Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Il sabato, l’anno sabbatico e il giubileo.

 

Ecco le parti principali:
■ Il patto, l'etica e il pensiero sabbatico
■ Il sabato nell’Antico Testamento, nel giudaismo, nel Nuovo Testamento e relative questioni odierne
■ L’estensione del sabato: l’anno sabbatico e lo jôbel nella Torà e nella storia
■ L’ideale e le funzioni teologiche risultanti
■ Excursus: Storia del giubileo cattolico
■ Le feste principali in Israele.

 

► Vedi al riguardo la recensione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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DICHIARATI PECCATORI SOLO DAL DECALOGO?

 

 di Nicola Martella

 

La questione del lettore

La risposta

 

Un lettore, dopo aver letto l'articolo «Il Decalogo», ha sentito il bisogno di   pormi una domanda specifica: «In base a che cosa l’uomo viene considerato peccatore?». A tutto ciò gli rispondo con varie osservazioni di tipo biblico. Siano i lettori ad approfondire ulteriormente le questioni, a intervenire con la loro personale esperienza e a tracciare eventuali conclusioni.

 

 

La questione del lettore  

 

Gentilissimo Nicola Martella, ho letto il materiale che lei ha messo su internet con riferimento al Decalogo. Se ho ben capito, il Decalogo riguardava il popolo ebraico. Mi sorge una domanda. In base a che cosa l’uomo viene considerato peccatore? Grazie per la sua cortesia nel darmi una risposta. {Samuele Negrea; 04-06-2008}

 

 

La risposta ▲

 

Il Decalogo («Dieci Parole» Es 34,28; Dt 10,4; Dieci Comandamenti) erano la Costituzione dello Stato teocratico dell’antico Israele, su cui si basavano le altre leggi: la «legge del patto» e quindi le leggi civili, penali e religiose. Non si trattava di una «legge universale», ma di quella specifica che Dio diede a un popolo particolare all’interno della logica dell’«antico patto» e della sua teocrazia (o Stato confessionale; Dt 4,13). Fintantoché la progenie di Abramo aveva una conformazione di famiglia patriarcale, le bastava la «legge abramitica», ossia quella che Dio diede ad Abramo dopo il patto di grazia (Gn 26,5; cfr. Gn 17,1ss), legge che tenne legata la discendenza ai valori del monoteismo durante la permanenza in Egitto. All’uscita d’Israele dall’Egitto e in vista di diventare nazione in Canaan, tale legge abramitica era diventata insufficiente e poteva formare tutt’al più la base per una legislazione più ampia. La legge specifica, quella mosaica, fu aggiunta in Israele, per far fronte alla nuova situazione; essa intendeva regolare la vita del popolo, in cui c’erano giusti e ingiusti, e sanzionare le trasgressioni (cfr. Gal 3,17.19). [Si veda l’articolo Nicola Martella, «Legge: origini», Manuale Teologico dell’Antico Testamento (Punto°A°Croce, Roma 2002), pp. 213s.]

     Mutato il patto, è mutata la legge (cfr. Eb 7,12; 8,6s). La chiesa non è sottoposta alla «legge mosaica», ma alla «legge di Cristo» (1 Cor 9,21; Gal 6,2), chiamata pure «legge dello Spirito della vita» (Rm 8,2; in contrasto con la «legge del peccato e della morte»). Cambiato il patto, cambiò lo Statuto che lo regge; la base costituzionale non fu più il Decalogo (costituzione della teocrazia d’Israele), ma la legge messianica (cfr. Mt 5-7 «ma io vi dico»), Costituzione dell’assemblea messianica (Mt 16,18), che teocrazia non è (non ha confini nazionali). La «legge di Cristo» ha messo fuori uso la prima e ha affrancato i credenti da essa (Rm 7,1-6; 8,2; Gal 5,1). Infatti la chiesa non è uno Stato teocratico con confini specifici né si trova sotto l’antico patto.

     Stando così le cose, Dio non ha mai misurato la peccaminosità dell’uomo solo con il Decalogo, essendo esso la Costituzione d’Israele, uno Stato confessionale in cui la legge religiosa era legge di Stato. Infatti c’erano leggi già prima di quella mosaica, sia nel popolo d’Israele (Gn 26,5), sia tra le nazioni (Ez 5,7; 11,12; cfr. Rm 1,19ss).

     Andando alla domanda specifica, constatiamo che il peccato e la sua sanzione c’erano già prima della legge mosaica e del Decalogo; altrimenti non si poteva dire ciò che era giusto o sbagliato, né classificare alcuno come integro o empio, né premiare gli onesti e sanzionare i disonesti; si rimanda qui al libro della Genesi e a quello di Giobbe.

     Quanto a peccato e peccare, prima dell’avvento della legge mosaica o presso i pagani, si veda quanto segue.

     ■ «Ora la gente di Sodoma era scellerata e oltremodo peccatrice contro l’Eterno. […] il loro peccato è molto grave» (Gn 13,13; 18,20).

     ■ Dio discusse in sogno con il pagano Abimelek di peccato (Gn 20,6) e quest’ultimo lo fece con Abrahamo (v. 9). Giacobbe ne discusse accesamente con Labano (Gn 31,26).

     ■ Giuseppe rifiutò le avance di Potifera, concludendo: «Come dunque potrei io fare questo gran male e peccare contro Dio?» (Gn 39,9).

     ■ Ruben discusse con i suoi fratelli del peccato commesso contro Giuseppe (Gn 42,22) e dopo la morte di Giacobbe, temendo il peggio, mandarono a chiedere nuovamente perdono a Giuseppe: «Deh, perdona ora ai tuoi fratelli il loro misfatto e il loro peccato; perché t’hanno fatto del male. Deh, perdona dunque ora il misfatto dei servi de Dio di tuo padre!» (Gn 50,17).

     ■ Anche il Faraone era consapevole del suo peccato: «Questa volta io ho peccato; l’Eterno è giusto, mentre io e il mio popolo siamo colpevoli» (Es 9,27); tuttavia «continuò a peccare» (v. 34; cfr. 10,16s).

     ■ Anche l’indovino Balaam era convinto di aver peccato (Nu 22,34).

 

Quanto a giustizia ed empietà dinanzi a Dio, alla società e alla propria coscienza, ecco alcuni esempi qui di seguito.

     ■ «Noè fu uomo giusto, integro, ai suoi tempi» (Gn 6,9). «Io t’ho veduto giusto nel mio cospetto, in questa generazione»(Gn 7,1).

     ■ Riguardo a Sodoma e Gomorra, Abrahamo chiese a Dio: «Farai tu perire il giusto insieme con l’empio?» (Gn 18,23-28).

     ■ Giuda, dinanzi alle prove presentate da Tamara, sua nuora, ammise pubblicamente: «Ella è più giusta di me, poiché…» (Gn 38,26).

     ■ «Er, primogenito di Giuda, era perverso agli occhi dell’Eterno, e l’Eterno lo fece morire» (Gn 38,7).

 

L’apostolo Paolo affermò che la prima istanza che accusa l’uomo di peccato è la sua coscienza, la quale si scusa e si accusa (Rm 2,14ss; 7,23). Inoltre ad accusare sono pure le leggi o regole morali che vigono in un certo gruppo, una certa tribù, un certo popolo (Dn 6,8.12.15; Est 4,16; cfr. Pr 14,34; 24,24; Hb 2,10). Addirittura i gruppi più efferati e criminali si danno una legge interna e delle regole (cfr. Pr 1,13s; 1 Sm 30,22-25) per disciplinare gli equilibri interni, i rapporti di potere e per sanzionare chi sgarra (cfr. le varie mafie).

     Dal punto di vista teologico si è peccatori non perché si commette personalmente il peccato, ma perché tutti hanno peccato in Adamo (Rm 5,12-19); poi è ovvio che i peccatori di natura pecchino anche personalmente, certo in modi differenti, a seconda dell’entità della loro corruzione morale, a cui si sono dati. Gli alberi producono i loro frutti in corrispondenza alla loro natura; da alberi selvatici nascono frutti selvatici.

     Infine nel nuovo patto gli uomini verranno giudicati non solo dal fatto se hanno leggi o meno (neppure quella mosaica), ma se hanno accettato o meno Gesù di Nazaret come Messia promesso, quindi come loro personale Signore e Salvatore. Gesù avvertiva seriamente i Giudei del suo tempo: «Se non credete che sono io (il Cristo), morrete nei vostri peccati» (Gv 8,24). Paolo ricordò che il fondamento è Cristo Gesù e per chi lo ha accettato il premio dipenderà da ciò che vi ha costruito sopra (1 Cor 3,11-15).

     Perciò, ai tempi apostolici, un Giudeo che ubbidiva alla legge mosaica, ma rifiutava Gesù come Messia promesso, era giudicato come perduto e degno del giudizio divino (cfr. At 13,46; Rm 9,1ss; 11,28; 1 Cor 16,22). Nel giudizio finale i Giudei saranno giudicati secondo la legge mosaica, la quale attesta che Gesù è il Messia (Gv 5,45ss). I Gentili verranno giudicati senza la legge mosaica, ma secondo la legge scritta nei loro cuori (Rm 2,15s). Ciò riguarderà comunque l’entità della pena, dopo che sarà stato appurato che hanno rifiutato Gesù quale Messia (Ap 20,12).

     In ogni modo, come abbiamo visto, anche senza la legge mosaica, l’uomo può essere considerato peccatore, avendo egli peccato effettivamente in Adamo. Per l’approfondimento rimando all’articolo «La questione della legge» nel mio libro Šabbât (Punto°A°Croce, Roma 1999), pp. 51-56.

 

Avventismo e legge mosaica nel nuovo patto {Tommaso Failla - Nicola Martella} (T/A)

Avventismo e legge mosaica nel nuovo patto? Parliamone {Nicola Martella} (T)

Sabato, Decalogo e avventismo {Nicola Martella} (A)

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/A1-Peccatori_decalogo_Sh.htm

13-07-2008; Aggiornamento:

 

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