Un insetto
vola da fiore a fiore, senza danneggiarlo, portando il polline da uno all’altro.
Essere strumento d’impollinazione, è un’immagine suggestiva, se applicata al
seme dell’Evangelo.
I fiori impollinati creano, a loro volta, dei semi. Ogni pianta ha la sua
strategia per diffondere i suoi semi lontano. Suggestiva è l’immagine del
soffione.
Ogni seme, benché miniscolo, quando produce nuova vita, non rimane
inosservato. Un discepolo, che ha in sé la vita eterna, non rimane nascosto,
poiché la sua vita si trasforma e trasforma tutto ciò che sta intorno a sé.
Le api, una volta trovata la fonte d’approvvigionamento, tornano
all’alveare e hanno l’impellente bisogno di comunicare a tutte le altre le
precise coordinate. Comunicare agli altri dove trovare la fonte della vita, è
alla base dell’evangelizzazione spontanea.
Qui di seguito discutiamo l’articolo «Tu
sei il miglior metodo di evangelizzazione». Qui abbiamo visto,
tra altre cose, che il metodo migliore di evangelizzazione è il credente stesso,
specialmente con la sua spontaneità. Abbiano pure constatato che chi vuol
predicare bene agli altri, deve mostrare coerenza nella propria vita.
Abbiamo altresì considerato il valore della comunione fraterna, quale
fonte di ricarica, per chi vuole annunciare la buona Novella. Infine, abbiamo
visto come sia importante la capacità di sviluppare l’empatia per
raggiungere i cuori duri.
Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e
opinioni?
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I contributi sul tema
▲
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1. {Pietro
Calenzo}
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Sono persuaso che
non esista un solo metodo di evangelizzazione. Posto che, la migliore
testimonianza di fede si dona con la propria condotta, conforme o simile
a Gesù, a mio parere coloro che parlano dell’Evangelo agli increduli, devono
comprendere il carattere di colui, che si ha di fronte, facendosi amico e
attento ascoltatore delle sue necessità, illusioni, delusioni, lacrime, aneliti;
in pratica diventandogli amico. Poi, seguirà la predicazione, la
proclamazione o l’annuncio dell’Evangelo, che pur intinto o pregno dell’amore
di Dio, deve essere sempre conforme a verità. Perché affermo questo?
Perché quando ero giovane, ho assistito a volte alla predicazione dell’Evangelo
a buon mercato o sperimentalista. Gli ascoltatori, dopo un primo lusinghiero
approccio, successivamente si sono allontanati con dolorose esperienze. Sempre
verità con amore. Benedizioni in Gesù.
{01-04-2011}
2. {Gianni
Siena}
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Ogni stagione della
vita di fede conosce un «metodo».
■ Avevo 20 anni e «assalivo» le persone con zelo e conoscenza
«esperienziale» (= la Parola vissuta…) di Cristo. Portava risultati, ma anche
critiche; c’era chi non amava essere aggredito… imparai a moderare l’approccio.
■ Dovevo rispondere a domande difficili, non avendo risposte. Per esempio
sull’identità della moglie di Caino o sul moto astronomico del sole nel lungo
giorno di Giosuè. Alcuni credenti non sono pronti a digerire che l’incesto
matrimoniale fosse ammesso prima di Mosè. Al tempo di Giosuè l’astronomia
israelita, come in tutte le classi sacerdotali coeve, sapeva la corretta
funzione delle orbite planetarie intorno al sole, ma una moderna cultura
«scientifica» ha detto il contrario.
■ Con passare degli anni, nei rapporti personali ho sempre più evitato
l’approccio evangelistico diretto; spesso le persone cambiano e manifestano
un’ostilità inaspettata: il mondo è soggetto al male. Mi dichiaro di fede
evangelica, mostro una «normalità» disarmante, nella quale la diversità è
dettata dalla fede. Non mi offendo più per scherzi e osservazioni a sfondo
sessuale, faccio dell’ironia (come Nicola sa bene) sulle nostre realtà
ecclesiali evangeliche. Ma nessuno mi accusa di cose malfatte o equivoche… a
farlo sono, a volte, dei «bigotti» che non mancano anche in mezzo a noi.
Dimostrando imperfettamente ma con i fatti la fede, ho avuto testimonianze
preziose al riguardo.
■ I
sentimenti non devono preoccuparci, quando facciamo la volontà di Dio, anche
evangelizzando, sono tenuti a bada dallo Spirito Santo, se e quando Egli
ha il controllo della nostra vita. Su questo punto, anche, ho ricevuto conferme
e testimonianze inaspettate. Eccone alcune qui di seguito.
● Un mio cognato mi disse, una volta: «Anche se dici a volte delle cose
sbagliate, sei il migliore dei miei parenti acquisiti».
● Una famiglia di credenti aveva per vicino di casa un mio collega di lavoro,
questa famiglia era sempre rimasta «fuori» dalla cerchia delle mie conoscenze
dirette. Essa si avvicinò spontaneamente per riferire l’opinione positiva del
mio collega. Questi credenti sono molto riservati.
● Mia moglie è stata sempre «più» obiettiva della mia stessa coscienza; qualche
volta m’ha mandato fuori dalla «grazia» con le sue osservazioni critiche. Ma ha
sempre riconosciuto determinate doti positive, «essenziali», nella mia vita di
cristiano.
Sono reduce da un
lungo periodo di quasi nessuna attività «testimoniale» e di proselitismo, nel
frattempo, insieme a mia moglie, ho affrontato una lunga battaglia
«spirituale», dalla quale siamo usciti vincitori su tutta la linea. In
questi anni, la conferma interiore e la cura, che lo Spirito Santo ha avuto di
noi, come famiglia, e preservandomi Egli persino dal lasciare la chiesa, sono
stati fattori determinanti.
In tutte queste cose, quasi, non mi sono accorto della «lavorazione», a cui ero
sottoposto: è uscito il peggio di me; se guardo indietro, mi rendo conto
di quanto non potrei far sgorgare il «dolce» dalla mia fonte interiore. Se Dio
vuol farci testimoniare della sua grazia, le prove sono inevitabili e la
sorella, di cui si parla nell’articolo, non se ne deve dispiacere:
l’emozionalità umana esce a ostacolarci, ma Dio è più grande del nostro cuore.
Stia serena, le molte svariate prove sono il «fuoco», attraverso cui il Signore
evidenzia la sua santità in noi. La parola evangelizzatrice deve essere
accompagnata da un esempio di buoni sentimenti e comportamenti.
Questa è l’opera che Dio compie per noi, portando i nostri pesi; ma prima deve
«vuotare» il cuore dalle sue emozioni ingannatrici che, se lasciate, ci
renderebbero servi del nemico. {01-04-2011}
3. {Vincenzo
Russillo}
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Vorrei dare una mia
testimonianza al riguardo. Non molto tempo fa, uscendo con amici non credenti e
discutendo di cose quotidiane, interrompendomi un’amica mi disse: «Sai, ti
vedo cambiato, non dici parolacce. Ho un senso di tranquillità a parlare con
te…». È stata un’occasione per parlare loro di Cristo. Devo dire che non hanno
accetto Gesù come loro Salvatore, ma è un piccolo seme, che potrà crescere.
Un modo per essere degli ambasciatori di Cristo è quello di poter dare a coloro,
che ci vedono, un’alternativa di vita. Essi possono vedere la speranza
sulla nostra pelle. Ci troveremo in un posto dove tutti mentono, bene noi
diciamo la verità. Tutti usano un linguaggio volgare, noi facciamo capire che si
può parlare in modo pulito ed educato. Mostriamo che il sesso è un dono speciale
da non sprecare, che il nostro corpo è molto importante per rovinarlo con
qualsiasi tipo di spazzatura: dall’alcool alla droga. Mostriamo che abbiamo cura
per gli altri.
Se ci conformiamo alle persone, che ci circondano, la luce si spegne.
Gesù dice: «Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, affinché
vedano le vostre buone opere e glorifichino il Padre vostro, che è nei cieli»
(Matteo 5,16). Il Signore ci mette là, dove possiamo mostrare un’alternativa
di vita, una dimostrazione in carne e ossa su come trattare le persone,
affrontare lo stress della vita ed essere felici senza cicatrici e rimpianti.
È molto importante non parlare di denominazioni, di chiesa o di teologia.
Facciamo quello che ha fatto Paolo: «Mi proposi di non sapere altro fra voi,
fuorché Gesù Cristo e lui crocifisso» (1 Corinzi 2,2). Parliamo
esclusivamente di Gesù e di cosa ha fatto per noi; spieghiamo loro chi è
il Salvatore e cosa succede alle persone che credono in Lui: bisogna far
comprendere loro che Cristo li ama.
Non usiamo nei nostri discorsi un linguaggio difficile del tipo:
«accettare Cristo», «salvato», «peccato», «pentirsi» e «nascere di nuovo».
Queste sono meravigliose parole cristiane, ma le persone, che hanno bisogno di
noi, non parlano questa lingua. Parliamo di Gesù in modo da far capire loro che
Egli è molto importante. Dobbiamo assolutamente fare la differenza con le
nostre azioni.
Quanto alla
testimonianza in famiglia credo sia sempre problematica, lo fu per Gesù
stesso. Sto pregando e agendo con buon senso; quando si sta lavorando per
l’obiettivo di poter evangelizzare i propri familiari, spesso si creano dissidi.
L’amore è il primo passo da fare. Ho notato delle aperture, ma per adesso
sono tutti «lavori in corso». Spero potrò raccontare presto, un
cambiamento meraviglioso. {01-04-2011}
4. {Nicola
Carlisi}
▲
■ Contributo:
Ogni persona, che viene salvata e riempita di Spirito Santo, dovrebbe
testimoniare di Cristo, raccontando quello che Cristo ha fatto nella propria
vita. La testimonianza non deve essere solo con parole, specie
nell’ambito della famiglia e amici, ma con una dimostrazione di una vita
trasformata, per la gloria di Dio. Chi ci sta vicino deve percepire questo
avvenuto cambiamento, e se la creatura è veramente una nuova persona.
Evangelizzare non è una cosa facile in un mondo saturo di falsità,
ingiustizia, ideologie e tradizioni idolatriche, che si staccano dalla genuinità
del vero Evangelo. Evangelizzare portare la «Buona Novella» è compito di colui
che ha ricevuto questo ministero, deve saper presentare l’Evangelo nella sua
integrità, e se necessita essere un apologèta (Ef 4,11).
{02-04-2011}
▬
Risposta (Nicola
Martella): Dici giustamente che l’apologetica si accompagna
all’opera dell’evangelista. Questo, purtroppo, non tutti lo comprendono, ma
vorrebbero trasformare i vecchi templi pagani direttamente in case per
Dio, restaurandoli cristianamente; si vedano chiese come «Maria sopra Minerva»
(Roma), la «chiesa di magna Mater» (ossia Cibele a Torino), ecc. Se prima non si
abbattono i vecchi templi dell’iniquità, sarà difficile costruire una nuova casa
di giustizia.
Dio disse a
Geremia: «Vedi, io ti costituisco oggi sulle nazioni e sopra i regni, per
svellere, per demolire, per abbattere, per distruggere, per edificare e per
piantare» (Ger 1,10; cfr. 31,28). Ecco la strategia missionaria di Paolo:
«Così distruggiamo i ragionamenti [o calcoli, giudizi] e ogni altezza, che si
eleva contro alla conoscenza di Dio, e facciamo prigioniero ogni pensiero [o
percezione] sotto all’ubbidienza di Cristo» (2 Cor 10,5).
5. {Silvano
Creaco}
▲
Ho
letto e riletto la tua nota perché l’argomento, che proponi, è motivo diciamo di
studio personale da anni.
In che senso? Naturalmente non si può assolutamente negare che il metodo più
efficace per portare le persone a conoscenza dell’Evangelo, è la nostra
testimonianza personale; e qui potrei citare decine di versetti a sostegno
di questa realtà. Tuttavia, vorrei ancora aggiungere che non sempre una
testimonianza reale e coerente legata al «dire e fare» è garanzia di frutti
sottoforma d’interesse all’Evangelo o meglio ancora di conversioni.
Debbo confessare che da giovane, quando ho dato la mia vita al Signore, non ero
personalmente «accerchiato» da credenti «coerenti»; ma ho cercato, con
tutto il mio cuore, il Signore e Lui si è lasciato trovare, dandomi pace e gioia
e tanto, tanto concime spirituale attraverso la lettura personale della
sua Parola. {02-04-2011}
6. {Mauro
Tramentozzi}
▲
■ Contributo:
Se la cara sorella ha il dubbio che non sta dando una buona
testimonianza, fa bene secondo il mio modesto parere a non andare a seminare,
perché secondo quello che semini, quello cresce. Bisogna andare a
evangelizzare con la gioia (è un frutto dello spirito, se non c’è vuol dire
che non c’è stata una vera rinascita). La gente è stanca delle parole, vuole
vedere uno stile di vita diverso; bisogna prima vivere l’evangelo e poi
parlarne. Secondo me andare a parlare di Gesù con il viso smunto e
triste, è controproducente!! Pace, scusate è soltanto il mio punto di vista.
{02-04-2011}
▬ Risposta
(Nicola Martella): Non si tratta qui solo di «andare a seminare»
nel senso di «andare a evangelizzare» (o «andare a parlare di Gesù»), ma di
vivere come una testimonianza in famiglia, sul posto di lavoro, ecc. Non si
può neppure sentenziare subito che ciò «vuol dire che non c’è stata una vera
rinascita», solo perché si è giovani nella fede e si hanno lotte interiori
(tipiche della crescita spirituale) dinanzi ai problemi della vita. Se uno
conoscesse tale credente e sapesse tutti i progressi, che ha fatto nella
fede e nella morale, nonostante che sia l’unica credente in tutta la sua
parentela, non la si scoraggerebbe con facili sentenze, ma la
s’incoraggerebbe a vincere il male col bene (Rm 12,21). Lei è una donna
solare e positiva e una cristiana, che si esercita all’ubbidienza. Periodi
di tribolazione vengono per tutti, in cui le nubi della vita sembrano coprire il
cielo per sempre; allora bisogna incoraggiare i credenti a tener duro e ad
aspettare il sole.
7. {Luisa
Lauretta}
▲
Che bello
l’esempio, che hai portato Nicola... molto suggestivo! Leggendo questa bella
meditazione, pensavo a Paolo, pensavo a Pietro, alla donna Samaritana: tutti
parlarono di Gesù, ognuno con il proprio carisma, aventi differenti
personalità, ma con una cosa in comune, ossia parlare di Cristo agli altri.
Non sarà il nostro bagaglio di esperienze o la denominazione di cui facciamo
parte, o la conoscenza intellettuale che abbiamo della Bibbia, a manifestare il
nostro desiderio di evangelizzare, ma l’amore e la fedeltà alla sua
Parola e al modello di Gesù. Lo Spirito Santo opererà in colui, che vuole
manifestare il proprio amore per il Signore, perché dimorando in Cristo e
ubbidendo
alla sua Parola, non si può fare altrimenti. Lo aveva capito molto bene
l’apostolo Paolo, che pur non avendo conosciuto Gesù nella carne, poteva
dichiarare: «Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me». La sua
fedeltà, la sua totale dipendenza dallo Spirito Santo, il suo amore e la
determinazione ad adempiere la chiamata e il piano di Dio, non mutò mai.
Gesù durante la sua vita terrena, ha amato, insegnato ai suoi discepoli, ha
mostrato loro come si serve Dio, predicando l’Evangelo a ogni creatura e
servendo gli altri con amore. Li ha ammaestrati e poi li ha mandati in
missione: «Andate per tutto il mondo e predicate l’evangelo a ogni
creatura» (Marco 16,15). Gesù Cristo ha cominciato qualcosa qui sulla terra
e si aspetta che noi
continuiamo la sua opera. Ci chiede dedizione, ubbidienza, consapevolezza
dell’importante compito, e ha preparato ogni credente, secondo il proprio
carattere e carisma.
Lasciamoci guidare da Lui in ogni cosa, senza sforzi, semplicemente. Lasciamo
che sia la
nostra vita a parlare, perché se siamo rinati come nuove creature, tutto di
noi sarà diverso e gli altri se ne accorgeranno. Il tempo su questa terra è
limitato, le persone stanno aspettando la nostra testimonianza, e se ci sentiamo
veramente riconciliati con Dio, le nostre bocche non potranno tacere: «L’amore
di Cristo ci costringe; perché siamo giunti a questa conclusione: che uno solo
morì per tutti, quindi tutti morirono; e che egli morì per tutti, affinché
quelli che vivono non vivano più per loro stessi, ma per colui che è morto e
risuscitato per loro» (2 Corinzi 5,14-15).
Vogliamo
strappare anime all’inferno? Con l’entusiasmo, l’amore fraterno, la
misericordia, la pazienza, la franchezza e soprattutto la dolcezza, ce la
possiamo fare. Il segreto per avere successo? Una stretta comunione con Gesù...
Dio ti benedica. {02-04-2011}
8. {}
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9. {}
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10. {}
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11. {Vari
e medi}
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■
Mario Di Franco:
Concordo con quanto scritto da Nicola: la migliore testimonianza è quella
attraverso il proprio comportamento; le persone devo vedere in te quella
luce, che siamo chiamati a essere. La testimonianza interiore credo sia
fondamentale, poi è chiaro, ci vogliono altre componenti. Sicuramente non
si può predicare amore e il perdono e poi vivere nei rancori e
nell’indifferenza; bisogna essere coerenti tra il dire e il fare.
{01-04-2011}
■
Calogero Fanara:
Bellissimo esempio quello dell'impollinazione! Con un esempio comportamentale
adeguato e genuino, il cristiano fa molte più conquiste durature d’anime che con
concerti di ogni genere.
Non dico nemmeno che non si debbano fare concerti ed eventi appropriati con temi
attuali, ma secondo me la testimonianza personale quotidiana convince molto di
più. {04-04-2011}
12. {Vari
e brevi}
▲
■
Nicola Carlisi: I metodi
dell’evangelizzazione sono sempre una scelta umana; lo Spirito Santo è
sempre spontaneo, e sa come e quando deve parlare.
{01-04-2011}
■
Michela De Rose:
Il miglior metodo è il credente stesso.
{01-04-2011}
► URL:
http://puntoacroce.altervista.org/_TP/T1-Tu_metodo_evang_OiG.htm
01-04-2011; Aggiornamento: 05-04-2011 |