È
una cosa singolare! I «senza chiesa» si accreditano in Internet come «sommi
dottori» e pretendono di ammaestrare una folta schiera di «discepoli».
Pretendono grande attenzione e si presentano come qualcosa di grande, affermando
di aver ricevuto da Dio una particolare chiamata. Eppure, conoscendoli meglio,
ci si accorge che costoro sono disubbidienti riguardo ai minimi
comandamenti del Signore, non volendo essere sottomessi ad alcuno e tanto meno a
una chiesa locale. Sono dei «battitori liberi»; spesso aggrediscono tutti
coloro, che incontrano per via e specialmente coloro, che osano contrastare le
loro idee o la loro chiamata particolare. E, nonostante tale discrepanza, essi
vogliono vivere come pesci fuori dell’acqua, senza una chiesa locale e
senza la comunione fraterna diretta; e per di più vogliono trarre nella loro
«bolla d’aria» ideologica altre persone, per farne dei loro seguaci e per
plasmarli a loro immagine e somiglianza. Meglio non abboccare agli ami dei
«senza chiesa». Secondo i casi, li si può riconoscere dal fatto che
attribuiscono spesso a sé titoli altisonanti (p.es. «apostolo», «servo
del Signore», «profeta degli ultimi tempi») o poteri particolari
(conoscenza, preconoscenza, «unzione», guarigione, maledire o punire da parte di
Dio). Quando si fanno dei contatti con tali «maestrini della leggina», è meglio
chiedere loro: «Quale comunità frequenti?». Se la loro risposta non è
convincete, meglio non accettare insegnamenti, esortazioni o ammonimenti da tali
disubbidienti. Dio non parla per bocca di «proclamatori» incoerenti o ribelli.
Nella foto
vediamo palazzi magnifici, se visti sul fronte, ma dietro non c’è proprio nulla,
trattandosi soltanto della scenografia di un set cinematografico. Così
sono i «senza chiesa», che in rete si propongono come «dotti maestri» di
dottrina.
Non essere solo una scenografia cristiana di bell’apparenza e scarso
contenuto! Sii cristocentrico: un cristiano di nome e di fatto, che
ubbidisce alla «legge di Cristo», quella del nuovo patto.
Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e
opinioni?
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I contributi sul tema
▲ (I
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1.
{Stefano Polchi}
▲
■
Contributo:
E ovviamente non aspettavano altro che questa tua nota per attaccarti,
cosa che faranno senz’altro entro breve. ☺ {03-08-2012}
▬
Risposta
(Nicola Martella): Le tue doti «predizionali» sono risultate efficaci anche
stavolta! ☺ Basta leggere sotto, specialmente le osservazioni di «Biagio
Biagianti Biagetti».☻
2.
{Biagio Biagianti Biagetti}
▲
■
Contributo:
In linea di principio, il pensiero di Martella è condivisibile (io stesso
frequento una comunità), se non fosse che si dimentica del significato biblico
del termine «Chiesa». O, probabilmente, fa finta dimenticarlo. Sarebbe
interessante conoscere quanti sono e chi sono tutte queste persone convertite e
salvate attraverso il ministero di Martella. Oppure quante sono le
persone indemoniate, che sono state liberate dopo le sue preghiere (Mc
16,15-19). {03-08-2012}
▬
Risposta
(Nicola Martella): Le stesse domande si potrebbero porre a «Biagio
Biagianti Biagetti», ma prima bisognerebbe conoscere la sua vera e completa
identità, visto che è inverosimile portare tre «Biag*» nel nome e cognome. Che
rispondergli? Vieni a trovarci e lo saprai. Vedrai la grazia di Dio. Se avrai
tempo e saprai leggere la mia grafia, potrai leggere centinaia di miei
protocolli di cura pastorale, fatti durante gli incontri di cura d’anime.
Poi, con gli indirizzi alla mano, potrai visitare tali persone una a una
e controllare di persona le liberazioni e guarigioni del Signore.
Vedo che ogni occasione è buona per una polemica e per
attaccarmi; ciò mostra indizi importanti sullo stato del tuo cuore e della
tua mente. Hai mancato un’occasione per essere solo propositivo e costruttivo.
Si vede che da qualche parte qualcosa ti rode; ti conviene allora risolvere i
tuoi problemi, invece di cercare il famoso
pelo nell’uovo nella vita e nel ministero altrui, pur di fare anche tu il «dottorino
della leggina».
3.
{Eliseo Callegari}
▲
Caspita non sapevo fosse così diffusa l’usanza
di «comunicarsi» in rete. Che tristezza vedere quelle persone, che rifiutano
l’amore di un bacio e preferiscono il nulla da chi non conoscono, credendo
che quella sia la «comunione». Certo se si ha qualcosa da nascondere,
è sicuramente meglio la comunione con chi non si conosce e non si conoscerà mai
personalmente e intimamente, per far sì che mi debba vergognare dei miei
peccati, una volta svelati. Ma forse tutti i navigatori della chiesa virtuale
hanno in realtà troppi scheletri nell’armadio da tenere nascosti dai
fratelli vicini, così meglio i fratelli lontani, sconosciuti e irreali. Parlo
con la tristezza nel cuore, conoscendone personalmente; fa male, molto male,
vedere come agiscono, come parlano o meglio come «sparlano» degli altri.
{03-08-2012}
4.
{Edoardo Piacentini}
▲
L’apostolo Paolo,
scrivendo al suo discepolo e figlio spirituale Timoteo, ha chiaramente
affermato: «Come ti esortai quando andai in Macedonia, rimani in Efeso per
ordinare ad alcuni di non insegnare dottrine diverse, e di non occuparsi
di favole e di genealogie senza fine, le quali producono
controversie piuttosto che l’opera di Dio, che è fondata sulla fede. Ora il fine
del comandamento è l’amore, che viene da un cuore puro, da una buona
coscienza e da una fede non finta. Alcuni, essendosi sviati da queste
cose, si sono rivolti a discorsi vani e, volendo essere dottori della
legge, non comprendono né le cose che dicono né quelle che affermano. Or noi
sappiamo che la legge è buona, se uno la usa legittimamente; sapendo questo, che
la legge non è stata istituita per il giusto, ma per gli empi e i ribelli, per i
malvagi e i peccatori, per gli scellerati e i profani, per coloro che uccidono
padre e madre, per gli omicidi, per i fornicatori, per gli omosessuali, per i
rapitori, per i falsi, per gli spergiuri, e per qualsiasi altra cosa contraria
alla sana dottrina, secondo l’evangelo della gloria del beato Dio, che mi
è stato affidato» (1 Timoteo 1,3-11). Il fine del comandamento, dunque, è
l’amore, che si manifesta prima nei confronti degli altri credenti, poi
verso tutto il prossimo, e dove manca questa virtù divina, dove è assente questo
frutto dello Spirito, non c’è nemmeno Dio nel cuore.
Ecco spiegato il motivo per il quale la rete è piena di «dottorini della
legge», che non fanno altro che contendere con i figli di Dio,
atteggiandosi a ministri di culto ed essendolo solo virtualmente, perché
nella realtà nessuno li riconosce tali, non avendo né le qualità né i
requisiti richiesti dalla Parola di Dio per poter aspirare a essere tali.
Attraverso Facebook o Internet cercano un riscatto e una visibilità
che, altrimenti, non avrebbero mai, essendo del tutto estranei al Corpo di
Cristo. La loro presenza, però, non passa inosservata, perché dedicano tutte le
loro energie per
criticare tutto e tutti e per provare ad auto-affermarsi; cercano di
mettere in cattiva luce i ministri di Dio, accusandoli di qualsiasi cosa,
senza rendersi conto che, così facendo, scandalizzano i non-convertiti e
si associano a Satana, che è l’accusatore dei fratelli. {03-08-2012}
5.
{Mario Pinto}
▲
■
Contributo:
Pace, io non ho una chiesa locale, dove servire. Volevo chiedere una
cosa: ma stare in una chiesa locale, è garanzia di salvezza? {03-08-2012}
▬
Osservazioni
(Nicola Carlisi): Un membro non è il
corpo, e se il membro vuole crescere, deve essere unito a un corpo, per
arrivare alla perfetta statura di Cristo. Quindi, la comunità è utile per
la crescita, per la comunione e per collaborare, aiutandoci gli uni e gli altri,
spronandoci e incoraggiandoci nel cammino cristiano. {03-08-2012}
▬
Risposta
(Nicola Martella): Una chiesa locale non è garanzia di salvezza, ma
appartenervi è indice di ubbidienza al Signore, che ha posto ogni membro
all’interno del corpo, di cui l'assemblea locale è espressione concreta, per
avere una funzione e un compito, per ricevere e dare energie, per concorrere al
bene comune. In ogni modo, chi si ostina di vivere senza una chiesa locale, la
comunione fraterna e l’ammonizione del Signore, è indicato dalla Scrittura come
un «uomo fazioso», che rifiutando ogni ammonizione, bisogna evitare, « sapendo
che un tale uomo è pervertito e pecca, condannandosi da sé»
(Tt 3,10s). Chi non ha piacere a stare nel corpo, con molta probabilità
non gli appartiene.
6.
{Mario
Pinto}
▲
■
Contributo:
Vi faccio un’altra domanda: essere
rigettati da una falsa chiesa, è un cattivo o un buon segno? {03-08-2012}
▬
Osservazioni
(Pietro Calenzo): Personalmente ritengo che la realtà cristiana in Italia sia
migliore di quanto possa apparire su Facebook, ringraziando il Signore e
meno male. {03-08-2012}
▬
Osservazioni
(Nicola Carlisi): Un vero cristiano verrebbe subito riconosciuto in una
falsa chiesa, e sarebbe non accetto, perché le tenebre non amano la luce.
Un vero cristiano è luce ( Efesi 5,8s), perché un figlio di Dio, che è «luce» (1
Gv 1,5). Quindi essere rigettato da una falsa chiesa, è un buon segno.
{03-08-2012}
▬
Osservazioni
(Pietro Calenzo): Nessuna paura di esser messi alla gogna da una falsa chiesa,
anzi direi che è un
segno incoraggiante. {03-08-2012}
▬
Risposta (Nicola Martella): Se Mario Pinto è
stato messo fuori da una chiesa locale, che egli ritiene essere una
falsa chiesa, per onestà intellettuale
bisognerebbe sapere quale sia tale chiesa e chiedere alle guide e ai membri di
tale comunità il loro punto di vista delle cose. Sono allora si potrà giudicare
se ciò sia un «buon segno» o un «segno
incoraggiante». Ecco alcune domande di riflessione in merito:
■ Chi e come si stabilisce ciò, che è una «falsa chiesa»? Lo fa il
soggettivismo di chi se ne va (a ragione o a torto) o una fonte esterna neutrale
e oggettiva, che lo appuri?
■ Ammesso che un «figlio di luce», abbandoni una cosiddetta «falsa
chiesa», poi che fa, rimane un «senza chiesa» alla deriva o cerca una
chiesa locale sana, a cui far parte?
■ Stigmatizzare una chiesa come «falsa», può essere, almeno in certi casi,
semplicemente un alibi per essere un «senza chiesa», quindi un
disubbidiente, senza sentirsi ripreso dalla coscienza?
■ Quella di
Corinto era diventata probabilmente la peggiore chiesa di quei tempi, a
causa della manipolazione da parte degli infiltrati Ebrei esoteristi
cristianizzati, eppure l’apostolo non abbandonò tale comunità al suo
destino e non smise di combattere per essa. Neppure suggerì a quanti gli
scrivevano di abbandonarla, ma di denunziare in essa il peccato e di
separarsi dall’iniquità, mettendo fuori i falsi fratelli.
Posso immaginarmi che ci possa essere un limite per tutto. Tuttavia,
Paolo non avrebbe consigliato a tali fratelli ancora sani di diventare dei
«senza chiesa», ma di essere essi stessi insieme una comunione fraterna sana
nella dottrina e nell’etica cristiane.
7.
{Mario
Pinto}
▲
■
Contributo:
E se la chiesa universale è in apostasia e il giorno del giudizio
è vicino, a cosa serve farsi approvare da una chiesa, che non «vede» più il
suo Signore? {03-08-2012}
▬
Osservazioni
(Nicola Carlisi): Non è possibile che in una chiesa non ci sia più il Signore,
vi saranno sempre dei credenti che sono in comunione con Gesù, e quindi
vi è il Signore. Gesù non è nei locali, ma nel cuore del credente. Se tu hai
Gesù nel cuore, porta la tua presenza nella comunità, così porterai anche
la presenza di Gesù. {03-08-2012}
▬
Risposta 1
(Nicola Martella): Non so in questo caso specifico, ma in casi del genere mi
sembra d’essere spesso al cospetto della classica «sindrome di Elia»
(sono rimasto soltanto io), connessa a un «complesso» da catastrofismo
escatologico (tutto è marcio). Anche questo può essere un alibi
giustificatorio per ciò che si fa e per come si vive, anche da «senza chiesa».
Che la chiesa universale si trovi nell’apostasia
finale, questo non può stabilirlo una singola persona! Anche durante la peggiore
apostasia, quale sarà quella finale, il Signore Gesù avrà ancora il suo «resto
fedele», il quale sarà più esteso di quanto si pensi. Altrimenti che cosa
verrà a «rapire», quattro gatti?
Tutto ciò non può quindi essere un alibi per rimanere un «senza chiesa»,
essendo ciò colpevole verso Colui, che ha stabilito la chiesa come suo
«corpo» e ha promesso nella sua autorità che le porte dell’Ades non potranno
vincere la sua Assemblea (Mt 16).
Se qualcuno, chiunque egli sia, essendo massimalista o estremista, insiste in
tale malsana strategia di trovare dappertutto dei difetti, per non vivere
in sottomissione al Signore in una chiesa locale (quale essa sia), si applica
per lui quel brano, in cui l’apostolo Giovanni denunciava coloro, che erano
usciti dalla comunità dei santi, poiché «non erano dei nostri» (1
Gv 2,19). O si applica anche quell’altro brano, che parla dell’«uomo fazioso»,
che è da evitare (Tt 3,10).
Il problema è che tali «senza chiese», a cui nessuna chiesa è abbastanza pura,
pretendono poi di essere maestri di dottrina in rete. Questa è una grande
contraddizione e un gioco col fuoco, anzi con Colui, che è un «fuoco
consumante».
È meglio essere sottomessi al Signore, che farsi dei «film» sbagliati nella
propria mente. I «senza chiesa» dovranno comunque
rendere conto al Signore. Chi è «figlio di luce» cerca altri «figli di
luce». Chi vive nelle tenebre, evita la luce, affinché le sue opere non siano
riprovate; così insegnò il Signore stesso (Gv 3,20s).
▬
Replica (Mario Pinto): Giovanni a Patmos era
dannato? Gesù sulla croce era dannato? Ed Elia e Geremia e Davide e Giacobbe?
Quanti esiliati e rigettati hanno glorificato Dio? In una chiesa
universale apostata ci si sottomette solo a Dio, poiché nell’infedeltà
non c’è ordine. Non dobbiamo avere una visione semplicistica della
chiesa, la chiesa non è soltanto la parrocchiella di quattro anime, dove c’è chi
può predicare in santa pace, senza scontri con altri discepoli. Ricordiamo anche
il caso di Esdra e Nehemia, che dovettero ristabilire la chiesa di Dio in
decadenza.
Se poi ci si fida della comunità cristiane di oggi ciecamente, vuol dire che
siamo
ignoranti sulle rivelazioni di Dio, che ha predetto e testimonia col suo
Spirito che siamo agli sgoccioli e che Satana sta tentando, prima del
giudizio, di unificare la falsa chiesa internazionale, di dare al mondo un’unica
religione con un unico capo sacerdote. A questo punto cosa conterà se saremo
rimasti in una parrocchiella o meno? Predicare il vangelo dappertutto,
senza cadere nell’apostasia, non è già abbastanza per un discepolo, per essere
perdonato dalla grazia di Dio? O sarà l’idolo della chiesa a salvarci?
Preghiamo che al Signore spetta l’ultima parola. {03-08-2012}
▬
Risposta
2
(Nicola Martella): Giovanni non era a Patmos di sua volontà. Gesù,
prima di morire in croce, aveva appena avuto comunione intima con i suoi
discepoli. Giacobbe, Davide, Elia, Geremia, Esdra e Nehemia non erano membri
della Assemblea
messianica, il corpo di Cristo. Nonostante ciò, tali uomini dell’AT non si
allontanarono dal popolo del patto, neppure in tempi di decadenza.
Vedo in Mario Pinto il tentativo di buttare via il bambino (la chiesa del
Signore) con tutta l’acqua sporca (la religiosità, il sincretismo religioso
degli uomini); e il tutto accade per giustificare se stesso di vivere in
disubbidienza al Signore come un «senza chiesa».
Quanto all’essere pochi in una piccola chiesa locale, così erano la
maggior parte delle chiese del NT: chiese in casa, chiese perseguitate, ecc., ma
pur sempre assemblee locali del Signore!
Vedo che tale complesso di un catastrofismo
escatologico ha in persone come Mario Pinto un doppio effetto: da una parte
si allontanano dalle chiese esistenti, dall’altra pretendono di voler «predicare
il vangelo dappertutto». Ciò è un tipico caso esemplare per il tema in
corso.
8.
{Salvatore Canu}
▲
Nicola, è meraviglioso ciò, che scrivi, sono felice che molte persone vengano
compunte nel cuore. «Beati voi, quando vi oltraggeranno a causa del mio nome»,
disse Gesù. Se cosi non fosse, dovremmo preoccuparci. I temi, che poni, sono di
grande stimolo e attuali, ed è meraviglioso condividerli per una crescita e
l’insegnamento per molti. Grazie al Signore per te.
Caro Mario, il Signore conosce i cuori, ma in primis dice il Signore: esamina
te stesso. «Infatti verrà il tempo che non sopporteranno più la
sana dottrina, ma, per prurito di udire, si cercheranno maestri in gran
numero secondo le proprie voglie» (2 Tm 4,3).
Con questo non voglio giudicare, perche è la Parola che giudica. Tuttavia, il
Signore ti comanda questo: «Così anche voi, giovani, siate sottomessi agli
anziani. E tutti rivestitevi di umiltà gli uni verso gli altri,
perché Dio resiste ai superbi ma dà grazia agli umili» (1 Pt 5,5).
Gli anziani e tutte le autorità sono state istituite da Dio! Non siamo
chiamati e giudicare loro e stare a lamentarci, ma piuttosto con umiltà a
sottometterci
a loro e a pregare, sì a pregare e non a lamentarci; a che ti giova stare
a lamentarti? Ad alimentare odio o pensieri tenebrosi?
Grida a Dio, prega per loro, incoraggia,
sostienili con amore, con il pieno amore di Cristo Gesù. Egli è l’unico
vero amore! Gesù è la perfezione dell’amore; che grande esempio abbiamo. Siamo
chiamati ad assomigliare a Lui, se vogliamo piacere al Padre. Che Dio ti
benedica e ti dia saggezza, e possa pienamente governare i tuoi pensieri, il tuo
cuore la tua vita per amore di Cristo Gesù, amen!
9.
{Mario Pinto}
▲
■
Contributo:
Per Nicola Martella vorrei precisare che io non ho detto che l’Israele di Dio
non esista più e che il corpo di Cristo non serva più a nulla. Tuttavia, dire
che chi è fuori da una chiesa locale è un disubbidiente e che rischia
l’inferno, è una cosa grossa. Le persone che non hanno una chiesa locale
non sempre sono ribelli, ci sono tra di loro persone, che hanno subito
grossi traumi, provocati dal peccato di chiese apostate. Vacci piano con il
giudizio, poi ovviamente lascio tutto nelle mani di Colui, al quale spetta il
giudizio definitivo su ogni uomo, che si dichiara sotto i cieli un discepolo di
Cristo.
Preciso che mi dichiaro
appartenente all’Israele di Dio e che sono stato chiamato, in questo
tempo, a essere un sorvegliante anche delle chiese locali. Pregate per me
affinché Dio vi convinca di quello, che affermo. Pace. {04-08-2012}
▬
Risposta (Nicola Martella): Io non ho
parlato dell’«Israele di Dio». Nn ho detto neppure che chi è fuori da una
chiesa locale, «rischia l’inferno»; tuttavia, sono i frutti che mostrano
l'albero. In ogni modo, dichiari come «appartenente all’Israele di Dio» è
inverosimile, a meno che tu in modo documentabile appartenga al popolo
d’Israele. Infatti, con tale locuzione Paolo, scrivendo ai cristiani gentili,
indicava solamente i cristiani giudei quale resto fedele dell’Israele storico
incredulo (Gal 6,16).
Che una chiesa possa provocare «traumi», piccoli o grandi che siano, è
possibile; io ho già scritto altrove di «nevrosi ecclesiogena». Ciò, però, non è
un motivo per stare fuori da tutte le chiese locali e raduni biblici; chi
ricerca la volontà del Signore e vuole ubbidirgli, verrà guidato a trovare la
giusta comunità e comunione di fede.
Per me rimane un paradosso sentire una «chiamata» e stare fuori da ogni chiesa
locale. Ancora più singolare e paradossale è che un «senza chiesa» si senta
chiamato a «essere un sorvegliante anche delle chiese locali». Dio ha
dato i suoi doni all’interno delle chiese, non fuori di esse (Rm 12; 1
Cor 12). Le funzioni ministeriali servono «per il
perfezionamento dei santi, per l’opera del ministero, per la edificazione del
corpo di Cristo» (Ef 4,11s), con l’obiettivo che tutti diventino
maturi nella fede e nella conoscenza (v. 13). Un «senza chiesa», essendo fuori
di ogni comunione fraterna, non può realizzare ciò, né tanto meno può arrogarsi
l’ambizione di dichiararsi «sorvegliante delle chiese locali»; ciò è
megalomania indebita. Non è proprio questo è un segno distintivo dei «dottorini
della leggina», che lo sono specialmente in rete?
10.
{}
▲
11.
{Vari
e medi}
▲
■
Chiesa Apostolica Eben Ezer:
Condivido pienamente, Cristo ha creato la Chiesa, ne abbiamo
assolutamente bisogno, è lì dove Cristo ci modella, ci prepara, ci fa maturare e
crescere. Il problema più grande di alcuni, che si coprono con svariate scuse
e dottrine improvvisate, è che
non vogliono dar conto a nessuno, vogliono fare come gli pare; e guai a
provare a correggerli. Come da sempre l’essere umano cerca sempre la strada
più facile e comoda, pochi sono quelli che prendono la propria croce e
seguono Gesù. Dio benedica la sua chiesa. {03-08-2012}
● N.B.: Quando si usa un'etichetta religiosa qualsiasi, bisogna firmarsi
alla fine del contributo con nome e cognome.
■
Patrizio Brandi:
L’orgoglio
e la presunzione sono la rovina di taluni, che si credono maestri e invece non
sanno fare nemmeno la «O» con il bicchiere. La Parola di Dio ci avvisa di
tenerci alla larga da queste persone disordinate, che mettono disordine e
confusione nelle menti delle persone semplici. Che Dio ci liberi, e se
mai li porti a ravvedimento. {03-08-2012}
■
Fortuna Fico: I «senza
chiesa» sono spiriti settari girovaghi, che istigano alla ribellione
e all’autonomia,
guastando l’unità delle chiese locali, solo per soddisfare il proprio
ego da dottorini della leggina! Miseri loro! Che il Signore abbia
misericordia di tutti noi! {02-08-2012}
■
Ruben De Finis: Purtroppo ce
ne fin troppi in giro, e purtroppo ne ho conosciuti alcuni, con i quali
ho avuto anche discordanze su temi anche inutili per la fede! Ben dicevano gli
apostoli, quando parlavano di «dottori in gran numero» o «nuvole senza acqua».
{03-08-2012}
■
Salvatore Paone: Sono
pienamente d’accordo. Se non si è capaci di vivere in sintonia con gli
altri fratelli, non si comprende che non c’è comandamento più grande di
quello di amarsi e sopportarsi «gli uni gli altri». Non a caso ci sono
decine di esortazioni sulla convivenza ecclesiale. {03-08-2012}
■
Lucia Onesino:
L’orgoglio e lo spirito d’indipendenza furono il primo peccato, sono alla
radice di ogni peccato. La morte a se stessi sull’esempio di Cristo è il
necessario percorso per una nuova e fruttuosa vita. Se il seme muore porta molto
frutto. La chiesa è la famiglia, dove cresciamo spiritualmente, ma anche
dove impariamo a morire a noi stessi. {03-08-2012}
■
Chiesa Evangelica Adi Varese:
«…educatore degli scempî, maestro dei fanciulli, perché hai nella legge la
formula della conoscenza e della verità…» (Romani 2,20).
«Fratelli miei, non siate molti a far da
maestri, sapendo che ne riceveremo un più severo giudizio» (Giacomo 3,1).
{03-08-2012} ●
N.B.: Quando si usa un'etichetta
religiosa qualsiasi, bisogna firmarsi alla fine del contributo con nome e
cognome.
12.
{Vari e brevi}
▲
■
Emiliano Musso: Decisamente
utile il consiglio relativo al domandare la comunità di appartenenza.
Grazie, Nicola, per questa riflessione. {02-08-2012}
■
Daniela Baccarini: Gesù ha
detto che i credenti sono le pietre viventi della sua Chiesa, e una
pietra da sola non costruisce nessuna chiesa. «Dove due o tre sono
riuniti nel
mio nome, io sono in mezzo a loro».
{03-08-2012}
■
Aniello de Luca: La chiesa
siamo noi; e con il caos che c’è adesso, è bene vedere dove mettere i
piedi. {03-08-2012}
■
Marco Delle Monache:
Condivido in toto, Nicola. {02-08-2012}
►
I «senza chiesa» {Nicola Martella} (A) [Link esterno]
► URL:
http://puntoacroce.altervista.org/_TP/T1-Dottori_no-chiesa_Avv.htm
17-08-2012; Aggiornamento: 19-08-2012 |