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1. Le tesi
{Sandro Burgassi}
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Ho letto il tema di discussione «Cristiani
giudei e gentili, giudaizzanti e non», proprio per l’interesse
particolare che ho per Israele. Secondo la suddivisione dei cristiani in genere
nei rapporti verso Israele da lei fatta, mi posso collocare nel «prototipo» di
cristiano gentile amico d’Israele, inserito nelle nuove tendenze dei
cristiani gentili che intendono connettersi direttamente al giudeo-cristianesimo
e vivere secondo tale mondo d’idee e tale devozione…
Sono d’accordo con lei sulla complessità d’Israele e dei rapporti dei
cristiani e non verso Israele. Si potrebbe ulteriormente definire delle
sub-differenziazioni sociologiche a quelle da lei fatte. Che Israele sia un
groviglio inestricabile d’una moltitudine di conflitti cronici e irrisolti, è un
dato di fatto. Solo l’intervento diretto del Signore Gesù Cristo può sciogliere
questo groviglio, non certo l’uomo. Prego il Signore che sia fatta la sua
volontà per Israele affinché s’adempiano i suoi piani.
Un cristiano evangelico (come mi considero), nato di nuovo nell’aprile del ‘98
in una bella chiesa con pascoli verdeggianti della costa Toscana, che ama
Israele, leggendo il suo articolo si chiede come si può essere influenzati
ideologicamente dai cristiani giudei o dai cristiani amici d’Israele, senza che
il Signore non abbia messo o sviluppato il nostro amore per Israele nei
nostri cuori. Piuttosto, nel variegato panorama di chiese denominazionali del
mondo, in questi ultimi tempi, il singolo credente non può essere influenzato da
dottrine palesemente o subdolamente antisemite? Perché Israele dà fastidio a
tutti, anche a molti cristiani? Il diavolo odia Israele. Così come l’incredulo
dovrebbe domandarsi dell’esistenza di Dio osservando la creazione, un cristiano
nato di nuovo, che si «ciba» per anni della Bibbia, non può fare a meno di
realizzare che Dio non ha ripudiato il suo popolo, che ha in serbo per Israele
un ristabilimento nei suoi piani salvifici per l’uomo, dopo le terribili
conseguenze subite anche per l’allontanamento da Dio.
Il santo timore del Signore dovrebbe aumentare nei cristiani gentili,
considerando che, se Dio non esitò a tagliare i rami naturali dell’olivo
domestico, quando questi persistettero nella disubbidienza; quale sarà la fine
dei rami selvatici innestati nell’olivo domestico qualora si dovessero
volutamente e sistematicamente allontanare dalle vie del Signore? Il Signore sta
suscitando delle sentinelle nelle chiese del mondo per cooperare al
ristabilimento d’Israele nei piani di Dio, gruppi di preghiera nelle chiese,
sostegno, solidarietà, amicizia e aiuti concreti a Israele, evangelizzazione
d’arabi ed ebrei (senza ovviamente seguire i modelli coercitivi e deleteri del
passato) e testimonianza. Il nemico tenta d’ostacolare questo, ma non ce la
farà.
Spesso, chi prova amore e ha una chiamata per Israele, e
contemporaneamente vive (avendone ovviamente necessità) e frequenta la chiesa
locale in cui ha accettato Il Signore (dove magari l’attivismo pro Israele è
assente o modesto o sporadico), rischia d’essere considerato un potenziale
soggetto deviante
dalla dottrina. In tempi in cui la cultura del sospetto nelle chiese è motivata
dal reale rischio che all’interno della comunità entrino immoralità,
sincretismi, culti dell’immagine e quant’altro non provenga da Dio,
paradossalmente c’è anche questo rischio per i cristiani gentili, sionisti,
giudaizzanti. Ma Dio è sovrano.
Nel suo articolo «Il complesso problema cristiano intorno a Israele», lei
afferma che «non sempre è chiaro a quei cristiani che intendono se stessi come
amici d’Israele che cosa sia Israele». Mi chiedo quale uomo conosce
perfettamente i piani e i pensieri del Signore? Quale uomo può dare una
definizione esaustiva d’Israele? Israele inteso e analizzato come prodotto
storico-biblico e sociale, come geo-sistema, come rappresentazione del moderno
Stato, come paesaggio dello spirito delle maggiori religioni, è più complesso di
qualsiasi altro stato, oltre che particolare. Come si può avere una simile
pretesa? Per certi versi sarebbe come pretendere d’avvicinarsi al Signore Gesù
Cristo con una sofisticata speculazione filosofica, anziché semplicemente con il
cuore. Ricorre nei suoi articoli la premessa che «il Signore ci chiama ad amare
i fratelli di là dalle convinzioni sugli aspetti non centrali della dottrina».
Questo è sicuramente saggio, ma ritenere Israele un aspetto marginale o comunque
non centrale della dottrina in questi ultimi tempi, è dal mio punto di vista
estremamente controproducente al cristiano gentile.
Non condivido neppure le obiezioni sull’uso di Dio d’Israele per augurare
una benedizione. [►
Augurare nel nome del Dio d’Israele nel NT?]
Il Dio d’Israele dell’AT è lo stesso Dio padre del nostro Signore Gesù Cristo,
il Creatore dei cieli, della terra e dell’universo, non è un altro Dio. Lei sa
meglio di me che la Bibbia va considerata in maniera unitaria e non disgiunta
tra Antico e Nuovo Testamento.
Per chiudere questo mio contributo in leggerezza e augurandomi di non indisporla
gli confesso che scalpito ogni volta che vado in Israele: mi piace
scoprire questo paese, esplorarlo, avere contatti e amicizie con ebrei, arabi e
i numerosi cristiani che da tutto il mondo vengono in Israele. Mi piace guidare
la macchina di sabato quando il traffico è inesistente, mangiare kasher e la
cucina araba, nonché i nostri suini, il clima secco del deserto, scherzare con
un rabbino ortodosso che non può sentire la parola cristiani, fare il bagno nel
Mar Rosso, nel Mar Grande e nel lago di Tiberiade, trovarmi in Israele per il
Sukkot [festa delle Capanne, N.d.R.] e la marcia internazionale pro Israele di
Gerusalemme (quest’anno la mia permanenza comprenderà pure le feste di Rosh
ha-shanà [ultimo dell’anno, N.d.R.] e Yom Kippur [festa dell’espiazione, N.d.R.]
e pregare per Israele affinché ebrei e arabi accettino il Signore Gesù Cristo
come personale Salvatore e Israele diventi luce delle nazioni, nonché una grande
benedizione. Cordiali saluti in Cristo. {04-07-2008}
2. Osservazioni e obiezioni
{Nicola Martella}
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1. ENTRIAMO IN TEMA: Ringrazio questo lettore per le sue riflessioni.
Sono d’accordo con esse nella maggior parte. Per altre cose dissento, a seconda
del caso, con più o meno misura; avendo già scritto altrove al riguardo, non
voglio però ripetermi. Non posso che sottoscrivere la fine della sua lettera,
ossia che — oltre che amare Israele per via della promessa — bisogna «pregare
per Israele affinché ebrei e arabi accettino il Signore Gesù Cristo come
personale Salvatore e Israele diventi luce delle nazioni nonché una grande
benedizione».
Quanto alla continuità fra antico e nuovo patto, essa esiste; esiste pure però
pure la
discontinuità. Ambedue sono rappresentate da Gesù quale Messia. Ecco alcuni
punti salienti (per il resto rimando ad altri approfondimenti: Gesù disse ai
Giudei: «Se non credete che sono io (il Cristo), morrete nei vostri peccati»
(Gv 8,24). «Il Regno di Dio vi sarà tolto, e sarà dato a una gente che ne
faccia i frutti» (Mt 21,43; cfr. Mt 23,38s «finché diciate»). «Un
indurimento parziale s’è prodotto in Israele, finché sia entrata la pienezza dei
Gentili; e così tutto Israele sarà salvato» (Rm 11,25s). «Dicendo: “Un
nuovo patto”, Egli ha dichiarato antico il primo. Ora, quel che diventa antico e
invecchia è vicino a sparire» (Eb 8,13; 9,15).
2. DISTINGUERE PER CAPIRE: È evidente che per capire bisogna
distinguere (gettarla solo nel «mistero» è rischioso), altrimenti si diventa
confusi e confusionari. Riguardo a Israele (e annessi e connessi) esistono, ad
esempio, le seguenti distinzioni necessarie.
■ L’Israele storico (Stato e
teocrazia), composto da giusti e ingiusti, anzi per lo più da una massa infedele
e da un resto fedele (Is 1,8ss; 10,20ss; Is 37,31s; Gr 8,3 razza malvagia -
residuo; 50,20; Ez 6,8; Esd 9,13). La discendenza di Giacobbe (= Israele) fu
oggetto delle promesse di Dio, ma anche dei suoi giudizi storici, cosa che portò
alla fine del regno prima d’Efraim (722 a.C.) e poi di Giuda (586 a.C.). Tale
regno non è stato mai più costituito e non lo sarà nella sua integrità fino al
ritorno del Messia-Re, alla fine dei tempi.
■ Come detto, esiste il «residuo santo»
che portò avanti le promesse di Dio, la testimonianza e l’ubbidienza a Lui
all’interno a una massa infedele e spesso apostata (cfr. Esd 9,15; Is 10,22; 1
Re 19,18).
■ Al tempo del NT la decisione a favore o contro Gesù quale Messia spaccò di
fatto il giudaismo in due parti: il giudaismo
storico
(o rabbinico), che rifiutò Gesù quale Messia, e «l’Israele
di Dio» (Gal 6,16), ossia il «resto fedele» che riconobbe in Gesù il
Messia-Re promesso. Il primo tipo di giudaismo è chiamato, ad esempio, come
segue: «Giudei rimasti disubbidienti» (At 14,2), nemici dell’Evangelo (Rm
11,28), «Israele secondo la carne» (1 Cor 10,18), circoncisi nella carne per
mano d’uomo (Ef 2,11), «quelli della mutilazione» (Fil 3,2; v. 3 «i veri
circoncisi siamo noi»; cfr. Gal 5,12), «quelli della circoncisione» (Tt
1,10).
L’Israele di Dio fa parte dell’assemblea del nuovo patto, non è
quindi un’entità a sé.
■ Attualmente esiste l’Israele ideale,
oggetto di promesse escatologiche (Rm 11,26-29), e
l’Israele reale, oggi lontano dalla salvezza e dall’Evangelo (v. 28).
Il giudaismo attuale è pieno di tutto e del contrario di tutto (ultra-ortodossi,
liberali, monoteisti, atei, agnostici, affaristi, massoni, pacifisti, sionisti,
antisionisti, onesti e disonesti, rabbini omosessuali, artisti blasfemi,
eccetera). Già al tempo degli apostoli si trovavano fra i Giudei militanti
agguerriti contro l’Evangelo, che Paolo chiamò «cani» e «cattivi operai» (Fil
3,2), «ribelli, cianciatori e seduttori di menti» e falsi maestri per disonesto
guadagno (Tt 1,10s). Gesù stesso parlò di Giudei esoteristi che calunniavano i
cristiani, che chiamò «sinagoga di Satana» (Ap 2,9) e che definì Giudei falsi e
menzogneri (Ap 3,9).
■ Bisogna anche distinguere lo Stato d’Israele dai suoi
governi, che non sempre hanno fatto e fanno ciò che è giusto dal punto
di vista politico, sociale, del diritto internazionale, eccetera.
■ Bisogna distinguere tra ciò, che farà un
giorno il Messia con Israele (predizioni escatologiche), da ciò, che
esso è attualmente. I veri «amici d’Israele» sono coloro che rimangono leali
(avendo una visione ideale ed escatologica del resto fedele), ma dicono
all’amico ciò che va o non va (Pr 27,6), altrimenti non è amicizia, ma
sudditanza ideologica.
■ «L’Israele di Dio» è attualmente riconoscibile nel «cristianesimo
giudaico» (impropriamente detto «giudaismo messianico»). Bisogna
distinguere qui diverse posizioni, per non fare confusione.
● 1. I
cristiani giudaici moderati vivono la loro devozione senza ideologia e
hanno buoni rapporti con i cristiani in genere (Gentili). Essi si attengono alla
decisione storica del Concilio di Gerusalemme (Atti 15; cfr. 21,25), vivono la
loro giudaicità nel rispetto dei cristiani gentili (Rm 14).
● 2. I
sionisti confondono l’Israele ideale ed escatologico con l’attuale
Israele e addirittura con l’attuale Stato d’Israele, verso cui hanno una
sudditanza psicologica e ideologica come il tifo verso una squadra di calcio
(per tutto ciò che fanno i governi israeliani si trova una scusante morale o
«profetica»; la colpa è sempre degli altri). Il sionismo è un’ideologia che
prevede il ristabilimento dei confini abramitici e davidici con la forza, appena
la situazione politica internazionale lo permetterà; ciò è contrario alle
predizioni bibliche, secondo cui sarà solo il Messia a ristabilire il regno; non
a caso molti Israeliti (sia ultra-ortodossi, sia moderati, sia liberali) sono
contrari a tale ideologia suicida. Negli ultimi tempi, l’apertura degli archivi
di Stato per i documenti dalla fondazione d’Israele in poi hanno portato alla
luce gravi colpe dei governi e dei militari nella politica del Medio Oriente;
varie pubblicazioni di scrittori israeliani di seconda generazione hanno portato
alla luce le intenzioni reali e le manovre oscure del sionismo quale ideologia
politica da Ben Gurion in poi.
● 3. I
«giudei cristiani» giudaizzanti pretendono la restaurazione di tutto il
cristianesimo, penetrandolo con gli usi e i costumi giudaici e portandolo
all’ubbidienza della legge mosaica (sabati, circoncisione, ecc.) e alle
tradizioni giudaiche (cfr. già At 15,1.5). Questa specie di giudeo-cristianesimo
militante è molto pericoloso e pernicioso. Tali Giudei furono chiamati nel NT
«quelli della circoncisione» (At 11,2; Gal 2,12; cfr. Tt 1,10s), erano un gruppo
di potere temibile e fecero molti danni tra i Gentili (cfr. Gal; Col).
● 4. Per completezza, bisogna far osservare che esistono anche «giudei
cristiani» anti-talmudici e anti-sionisti, che si pongono quindi in modo
critico verso il Talmud (ritenuto soprattutto una fonte di blasfemia sia su Gesù
sia sulla morale) e verso il sionismo (ritenuto una fonte di male politico per
lo stesso Israele e per gli Ebrei nel mondo; essi temono che prima o poi, come
un boomerang che ritorna, possa essere motivo di un nuovo antisemitismo).
■ Infine esistono vari gruppi di «amici per
Israele». Essi ricalcano le varie posizioni sopra esposte. Alcuni
confondono l’Israele ideale ed escatologico con lo Stato d’Israele e i suoi
governi (sudditanza ideologica); non pochi di loro pensano che aiutando lo Stato
d’Israele in vari modi materiali e finanziari, stanno onorando Dio (ma è proprio
così?). Altri hanno recepito il sionismo al punto tale da sviluppare un
«sionismo cristianizzato» militante, che afferma il diritto dello Stato
d’Israele a occupare l’intera Palestina geografica, poiché sarebbe nel suo
diritto (non capiscono che il regno verrà istaurato solo dal Messia-Re al suo
ritorno). Il sionismo cristianizzato s’accompagna in vari modi con la
giudaizzazione d’alcuni tali cristiani gentili, ritenendo che il
giudeo-cristianesimo sarebbe più originale quindi migliore; essi arrivano poi al
punto di divenire essi stessi giudaizzanti militanti, il cui obiettivo è la
restaurazione del cristianesimo (ritenuto tutto decadente) nel senso d’una
radicale giudaizzazione.
3. ASPETTI CONCLUSIVI: È evidente che chi sa distinguere, capirà
e aiuterà a capire. Chi invece è abituato alle
macedonie ideologiche, sarà un operaio confuso che produrrà altresì
confusione per gli altri. Si tengano preseti i seguenti punti.
■ Di là da ciò che Dio farà col resto fedele alla fine dei tempi (la gran
tribolazione servirà appunto a distruggere la massa incredula per ottenere un
«residuo santo» che guarderà a Gesù quale loro Messia; cfr. Is 1,25ss; Mal
3,1ss; Ap 1,7), non bisogna chiudere gli occhi sulla questione giudaica
che si protrae da due millenni. Questa tensione fu così espressa dall’apostolo
Paolo: «Per quanto concerne l’Evangelo, essi sono
nemici per via di voi; ma per quanto concerne l’elezione, sono amati per via dei
loro padri; perché i doni e la vocazione di Dio sono senza pentimento» (Rm
11,28s). Come già ricordato, fintantoché non accettano Gesù quale Messia, essi
sono «Giudei rimasti disubbidienti» (At
14,2).
■ Di là dalle promesse e dagli aspetti escatologici, «l’Israele di Dio»
(il giudeo-cristianesimo; Gal 6,16) è parte integrante della chiesa e non un
corpo a sé o un corpo estraneo (Ef 2,16; 3,5ss; 4,4; Rm 9,24, 1 Cor 1,22ss). «Infatti
noi tutti siamo stati immersi mediante un unico Spirito dentro un
unico corpo, e Giudei e Greci, e
schiavi e liberi; e tutti siamo stati abbeverati d’un unico Spirito» (1 Cor
12,13; traduzione letterale mia). Ogni snobismo giudeo-cristiano (At 15,1.5; Gal
2,11ss) e ogni orgoglio gentile (da olivastro; Rm 11,18) sono assolutamente da
combattere.
■ È certamente da combattere la cosiddetta «teologia della sostituzione»,
secondo cui la chiesa avrebbe sostituito in tutto Israele (le promesse di Dio
rimangono e Dio attuerà alla fine dei tempi il suo piano per il resto fedele
d’Israele). Bisogna combattere anche i tentativi giudaizzanti d’alcune
frange del cristianesimo giudeo verso l’intero cristianesimo; altresì bisogna
combattere tali tentativi anche da parte di cristiani gentili, che hanno ormai
aderito a un modello giudaizzante.
■ Bisogna combattere l’antisemitismo in tutte le sue forme, essendo un
razzismo pericoloso e pernicioso. Ciò non significa però aderire a un
sionismo politico, che usa l’ingenuità di tanti cristiani e la loro
sudditanza psicologica a un «Israele» non chiaramente definito (vedi sopra). Il
sionismo è nato infatti come un progetto politico; esso si serve poi (come tutte
le ideologie politiche) delle sensibilità religiose di Giudei e cristiani per
creare un’accettazione e un consenso, su cui costruire. Molti cristiani
disavveduti pensano: «Se un “grande Israele” è nel progetto di Dio, non si può
che sostenerlo politicamente, finanziariamente e idealmente». Su tale leva
giocano i sionisti presenti fra gli Ebrei e fra i cristiani. Si dimentica
sovente che sarà soltanto il Messia, al suo ritorno, a creare il regno per
Israele (cfr. At 1,6s con Ap 20,1-6).
Per
l’approfondimento rimando a vari articoli in Nicola Martella (a cura di),
Escatologia fra legittimità e abuso.
Escatologia 2 (Punto°A°Croce,
Roma 2007) e specialmente ai seguenti: «Cieco sostegno politico a Israele», pp.
252-257; «Israele automaticamente vicino a Dio?», pp. 258-262.
Per la «questione giudaica» rimando anche a vari articoli in Nicola Martella,
E voi, chi dite ch’io sia?
Offensiva intorno a Gesù 2
(Punto°A°Croce, Roma 2000). Nel primo volume (Chi
dice la gente che io sia?) di quest’opera si vedano anche gli
articoli: «Il giudaismo e Gesù», pp. 103-114; «Gesù e i giudei», pp. 115-124.
►
Israele secondo la carne e Israele di Dio? Parliamone {Nicola Martella} (T)
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/A1-Israele_carne_di-Dio_R34.htm
28-08-2013; Aggiornamento: 31-08-2013
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