1. ENTRIAMO IN TEMA:
Alcuni anni fa, durante una messa cattolica, vidi sull’altare insieme al
sacerdote due uomini vestiti con vesti bianche che a un certo punto lo aiutarono
a distribuire l’eucarestia. Incuriosito chiesi chi fossero e mi fu detto che
erano due diaconi. Ma non riuscii a sapere di più.
Più tardi, quando arrivai alla comprensione della fede
in Cristo e iniziai a frequentare la chiesa evangelica, ho potuto conoscere e
valutare sempre di più l’importanza dei diaconi nella chiesa, grazie allo studio
della Parola di Dio.
Il brano di partenza è Efesini 4,11s: «È
lui che ha dato alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come
evangelisti, altri come pastori e dottori, 12per
il perfezionamento dei santi in vista dell’opera del ministero e
dell’edificazione del corpo di Cristo».
L’apostolo Paolo dice in quest’epistola che ogni credente è frutto del dono
immeritato di Dio, della sua grazia in Cristo. Siamo suoi figli perché Egli
stesso, nel suo amore, ci ha (ri)generati spiritualmente in Gesù Cristo
(Giovanni 1,12s).
Anche la collocazione e il ruolo all’interno del suo
corpo sono un suo dono («è lui che ha dato alcuni...»). E questo suo dare
è per la maturazione, il perfezionamento d’ogni membro affinché non solo ci sia
una crescita personale, ma si contribuisca alla crescita e al perfezionamento
del corpo intero.
Il Signore dà dei doni e chiama degli uomini affinché
ogni membro cresca e maturi «in vista dell’opera del ministero» per
edificare la chiesa.
Questo non significa che ogni membro cresce e matura
per diventare necessariamente un ministro di Dio nel senso di conduttore
(Anziano, Pastore),
ma ogni membro è chiamato a svolgere un servizio cristiano che onori Gesù
Cristo.
In poche parole, la chiesa cresce, matura e si
perfeziona affinché attraverso il servizio la chiesa stessa sia resa stabile e
forte.
Se oggi ci sono riunioni di credenti, è per volontà del
Signore, per la sua grazia, ma è anche merito del servizio di uomini e donne,
che hanno risposto alla sua chiamata con uno spirito di servizio. Ogni credente
è chiamato al servizio. Ogni credente è chiamato a mettersi al servizio di
Cristo per servire il suo popolo.
È molto bella l’immagine che dà l’apostolo Paolo della
chiesa come corpo umano: ogni membro è utile e necessario al corpo. Tutto questo discorso è valido per la chiesa intesa sia
come corpo universale, sia come corpo locale, quindi è valida anche per noi
oggi.
Mediante lo studio delle epistole paoline è possibile
vedere quanto grande e potente sia stata sin dall’inizio l’opera di salvezza del
Signore. Ma si può constatare in esse anche le difficoltà incontrate dalle varie
comunità cristiane. La chiesa di Corinto, quelle della Galazia, la chiesa
d’Efeso, di Colosse, di Filippi, di Tessalonica, anche se grandi per la grazia
di Dio, erano realtà fragili per la presenza umana.
Pensando al disastro delle Torri Gemelle e vedendo
queste grandiosità della tecnologia, prima dell’11 settembre del 2001 chi
avrebbe potuto mai pensare alla fine che hanno fatto? Eppure è bastato
relativamente poco per mandarle giù.
Allo stesso modo il nemico delle anime nostre,
pur non potendo più toglierci la grazia di Dio, perché il Signore è fedele, crea
difficoltà e vorrebbe danneggiare la chiesa. Anche se non la può vincere, perché
abbiamo la promessa di Cristo, però può impedirne la testimonianza e ritardare
l’attuazione del Grande Mandato: cioè fare discepoli di Gesù Cristo tra tutte le
genti.
In questi versetti, abbiamo visto che tutti siamo
chiamati al «ministero». Ma che significa questa parola?
Se prendessimo un NT scritto nella lingua originale,
cioè il greco, vedremmo che questa parola è diakonia, parola che
c’introduce nel vivo di questo studio.
Prendendo spunto da un vecchio film di Woody Allen ho
pensato che avremmo potuto intitolare questa trattazione: «Tutto quello che
avresti voluto sapere sui diaconi e non hai mai osato chiedere...», proprio
immaginando le molteplici domande che sorgono su quest’argomento
Scherzi a parte, non so se saremo in grado di
rispondere a tutte le domande sul diaconato ma spero che il Signore ci porti a
considerare che questo è un argomento molto importante per la chiesa.
2. I TERMINI NEL NT: Nel
NT troviamo tre parole relative al diaconato. Due sono sostantivi e una è un
verbo. Io le ho italianizzate cioè le ho traslitterate, come si dice. Esse sono
le seguenti:
DIACONO |
DIACONIA |
DIACONARE |
Servitore |
Servizio, ministero |
Servire |
Uomo atto a servire |
Opera (ciò che si fa) |
Azione (che produce l’atto) |
In
realtà, ai tempi del NT, questi erano termini generici, usati comunemente nella
lingua di tutti i giorni e si riferivano a qualsiasi uomo atto a servire e
all’azione del servire. Vediamo alcuni esempi qui di seguito.
■ Luca 4,38s: Gesù guarisce la suocera di Pietro
che era malata. Guarita, questa s’alza immediatamente dal letto; e cosa si mette
a fare? A
diaconarli, cioè a servirli! Come ogni buona donna di casa si preoccupò di
prendere dell’acqua fresca, forse del vino per gli ospiti e qualcosa da
mangiare.
■ Giovanni 12,1-2: La stessa cosa la vediamo in
casa di Lazzaro. Marta, sua sorella, sappiamo che era molto attenta alle
faccende domestiche, e preparò un pranzo per Gesù che era passato da Betania
insieme ad altri. E li
diaconava, ossia li serviva a tavola.
Da questi due esempi, vediamo già che «diaconare» aveva
a che fare col servire a tavola.
■ Giovanni 2,5: Siamo alle nozze di Cana, al
banchetto nuziale. Purtroppo qualcuno aveva calcolato male il quantitativo di
vino oppure diversi avevano alzato troppo il gomito. Maria vuole forse spingere
il figlio ad anticipare la rivelazione della sua messianicità e gli chiede
d’operare un miracolo. E così chiama i camerieri e dice loro di mettersi a
disposizione di Gesù. Qui il termine «camerieri, servitori» è in realtà è
diaconi. Ma come immaginiamo non sono i diaconi della chiesa. Anche se poi con
riferimento al libro degli Atti 6 anche lì degli uomini di chiesa furono
chiamati a servire alle mense.
■ Romani 13,1-4: Qui si parla di magistrati e
autorità preposte alla giustizia e alla sicurezza dello stato e dei cittadini.
Paolo dice che tutte le autorità sono da Dio, anche se sono pagane; e aggiunge
che, come tali, sono diaconi di Dio (cioè ministri-servitori di Dio), anche se
non hanno niente a che fare con la chiesa.
■ Luca 22,24-27: Infine, concludiamo con questo
versetto che ci avvicina al vero significato che ci riguarda. Siamo quasi al
termine della cosiddetta ultima cena. Probabilmente alcuni discepoli di Gesù
s’erano lasciati prendere da un «carnale» desiderio di primeggiare sugli altri e
questo ci mostra come l’egoismo e l’orgoglio sono piante sempre verdi.
Gesù li ammonisce, dicendo che nel mondo l’orgoglio e
l’egoismo regnano, ma indica anche come ci si sarebbe dovuti considerare e
comportare nella futura chiesa. E poi aggiunge: «Chi governa sia come colui
che serve». Gesù indica un principio d’uguaglianza? Probabilmente
sì, ma sopratutto uno stato del cuore. Gesù dice ai suoi discepoli all’incirca
questo: «Anche se avrete ruoli importanti consideratevi come un diacono, un
servitore, un cameriere, o una donna di casa. Non statevene sempre seduti per
essere serviti, ma siate sempre in movimento per servire.
3. ALCUNE CONSIDERAZIONI DERIVANTI
■ Un buon cameriere: Vorrei porre una domanda:
Avete un metro di valutazione d’un buon cameriere? ▪ 1) Ce ne sono di quelli che
ti stanno sempre addosso ma, quando ti serve qualcosa, non ci sono mai. ▪ 2) Poi
ci sono quelli che invece non ti fanno mancare niente, ma non ti sei neppure
accorto della loro presenza.
Sicuramente il primo ha fatto il suo lavoro, ma è per
il secondo sei stato veramente importante!
■ L’esempio di Gesù: Nell’ultima pasqua, Gesù
mostrò il suo esempio ai discepoli in quell’occasione. Pur essendo il Re dei re,
li servì come un cameriere, perché erano importanti, preziosi per lui. Lavò loro
i piedi e quell’era un compito proprio dei camerieri, a quel tempo. Gesù era venuto in obbedienza al Padre e tutto il suo
servizio, la sua diaconia, era in obbedienza a Dio, affinché l’umanità potesse
ricevere quel «cibo che dura in vita eterna» e «che il figlio
dell’uomo avrebbe dato» (Gv 6). Gesù è venuto per essere, per così dire, il nostro
cameriere! Gesù è venuto per essere il nostro diacono!
■ Conseguenze per i credenti oggi: È quindi la
somiglianza a Gesù, al suo carattere, a essere il presupposto per la diaconia.
Di conseguenza dobbiamo rilevare che ogni credente è chiamato ad assomigliare a
Gesù! Ecco perché ogni credente deve essere un diacono, in senso lato.
4. ALCUNI ASPETTI SPECIFICI:
Visto il significato generale della diaconia, avviciniamoci ora a ciò che
ci riguarda. ■ Conduzione e diaconato: È ovvio, visto
partendo dall’uso generale del termine diacono, a un certo punto della storia
della Chiesa, esso deve necessariamente aver assunto un significato specifico. Nei brani specifici del NT la diaconia viene indicata
come ufficio ecclesiale, cioè un’importante responsabilità finalizzata al
servizio pratico nella chiesa. Questo ufficio affiancava l’altro che è
l’anzianato (o la conduzione).
Se prendiamo Filippesi 1,1 vediamo che Paolo saluta la
chiesa indicando poi specificamente anche conduttori e diaconi, dove il termine
«conduttore» (greco
episkopos, spesso in italiano reso come «vescovo») è usato come
alternativo al termine «anziano». Questo versetto ci dà modo di valutare alcune
cose importanti. ■ Le chiese dei primi decenni erano diventate delle
realtà stabili e ben formate. C’erano credenti e c’erano responsabili che
guidavano il gregge. E questo grazie alla guida apostolica e a quella dello
Spirito Santo.
■ Altra cosa importante è che i responsabili erano una
pluralità: c’erano vari conduttori e diaconi e non un conduttore e un diacono.
■ Inoltre i responsabili erano divisi in due categorie.
E di conseguenza anche i ruoli dovevano essere diversi.
«Conduttore» (o vescovo) traduce il termine greco
episkopos che significa «sorvegliante», cioè «chi veglia sopra». Egli rimane
di vedetta e opera vigilanza, supervisione e guida del gregge di Dio.
Il termine «diacono» invece rifletteva la
responsabilità di servizio pratico del gregge, come abbiamo visto in relazione
al significato generale di diaconia.
■ Importanza e utilità dei diaconi: A questo
punto possiamo definire il ruolo dei diaconi. Allora la domanda, che sorge,
potrebbe essere: «A che servono i diaconi?». La risposta potrebbe essere: «I
diaconi servono...». I diaconi servono a…! I diaconi servono!
Essi servono nel senso che sono utili e
necessari ma anche che svolgono l’importantissimo ruolo di «sgravare»,
«liberare» gli Anziani da quelle incombenze pratiche che la chiesa necessita,
per poterli così favorire nella guida della chiesa, nell’insegnamento della
Parola di Dio e nella cura del gregge mediante il servizio pastorale.
Questo non è poco! Per questo si ha perciò bisogno
d’uomini valenti e adatti perché è un ruolo importantissimo.
Per rendere l’idea, immaginate l’infermiere. In
ospedale è il medico che visita, valuta e decide. Ma è poi l’infermiere che fa
le cose. L’infermiere non prende decisioni, s’attiene a quelle dei medici.
Immaginate un infermiere che di propria iniziativa prendesse decisioni. Sarebbe
tragico e fatale per i pazienti. Se in ospedale ci sono dei buoni infermieri, i medici
curano meglio. Parallelamente se nella chiesa abbiamo dei buoni diaconi, avremo
anche la possibilità di conduttori più efficaci. ■ La mansione specifica dei diaconi: Passiamo a
rispondere ad altre due domande: «Quali servizi e compiti devono svolgere i
diaconi?» e «Come scegliere buoni diaconi?». Qui la Bibbia è parimenti «vaga» ed
«esplicita» al riguardo. La Bibbia è vaga perché nel NT non si parla mai
di cosa devono fare i diaconi. C’è un esempio in Atti 6,1-6 ma è un brano
ambiguo nel senso che alcuni credono che si tratti della prima designazione dei
diaconi ufficiali; altri invece dicono invece che, pur trattandosi d’un esempio
di diaconia, essa è intesa qui ancora in senso generale.
In effetti il brano tratta della «prima crisi interna»
della chiesa di Gerusalemme. Gli apostoli si rendono conto che, in mezzo a
quella moltitudine d’impegni, stavano trascurando un servizio pratico; ma
l’alternativa era che, dedicandosi agli aspetti pratici, avrebbero
necessariamente trascurato la predicazione e la preghiera. Allora decisero
d’affidare l’incarico pratico a sette uomini, quasi tutti ellenisti, con delle
qualifiche particolari.
Io penso che il brano in questione non tratti la
designazione di diaconi. In ogni modo, l’evento contribuì poi probabilmente al
fatto che gli apostoli, con la saggezza dello Spirito Santo, decisero che
sarebbe stato necessario istituire l’ufficio diagonale nelle chiese. Rimangono comunque validi i principi generali elencati
nel brano, e cioè che alla chiesa viene dato il compito di riconoscere gli
uomini, che il Signore vuole usare, e che poi le autorità della chiesa locale li
designano ufficialmente, sempre sotto la guida dello Spirito Santo.
L’altra cosa in cui il NT è invece esplicito
riguarda le qualifiche dei diaconi. Cioè il carattere speciale che si dovrebbe
rilevare nei credenti che dovrebbero essere i futuri diaconi.
E qui potrebbe sorgere un’altra domanda: «Perché la
Parola di Dio dà più rilevanza all’essere che al fare? La risposta
è che il fare è frutto dell’essere. Ogni uomo fa ciò che è. L’uomo che ha nel
cuore il Signore, farà la volontà di Dio. Ricordiamo che in 1 Samuele 2 i figli
d’Eli disprezzavano alquanto il Signore col loro comportamento. Non erano
timorati di Dio e non lo conoscevano. Concludiamo qui la prima parte dello studio, rimandando
per l’approfondimento alla seconda parte:
►
Il diaconato: 2. Prescrizioni bibliche.
{Articolo redatto, ampliato e adattato da Nicola Martella, partendo dal testo
con stile stile retorico di una predica
di Maurizio Marino}
► URL:
http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A2-Diaconato1_generale_Sh.htm
27-09-2007; Aggiornamento: 03-10-2007 |