Entriamo in tema
Ultimamente un caro amico mi ha scritto quanto segue: «Vorrei trovare il tempo
per approfondire quale dev’essere, biblicamente parlando, il percorso da fare e
verificare
se è vero quello, che hai proposto tu (non perché lo metta in dubbio, ma per non
prendere come dogma ogni tua affermazione; in fondo anche
la chiesa di Berea confrontava con le Scritture quello, che annunziava
Paolo.)» (maiuscoletto redazionale).
Gli risposi: «Fai pure il bereano! Come sai e vedi ogni settimana, non temo il
confronto esegetico sul mio sito. Ti ricordo però che di cominciare la verifica
dal luogo comune della “chiesa di Berea”; era un sinagoga».
Tale banale questione mi ha nuovamente fatto riflettere sul fatto come sia
difficile smontare, una volta per sempre, luoghi comuni e leggende
metropolitane. Similmente si afferma che lo struzzo metta la testa sotto la
sabbia o che un elefante venga terrorizzato da un topolino! Tali «fantasmi»,
figli del pressapochismo, dell’abitudine, della pigrizia mentale o
dell’ignoranza, si alimentano nella falsa convenzione culturale e vivono
di asserti, che pochi verificano.
Incuriosito da ciò, ho fatto una certa ricerca e mi sono meravigliato come
questo luogo comune sia molto diffuso. È stato interessante vedere che
persone, che per altre cose hanno fatto un capello in quattro (anche nei miei
confronti, per attaccarmi!), sono prede di questa falsa convenzione, secondo cui
in Atti 17,11 si tratterebbe di cristiani e di una chiesa.
L’odierna Veria è nel greco antico Βέροια (o Βέρροια, o Φέροια), termine che è
stato trascritto nelle diverse lingue come Berrhoia, Beroia, Beroea, Beröa, Berea, Weria, Ber
(= bulgaro/ macedone: Бер). Essa è
oggigiorno una città nel nord della Grecia e il capoluogo della prefettura di
Emazia, nella provincia (o «periferia») della Macedonia Centrale. A ragion di
logica bisognerebbe dire «Bérea», ma in
Italia si è imposta perlopiù la dizione «Beréa».
Una vasta convenzione
A noi non interessa tanto chi ha detto che cosa (sebbene sia interessante!), ma
usiamo questo caso in modo esemplare per renderci consapevoli del
problema. Infatti, in questo come in altri casi, le «bufale», i luoghi comuni,
le leggende metropolitane e varie frottole si nutrono del pressapochismo e
vivono per la falsa convenzione degli umani. Presentiamo, quindi, questa ricerca
nella consapevolezza che è la verità a rendere liberi (Gv 8,32)… almeno per
coloro che eserciteranno l’onestà intellettuale.
Stando così le cose, mi chiedo se i cristiani, che hanno dato alla loro
chiesa o alla loro associazione il nome di «Berea», abbiano seguito
semplicemente tale diffusa convenzione della «chiesa / associazione di Berea».
Per le cose che seguono, non intendo esprimere un giudizio in merito, ma solo
mostrare ciò che ho trovato, ossia la questione e la diffusione della falsa
convenzione, secondo cui in Atti 17,11 a Berea si trattava di cristiani. Ecco
alcuni esempi, che ho trovato in rete.
■ «Chiesa Cristiana Evangelica Indipendente “Berea”» (Roma)
■ «Istituto Biblico Bereano» (Roma)
■ «Centro Studi “Berea”» (Torino)
■ «Centro cristiano “Berea”» (40 km da Barcellona)
■ «Unione di Berea» (seguaci di un gruppo scozzese, fondato da G. Barclay
[1734-1798], con diramazioni anche in Italia).
Chiaramente esistono molte altre associazioni, scuole, istituti, eccetera, che
si rifanno al nome «bereano»; ecco alcuni esempi trovati in rete: «Berean Bible
Society», «Berean Christian High School», «Berean Baptist Academy», «Berean
Academy», «Berean Institute», «Berean Bible College»…
Ipse dixit
Inoltre sul Web si trovano asserzioni del genere, in cui si prende per
vero che tali Bereani di Atti 17,11 fossero «credenti», ossia «cristiani». Si
noti, come detto, che a fare tali asserzioni, sono a volte cristiani che, per
altre questioni, spaccano il capello in quattro. È il caso di dire che essi
spesso colano moscerini per altri, ma inghiottono poi personalmente cammelli.
Ecco alcuni esempi significativi (grassetto nostro).
■ «Perché i credenti di Berea studiavano le
Scritture ogni giorno per vedere se Paolo diceva il vero?» (Chiesa
cristiana avventista).
■ «Oggi abbiamo bisogno di seguire l’esempio dei cristiani di Berea…»
(Giacinto
Butindaro). «Quindi noi abbiamo la responsabilità davanti al Signore
di filtrare e verificare con la Bibbia se le cose stanno così, senza dare nulla
per scontato, esattamente come fecero i credenti di Berea nei confronti
delle cose insegnate dall’apostolo Paolo» (Giacinto
Butindaro).
■ «Siamo così abituati da secoli a bere da una fonte corrotta che non abbiamo né
la forza, né il coraggio, né la voglia di ritornare alle Scritture per vedere se
ciò che ci viene predicato dai pulpiti nazionali sia la verità oppure no (vedi
la chiesa
di Berea in Atti 17,11)» (Corrado
Salmé;
qui).
■ «Oggi abbiamo bisogno di seguire l’esempio dei cristiani di Berea i
quali…»
(Giuseppe
Piredda).
■ «Siamo come i fratelli della chiesa di Berea
che quando Paolo e Sila furono in mezzo a loro e cominciarono a insegnare,
questi fratelli…»
(Studi
Biblici del Sud).
■ «L’apostolo Paolo, al contrario, loda grandemente i cristiani di Berea,
perché esaminavano ogni giorno le Scritture per vedere…» (cristianoexateo).
■ «Ciò che però dovete fare con un messaggio come questo è ciò che fecero
i
cristiani di Berea nel libro degli Atti…» (Paolo
Castellina).
■ «L’importanza di leggere e imparare personalmente dalle Sacre Scritture come i
Cristiani di Berea (v. Atti 17,11)…» (Il
cammino cristiano).
■ «Il nome dato alla chiesa, ha un riferimento solo
simbolico, ispirato all’atteggiamento degli antichi cristiani di Berea,
che studiavano le Sacre Scritture assiduamente per constatare l’aderenza delle
prediche di Paolo alle rivelazioni bibliche» (Chiesa
cristiana evangelica indipendente Berea;
Cesnur: «La chiesa Berea»).
■ «La lettura delle poche ma meditate pagine di questo libretto può servire
quindi a contrastare certe nefaste tendenze “sostitutive” e a stimolare i
lettori ad un approfondimento biblico del tema, nella speranza che assumano, nei
confronti delle tesi dell’autore, il corretto atteggiamento dei credenti
di Berea, che esaminavano “ogni giorno le Scritture per vedere se le cose
stavano così”
(At 17,11)» (Marcello
Cicchese
nella prefazione a un libro di Rinaldo Diprose,
Effetti della teologia della sostituzione [The New Thing, 2008])
■ «La necessità di essere dei cristiani di Berea: Nel libro degli Atti,
leggiamo che i cristiani di Berea possedevano questo “amore per la
verità”, ed è questa la ragione per cui sono stati lodati da Dio, perché essi
“esaminavano ogni giorno le Scritture, per vedere se ciò che veniva detto loro
era esatto” (Atti 17,11). Tutti coloro che anche oggi cercano di fare come i
cristiani di Berea, sono accusati da alcuni leader carismatici odierni, di
essere degli orgogliosi e dei ribelli. […] Lo Spirito Santo, che è l’autore del
libro degli Atti, vuole quindi dirci che i cristiani di Berea sono un
vero modello per tutti i cristiani di ogni tempo. […] “Essi (i cristiani
di Berea) esaminavano…”» (Samuel
e Dorothée Hatzakortzian, Come evitare la seduzione spirituale degli
ultimi tempi (edizioni Compassion), pubblicato da «Il
Riformatore»).
■ «Un ritorno allo zelo come quei primi cristiani di Berea, antica città
macedone, che, una volta convertiti, iniziarono a studiare seriamente e
metodicamente la Bibbia» (Giacomo
Ruggeri, «Scuola biblica», su un corso biblico della Parola della
Grazia di Palerm). Bisogna rispondere che le cose non
stavano così; si trattata di Giudei nella loro sinagoga, i quali verificavano le
parole di Paolo con l’AT.
■ «L’apostolo Paolo, al contrario, loda grandemente i
cristiani di Berea, perché esaminavano ogni giorno le Scritture per vedere
se le cose che egli insegnava corrispondessero a verità (Atti 17,11)» («Risposte
ai miei amici cattolici», Opuscoli di
eVangelo).
■ «Or costoro [i cristiani Giudei di Berea]
erano di sentimenti più nobili…esaminando ogni giorno le Scritture per vedere se
queste cose stavano così» (Atti 17,1).
(Argentino
Quintavalle, «Gesù è andato a scuola?»). Come si
vede, l’interpretazione avviene direttamente nel testo biblico, cosa
sconsigliata; il riferimento finale è sbagliato (dev’essere 17,11). Dal testo è
evidente che non erano per nulla «cristiani Giudei», visto che si
trovavano ancora nella fase analitica. Erano semplicemente Giudei nella loro
sinagoga.
Altri riferimenti per l’approfondimento
La lista potrebbe essere molto lunga. Riportiamo solo alcuni riferimenti
significativi.
■ Sui «credenti di Berea» si esprimono, ad esempio, similmente pure
Antonio
Sammartino (qui),
Tutto l’Evangelo (ADI Foggia;
qui), ADI Palermo (qui),
Chiesa Evangelica Betania - Varese (qui),
Il libro della vita - Gorizia (qui),
Illuminato Butindaro (qui),
Enciclopedia «Sapere» (qui)…
■ Sui «cristiani di Berea», che verificarono le Scritture, si esprimono,
ad esempio, similmente pure Cesario Villano (qui),
Chiesa di Cristo in Ferrara (qui),
Elena (qui),
Marco De Vivo (da apocalypsesoon;
qui), Franco Ienco (qui),
Mario De Liso (naiot;
qui), Apparizioni Mariane (qui),
Francesco D’Addato (qui),
V. Mungai (qui),
Illuminato Butindaro (qui)…
Alcune valutazioni
Abbiamo visto come sia ricorrente e vasto il luogo comune della
cosiddetta «chiesa di Berea» e dei «cristiani / credenti di Berea»! Luoghi
comuni e leggende metropolitane sono difficili da estirpare, e anche persone
dotte ci cascano facilmente.
Eppure è chiaramente scritto: «E i fratelli, subito, di notte, fecero partire
Paolo e Sila per Berea; ed essi, giuntivi, si recarono nella sinagoga dei Giudei» (At 17,10). Furono
quindi i Giudei di Berea a praticare il principio: «Fidarsi è bene, controllare
nella Scrittura è meglio». Infatti è scritto: «Ora,
questi furono più nobili di
quelli di Tessalonica, in quanto
che ricevettero la Parola con ogni premura, esaminando tutti i giorni le
Scritture per vedere se le cose stavano così» (v. 11). Per «questi» e
«quelli» Luca intendeva i Giudei di tali due città; non a caso da
Tessalonica arrivarono a Berea i Giudei «guastatori» della missione cristiana.
In questo come in altri casi, ripetendo continuamente la stessa falsità o
frottola, le si conferisce un’apparenza di verità, che entra così nella
convenzione, senza che alcuno se ne accorga più o la metta più in discussione.
Quando qualcuno pone il problema, è immaginabile che dapprima ci sia una levata
di scudi; alcuni, invece di approfondire consapevolmente la cosa, facendo
appunto come i Bereani (!), attaccheranno dapprima colui che ha voluto sfatare
la leggenda metropolitana. Sarà così anche questa volta?
Non voglio trarre conclusioni, ma le lascio ai lettori, così che abbiano
spazio per esprimersi in merito. Non so neppure fino a quando tali asserzioni
rimarranno in rete, sia perché (spero che) gli autori le correggeranno, sia
perché nel Web nulla è duraturo.
►
La chiesa di Berea in Atti 17,11? Parliamone {Nicola Martella} (T)
Per altre «bufale», che vanno in giro nel Web, si vedano ad esempio i
seguenti articoli:
►
Temperatura del Paradiso e dell’Inferno {Nicola Martella} (A)
►
Voci infernali dalle viscere della terra? {Nicola Martella} (A)
►
URL: http://puntoacroce.altervista.org/_BB/A1-Chiesa_Berea_Avv.htm
01-11-2010; Aggiornamento: 03-11-2010 |