1. IL MODO SPONTANEO: Una
certa sorella in Cristo, ancora giovane nella fede, che sta sperimentando nel
cammino della fede alcuni combattimenti e alcune prove spirituali, mi ha scritto
quanto segue: «Stamattina leggevo che è fondamentale divulgare la Buona
Novella ed evangelizzare. In questo periodo non mi sembra che sto dando proprio
una buona testimonianza, per via delle emozioni negative, che nutro e che cerco
di tenere a bada. Come faccio in tale stato a parlare dell’Evangelo?».
{Claudia Ghisa, ps.; 01-02-2011}
Le ho risposto all’incirca come segue. Comunica la «Buona Novella»,
spontaneamente, con tutta te stessa, in parole e in opere. C’è chi usa il «metodo
della goccia» minuta, che cade continuamente e che col tempo spacca la
roccia. C’è chi usa il «metodo del secchio» e annaffia abbondantemente
chi incontra. Poi, ci sono certamente altri metodi. Non so quale sia
migliore per te, dipende dal carattere della persona, che evangelizza, oltre a
coloro che ricevono il messaggio. Il migliore metodo di evangelizzazione
è, comunque, il credente stesso con la sua vita. Deve comunque rimanere una
Buona
Notizia, visto che vogliamo comunicare ciò, che riteniamo essere la cosa
migliore che c’è per la salvezza e il benessere della gente.
Negli Evangeli leggiamo quanto segue: Andrea «trovò il proprio
fratello Simone
e gli disse: “Abbiamo trovato il Messia — che, tradotto, è: Cristo”; e lo portò
a Gesù. […] Il giorno seguente, Gesù… trovò Filippo, e gli disse:
“Seguimi”. […] Filippo trovò Natanaele, e gli disse: “Abbiamo trovato
colui, del quale hanno scritto Mosè nella legge e nei profeti: Gesù figlio di
Giuseppe, da Nazareth» (Giovanni 1,41.43.45). Questo è un modo spontaneo
di parlare di Gesù, alle persone che uno conosce e di cui egli si sa che sono
alla ricerca del Signore.
2. PREDICAR BENE E RAZZOLAR MEGLIO:
Poi tale amica aggiungeva: «Ho timore di predicare bene e razzolare male...».
Sebbene ciò sia comprensibile e dobbiamo farcene sempre scrupolo, le rispondevo
come segue.
È qui l’errore! «Predicare bene», se si è sinceri e onesti verso il
Signore, dà motivazione a «razzolare» meglio. Siamo come quella bobina
(fatta di fili di rame con un ferro dentro) che, esposta a un flusso elettrico,
produce magnetismo, attirando così i metalli a sé. Quando abbiamo una sincera
passione per le anime e permettiamo allo Spirito Santo di parlare a loro per
mezzo di noi, i primi a beneficiarne siamo noi stessi; ciò ci carica, ci
spinge al bene e ci fa mettere da parte certe «nevrosi» quotidiane. In tal modo
ci concentriamo sulle cose benefiche e salutari e, in tal modo, diventiamo «attraenti»
anche per gli altri.
Ho dovuto pensare a Paolo, che si trovava in carcere (!) e che suggeriva di
essere
persone «attraenti», per poter agire come il migliore metodo di
evangelizzazione: «Rallegratevi
del continuo nel Signore. Da capo dico: Rallegratevi. La vostra
mansuetudine sia nota a tutti gli
uomini. Il Signore è vicino. Non siate con ansietà solleciti di cosa
alcuna; ma in ogni cosa siano le vostre
richieste rese note a Dio in preghiera e suppliche con azioni di grazie.
E la pace di Dio che sopravanza
ogni intelligenza, guarderà i vostri cuori e i vostri pensieri in Cristo Gesù.
Del rimanente, fratelli, tutte le cose vere, tutte le cose onorevoli,
tutte le cose giuste, tutte le cose pure, tutte le cose amabili,
tutte le cose di buona fama, quelle in cui è qualche virtù e
qualche lode, siano oggetto dei vostri
pensieri» (Fil 4,4-8). Ciò può valere anche come riflessione e
stimolo per portare la Buona Novella agli altri nel modo migliore e in
corrispondenza a chi ci sta dinanzi. Oltre alla preghiera per le persone che
intendiamo evangelizzare, ci vuole creatività e fantasia.
3. IL VALORE DELLA COMUNIONE:
Infine, facevo notare a questa discepola del Signore all’incirca quanto segue.
Impara la lezione del Signore: Quando le cose vanno male (o così sembra),
bisogna cercare viepiù la famiglia di Dio. Ti ricordi che il tizzone lontano
dal fuoco si spegne lentamente e nemmeno se ne accorge?!
Uno dei migliori metodi di evangelizzazione per quelli di fuori è la
comunione fraterna. «Io vi do un nuovo comandamento: Che vi amiate gli
uni gli altri. Come io v’ho amati, anche voi amatevi gli uni gli altri. Da
questo conosceranno tutti che siete miei discepoli, se avete amore gli uni per
gli altri» (Giovanni 13,24s). Qui noi credenti ci ricarichiamo
reciprocamente con l’edificazione, gli ammonimenti, la consolazione, la pace e
la gioia del Signore. Ciò ci dà motivazione e ci rende «attraenti»,
quando portiamo la Buona Novella agli altri.
Inoltre, chi è consapevole che «il Signore è vicino», sa che il
meglio sta davanti a noi. Allora, è disposto a deporre le ansietà e le
sollecitudini della vita ai piedi del Signore, a essergli grato per ciò che si è
e si ha. Buttando giù tale zavorra, la mongolfiera della nostra vita vola
più alta. Ciò ci permette di avere una visuale dall’alto, di concentrarci sulle
cose essenziali e che durano. Ciò ci dà nuova motivazione. Il «ritorno di
fiamma» fa sì che ciò ci renda anche «attraenti» come seguaci di Cristo e
gioiosi di portare la Buona Notizia agli altri.
4. CUORE DURO ED EMPATIA:
Diverso tempo dopo, un altro discepolo del Signore mi ha scritto, proponendomi
una questione simile dal titolo «Evangelizzare, ma come? Un caso particolare».
Riporto la sua lettera e la pongo qui come una specie di banco di prova per
esercitare i principi sopra descritti.
Caro Nicola, in questi giorni mio nonno sta male, ha un femore rotto e,
all’età di 86 anni, non ha una bellissima prospettiva dinanzi a sé. Ora, al di
là della situazione medica, io nel mio cuore non trovo tranquillità, poiché
vorrei saperlo salvo. È da un paio di settimane che penso ai miei familiari e
alla loro situazione in prospettiva della vita eterna, ma per mio nonno sento
una particolare urgenza.
Vari fattori hanno concorso all’indurimento del suo cuore. Mio nonno è
cieco fin dalla gioventù. Alla sua durezza di cuore, concorre il fatto che mia
nonna, oramai defunta, quando entrambi avevano 65 anni, lo ha lasciato. Per
questo, negli ultimi 15 anni, lui si è legato a un’altra donna.
La
difficoltà di parlargli dell’Evangelo sta nel fatto che fin da piccolo con
mio nonno non ho avuto un rapporto stretto. Di me e di mio fratello non ha molta
stima, considerandoci dei «bonaccioni» rispetto agli altri suoi nipoti, che sono
più ruffiani e molto più scaltri.
Nella
propria famiglia è sempre difficile parlare di Dio. Con mio nonno dovrei
ricostruire un rapporto mai avuto, e sinceramente sento questa urgenza nel cuore
di parlargli di Cristo. Da dove mi consiglieresti d’iniziare, considerando anche
questi elementi?
Mi piacerebbe sapere un tuo parere, innanzitutto pregherò che il Signore mi dia
una possibilità, ma ci vuole anche tatto. {Innocenzo Palmita, ps.; 19-03-2011}
Come detto sopra,
non commenterò questa lettera, ma la metto in discussione per i lettori,
perché essi possano usarla come reperto di studio per fare i «compiti a
casa». L’unica cosa, che posso consigliare a questo giovane, oltre a quanto
detto sopra è l’empatia funzionale: «Pur essendo libero da tutti, mi
sono fatto servo a tutti, per guadagnarne il maggior numero; e con i
Giudei, mi son fatto Giudeo, per guadagnare i Giudei; con quelli che sono
sotto la legge, mi sono fatto come uno sotto la legge (benché io stesso non
sia sottoposto alla legge), per guadagnare quelli, che sono sotto la legge; con
quelli che sono senza legge, mi sono fatto come se fossi senza legge
(benché io non sia senza legge riguardo a Dio, ma sotto la legge di Cristo), per
guadagnare quelli, che sono senza legge. Coi deboli mi sono fatto debole,
per guadagnare i deboli; mi faccio ogni cosa a tutti, per salvarne a ogni
modo alcuni» (1 Cor 9,19-22). Spetta a lui sapere come adattare tutto ciò alla
sua particolare situazione, per creare tale empatia funzionale necessaria;
interessarsi sinceramente al bene della persona, che si vuol raggiungere, può
creare miracoli inaspettati nell’uno e nell’altro.
Sulla base di quanto detto sopra, che cosa consiglieresti tu a questo
lettore?
Intanto, dopo avergli mandato in risposta la parte sovrastante, questo lettore
mi ha confessato quanto segue: «Caro Nicola, ti ringrazio per i consigli datimi.
Sto constatando che è più difficile di quanto può sembrare evangelizzare
in casa e soprattutto se manca un rapporto nipote-nonno. Avevo sentito dire
diverse volte che serve empatia e capire come poter toccare il
cuore dell’altro, adesso capisco meglio...» {Innocenzo Palmita, ps.; 26-03-2011}
►
Tu sei il miglior metodo di evangelizzazione! Parliamone {Nicola Martella} (T)
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Tu_metodo_evang_Mds.htm
31-03-2011; Aggiornamento: 02-04-2011 |