Qui di seguito discutiamo l’articolo «Chi
è l’Inviato del Signore?». Questo è un buon tema per esercitarsi
nell’ermeneutica biblica e nell’esegesi contestuale.
Il cosiddetto «angelo dell’Eterno» era una teofania o un essere a
sé stante? Alcuni affermano che «l’Inviato di Jahwè» fosse veramente una
manifestazione di Gesù Cristo al tempo dell’AT. Tale conclusione è
affrettata e non si basa su un riscontro esegetico oggettivo. «L’inviato di
Jahwè» era la
manifestazione visibile di Dio stesso (c’erano anche quella invisibile e
quella nei fenomeni della natura). Riteniamo che si trattava di una teofania,
ossia di una manifestazione dell’intera Deità, punto e basta, senza specificare
quale delle persone si trattasse.
Proiettare
«l’Inviato di Jahwè» su Gesù, e viceversa, è esegeticamente sbagliato, visto che
mai nel NT c’è una conferma al riguardo. Il «Logos» rivelatore è da sempre «Dio
presso Dio» (Gv 1,1ss), tuttavia Egli si è rivelato personalmente solo nel NT
dall’incarnazione in poi (v. 14ss). Nell’AT dove si manifesta Jahwè, si
manifesta l’intera Deità, senza distinzione di persone. Anticipare la
rivelazione del nuovo patto già nell’antico, snatura l’AT e impedisce di
capirlo all’interno della teologia propria dell’AT e dello sviluppo progressiva
della rivelazione.
Le
convinzioni dottrinali dei cristiani devono basarsi su prove esegetiche
chiare e oggettive non su supposizioni, che poi vengono solo alimentate dal
consenso dogmatico e dalla tradizione.
Illustrazione: Un giornalista della CNN parla in tempo reale con WILL.I.AM per mezzo
della tecnologia dell’ologramma (qui
da 0:40 in poi). Egli vede e interagisce con tale ologramma, sebbene
l’intervistato si trovi realmente altrove (cfr.
qui altri casi da 1:38 in poi; e
qui). Un ologramma non è la persona stessa, ma una manifestazione
energetica «ridotta» di tale persona. Gli scienziati giapponesi hanno sviluppato
una tecnica, che permette addirittura di «toccare» (e, quindi, di far
interagire) oggetti rappresentati da un ologramma. Questa vuol essere, comunque,
solo un’illustrazione del fenomeno. Altre precisazioni seguono in una mia
risposta a un contributo di un lettore. [► 9.]
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I contributi sul tema ▲
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1. {Alessio
Rando}
▲
■
Contributo:
Nicola, non sono d’accordo! Io penso che l’Angelo di Yahweh sia
Cristo stesso, dato che Dio Padre mai si fa vedere! E poi l’Angelo di
Yahweh ha tutte le
caratteristiche di Gesù! {18-12-2011}
▬
Risposta
(Nicola Martella): Se uno ce le proietta dentro tali presunte caratteristiche,
poi crede di ritrovarle.
Quando Dio compare nell’AT, è sempre nella sua unità, senza distinzione di
persone. Poi, Jahwè si fece vedere ad Abramo, parlò a tu per tu con Mosè,
ecc. Attribuire ciò, che Dio fa nell’AT, a una delle Persone della Deità, non è
un buon servizio per la verità. La rivelazione dell’«unità composita»,
ossia delle tre Persone della Deità, è una dottrina esclusivamente del NT.
2. {Stefano
Ferrero}
▲
■
Contributo:
In base a brani come Galati 3,19 e Atti 7,53 direi che è plausibile che l’angelo
del Signore, che appariva, era
semplicemente un angelo e non necessariamente il Signore stesso.
{18-12-2011}
▬
Risposta (Nicola Martella): Che la Legge
fosse stata «promulgata per mezzo di inviati,
per mano d’un mediatore» (Gal 3,19) e che
gli Ebrei avessero «ricevuto la legge promulgata dagli inviati» (At
7,53), non significa nulla per il nostro tema, visto
che si tratta di espressioni generali e che non fanno riferimento allo specifico
«Inviato del Signore». Qui si rispecchia la teologia del giudaismo del tempo
(dualismo portato da Babilonia), che relegando Dio nella pura trascendenza,
affermava che Dio si servisse nell’immanenza solo dei suoi inviati celesti. Ciò
è mostrato addirittura dalla Settanta, che traduce in certi casi Elohim non con
«Dio», ma con «inviati», come poi il NT citò (Eb 2,7); l’autore della lettera
agli Ebrei si adattò a tale pensiero della cultura religiosa giudaica (cfr. Eb
2,2.9). Ciò accadeva specialmente dove i Giudei parlavano ai loro
correligionari. Le teofanie ricorrenti nell’AT dimostrano che le cose non
stavano così, poiché il Dio trascendente si manifestava anche personalmente
nell’immanenza.
3. {Alessio
Rando}
▲
■
Contributo:
Nicola, io non «divido» Dio. La
Trinità è sempre esistita, mica Dio si è «diviso» dal NT in poi, Dio è
sempre stato
uno e trino! Quindi, perché escludere che il Signore Gesù sia
apparso nel Primo Testamento sotto le sembianze dell’Angelo di Yahweh?
Oltretutto la Bibbia dice che nessuno ha visto Dio, e secondo me il
Dio che non si vede, è il Padre, mentre il Dio che si vede è il Figlio!
Poi ad Abrahamo Dio è apparso sotto le sembianze dei
tre Angeli alle querce di Mamre! {22-12-2011}
▬
Risposta 1 (Nicola Martella): L’esistenza di
una realtà oggettiva (Dio in tre Persone) è differente dalla sua storica
rivelazione. I credenti, i profeti e gli scrittori dell’AT non sapevano
nulla di un monoteismo quale «unità composita». Questa è una verità e una novità
rivelata solo nel NT. Retro-proiettarla nei testi dell’AT non è un buon servizio
per la verità né per la comprensione della sacra Scrittura.
Le teofanie corporee erano proprio una manifestazione visibile di Dio già
nell’AT. A Mamre non c’erano tre «inviati», così da proiettarci dentro la
Trinità, ma l’Eterno e due esseri celesti; se non si tiene presente questo, si
prendono dei granchi dottrinali.
Gesù Cristo
divenne visibile solo dall’incarnazione in poi e
divenne storicamente rilevante sul piano
teologico solo dal suo battesimo in poi, quando cominciò il suo ministero.
Nell'AT
nessuno ebbe mai avuto una «cristofania» a sé
stante nel suo presente, né
descrisse mai nella sua attualità una
manifestazione di Cristo distinta da quella di Jahwè, dichiarandola come tale.
Le predizioni dei profeti riguardo al «Servo dell'Eterno» erano un'altra cosa,
riguardavano il futuro e non contemplavano una spiegazione trinitaria della
Deità.
▬
Replica 1 (Alessio Rando): Il fatto che la
verità sulla Tri-unità di Dio non sia rivelata nell’AT, non toglie che l’Angelo
di Yahweh non possa essere Gesù il Cristo! {23-12-2011}
▬
Risposta
2
(Nicola Martella): Un’ipotesi non è una prova. Bisogna fare chiara esegesi
contestuale e portare quindi incontrovertibili prove esegetiche.
Altrimenti si fanno solo
proiezioni speculative nel testo, di cui ci si convince e si convince gli
altri, creando un arbitrario consenso al riguardo e credendo poi come
cosa ovvia che la Scrittura insegni veramente una cosa del genere. Molte delle
dottrine speculative sono nate proprio così. Dov’è, ad esempio, un chiaro
riferimento nel NT, secondo cui Gesù Cristo (ossia il Logos) agiva già al
tempo dell’AT nella particolare figura dell’«Inviato di Jahwè»? Se tale
riferimento chiaro non c’è, non bisogna crearlo artificiosamente, solo per
sentirsi appagato ed edificato. Nell’AT, dovunque appariva l’Eterno, era
presente tutta la Deità, e cioè senza suddivisione o
specificazione di sorta.
▬
Replica
2
(Alessio Rando): Quindi, secondo te, chi è l’Angelo di Yahweh? {23-12-2011}
▬ Risposta 3 (Nicola Martella): «L’Inviato di
Jahwè» era semplicemente una manifestazione visibile dell’Eterno, senza
altra specificazione (ossia tutta la Deità). Una teofania era una
manifestazione «ridotta» di Dio, al fine di lasciare incolume il
destinatario, poiché si credeva che chi vedeva l’Eterno, era destinato a morire
(cfr. la manifestazione ai genitori di Sansone). Di tutto ciò parlo
abbondantemente nel mio
Manuale Teologico dell’Antico Testamento;
si vedano qui gli articoli: «Inviato di Jahwè [male’ak Jahwè]», pp. 194s; «Manifestazioni di Dio»,
pp. 224ss (4. Inviato di Jahwè); «Teofania», pp. 351s.
4. {Antonio
Capasso}
▲
■
Contributo:
Leggendo il VT Alla luce del NT, c’è da dire (senza voler essere dogmatici) che
l’apparizione dell’angelo del Signore fin dall’inizio è stata interamente al
servizio della redenzione
(nel NT Cristo è il redentore). Infatti, egli appare sulla scena subito dopo la
stipula del patto (Gen 16,7). L’adempimento divino del patto è interamente
affidato all’angelo del Signore (Gen 48,15-16 Mal 3,1). Il fatto poi che spesse
volte si trattava di apparizioni con aspetto umano potrebbe essere visto
come una anticipazione dell’incarnazione di Cristo. {25-12-2011}
▬
Risposta
(Nicola Martella): Cercando similitudini e tipologie, prima o poi uno le
troverà senz’altro; ma ciò non significa che le due cose abbiano veramente a che
fare l’una con l’altra. In tali cose ci vogliono prove esegetiche chiare,
non lontani riflessi, con cui si formulano ipotesi gratificanti.
■ Malachia 3,1 non c’entra nulla. Il termine «male’ak» si
trova due volte nel verso e significa «inviato, messaggero, ambasciatore,
mediatore». Il primo è l’inviato del Messia, e il secondo è Lui stesso come
«Inviato (mediatore) del patto» per conto di Jahwè.
■ Ogni manifestazione dell’«Inviato di Jahwè» è sempre e solo in forma umana
(viene scambiato per un «uomo di Dio», ossia un profeta; cfr. Gdc 13). Non
anticipa proprio per nulla l’incarnazione, poiché da nessuna parte viene
dichiarata qualcosa del genere; si tratta semplicemente di uno dei vari tipi di
teofania. Che Dio si manifestasse nel fuoco o nella
tempesta, non significava che un giorno sarebbe diventato fuoco o
tempesta. Che poi Dio nutrisse una «nostalgia» verso l’incarnazione, è
possibile, ma non lo dichiara mai esplicitamente.
■ In ogni modo, stiamo attenti al
falso sillogismo e alle facili conclusioni. Vegliamo perché la «Parola della
Verità» sia tagliata rettamente quale antidoto alla confusione e all’arbitrio.
5. {Stefano
Ferrero}
▲
■
Contributo:
Lo stesso Gesù Cristo può essere considerato una «teofania vivente»,
manifestazione visibile della Deità invisibile. Dal momento, in cui Gesù si è
incarnato in Maria, Dio ha iniziato a esistere anche come essere umano
limitato, oltre che come Spirito eterno onnisciente, onnipresente e
onnipotente. {25-12-2011}
▬
Risposta 1
(Nicola Martella): Ammetto che ««teofania vivente» sia un’illustrazione
molto suggestiva. Tuttavia, una «teofania» è sempre una manifestazione
«ridotta» e momentanea di Dio, perché il peccatore non muoia alla sua
presenza. In Cristo, però, «abita
corporalmente tutta la pienezza della Deità» (Col 2,9). Inoltre,
l’incarnazione è un procedimento storico irreversibile; in esso il Dio
immutabile è mutato in Gesù. Tu stesso hai evidenziato le qualità antitetiche di
Cristo, subentrate allorché annichilì se stesso (Fil 2), rinunciando
all’esercizio delle sue qualità divine (onniscienza, onnipresenza e onnipotenza)
e assoggettandosi al Padre come Servo durante la sua vita terrena.
▬
Replica 1
(Stefano Ferrero): Condivido al 100%; ma dimmi dal mio post hai capito che
l’incarnazione è un processo transitorio? Se sì, hai capito malissimo.
{25-12-2011}
▬
Risposta 2
(Nicola Martella): No, non ho capito questo. Ho risposto soltanto alla questione
riguardo a Gesù quale teofania di Dio. Al riguardo ho solo spiegato che una
teofania è una manifestazione transitoria, mentre l’incarnazione è un atto
storico irreversibile.
▬
Replica 2
(Stefano Ferrero): Tu scrivi: «Una teofania è una manifestazione
transitoria, mentre l’incarnazione è un atto storico irreversibile».
Anche su questo dici il vero, ma tu hai pensato che l’incarnazione sia
reversibile? Ho messo il termine «teofania vivente» appositamente tra
virgolette per dire che il termine era utilizzato in senso di «continua
manifestazione di Dio, che vive sulla terra come un uomo», ben conscio che
incarnazione e teofania hanno diversa durata, una eterna e l’altra temporanea.
Penso che fosse intuitivo per chi ci legge. {26-12-2011}
▬
Risposta
3
(Nicola Martella): Sono contento della concordanza al riguardo. Il mio
chiarimento è a priori, quindi indipendentemente da quanto tu abbia espresso; i
miei chiarimenti sono sempre didascalici e generali. Idee gnostiche,
dualistiche, platoniche e buddo-induiste cercano di accreditarsi e di
cristianizzarsi continuamente; quindi, meglio non dare nulla per scontato, e ciò
rende sempre necessario spiegare meglio le cose.
Alcuni affermano, ad esempio, che il corpo storico di Gesù sia finito con
la risurrezione e che ora Egli sia solo spirito; ciò significherebbe proprio
rendere l’incarnazione reversibile. Questa è una falsa dottrina.
Gesù invitò i
suoi apostoli alla prova del palpamento del suo corpo risorto e chiese
loro anche da mangiare. L’apostolo Giovanni, per contrastare simili idee
spiritualiste, non per nulla usò per il Messia glorificato il titolo «l’Agnello...
che pareva essere stato immolato» (Ap 5,6.12; 13,8) e descrisse la veste del
Re, che veniva in terra a regnare, come macchiata di sangue (Ap 19,13).
6. {Calogero
Alaimo}
▲
■
Contributo:
Gesù Cristo è l’angelo dell’Eterno. {25-12-2011}
▬
Osservazioni
(Stefano Ferrero): Calogero, sei un testimone di Geova? {25-12-2011}
▬
Replica 1 (Calogero Alaimo): Stefano, io non
sono testimone di Geova, ma ti dico che l’angelo dell’eterno è Gesù Cristo.
{26-12-2011}
▬
Risposta 1 (Nicola Martella): Alaimo
Calogero, di là dalle tue supposizioni, dove è scritto nel NT con chiarezza che
le cose starebbero così, come affermi tu. Ci vogliono prove incontrovertibili,
non i «ma io ti dico».
▬ Replica 2 (Calogero Alaimo): [Seguiva un
contributo, che mi pareva non pervenire da lui, visto che tale testo era
possibilista ma non categorico, mentre le affermazioni di Calogero Alaimo sono
categoriche. Essendo proprietà intellettuale altrui, non posso inserirla come
contributo. Ho cercato e trovato tale testo qui:
«Chi
è l’angelo del Signore?».] {26-12-2011}
▬
Risposta 2 (Nicola Martella): Chi non cita
il lavoro altrui, si cince delle sue penne e, così facendo, si appropria
indebitamente della proprietà intellettuale altrui. Faccio notare che tale
autore ammette: «La precisa identità di
chi sia «l’angelo del Signore» non è data nella Bibbia
▬
Osservazioni
(Nicola Martella): Faccio notare che tale autore ammette: «La precisa identità
di chi sia “l’angelo del Signore”
non è data nella Bibbia». L’unico argomento per la sua identificazione
con Gesù è il seguente: «Le apparizioni dell’angelo del Signore terminano dopo
l’incarnazione di Cristo. Gli angeli sono menzionati numerose volte nel Nuovo
Testamento, ma “l’angelo del Signore” non è
mai menzionato nel Nuovo Testamento». Come si vede, non è una prova
chiara e incontrovertibile, ma una supposizione, che si basa sul silenzio;
tale argomento è sempre fragile, poiché è usato da chi non ha vere prove e si
può facilmente ribaltare nel suo contrario. Lo stesso autore parla solo della
possibilità che tale «angelo del Signore» fosse una «cristofania», ma
poteva essere anche una semplice teofania. Ciò sta in netto contrasto con la
posizione assolutistica di Calogero Alaimo.
Queste non sono, quindi, prove incontrovertibili per una tesi, ventilata come
assoluta («l’angelo dell’eterno è Gesù Cristo»), ma solo deboli indizi,
perlopiù basati su supposizioni derivate e sul falso sillogismo (perché
non viene più menzionato «l’Inviato del Signore», dev’essere Cristo). Tali cose
non hanno nessun vigore probatorio all’interno dell’esegesi contestuale, ma sono
solo
romantiche speculazioni auto-consolatorie.
Una
teofania è una manifestazione «ridotta» e momentanea del Dio trascendente
nell’immanenza, al fine di comunicare direttamente con alcune persone
particolari. Gesù Cristo è il «Logos» (Dio presso Dio) incarnato nella
storia in modo definitivo e irreversibile (Gv 1,1ss.14), rivelatosi a tutti i
suoi contemporanei e rimasto in forma corporea anche dopo la risurrezione. Gesù
Cristo non è semplicemente una manifestazione di Dio (come affermano i
modalisti), ma il Dio fatto carne, che rimane tale per sempre accanto a Dio
Padre (Gv 1,1-18).
Infine, si noti che Gesù Cristo nel NT è chiamato apostolos
(ambasciatore che rappresenta e fa le veci di chi lo manda; Eb 3,1), ma mai
anghelos
(messaggero, inviato).
7. {Antonio
Capasso}
▲
■
Contributo:
È mia convinzione, riguardo all’angelo del Signore, che si può solo dare come
ipotesi che sia Gesù, perché non ci sono prove certe, ma solo indizi.
Evitami di farmi scrivere tutto quello che dice Geerhardus Vos in «Teologia
biblica» e leggi dalla pagina 129 a134.
P.S.: In un video di un culto della chiesa dei Fratelli, il predicatore ha
affermato che dire che l’angelo del Signore non è Gesù, è un eresia. Mi
fa piacere che tu non la pensi così. {26-12-2011}
▬
Risposta
1 (Nicola Martella): Probabilmente avrai notato che a fare asserzioni del genere
non sono mai esegeti, ma dogmatici; i primi partono dal testo nel loro
contesto, mentre i secondi partono spesso da alcune convinzioni dottrinali,
che supportano con versetti e spesso con una arbitraria versettologia. Non
troverai mai un esegeta puro, che faccia un’asserzione del genere:
«l’Inviato dell’Eterno è Cristo prima della sua nascita». Inoltre, spesso tali
teologi sistematici hanno il vizio di citarsi l’un l’altro, invece di presentare
una dimostrazione chiara e incontrovertibile delle loro asserzioni dogmatiche.
Quanto a tale
predicatore della «chiesa dei Fratelli», che fa una tale asserzione, non
conosco chi sia né quale sia il video (mettici il link). In ogni modo, se ha
detto una cosa del genere, mostra quale sia il suo approccio alla Scrittura, il
suo limite riguardo alla sua comprensione di ciò che si può esegeticamente
dimostrare o meno e la sua temerarietà nell’affermare una cosa del genere
(eresia). Inoltre, la mia fedeltà vale al Dio della Bibbia e alla sacra
Scrittura e non a una chiesa particolare, né a qualche suo singolare membro.
▬ Replica (Antonio Capasso): Questo è il
video: «Affinché
tu sappia come ci si comporta nella casa di Dio» di Davide Martella (EkklesiaTV). {26-12-2011}
▬
Risposta (Nicola Martella): Ho visto che
tali affermazioni si trovano subito all’inizio del filmato. Amo nel Signore il
caro Davide, ma non posso condividere questo modo di fare; inoltre, pensa
di chiudere una falla (una sua inesattezza precedente), aprendone un’altra.
L’inviato dell’Eterno sarebbe una «Cristofania»? Chi non lo crede, esprimerebbe
una «eresia»? Peccato che Davide faccia affermazioni così categoriche e
massimaliste, si fermi solo alle dichiarazioni e non faccia nulla per dimostrare
quanto afferma. Dal pulpito e dinanzi a una telecamera direi cose più caute,
precise e dimostrabili.
8. {Alessio
Rando}
▲
■
Contributo:
L’Angelo di Yahweh è una chiara manifestazione dell’invisibile Dio. Ora ci sono
vari indizi nella Sacra Bibbia circa l’identità dell’Angelo di Yahweh, e cioè
che l’Angelo di Yahweh sia Gesù Cristo prima dell’incarnazione, per i seguenti
motivi:
■ Gesù Cristo è Dio.
■ La Bibbia afferma che: «Nessuno ha mai visto Dio» (Gv 1,18a),
eppure nell’AT ci sono molte apparizioni di Dio, e la Bibbia non si può
contraddire, perciò visto che Gesù è definito: «L’immagine dell’invisibile
Dio» (Cl 1,15), sembra logico dire che Gesù è l’Angelo di Yahweh.
■ Oltretutto alle querce di Mamre, Dio appare nella sua Trinità a
Abrahamo, nella forma di tre Angeli, e Abrahamo chiama tutti e tre gli
angeli «mio Signore» (Gen 18,3; cfr 18,1-33). Però è anche vero che gli altri
due uomini possono essere semplici angeli, che fecero da scorta a Yahweh stesso.
In ogni caso l’Angelo di Yahweh è Yahweh stesso! Un’altra ipotesi e che l’Angelo
di Yahweh sia una persona della Deità non meglio specificata! {26-12-2011}
▬
Risposta 1 (Nicola Martella): Le ipotesi
sono una cosa, le dimostrazioni esegetiche sono un’altra. Fra gli argomenti
addotti, la prima asserzione («Gesù Cristo è Dio») è giusta e dimostrabile nella
Scrittura, mentre il resto è solo una catena di mere supposizioni. Ciò che tu
scrivi sono asserzioni basate sul falso sillogismo, ossia da ipotesi
speculative e supposizioni si traggono asserzioni, con cui si crede di aver
dimostrato alcunché. Una dimostrazione è tutt’altra cosa.
■ Inoltre si possono anche dire cose giuste, che però non hanno nulla a
che vedere con l’asserzione di base, che si fa (qui «l’Inviato dell’Eterno è
Cristo prima della sua nascita), né dimostrano nulla di tale tesi. In Giovanni
1,18 si parla di un vedere assoluto, mentre le teofanie sono una visone
relativa e ridotta di Dio.
■ I tre personaggi venuti da Abramo a Mamre non erano tre angeli, né
erano le tre persone della Deità. Essi furono chiamati come «tre uomini»
(Gen 18,2.16). Abramo non chiamò tutti e tre «mio Signore» (è già uno sproposito
grammaticale, essendo essi tre), ma a colui nel quale riconobbe la maggiore
dignità. Infatti, solo uno dei tre personaggi era l’Eterno. Ciò divenne
chiaro, quando due di quegli uomini si recarono a Sodoma, mentre il terzo rimase
con Abramo. «E quegli uomini, partitisi di là, s’avviarono verso Sodoma; ma
Abrahamo rimase ancora davanti all’Eterno» (v. 22). L’Eterno aveva mandato
gli altri due a Sodoma come suoi messaggeri: «Ora, i due inviati giunsero a
Sodoma verso sera» (Gen 19,1; vv. 5.8.10 uomini).
■ L’antidoto al falso sillogismo e alle mezze verità è sempre una
corretta esegesi contestuale!
▬
Replica (Alessio Rando): Ho capito, Nicola;
ma quando tu dici che la teofania è una manifestazione «ridotta» di Dio,
per «ridotto» intendi che si manifesta una sola persona della Deità?
{26-12-2011}
▬
Risposta 2 (Nicola Martella): Una teofania
è una manifestazione «ridotta» di Dio nel senso, che il Signore si manifesta in
un modo innocuo per l’uomo, con una portata ridotta della sua potenza.
Abramo, Gedeone, i genitori di Sansone e altri vissero una tale teofania nella
fattispecie di un uomo, che poteva essere inteso dapprima come un profeta
di Dio (anche lui è un «inviato dell’Eterno»). Quindi, la teofania è una
manifestazione con riduzione della sostanza e della potenza divine. Non è mai
una riduzione di «persone»; tale questione non è mai in discussione, poiché
nell’AT Jahwè compare sempre e solo come Dio unico, e gli scrittori dell’AT
hanno di Lui solo una concezione unitaria e unica. È solo il
Figlio a fare l’esegesi di Dio (Gv 1,18). Atteniamoci alla verità (anche
a quella storica e teologica), poiché solo essa rende liberi, liberi anche dalle
speculazioni e dalla indebite proiezioni.
9. {Salvatore
Paone}
▲
■
Contributo:
In tutta onestà, anche io ho sempre sentito da molti predicatori tale
affermazione cioè che «l’Angelo del Signore» sia associato a Cristo nell’AT, ma
nessuno ha mai portato dei versetti concreti sull’argomento, ma solo semplici
supposizioni dogmatiche, che lasciano il tempo che trovano. Però nel
contempo quando troviamo spesso la parola plurale Elohim in ebraico, ciò
mi fa pensare che in qualche modo la presenza di Cristo o dello Spirito Santo
siano sempre presenti. Ma non è tanto questo il punto; bisogna semplicemente
identificare chi fosse realmente «l’Angelo del Signore», a chi va realmente
attribuito il nome, quando sentiamo tale espressione.
Potrei pensare anche allo Spirito Santo.
Sinceramente non sono capace di fare un’affermazione precisa. E spero che
qualcuno possa farlo, perché ne sono veramente interessato. {28-12-2011}
▬ Risposta 1 (Nicola Martella): Al riguardo si
tenga presente quanto segue.
■ Il termine ebraico ’ëlohîm è un plurale dell’eccellenza, non della
quantità; si noti che in ebraico aggettivi, pronomi, apposizioni e verbi, che
accompagnano ’ëlohîm, sono al singolare. Coloro che non
conoscono o ignorano la grammatica ebraica oppure sono mossi da desideri più che
dall’esegesi contestuale, proiettano in tali termini ciò, che vogliono.
Avendo affrontato altrove tale questione, rimando al riguardo ai seguenti
articoli: ►
Questioni intorno Elohim e Jahwè (Riferimenti bibliografici e
link); ►
Elohim e Trinità.
■ Invece di tornare a fare ipotesi, mettendo in campo anche
un’altra delle Persone della Deità rivelata dal NT, lo Spirito Santo, è
meglio ragionare all’interno dell’AT e chiedersi non chi sia «l’Inviato del
Signore», ma quale sia la
natura di tale manifestazione del Dio unico e vero, che nell’AT non rivela
mai d’essere una «unità composita».
▬
Replica (Salvatore Paone): Quindi, tu chi
pensi che sia? {28-12-2011}
▬
Risposta
2
(Nicola Martella): Questa è una domanda mal formulata nella sostanza, visto che
bisogna chiedersi non «chi sia» (persona), ma «che cosa sia» (natura della
manifestazione). «L’Inviato del Signore» è solo una momentanea e «ridotta»
manifestazione dell’intera Deità (Jahwè) nella storia e a specifiche
persone, per comunicare a tu per tu con loro. Niente di più e niente di meno, e
nessuno in particolare, se non l’indistinta e intera Deità.
Per rendere in qualche modo comprensibile il
fenomeno delle teofanie, propongo un parallelo illustrativo con la tecnica.
Oggigiorno la tecnica è capace di proiettare l’ologramma in movimento di
qualcuno, che si trova altrove e viene lì ripreso, e farlo apparire in uno
studio televisivo, come se fosse lì; addirittura si può interagire con tale
ologramma. Come un ologramma di qualcuno è visibile come la stessa persona,
ma non è veramente essa stessa, poiché esiste fintantoché viene proiettato, ma
poi scompare, così «l’Inviato del Signore» è solo una manifestazione
temporanea e ridotta di Dio nella storia. Quando, dopo la manifestazione,
Dio si ritira dal mondo, non esiste più un personaggio, che possa essere
oggettivamente identificato nella trascendenza come «l’Inviato del Signore».
Quindi, è inutile cercarlo o identificarlo con qualcuno, poiché è solo una
manifestazione.
10. {}
▲
11. {}
▲
12. {}
▲
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/T1-Inviato_del_Sign_R56.htm
28-12-2011; Aggiornamento: 30-12-2011 |