Un lettore ci
ha presentato le seguenti questioni.
Carissimo Nicola, grazie sempre per
le tue riflessioni. Poiché c’è una sorella che, pur non mettendo in dubbio la
Trinità, vorrebbe capire meglio come si può spiegare la divinità di Cristo in
terra, dal momento che lo stesso Gesù si rivolge più volte a Dio come Figlio
al Padre. La sorella chiede: «Si rivolge a se stesso? E perché? Come è
spiegabile questo suo rivolgersi a Dio Padre come Figlio ma anche come Dio?».
Potrei rispondergli per quello che so, ma tu certamente puoi essere più
esauriente di me. Ringraziandoti, ti saluto fraternamente in Cristo… {Francesco
Pannaccione; 20-04-2009}
Il lettore è pastore della chiesa battista di
Soccavo (Na). Egli reagisce qui all’articolo «Conduttore
antitrinitario nelle chiese valdesi». Il seguente contributo
avrebbe potuto trovare posto all’interno del tema di discussione «Conduttore
antitrinitario nelle chiese valdesi? Parliamone», ma a causa
della sua specificità e della trattazione di aspetti
specifici, abbiamo preferito metterlo extra.
Ad aspetti rilevanti di tali questioni rispondiamo qui di seguito. |
L’errore
principale che fanno molti antitrinitari (ce ne sono di genere diverso) sul
tipo dei seguaci della «Torre di guardia» è di confondere l’essere Dio con
l’essere una sola persona. In effetti la monoteismo monopersonale afferma
che il Dio unico sia una sola persona (giudei, islamici, cristianesimo
antitrinitario). Il
monoteismo trinitario (o trinitarismo) afferma invece che il Dio unico
sia in tre persone (cristianesimo trinitario). Siamo abituati a dichiarare
persone o cose con la stessa sostanza o natura mediante dei termini collettivi,
ossia che esprimano una «unità composita»: umanità, nazione, popolo, famiglia,
fauna, flora, eccetera. Similmente possiamo dire, per spiegarlo con il nostro
linguaggio, che «Dio» è una «categoria» sui generis con una sola
sostanza, essenza, energia, natura e così via, uniche, specifiche e
inconfondibili, che lo distingue da tutte le altre categorie che conosciamo:
esseri celesti (cherubini, serafini, melakim o angeli), esseri umani
e animali. Dio ha un’energia di vita in sé, che non si esaurisce, immortalità e
potenza illimitata; ciò distingue il Creatore da tutte le creature. In tutte le
mitologie gli dèi dei popoli hanno bisogno di mangiare per tenersi in vita (cfr.
Sal 50). Il Dio della Bibbia è chiamato «Dio vivente» e immortale. Nel NT Egli
si è rivelato come tre distinte e contemporanee persone. L’incarnazione del
Logos (Dio presso Dio; Gv 1,1ss.14) ha portato un certo cambiamento nella Deità,
poiché Gesù Cristo è anche vero uomo, avendo annichilito se stesso (Fil 2,6ss).
[►
Gesù fra continuità divina e discontinuità
storica]
Il problema principale deriva dal fatto che si proietta l’AT sul NT, non
tenendo presente che la rivelazione è progressiva. È evidente che, se nel NT si
parla di «mistero» precedentemente nascosto, esso è stato poi svelato
all’interno del nuovo patto specialmente dopo Pentecoste. Paolo parlò: della «rivelazione
del mistero che fu tenuto occulto fin dai tempi più remoti ma è ora manifestato»
(Rm 16,25; cfr. Ef 1,9s; 3,3ss.9; 5,32; Col 1,26s). Paolo parlò al riguardo del
«mistero dell’Evangelo» (Ef 6,19), del «mistero di Cristo» (Col 4,3) o del «mistero
di Dio: cioè di Cristo, nel quale tutti i tesori della sapienza e della
conoscenza sono nascosti» (Col 2,2s). Per questo si parla pure del «mistero
della fede (o della devozione)»: «E notoriamente grande è il mistero della
devozione: Colui che fu manifestato in carne, fu giustificato in spirito,
apparve ad angeli, fu predicato a nazioni, fu creduto nel mondo, fu elevato in
gloria» (1 Tm 3,9.16). In tale
mistero svelato rientrava quindi, come già accennato, la rivelazione, secondo
cui il Logos (= rivelatore, difensore, avvocato =
parakletos) era «Dio presso Dio», il Creatore di ogni cosa e Colui che è
stato fatto carne (Gv 1,1ss.14).
L’altra questione è che l’incarnazione ha costituito un annichilimento
del Logos, per così permettergli come «Figlio di Dio» di diventare in tutto e
per tutto uomo e servo di Dio (Fil 2,6ss). Gesù sulla terra ha vissuto in totale
dipendenza dal Padre, non esercitando ciò che la sua natura di Dio poteva
permettergli di fare. Anche gli atti potenti che Gesù fece, li compiva in
effetti il Padre mediante di Lui (Gv 5,19ss; 14,10).
Il NT ci presenta quindi il quadro del monoteismo: diversamente dal
politeismo, esiste solo un Dio unico nella sua categoria (natura, potenza,
essenza, ecc.), che si manifesta contemporaneamente come tre Persone distinte
(Mt 3,16s; 17,5; Mt 28,19). Stando così le cose, è evidente che una persona
della Deità poteva dialogare con l’altra, il Figlio con Padre, durante il tempo
della vita terrestre di Gesù. Anche attualmente, il Figlio, per essere
Mediatore, deve necessariamente dialogare col Padre (1 Tm 2,5). Inoltre il Padre
ha mandato suo Figlio sulla terra (1 Gv 4,9) e il Figlio ha mandato, a sua
volta, lo Spirito Santo da parte del Padre (Gv 15,26) o, viceversa, lo Spirito
Santo è stato mandato dal Padre nel nome di Gesù (Gv 14,26). Ciò mostra che la
Deità è così unita, che Paolo poté anche scrivere: «E perché siete figli,
Dio ha mandato lo
Spirito del suo
Figlio nei nostri cuori, che grida:
Abba, Padre» (Gal 4,6). Ci sono
molti brani, in cui compaiono contemporaneamente tutte e tre le persone.
All’interno di una compagine sociale unica (p.es. una coppia o una
famiglia), i membri che la compongono, dialogano fra di loro. Allo stesso modo
fanno le tre Persone all’interno della Deità. La comunione avviene mediante la
comunicazione. Per la Deità ciò avveniva anche prima che ogni cosa fosse mai
stata creata. «Nel principio era il Logos, e il Logos era presso Dio, e Dio
era il Logos. Egli era nel principio con Dio. Ogni cosa fu fatta mediante lo
stesso; e senza lo stesso non divenne neppure una delle cose fatte» (Gv
1,1s). Sola la logica divina permette di capire che il Logos creatore era Dio ed
era parimenti presso Dio. In tale modo venne espressa la «unità composita» in
funzione del Logos incarnato (vv. 14.18).
Per la
riflessione si tenga presente quanto segue.
■ Gesù
Cristo a differenza del primo Adamo è in quanto «ultimo Adamo», è uno «spirito
vivificante» (1 Cor 15,45), ossia ha la vita in sé dimorante e la può dispensare
ad altri (Gv 6,27).
■ Ciò che
distingue Gesù quale sommo sacerdote dai sacerdoti levitici è che Egli possiede
in sé la «potenza di una vita indissolubile» (Eb 7,16).
■ In Gesù
Cristo la Deità non abita solo parzialmente o solo a livello spirituale, ma «in
lui abita
corporalmente
tutta la pienezza della Deità»
(Col 2,9), ossia Egli è Dio in tutto e per tutto.
■ Gesù Cristo non
è un Dio minore, ma è il «nostro grande Dio e Salvatore, Cristo Gesù» (Tt
2,13). In greco c’è qui un solo articolo per ambedue i sostantivi.
■ La funzione di
speciale Mediatore fra Dio e gli uomini è possibile solo perché Egli è vero Dio
e vero Uomo. 1 Timoteo 2,5 è da tradurre così: «Uno è infatti Dio, uno e
Mediatore di Dio e degli uomini, l’uomo Cristo Gesù». La stessa persona è
tutto questo: Dio - Mediatore di Dio e degli uomini – Uomo. Chiaramente il
Mediatore Gesù, pur essendo Dio per natura ed essenza, non è Dio Padre. Questo è
il «mistero» svelato nel nuovo patto.
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Deità, pluralità e unità:
Risposta a un Testimone di Geova {Nicola Martella} (D)
►
Deità, pluralità e unità? Parliamone
{Nicola Martella} (T)
►
Gesù fra continuità divina e discontinuità
storica {Nicola Martella} (T/A)
►
Immagini della Trinità
{Nicola Martella} (T)
► URL:
http://puntoacroce.altervista.org/1-Padre_Figlio_correlaz_OiG.htm
21-04-2009; Aggiornamento: 22-04-2009
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