto di maggior
onore sugli anziani, ma sempre con una sostanziale uguaglianza di dignità. Resta
il pericolo che qualcuno abbia una visione teocratica (solitamente vi
corrisponde un carattere da dominatore) e faccia in modo da condurre la chiesa
con metodi non accettabili. Detto questo, diverse chiese pentecostali sono
rimaste fuori dalla comunione ADI per mantenere il loro congregazionalismo
ecclesiale. Io non trovo diversità sostanziali in queste caratteristiche di
«governo», la differenza la fanno gli uomini: se vogliono servire il Signore o
loro stessi. {10 aprile 2009}
▬
Osservazioni:
È vero che, di là dai termini, la
differenza la fanno gli uomini, ossia se vogliono servire il gregge o se
lo vogliono dominare. Tuttavia, si tratta qui di verificare non tanto
ciò che è il divenire storico o la prassi odierna, ma l’insegnamento
biblico. Quindi non aggiungo null’altro a quanto detto nella nota
redazionale, da cui il lettore trae spunto.
{Nicola Martella}
6.
{}
▲
7. {}
▲
8. {}
▲
9. {}
▲
10. {}
▲
11. {}
▲
12. {}
▲
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/T1-Sorvegliante_pastore_EnB.htm
08-03-2010; Aggiornamento: |