Riporto qui di seguito uno stralcio della lunga lettera, in cui Andrea Viel
prende posizione in merito alla domanda di un lettore sul Decalogo e alla mia
risposta. [►
Dichiarati peccatori solo dal Decalogo?]
In questo luogo parliamo di «legge noachide»,
noetica o noachitica, che prende il nome da Noach, il nome ebraico di Noè.
Partendo da ciò che dice occasionalmente il Talmud, il libro delle tradizioni
giudaiche, alcuni hanno creato una vera e propria «religione noachitica», dai
tratti spesso spiritualistici, universalistici, giudaistici e gnostici. Infatti,
basandosi su quanto affermato dai rabbini talmudici, si asserisce che i non
giudei (o gentili) che si attengono ai sette sedicenti principi della «legge di
Noè», sarebbero salvati. Tale religione noachitica porta non di rado i tratti di
un «evangelo diverso», basato su un umanesimo universalistico, estraneo alla
dottrina e all'etica del nuovo patto. {Nicola Martella} |
1. Le tesi
{Andrea Viel}
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Condivido con te
che il Decalogo o meglio, come dici, le Dieci Parole, date a Mosè sul Sinai
insieme a tutte le 613 mitzvot [precetti, N.d.R.], è specifico per il popolo
d’Israele. Sono leggi specifiche che regolano il rapporto e l’appartenenza
reciproca tra Dio e il suo popolo.
Prima di tale patto sinaitico, Dio ha comunicato in vari modi con gli umani — il
canale di comunicazione non era affatto interrotto, altrimenti l’uomo sarebbe
lasciato stare a se stesso. Ha trovato persone che lo temevano maggiormente,
altri che andavano per la loro strada, ma con tutti ha avuto un rapporto
individuale. L’uomo (e la donna) senza legge viveva d’un legame individuale con
il suo Creatore.
Di certo, con Abramo, con i suoi discendenti, ma anche con tutti quelli
che erano intorno a lui e s’identificavano nell’unico Dio a cui Abramo faceva
proseliti, Dio chiede d’osservare un patto, che anche secondo il tuo
riferimento, non è tanto nell’osservanza a regole, quanto nell’osservanza del
patto della circoncisione. Quindi una regola d’appartenenza.
Da evidenziare che comunque c’erano altre leggi per chi non s’identificava con
il patto di Noè [intende Abramo? N.d.R.] e a seguire. Sono quelle chiamate
Leggi Noachitiche. Il Talmud (o tradizione orale) riporta: «Sette precetti
furono comandati ai figli di Noè: leggi sociali per stabilire corti di giustizia
[o, secondo Nahman, il principio di giustizia sociale], per impedire la
bestemmia [maledire il nome di Dio], l’idolatria, l’adulterio, lo spargimento di
sangue, il furto e il mangiare la carne d’un animale vivo» (Sanhedrin 56a)
Il presupposto qui è che molto prima che Dio si fosse rivelato e avesse dato la
Torah sul Sinai, la generazione di Noè era già unita da norme comuni di
comportamento etico. Una di queste norme si riferisce alla proibizione d’una
forma arcaica di mangiare, cioè mangiare la carne d’un animale vivo. Quattro
precetti si riferiscono al rapporto dell’uomo con il suo simile: la proibizione
di spargere sangue, il furto, l’adulterio e la necessità d’avere un sistema di
legge e di giustizia. Solo due comandamenti sono di contenuto religioso: il
divieto di bestemmiare il nome di Dio e quello riguardo all’idolatria. Non
esiste il comandamento d’adorare Dio. Effettivamente se Dio non s’era ancora
rivelato, non si poteva dare un comandamento d’adorarlo, benché si comandava di
non dire male del nome di Dio, o non pronunciare il nome di Dio per motivi
futili, e di non correre dietro a idoli vari.
Con Abramo s’identifica l’appartenenza all’unico vero Dio, ma la letteratura
rabbinica, parla del «pio fra i popoli del mondo», dei «pii gentili» (hasidei
umoth ha-olam).
I pii gentili, sono coloro, tra i gentili, che non s’identificano nel Dio
d’Abrahamo, d’Isacco e di Giacobbe, ma rispettano i sette precetti di Noè. Il
punto fondamentale di questo concetto è che si dice di loro: «I giusti fra i
Gentili hanno il loro posto nel mondo a venire» (Tosefta, Sanhedrin, XIII, 2).
Questo «posto nel mondo a venire» è il termine tradizionale per salvezza, di
solito usato per tutti gli ebrei che vivono secondo i comandamenti della Torah.
Nel Mishneh Torah, XIV, 5, 8 è
scritto, «Un pagano che accetti i sette comandamenti [di Noè] e li osservi
scrupolosamente è un “pagano giusto” e avrà un posto nel mondo a venire».
In un sito ebraico viene scritto: «Il goi (significa popolo gentile) non ha
alcun obbligo d’osservare le leggi della Torah perché questa fu data al solo
popolo d’Israele come legge nazionale. Secondo il diritto ebraico talmudico il
goi che risiede entro il territorio israeliano ha però l’obbligo d’osservare la
legge noachide e viene punito in caso d’inadempienza. Il goi che risiede
all’estero, cioè fuori dalla terra d’Israele, non ha alcun obbligo se non il
rispetto della legge della nazione in cui risiede. Però secondo la religione
ebraica, davanti a D-o ha il dovere dell’onestà, che consiste nel rispetto della
legge noachide anche quando la nazione in cui vive ha leggi disoneste. In quel
caso la legge noachide deve essere riconosciuta come legge divina e quella della
propria nazione come profana. Ma in linea di massima le religioni e le leggi
delle nazioni hanno obblighi che riconducono indirettamente all’osservanza della
legge noachide».
2. Osservazioni e obiezioni
{Nicola Martella}
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Il testo originario di Andrea, da cui ho tratto qui l’inizio, è troppo lungo per
essere un contributo d’un tema di discussione che ne deve contenere altri.
Inoltre il suo scritto fa sorgere più domande che dare risposte, crea più
confusione che dare chiarezza. Dovrei rispondere punto per punto, ma ho già
risposto altrove a cose simili. Perciò non posso pubblicarlo integralmente, ma
mi dedico a tale unità in sé conclusa. Andrea afferma che Abramo facesse proseliti per
l’unico Dio. Mi interesserebbe sapere dove si trova un solo brano chiaro in cui
ciò avvenne. Al contrario, l’Abimelek e il Faraone (rispettivamente re dei
Filistei e degli Egiziani) lo rimproverarono per le sue furbizie. Andrea,
credendo d’interpretare il mio pensiero, parla della «osservanza del patto della
circoncisione» come «regola d’appartenenza», che sarebbero prevalenti sulla
«osservanza a regole». Mi verrebbe da dire: «Se non è zuppa, è pan bagnato». No,
la relazione fra Dio e Abramo si basa sul patto di grazia che mette la fede
d’Abramo in conto di giustizia (Gn 15,6.17s). Le regole (anche la circoncisione
era tale!) vennero dopo come «fase amministrativa» del patto (Gn 17,1ss; 26,5).
[Per l’approfondimento si veda in Nicola Martella,
Manuale Teologico dell’Antico Testamento (Punto°A°Croce, Roma
2002), gli articoli: «Abramo (Patto con ~)», pp. 76s; per la dinamica dei patti
cfr. pp. 254-266.]
Poi Andrea trae molte delle sue argomentazioni dal
Talmud che nella sua versione finale è un libro medioevale (T. di
Gerusalemme 4°-6° sec.; T. di Babilonia 5°-7° sec.). In tal modo pretende di
poter veicolare l’interpretazione biblica (anche del NT). Il Talmud non ha per
me nessuna autorità spirituale né morale, essendo un testo pieno di
contraddizioni, pieno di cose turpi e amorali (p.es. in campo sessuale e
matrimoniale, come rapporti di pedofilia) e pieno di false dottrine
antigesuaniche, vilipendi anticristiani e cose scandalose sul modo di trattare i
gojîm (gentili, pagani, usato anche per i cristiani) quando i Giudei
costituiscono la maggioranza. Per me, che sono un esegeta, valgono argomenti
esegetici, tratti dalla sacra Scrittura e che rispettino lo sviluppo della
rivelazione e il contesto letterario, storico e culturale in cui i singoli testi
sono inseriti. Se Andrea vorrà argomentare esegeticamente va bene, alla
talmudizzazione del NT non sono molto interessato. Passiamo ora alle cosiddette «leggi noachitiche».
Le cose dette dal Talmud sulla presunta legge noachitica sono non solo piene di
imprecisioni teologiche, ma costituiscono una falsa dottrina dal punto di vista
dell’Evangelo e della dottrina del nuovo patto. Ecco qui di seguito alcuni
motivi. ■ In Genesi 9 non ci sono tutti tali sette
presunti punti. Ad esempio, dove si parla di bestemmia, d’idolatria,
d’adulterio, di furto? Solo proiettandoli nel testo e speculando su di esso si
troverà questo e altro! Tutto ciò che viene detto poi da Andrea e dai siti
noachitici su tali sette presunte norme, sono asserzioni basate su presupposti
non verificabili con l’esegesi di Genesi 9. Mi mostri ad esempio dove
all’interno del patto noetico sono scritti espressamente i presunti due
comandamenti di contenuto religioso: «il divieto di bestemmiare il nome di Dio e
quello riguardo all’idolatria». Tanto ci si abitua alle convenzioni, a cui si
aderisce, che nessuno va a più a verificare le cose, se veramente esistono! Così
si aprono le porte all’arbitrio, alle speculazioni, ai miti e alle favole; e
quelle giudaiche sono proverbiali. Paolo raccomandava a Tito, suo collaboratore:
«Riprendili perciò severamente, affinché siano sani nella fede, non dando
retta a favole giudaiche né a
comandamenti di uomini che voltano le spalle alla verità» (Tt 1,13s). Sebbene si affermi che Dio avrebbe comandato a Noè di
non bestemmiare e di non farsi idoli (dove?), poi stranamente si afferma che non
esisterebbe il comandamento d’adorare Dio, perché non si sarebbe ancora
rivelato! Stranezze dei seguaci delle cosiddette «leggi noachitiche»! Dio s’era
rivelato a Noè (Gn 6,13), gli aveva dato comandi (Gn 6,14ss; 7,1; 8,16; 9,1ss),
gli aveva manifestato la sua grazia (Gn 6,8), lo aveva dichiarato giusto (Gn
7,1), lo aveva salvato dal diluvio (Gn 8,1) e gli aveva elargito il suo patto
(Gn 9,9-17). I suoi tempi non c’era una generazione che si atteneva alla volontà
di Dio, essendo tutta corrotta (Gn 6,5.11ss), ma solo Noè camminava con Dio (Gn
6,9), eseguì i comandi divini (Gn 6,22; 7,5) e, dopo aver costruito un altare,
offrì il culto all’Eterno, che gradì (Gn 8,20s). Noè non avrebbe quindi adorato
Dio, perché non c’era comandamento? [Per l’approfondimento si veda nel
Manuale Teologico dell’Antico Testamento, l’articolo «Noè (Patto
con ~)», pp. 238s.
■ I pii gentili si salverebbero perché
metterebbero in pratica i presunti sette precetti di Noè? Se a un “pagano
giusto” basta accettare e osservare scrupolosamente tali precetti noetici per
avere «un posto nel mondo a venire», come recita il talmud, Cristo è morto
inutilmente. Dopo tanto cercare, ho trovato in rete l’origine della
citazione sui gojîm e la «legge noachide». Peccato che tale autore ha
mancato di citare l’arbitrio, le angherie e i soprusi che, secondo il Talmud, i
Giudei potevano usare sui gojîm (e sui cristiani chiamati
spregiativamente «epicurei») nelle zone a maggioranza giudaica e sugli stessi
Giudei divenuti cristiani. Tale blog ebraico non è certo l’ultima autorità. Ecco
solo due esempi tratti dalla letteratura rabbinica. «Queste cose (sopra) si intendono per gli idolatri. Ma
anche gli israeliti che lasciano la loro religione e diventano
epicurei devono essere uccisi e noi dobbiamo perseguitarli fino
alla fine. Infatti essi affliggono Israele e distolgono il popolo da Dio»
(Hilkhoth Akum 10,2). «Gli ebrei che diventano
epicurei, che si danno all’adorazione delle stelle e dei pianeti e
peccano maliziosamente; anche coloro che mangiano la carne di animali feriti, o
che vestono abiti vani, meritano il nome di
epicurei; in simil modo, coloro che negano la Torah e i Profeti d’Israele
— la legge è che tutti questi debbano essere uccisi; e coloro che hanno
il potere di vita e di morte devono farli uccidere; e se ciò non potesse
essere fatto, essi dovranno essere portati alla morte con l’inganno»
(Chošen Hammišpat 425,5). Io che sono contro ogni antisemitismo e ogni razzismo,
devo confessare che tali asserzioni non fanno onore ai rabbini (talmudici e
post-talmudici) e alla loro ideologia di una supremazia sionista che infrange
leggi e morale pur di imporsi.
■ Le asserzioni del Talmud sulle leggi noachitiche e
sulla salvezza dei «pii gentili» non sono saggezze divine ma eresie giudaiche,
contro cui Paolo mise in guardia i Galati, dichiarando ciò un «evangelo diverso»
e «altro», degno di maledizione (Gal 1,6ss). Tali giudaisti gnostici che si
spacciavano per superapostoli, propagarono tale «evangelo diverso» dappertutto,
ad esempio anche in Corinto (2 Cor 11,4s.13ss), in Colosse, in Filippi, portando
solo confusione.
■ Conosco vari siti noachitici. Essi sono spesso
pieno di spiritualità universalistica e gnosticismo giudeo-cristiano e li
ritengo pericolosi per la verità biblica. Vedo che Andrea trae da blog e siti
giudaici e da tali siti noachitici i tuoi argomenti e se ne lascia influenzare.
Sono preoccupato. Si tratta infatti d’un «altro evangelo». Farebbe meglio a dare
maggiore ascolto alla Scrittura, invece che a un universalismo gnosticheggiante
di natura giudaico o simile.
■ Ho scritto vari articoli che approfondiscono le
questioni da sollevate da Andrea, alcuni già pubblicati e altri che pubblicherò
in seguito, relative al
valore della legge mosaica nel nuovo patto. Per ora faccio notare quanto
segue. Un ebreo ha scritto ad altri ebrei: «Poiché qui v’è bensì
l’abrogazione
del comandamento precedente a motivo della sua
debolezza e inutilità (poiché
la legge non ha condotto nulla a
compimento); ma v’è altresì l’introduzione d’una
migliore speranza, mediante la
quale ci accostiamo a Dio» (Eb 7,18s). «Poiché se quel
primo patto fosse stato senza
difetto, non si sarebbe cercato
luogo per un secondo... Dicendo:
“Un nuovo patto”, Egli ha
dichiarato antico il primo. Ora,
quel che diventa antico e invecchia
è vicino a sparire» (Eb
8,7.13). E Paolo, anch’egli ebreo degli ebrei, aggiunse: «Ora siamo stati
sciolti dai legami della legge,
essendo morti a quella che ci teneva
soggetti, cosicché serviamo in
novità di spirito, e non in
vecchiezza di lettera» (Rm 7,6; cfr. vv. 1-6). Questa è la teologia
del nuovo patto!
■ Il favoleggiare speculativo dei Giudei era una
grande tentazione per i cristiani, giudei e non, diede parecchio filo da torcere
a Paolo nella difesa della «sana dottrina» (= l’Evangelo) e divenne oggetto
delle raccomandazioni che l’apostolo diede ai suoi collaboratori. Al riguardo ho
citato sopra già Tt 1,13s. Si vedano anche i seguenti brani rivolti a Timoteo. ● «Ti
ripeto l’esortazione… di rimanere ad Efeso per ordinare
a certuni che non insegnino
dottrina diversa né si occupino di
favole e di genealogie
senza fine, le quali producono questioni, anziché promuovere l’economia di Dio,
che è in fede» (1 Tm 1,4). ● «Rappresentando
queste cose ai fratelli, tu sarai un buon ministro di Cristo Gesù, nutrito delle parole della fede e della
buona dottrina che hai seguita da
presso. Ma schiva le favole
profane e da vecchie; esèrcitati invece alla
devozione; perché
l’esercizio corporale è utile a
poca cosa, mentre la devozione è utile ad ogni cosa, avendo la promessa della
vita presente e di quella a venire» (1 Tm 4,6ss). ● «Verrà
il tempo che non sopporteranno la
sana dottrina; ma per prurito
d’udire si accumuleranno dottori secondo le loro proprie
voglie e distoglieranno le orecchie
dalla verità e si volgeranno alle
favole. Ma tu sii vigilante
in ogni cosa, soffri afflizioni, fa l’opera d’evangelista, compi tutti i doveri
del tuo ministero» (2 Tm 4,3ss).
► URL:
http://puntoacroce.altervista.org/_Rel/A1-Legge_noachide_salva_Sh.htm
21-07-2008; Aggiornamento:
03-07-2010
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