1. ENTRIAMO IN TEMA: Ci sono persone, che ritieni amiche, che
ti palesano il loro problema o il loro travaglio e, per una certa situazione,
ti chiedono un consiglio, un’interpretazione della Bibbia, un’opinione personale su questa o su quella contingenza e su persone in essa coinvolte, e ti parlano di cose confidenziali. Tu non pensi al male,
ti fidi, contento di poter aiutare qualcuno e pensando che si tratta di persone leali, che non strumentalizzeranno mai le tue parole, dette in confidenza. Un giorno, vieni a sapere che Tizio o Caio avrebbe il
vezzo di registrare di nascosto le conversazioni fatte a tu per tu o quelle al telefono. Ognuno, che si comporta così, in tempi di crisi con qualcuno, può allora usare un programma del computer,
per
tagliare frammenti di conversazioni casuali e confidenziali di costui, distanti nel tempo, e
incollarli a proprio arbitrio e usarle contro di lui; certamente taglierà fuori le sue domande e le sue proprie opinioni, così che tutto sembrerà come un arringa di qualcuno contro un altro. Allora, magari, rivolgendosi a uno dei suoi attuali «compagni di via» e detrattori di un altro, dirà loro: «Senti che cosa Tizio pensa di te!». Oppure, nel contrasto con altri, userà le parole confidenziali di qualcuno, per attestare così le sue ragioni: «Sentite che cosa afferma Tizio su questa cosa (interpretazione, problematica, tema, ecc.), e vi accorgerete che
anche lui è d’accordo con me e che, quindi, ho ragione!». Queste sono alcune delle forme più basse di slealtà e perfidia. Nell’articolo vedremo al riguardo due casi concreti di mia conoscenza e un altro caso ancora un po’ differente.
■ Approfondiamo i termini: Il
termine «leale» deriva dal latino legalis, passando per il
francese leial / loyal, e intende «legale», ossia uno che si sa
attenere alle regole della buona creanza quanto a sincerità e onesta e di cui,
perciò, ci si può fidare. Si ritiene che tale persona sarà affidabile, fedele,
fidata, franca, onesta, schietta, sicura e sincera.
Lo «sleale» possiede, spesso
dietro alle quinte, un carattere e un comportamento mancanti di senso dell’onore
e dell’onestà. Perciò, si scopre, prima o poi, che lo sleale è stato ambiguo,
abietto, disonesto, doppio, falso, infedele, infido, ingiusto, ipocrita,
scorretto, subdolo e traditore. Boccaccio parlava di «disleale e
spergiuro e traditore chiamandolo».
Il termine «perfido» (lat.
perfĭdus da fĭdes «fede, fedeltà, lealtà») e per-, che indica
la deviazione) indica chi rompe la fede o la parola data, spesso usando falsità,
inganno, lusinghe, malignità, malvagità tradimento, crudeltà, infamia e
calunnie, essendo mosso da un animo infido e malevole e da una natura reproba e
sleale. Quando chi si credeva amico, viene scoperto come perfido, si ha per lui
una sensazione di disgusto e di nausea, apparendo ora stomachevole e vomitevole.
Parliamo anche del malfido,
ossia di una persona, di cui non ci si può fidare e su cui non si può fare
completo affidamento; riguarda tutto ciò che è sleale, non fedele, incerto,
insicuro.
Il termine «fedifrago»
proviene dal latino (foedifrăgus) e intende chi ha infranto (frangĕre)
un patto (foedus). S’intende chi rompe patti, accordi, che manca di fede,
che tradisce la parola data e la fiducia naturale, ad esempio fra amici o fra
coniugi.
■ Alcune frasi celebri:
Voglio mettere a capo di questa trattazione alcuni aforismi su lealtà e
slealtà, che ci aiutano a inquadrare il problema.
«La lealtà è un debito, e il più
sacro, verso noi stessi, anche prima che verso gli altri» (Luigi Pirandello,
1867-1936, drammaturgo).
«La forza di una famiglia,
come la forza di un’armata, si basa sulla lealtà reciproca» (Mario
Gianluigi Puzo, 1920-1999, scrittore).
«Non possiamo mai confondere
l’onesto dissenso con una sleale sovversione» (Dwight D.
Eisenhower, 1890-1969, 34º presidente degli Stati Uniti).
«La lealtà comprata col denaro,
dal denaro può essere distrutta» (Seneca, decesso: 65 d.C.,
filosofo).
«Nessuna lealtà è dovuta a un
traditore» (Tito Livio, 59 a.C.- 17 d.C,
storico).
«La slealtà è come la morte, non
ammette sfumature» (Delphine Gay de Girardin, 1804-1855, scrittrice).
2. NON FIDANDOMI DI TE, TI REGISTRO DI NASCOSTO:
Tempo fa, sono stato contattato telefonicamente da un credente, che vive in
un’altra zona d’Italia. Mi ha messo al corrente delle sue difficoltà, che ha
avuto con i conduttori della sua chiesa che, come egli affermava, hanno cercato
di condizionarlo in tutto il suo ministero locale e in altre chiese. Cercai di
aiutarlo per un lungo periodo di tempo, dandogli consigli tratti specialmente
dalla Parola di Dio e poi anche dall’esperienza personale e di cura pastorale,
che ho praticato nel tempo. Mi parlò dei vari incontri avuti con i conduttori
ufficialmente e con alcuni di loro personalmente e di come essi avessero negato
poi cose, che avevano espresso con la loro bocca. Poi, aggiunse, «Ho le
registrazioni delle telefonate (o degli incontri personali), che mostrano
chiaramente che costui ha mentito». In casi estremi, voleva servirsi di tali
registrazioni, fatte di nascosto, per svergognare questo o quel conduttore, che
in privato aveva affermato una cosa e in pubblico un’altra. Dopo un paio di
volte che aveva usato tale linguaggio, mi resi conto che non si può combattere
le ambiguità altrui con la propria slealtà. Non si può vincere il male con
un’altra via subdola e infida.
A un certo punto, gli chiesi:
«Toglimi una curiosità, ma stai registrando anche tutti i nostri colloqui».
Candidamente mi rispose: «Sì, ma nel mio telefonino avviene tutto oramai
automaticamente. Infatti, sono costretto a registrare tutte le telefonate,
poiché i fornitori del mio negozio spesso affermano una cosa, ma poi ne fanno
un’altra. In caso di contenzioso, posso far valere così i miei diritti. Perciò
tutte le telefonate, anche private, vengono registrate in automatico». Rimasi
allibito! Mi affiorò il timore che un giorno tale persona, che ho cercato con
sincerità di aiutare con esortazioni, insegnamenti e consigli, potesse
estrapolare parti di tali registrazioni, per usarle contro di me! Che brutta
prospettiva, che mi faceva accapponare la pelle! Chiaramente, pur volendo
aiutare tale credente, mi sentii in grande imbarazzo nel continuare a parlare in
libertà. Non c’erano più le basi per rimanere schietto e sincero verso chi si è
mostrato inaffidabile, infrangendo le elementari regole della buona creanza e
della lealtà.
3. PALESI MINACCE CON COLLOQUI REGISTRATI:
Questo episodio mi ha fatto ricordare una lettera che ricevetti cinque anni
prima tramite un credente; essa gli era stata mandata da un conoscente comune,
che voleva accreditarsi ai suoi occhi, giustificando il suo comportamento
passato. Chi aveva scritto tale lettera, la indirizzava a un altro credente, un
conduttore di chiesa, di cui era collaboratore. Tale conduttore era abbastanza
autocrate; ambedue avevano collaborato insieme e con altri e avevano predicato
nella stessa chiesa. Poi, ci furono fatti, che portarono ruggine fra i due e con
gli altri e fecero allontanare l’autore della lettera da tale comunità. Dopo che
se ne fu andato, tale conduttore lo mise fuori comunione (!) e gli fece terra
bruciata intorno, perché non trovasse altre chiese da frequentare. Cito
testualmente da tale lettera, indirizzata da quel credente a tale conduttore:
«Ti rendo noto che se troverò difficoltà a frequentare qualche chiesa, mi
troverò costretto, mio malgrado, a rendere pubblico tutto ciò, che è
successo, e alcuni file audio, che il Signore (dopo l’esempio di altri fratelli)
mi ha messo in cuore di registrare».
Rileggendo, dopo anni, tale
passaggio, non ho potuto fare altro che scuotere la testa per lo squallore,
a cui tali persone erano arrivate, pur predicando domenica per domenica la
Parola di Dio. Per prima cosa, viene citato «l’esempio di altri fratelli»,
intendendo probabilmente altri responsabili nella stessa comunità; si dà a
intendere che una slealtà ha meno peso, se altri hanno fatto altrettanto con il
loro esempio. Che tristezza dinanzi a tanta corruzione morale! Con tale
premessa, ammise di aver fatto di nascosto delle registrazioni dei suoi
incontri con tale conduttore. Per ultimo, apice della malafede e della cecità
morale, si appellava al Signore, che gli avrebbe allora messo in cuore di
fare tali registrazioni di nascosto! Questo è un convincimento colpevole
e lesa maestà, paragonabile alla falsa profezia e alle «imposture
del loro proprio cuore» (Gr
14,14).
Il Dio di luce, giustizia e
verità metterebbe mai nel cuore del credente delle manovre sleali delle tenebre?
Ecco dove si arriva, quando si fa «posto al Calunniatore» (gr diábolos;
Ef 4,27). Allora l’oscurità viene spacciata per luce, il male per bene, l’amaro
per dolce (Is 5,20). Potete ben immaginarvi come la vita di tale persona, che
predicava agli altri ma si comportava con perfidia col prossimo, sia andata
sempre più a rotoli negli ultimi anni?!
4. NOTAIO DI PETTEGOLEZZI: Una persona da
me conosciuta, lavorava per una missione sia in loco, sia in trasferta nelle
chiese, dove portava insegnamenti e corsi. Un giorno fu chiamato dal comitato
esecutivo di tale missione e gli furono rinfacciate diverse cose di poco conto;
tuttavia tali moscerini, messi insieme, facevano apparire il tutto come un
elefante. Ciò, che sorprese tale persona da me conosciuta, era che il direttore
aprì un documento nel suo computer, che portava il suo nome, e cominciò a
leggere: il giorno tale sei stato nella comunità tale e hai detto questo o
quello. C’era lì una lista chilometrica di dati. Tale direttore, dopo la visita
dei membri della missione in questa o in quella chiesa, non solo telefonava a
qualcuno in loco, per sapere come era andata la visita del suo collaboratore, ma
raccoglieva minuziosamente i pettegolezzi della gente su di lui, che listava poi
minuziosamente con data, nomi e circostanze. Tale persona da me conosciuta
scoprì all’improvviso una prassi sleale e scorretta, perpetuata meticolosamente
e per anni da tale dirigente alle spalle dei suoi collaboratori; costui
praticava segretamente uno spionaggio, che era peggio di un regime di polizia. I
tentativi di tale persona a me conosciuta di spiegare le cose, a voce e per
iscritto, non vennero tenute in considerazione, visto che tale direttore voleva
dimostrare così la sua superiorità e il suo controllo. A tale persona non rimase
altro che dare le sue dimissioni e andarsene. In tale modo, da tale missione se
ne andarono, uno dopo l’altro, preziosi collaboratori. Tale missione andò di
male in peggio negli anni successivi. Ultimamente ho sentito dire che lo stesso
direttore se ne sia andato. Non ci si può certo rallegrare, quando un notaio di
pettegolezzi affossa l’opera di Dio. Si spera in una ripresa di tale missione
alla luce di lealtà, fedeltà, trasparenza, sincerità e onesta.
5. ALCUNI APPROFONDIMENTI BIBLICI: Qui
riportiamo solo alcuni aspetti salienti e direttamente attinenti al tema;
prescindiamo qui dall’approfondimento dei termini ebraici e greci, per il quale
rimandiamo a una trattazione biblica più esaustiva.
La sapienza affermò questo del
leale: «Chi va in giro come diffamatore svela il segreto, ma chi è
fedele di spirito tiene celata la cosa» (Pr 11,13; qui alcuni traducono con
«leale»). Come si vede, il denigratore si serve delle informazioni possedute,
per usarle in modo strumentale. Questi è in contrasto col «fedele di spirito».
Davide sentenziava: «Siano
confusi gli sleali senza ragione» (Sal 25,3). Alcuni sono
sleali non perché ci sia una causa esterna, ma per natura. Il frutto
della slealtà è la confusione, a causa dei raggiri orchestrati.
Anche un salmista anonimo
sentenziava: «Io ho visto sleali e ne ho provato disgusto; perché
non osservano la tua parola» (Sal 119,158). Gli sleali, agendo in modo
ingannevole, trasgrediscono la Parola di Dio e, perciò, mietono ribrezzo da
parte di ogni vero credente, quando scoprono il loro fare.
Dio stesso denunciò la «perfida
Giuda», chiamandola rispetto a Samaria «la
sua perfida sorella»,
e affermò di essa: «Non è tornata a me con tutto il suo cuore, ma con
falsità» (Gr 3,10; cfr. vv. 7s).
Dio
accusò uno degli ultimi re di Giuda di aver usato il suo nome nel fare un
patto col re di Babilonia, pur di insediarsi sul trono, ma di averlo infranto
subito, stipulando accordi segreti col faraone (Ez 17,12-15).
Ciò fu riprovevole per l’Eterno e degno di giudizio, avendo egli concluso
un patto nel suo nome (v. 18), avendo poi violato «mio
giuramento» e infranto il «mio patto»
(v. 19), «per la sua perfidia,
con cui è stato perfido verso di me» (v.
20). Dio prende in modo personale tutto ciò, che è fatto nel suo nome, e
lo ritiene poi un’offesa particolare e lesa maestà, quando non si mantiene la
parola data.
Viene ribadita l’identificazione
degli sleali con gli empi (Pr 2,22; cfr. Gr 12,1). Lo stesso vale fra il
perfido e il devastatore (Is 21,2) o il trasgressore fin dal seno
materno (Is 48,8). Infatti, i perfidi sono malfattori (Sal 59,5),
malvagi (Hb 1,13) e violenti nella loro ricerca di ottenere il loro
tornaconto (Pr 13,2).
Viene evidenziato altresì il
contrasto fra retti e perfidi: «L’integrità degli uomini retti
li guida, ma la perversità dei perfidi è la loro rovina» (Pr 11,3;
cfr. 21,18). Come già qui risalta, lo stesso contrasto è fra integri e
perfidi, affermando che «l’anelito dei perfidi li fa prigionieri»
(Pr 11,6), ossia li porta sotto una dipendenza.
La via dello sleale o perfido non
procura il favore del prossimo (Pr 13,15) e ha anche l’Eterno contro
di sé, poiché Egli vanifica le sue parole (Pr 22,12). Infatti, questa è la
quintessenza: «Un dente rotto e un piede slogato:
così è la fiducia in un perfido nel
giorno della tribolazione» (Pr 25,19).
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Sleal_perfid_Avv.htm
10/06/2020; Aggiornamento: |