Qual è
secondo te il punto debole caratteristico del «movimento dei Fratelli»?
■
L’eccesso
di rifiuto d’ogni forma d’organizzazione e/o istituzionalizzazione. L’osservanza
del modello neotestamentario non significa rimanere ancorati per forza alla vita
di 2000 anni fa. (Maurizio Marino)
■ Collaborare poco con altre
Chiese dello stesso movimento. (A. Fausto Gaeta)
■ Tendenza alla chiusura
dogmatica, motivata da presunta purezza dottrinale, che nei casi più estremi può
sfociare nel settarismo. (Nicola Berretta)
■ La disciplina; il pastorato.
(Gaio, ps.)
■
Che non si preoccupa sempre d’assicurare che il Vangelo penetri ogni ceto della
società. (Rinaldo Diprose)
■ La mancanza degli anziani di
individuare, preparare e stimolare le coppie giovani capaci e dotate di
considerare i campi di missione. (Bill Quinert)
■ Troppa divisione dovuta
probabilmente alla mancanza di riconoscimento delle autorità. (Francesco Bozzi)
■ Congregazionalismo;
specifico che il congregazionalismo può essere sia un
fatto positivo che negativo in quanto l'esito dipende sempre dall'uomo e cioè da
come viene inteso e interpretato. (Luciano
Mancin)
■ La mancanza di formazione
e discepolato. (Luca Ciotta)
■ ▪ 1) Ho visto in un caso, un
eccesso di legalismo, molto attaccamento alla lettera e poco alla sostanza.
Salvare l’apparenza davanti alla comunità sembrava essere tutto. S’era arrivati
al punto d’avere quasi paura a confidare i propri problemi agli altri. Ciò
recava un grave danno alla crescita spirituale vera e reale dei membri. Infatti,
questa richiede che, a volte, si guardi in faccia il peccato e la debolezza con
comprensione umana, non per giustificarli e diventare liberisti, ma per avere il
tempo per maturare un cambiamento vero che venga da dentro e che sia duraturo e
fruttifero. ▪ 2) La paura di scoprire dei nei ha fatto sì che li si nascondesse
quasi sempre, accorgendosene solo quando ormai erano diventati tumori maligni. ▪
3) Parlo di un’assemblea sola (peraltro in gravissima difficoltà), quindi
potrebbe trattarsi di un’eccezione. Naturalmente, posso esporre solo la mia
limitata esperienza. (Salomè Stisabi, ps.)
■ La poca comunione tra i membri
nei giorni infrasettimanali (forse a causa degli impegni lavorativi). (Sandro
Carini)
■ La ristrettezza di vedute
(soprattutto spirituali) che lo chiude verso il resto del mondo evangelico,
molte volte per tematiche secondarie. (Giorgio De Luca)
■ L’incapacità di gestire la
libertà. (Sandro Bertone)
■ Il tradizionalismo
imperversante. (Antonio Del Vento)
■ ▪ 1) Alto tasso di litigiosità,
▪ 2) tendenza all’eccessiva chiusura, in alcuni casi fino al settarismo, ▪ 3)
tendenza al legalismo in alcune frange. (Pier Francesco Abortivi)
■ Il punto di forza può portare a
una sorta di anarchia rispetto alla linea comune (se mai esiste...) del
movimento dei Fratelli. (Emanuela Busatto)
■ Sono diversi tali punti, ma da
ex studente d’una scuola biblica sono particolarmente sensibile al «disprezzo
per le scuole bibliche» e, più in generale, per un approfondimento rigoroso
delle questioni esegetiche. (Tonino Mele)
●
La mancanza di visione missionaria. (Attilio De Renzis)
■ A parte quanto detto sopra,
noterei i seguenti punti: ▪ 1) Mancanza d’una chiara consapevolezza — e
accettazione — della nostra realtà d’assemblee. Occorre essere coscienti che
viviamo in una delle realtà cristiane evangeliche che non è perfetta e
probabilmente non completamente rispondente alle indicazioni bibliche (non
sono d’accordo con quanto i nostri «vecchi» dicevano circa l’incarnazione del
modello di chiesa neotestamentaria nelle assemblee!), ma anche essere
coscienti che, nella vita, si devono fare necessariamente delle «scelte di
campo» per noi e per la nostra famiglia. ▪ 2) La mancanza — realtà attuale ma,
grazie a Dio, assente al sorgere delle Assemblee — di sensibilità verso il
sociale. Abbiamo spesso rimproverato il mondo valdese per essersi immerso troppo
nella realtà socio-politica, ma noi siamo accuratamente rimbalzati dalla parte
opposta! ▪ 3) La difficoltà — data probabilmente la radicata mentalità
congregazionalista — a gestire opere comuni. Ne sono un esempio, nel passato, il
triste caso dell’Istituto Comandi e, ora, le difficoltà che incontra la Casa di
Riposo di Casorzo. (Roberto Frache)
■ Debole in che senso? Per
incidere sulla società italiana, orientare la politica nazionale, far sentire la
nostra presenza a livello locale, avere delle chiese numerose, servire gli umili
e i poveri, diffondere la Parola, far conoscere Gesù e l’amore di Dio? Forse
tutti? Certamente partendo da quello giusto gli altri verrebbero automaticamente
di conseguenza. Forse sento la mancanza di quanto segue: ▪ 1) Una vita
«emozionale» della chiesa un po’ più intensa (ma, forse, il problema è mio); ▪
2) Una maggiore capacità d’approcciarsi ai poveri; ▪ 3) Un amore tra fratelli
più intenso che sia veramente riconoscibile dal mondo (ma perché solo tra
fratelli?). (Marcello Favareto)
■ Un punto debole è costituito dalla mancanza
d’una sede centrale in cui discutere controversie e problemi sorti a livello
locale. Un altro punto debole è costituito da tradizioni non evidenti nella
Scrittura, trasmesse specialmente tramite il mensile «Il Cristiano». (A.D., ps.)
[►
10.]
■ Un certo
«isolamento» che nel male porta, a volte, a guardare dall’alto in basso chi è al
di fuori. (Federico Corona, ps.)
■ Disorganizzazione (chi deve fare cosa). (Stefano Comune)
2.
Dati di credenti esterni