Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Tutto ciò che serve per istruire il neofita nella sana dottrina e in una sana morale cristiana, per così orientarsi nell'insegnamento biblico di base, nella devozione e nel discernimento spirituale riguardo alle questioni che attengono alla fede biblica e al saggio comportamento nel mondo. È «vademecum» per chiunque voglia trasmettere la fede biblica.

   Ecco le singole parti principali:
01. La via che porta a Dio;
02. Le basi della fede
03. La Sacra Scrittura
04. Dio
05. Creazione e caduta dell’uomo
06. Gesù Cristo
07. Lo Spirito Santo
08. La salvezza dell’uomo
09. Il cammino di fede
10. La chiesa biblica
11. Ordinamenti e radunamenti
12. L’opera della chiesa
13. Il diavolo
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NATURA DIVINA E NASCITA DA DIO

 

 di Fiorina Pistone - Nicola Martella - Tonino Mele

 

 

1.  PROBLEMI DI LESSICO (Fiorina Pistone): Mi pare di riscontrare un evidente errore lessicale nel dibattito «Le ondate dello Spirito tra differenze e affinità? Parliamone 2». Mi riferisco all’intervento di Tonino Mele, che nel penultimo capoverso cita 1 Giovanni 5,4 («Tutto quello che è nato da Dio vince il mondo») e poi dice: «...il cristiano ha, sin dall’inizio, nella sua natura divina, quanto gli serve per vincere in questo mondo». La natura divina ce l’ha soltanto Dio: l’uomo può avere avuto la nuova nascita, cioè la nascita dallo Spirito.

     La natura non è la nascita, ma «l’insieme delle qualità, tendenze, inclinazioni, considerate innate e permanenti, che fanno d’un essere quello che è; es. la natura dell’uomo, la natura di Dio ecc.» (citazione dal dizionario Garzanti). {12 febbraio 2010}

 

 

2.  RELATIVO E ASSOLUTO (Nicola Martella): Quanto a ciò che afferma Tonino Mele, potrà egli stesso spiegare meglio le cose. Faccio notare che l’espressione «natura divina» non intende l’essere uguali a Dio o essere divini, ma essa parla della rigenerazione da parte di Dio, chiamata in greco «nascita dall’alto» (ossia da Dio) o «nascita dallo Spirito». Giovanni la spiegò così in contrapposizione al rifiuto giudaico: «A tutti quelli che l’hanno ricevuto egli ha dato l’autorità di diventare figli di Dio, a quelli, cioè, che credono nel suo nome; i quali non sono nati da sangue, né da volontà di carne, né da volontà d’uomo, ma sono nati da Dio» (Gv 1,12s). Riguardo alla nascita dallo Spirito si veda: Gv 3,5s.8; Gal 4,29; riguardo alla nascita da Dio si veda: 1 Gv 3,9; 4,7; 5,1.5.18.

     Ora, sebbene i credenti rigenerati siano «uomini della stessa natura» dei non-credenti e debbano rifiutare ogni adorazione o venerazione cultuale (At 14,14ss), Dio per mezzo delle sue promesse ha fatto sì che diventassimo «partecipi della natura divina» (2 Pt 1,4); ciò è avvenuto come caparra alla conversione (aspetto umano) e alla rigenerazione (opera divina), allorquando i credenti sono «fuggiti dalla corruzione che è nel mondo per via della concupiscenza» (v. 4b; cfr. vv. 1ss; vv. 5ss ciò che è nato, può svilupparsi), e avverrà come piena realizzazione alla risurrezione.

     Chiaramente tale «natura divina» non è un obiettivo da raggiungere alla fine di un lungo cammino, come nella spiritualità gnostica, ma rappresenta la rigenerazione spirituale all’inizio del cammino cristiano. Inoltre Pietro parla del fatto di essere stati «fatti partecipi» d’essa, non di essere diventati divini in sé, come suggerisce la spiritualità esoterica. Paolo espresse tale concetto anche diversamente, quando affermò di essere morto con Cristo e che Egli viveva in lui (Gal 2,20). In tale simbiosi poté dire: «Portiamo sempre nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo; poiché noi che viviamo, siamo sempre esposti alla morte a causa di Gesù, affinché anche la vita di Gesù sia manifestata nella nostra carne mortale» (2 Cor 4,10s).

     Per tali motivi, si può ben dire che la «natura divina», di cui Dio fa partecipi i credenti, si manifesta in loro con la rigenerazione o «nuova nascita». Chiaramente la creatura rimane tale, essendo Dio l’unico immortale (1 Tm 1,17), ma il credente ha parte a tale natura in Cristo, essendo diventati immagine di Dio o di Cristo (Rm 8,29; 2 Cor 3,18; Col 3,10). Essendo essi «rinnovati nello spirito della… mente», possono «rivestire l’uomo nuovo che è creato all’immagine di Dio nella giustizia e nella santità che procedono dalla verità» (Ef 4,23s).

     Nella risposta che segue, l’autore non era a conoscenza del contenuto di queste mie osservazioni.

 

 

3.  NUOVA CREAZIONE (Tonino Mele): Indubbiamente non volevo fare un’affermazione di tipo ontologico. Dio rimane Dio e l’uomo rimane uomo anche dopo la nuova nascita. Infatti ho anche virgolettato la frase «natura divina». Probabilmente, mentre scrivevo, avevo in mente le parole dell’apostolo Pietro: «...affinché diventiate partecipi della natura divina» (2 Pt 1,4). Anche queste parole, ben più «canoniche» delle mie, sono state criticate da molti critici, vedendoci l’influsso del tardo platonismo o di qualche religione misterica. Tuttavia, a differenza di ciò che avveniva nel mondo ellenistico, Pietro non sta certamente parlando d’una «divinizzazione» dell’uomo, e neppure io, ma di quello status nuovo e permanente, che il cristiano riceve con la nuova nascita. Questo divenir «partecipi» mi pare più della semplice «possibilità» di partecipare alla «natura divina», cioè un semplice «usufrutto» nel tempo. Mi pare che Pietro parli di qualcosa di nuovo, che il credente diventa (che da l’idea d’un momento più preciso). [N.d.R. Sebbene teologicamente parlando tale momento, in cui si diventa «figli di Dio» (quindi participi della sua natura; Gv 1,11ss), sia nel momento della rigenerazione, è possibile che in 2 Pt 1,4 l'apostolo pensasse alla realizzazione escatologica, quindi alla risurrezione.]

     L’apostolo Paolo lo esprime con queste parole: «Se dunque uno è in Cristo, egli è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate: ecco, sono diventate nuove» (2 Cor 5,17 [gr. «nuova creazione», N.d.R.]). Ed ancora: «Infatti, tanto la circoncisione che l’incirconcisione non sono nulla; quello che importa è l’essere una nuova creatura» (Gal 6,15).

     Quindi, distinguere tra «natura» e «nascita» mi pare poco pertinente con i dati neotestamentari. Perlomeno si deve parlare di «nuova natura» che ci viene data con la «nuova nascita». Se poi si debba usare l’espressione «natura divina» per identificare questa «nuova natura», se ne può discutere. Credo si possa farlo, se tra virgolette e con opportuni distingui, come qui abbiamo fatto; ma non voglio difendere questo punto a spada tratta, perché, più che alla dottrina, attiene al linguaggio che usiamo, la cui legittimità deriva dall’essere portatore d’un messaggio chiaro e senza fraintendimenti. {15 febbraio 2010}

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/A1-Natura-divina_nato-da-Dio_EdF.htm

21-02-2010; Aggiornamento: 22-02-2010

 

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