1. ENTRIAMO IN TEMA: Qui di seguito vogliamo parlare del
verme dell’ideologia
nell’interpretazione, ossia come i convincimenti personali facciano travisare
l’interpretazione di certi brani e come ciò snaturi la comprensione del testo,
oramai slegato dal suo contesto. Ciò va di là da ciò, che afferma il mio
interlocutore, avendomi egli solo fornito l’occasione per farlo.
Il mio interlocutore ha lanciato nel suo gruppo la seguente
domanda: «Perché Gesù disse e ci dice: Nessuno viene a Me, se il Padre mio,
non lo attira? (Gv 6,44)». {Pietro Calenzo; 17-03-2014}
Quanti sono intervenuti, nel rispondere a tale domanda, hanno applicato
tutto a sé o ai giorni d’oggi. Alcuni hanno parlato di salvezza, sebbene
il verso non ne accenni.
Infine, lo stesso Pietro Calenzo, le cui simpatie con le idee deterministe del
calvinismo ([doppia] predestinazione) sono conosciute, ha scritto: «Il “nessuno”,
che Gesù indica, è abbastanza esplicito. Nessuno può andare al Signore Gesù, “se”
(condizione essenziale) non viene attirato da Dio. Il contrappasso è il
seguente: Se non si viene attirati da Dio, “nessuno” può andare a Gesù».
{17-03-2014}
E anche in seguito ha affermato: «Per la precisione il passo di Giovanni parla
dell’impossibilità dell’uomo in Adamo di accostarsi a Dio, se non viene
attirato o attratto dal Padre». {19-03-2014} Dov’è che Gesù parlò in tale
contesto all’uomo o dell’uomo in Adamo? Gli unici, che aveva dinanzi a sé erano
Giudei, membri del popolo eletto.
Quindi, anche lui prescinde dal contesto
letterario, storico, culturale e religioso, per portare le questioni a una
dottrina generale per l’oggi.
Qui di seguito riporto dapprima il confronto con Pietro Calenzo e poi spiego il
tenore esegetico di Giovanni 6,44 nel suo contesto.
2. IL CONFRONTO: Dalle tesi iniziali di Pietro Calenzo è nato il
dialogo, che segue sotto. Faccio notare che in Giovanni 6 Gesù non chiamò a
entrare nel patto, poiché i Giudei già c’erano in esso. Egli non li spronò alla
conversione, ma a credere che Egli fosse il Messia promesso («convertitevi!» non
esiste mai negli Evangeli; Gesù chiamò i suoi connazionali al ravvedimento in
vista del regno; Mt 4,17).
▬
Nicola Martella:
Attenzione all’uso strumentale e ideologico di versi del genere! Qui il
Nazareno non intendeva parlare di predestinazione, rivolgendosi a coloro,
che già appartenevano al popolo eletto!
Gesù parlava qui non a tutti i «Tizio e Caio» del mondo, ma ai Giudei,
che erano già nel patto! In quel tempo, essi, in massima parte, presero una
decisione dalle tragiche conclusioni: si rifiutarono di riconoscere Gesù
quale Unto a re. In Giovanni 6,44 Gesù parlava di una rivelazione
personale da parte di Dio Padre ai singoli Giudei, specialmente ai suoi
discepoli, riguardo a Gesù quale Messia, rivelazione che poi bisognava
accettare, riconoscendo nel Nazareno l’Unto dell’Eterno. La maggior parte dei
Giudei si decise contro tale rivelazione; perciò, quando leggono l’AT, un
velo rimane sul loro cuore, che impedisce loro di capire cristologicamente
la Scrittura (2 Cor 3,14ss).
■
Pietro Calenzo: Nicola, sinceramente penso che il verso voglia
dire più di quanto affermi. È un insegnamento di Gesù, che personalmente
vedo in una prospettiva didascalica più ampia, come tanti altri insegnamenti del
Signore contenuti in Giovanni evangelista. D’altro canto se è vero che ai
Giudei rimane un velo nel non riconoscere Gesù Messia, nella stessa
situazione si trovano i
pagani. Più in generale, si può affermare con l’apostolo Paolo, non c’è
nessuno che ricerchi Dio, nemmeno uno, tutti si sono sviati e sono per
natura o per nascita incapaci di ricercarlo. {18-03-2014}
▬
Nicola Martella:
Attenzione a usare brani circostanziati per costruzioni ideologiche!
Prima o poi, si troverà qualche verso da usare come «zeppa».
Il contesto storico di tale verso è specifico al
giudaismo, in cui Gesù viveva. Egli parlava a persone, che erano «figli
di Abramo» e che già appartenevano al popolo eletto. Non avevano bisogno di
essere «eletti» ancora di più; dovevano solo riconoscere Gesù come loro
legittimo Messia, accettando la rivelazione di Dio Padre nei confronti
del Figlio.
«Non c’indurre in tentazione...», vale anche per
l’ermeneutica! Le scorciatoie umiliano la verità e non la fanno intendere.
Trattando i brani biblici come gomma, che ognuno estende a suo arbitrio, si
perde la bussola ermeneutica e perciò non si riesce poi a tagliare
rettamente la Parola della verità. Allora l’ideologia diventa un velo,
paraocchi o una cortina fumogena, che impedisce di fare una corretta esegesi del
testo nel suo contesto. Allora, si trattano i brani biblici come un tappeto,
sotto cui ognuno ci mette ciò, che l’arbitrio interpretativo gli suggerisce!
■
Pietro Calenzo: Caro Nicola, nessuno usa brani scritturali, per
avvallare questa o quella dottrina, una dottrina scritturale dell’incapacità
dell’uomo naturale di cercare o ricercare Dio, è proclamata in moltissimi
versi delle Scritture, l’uomo naturale non può ricevere le cose di Dio, né le
può conoscere, poiché le giudica follia. Ciò premesso, come può un uomo in
Adamo ricercare Dio! È scritturalmente impossibile, anche perché hanno la
mente ottenebrata dal principe di questo mondo. Non si tratta d’ideologie,
personalmente noto che le Scritture non fanno che confermare l’impossibilità
dell’uomo naturale di ricercare Dio. {18-03-2014}
▬
Nicola Martella: Ecco che si ritorna all’«uomo
naturale», all’«uomo in Adamo»! Qui Gesù non stava parlando a persone
qualsiasi, ma a figli di Abramo, che erano membri del patto e
appartenenti al popolo eletto. Essi non dovevano diventare «figli», ma lo erano
già. «Voi siete i figli dell’Eterno, che è il Dio vostro» (Dt
14,1). Il residuo fedele guardava a Dio, dicendogli: «Tu, o Eterno, sei
nostro padre, il tuo nome, in ogni tempo, è “Riscattatore nostro”» (Is
63,16).
Quindi, è fuori luogo interpretare diversamente Giovanni 6,44. È fuorviante pure
scomodare qui la dottrina della corruzione
dell’uomo naturale e simili, che qui non c’entrano. Gesù stava parlando, come
dirà poi Pietro ai «figli dei profeti e del patto, che Dio fece
con i vostri padri, dicendo a Abraamo: “Nella tua discendenza tutte le nazioni
della terra saranno benedette”» (At 3,25). Gesù stava parlando a coloro, che
secondo Paolo erano «Israeliti, ai quali appartengono
l’adozione, la gloria, i patti, la legislazione, il servizio sacro e le
promesse; ai quali appartengono i padri e dai quali proviene, secondo la carne,
il Cristo» (Rm 9,4). Ossia, per dirla diversamente, Gesù non stava
parlando a coloro, che erano storicamente «senza Cristo, esclusi dalla
cittadinanza d’Israele ed estranei ai patti della promessa, non avendo speranza,
ed essendo senza Dio nel mondo» (Ef 2,12).
Quindi, smettiamola d’interpretare testi del genere
fuori contesto storico, letterario, culturale e teologico. Si ritorni al
testo nel contesto, senza filtri ideologici, dettati dalla relativa dogmatica di
riferimento. Ne guadagneremo tutti, noi, gli altri e specialmente la verità!
{18-03-2014}
■
Pietro Calenzo: Nicola, Gesù si rivolge ad alcuni Giudei,
denominandoli «progenie del diavolo»,
non tutti i Giudei erano eletti o per dirla in altro modo, non tutti i
Giudei erano Giudei. Ma al di là della situazione particolare dei Giudei,
tutta la Scrittura c’insegna che l’uomo per natura o per nascita, non
ricerca Dio, nemmeno uno è in grado di farlo, tutti si sono deviati, non hanno
senso delle cose di Dio; e con la loro mente, per nascita ottenebrata, giudicano
follia le cose spirituali; e la Scrittura continua «né possono intenderle». La
depravazione dell’uomo è totale. {18-03-2014}
▬
Nicola Martella: Invece di studiarti il
contesto di Giovanni 6,44, Pietro rieccoti a presentarci nuovamente l’«uomo
per natura», la depravazione totale dell’uomo e la singolari tesi,
secondo cui per Gesù «non tutti i Giudei erano Giudei».
Pietro, vedo che più io ti spingo al contesto, più la tua «lingua batte sempre
dove il dente duole»: la totale depravazione
dell’uomo, che in tale specifico brano non c’entra nulla.
In Giovanni 6 Gesù non chiamò ancora i Giudei
«discendenti del calunniatore» (gr.
diábolos), quindi perché mettercelo? Gesù usò tale locuzione solo in
seguito, quando essi lo rifiutarono apertamente come Messia (Gv 8,44). C’è
sempre un prima e un dopo.
Come si fa poi a dire che «non tutti i Giudei erano eletti» (dove è mai
scritto proprio così nel NT e specialmente negli Evangeli?), visto che tutti i
figli di Abramo sono membri del popolo del patto, come ho indicato sopra? È
scritto: «Per quanto concerne l’elezione, sono amati per via dei loro
padri» (Rm 11,28); quindi sono eletti! Con il loro rifiuto di accettare Gesù
quale loro Messia, «per quanto concerne l’Evangelo, essi sono nemici per
via di voi»; ma questo è un’altra questione, che nel nostro brano non
c’entra.
Pietro, torna a fare esegesi contestuale di Giovanni 6,44, liberandoti dalle
tare dogmatiche, che ti portano a proiettarci dentro, a priori, l’ideologia
determinista del calvinismo. Le convinzioni personali sono una cosa, l’esegesi
contestuale è un’altra; le prime non devono umiliare la seconda.
■
Pietro Calenzo: Al tempo della predicazione di Gesù non tutti i
Giudei erano Giudei, in particolar modo tra i più eminenti, molti
rifiutarono l’Evangelo del Signore, e ad alcuni di questi Gesù disse chiaramente
che erano progenie del diavolo, e che non avevano per padre Mosè; questo
mi pare chiaro. {18-03-2014}
▬
Nicola Martella: Rieccoti a ripresentare la
stessa tesi, attribuendola alla predicazione di Gesù,
ma senza dimostrazione scritturale.
Dove ha detto mai Gesù che «non tutti i Giudei erano Giudei»? Dove disse
mai loro Gesù che «non avevano per padre Mosè»? (semmai Abramo). Nella
circostanza descritta da Giovanni 8, avvenne la rottura fra Gesù e il
giudaismo storico, poiché essi lo rifiutarono come Messia. Tuttavia, c’è
un prima (Gv 6) e un poi (Gv 8). Mischiare insieme tali cose, per
accreditare la propria tesi, non è corretto. Inoltre tale procedimento
pregiudiziale impedisce di capire veramente Giovanni 6,44 nel suo
contesto.
Attenzione alle conclusioni basate sul tipico falso sillogismo.
Che significa veramente il verbo greco hélkō, che compare in
Giovanni 6,44? In senso traslato significa: «attirare gli altri alle proprie
convinzioni, quindi
persuadere». Dio lo faceva mediante il suo ammaestramento (v. 45). Di questo
si trattava (!) e di nulla d’altro. Solo quei Giudei, che si lasciavano
convincere da Dio, potevano credere in Gesù quale Messia, per essere
risuscitati nell’ultimo giorno.
3. IL TENORE DEL BRANO: Quanto
abbiamo appena detto in sintesi, lo vogliamo spiegare meglio nel dettaglio. In
Giovanni 6,44 intendeva Gesù parlare a tutti gli uomini, o si rivolgeva a
persone specifiche in un contesto specifico? Intendeva parlare di una
presunta dottrina della (doppia) predestinazione o di
altro?
Partiamo dapprima dal verbo hélkō,
che significa «trarre o tirare (rete Gv 21,6);
estrarre, sguainare (spada Gv 18,10; cfr. LXX Gdc 20,17.46);
piegarsi, abbandonar(si) (cfr. LXX Ec 2,3 al
vino); trascinare o tirare via (rete Gv 21,6;
davanti alle autorità At 16,19; dal tempio
At 21,30; in giudizio Gcm 2,6); tirare o
trarre a sé, persuadere (Gv 6,44; cfr. 12,32);
attirarsi, attrarre; ecc.». Visto che si tratta di persone e non di cose, il
significato migliore è, nel contesto, «tirare o trarre a sé (gli altri al
proprio convincimento), persuadere». La forma verbale, che qui ricorre, è elkýsē:
aor. cong. att. 3a sing.
Traduciamo: «Nessuno può venire a me, qualora il Padre, che mi mandò, non
lo persuadesse; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno».
Facciamo la verifica del contesto. Molta della gente, che seguiva Gesù,
voleva avere di che mangiare (Gv 6,34). Gesù invece propose se stesso come il
«pane della vita» (v. 35) e come colui, che era «disceso dal cielo», per
fare non la volontà del padre (v. 38). Proprio a questo tali Giudei non
credevano (v. 36). L’intenzione di Gesù quale Messia era di non perdere
nulla di ciò, che il Padre gli aveva dato, ma di resuscitare i credenti in Lui
l’ultimo giorno (vv. 37.39s). Tali Giudei mormoravano
contro Gesù, credendolo solo un uomo e non il Messia, venuto dal cielo (vv.
41s). A ciò segue tale verso di Gesù, in cui affermava che per credere in Lui
quale Messia e per essere, quindi, resuscitati da Lui alla fine dei tempi, era
necessario che il Padre li persuadesse e, perciò, che essi si facessero
persuadere dal Padre, ossia avessero fede (cfr. v. 47). Infatti, il verso
che segue parla del fatto che i profeti annunziarono: «Saranno tutti
istruiti da Dio» (v. 45). In pratica, Dio persuade, istruendo! Questa è
la logica conseguenza: «Ogni uomo, che ha udito il Padre e ha
imparato da lui, viene a me», ossia riconoscendolo come il Messia
promesso. Di questo si trattava e non di una presunta dottrina della (doppia)
predestinazione, che nel contesto di questo brano non ha senso.
4. ASPETTI CONCLUSIVI
■ Se non si affronta un testo nel suo contesto naturale, esso si presterà a
strumentalizzazioni ideologiche, che proietteranno in esso altri contenuti,
chi questo e chi quello.
■ Nelle cose, che accadono, c’è un prima e un poi. Per capire un brano,
bisogna rispettare la sequenza temporale e gli sviluppi.
■ Proiettando le proprie opinioni su specifici brani biblici (p.es. «non tutti i
Giudei erano veramente Giudei», mettendo tale asserzione in bocca a Gesù), si
darà a tali brani un altro significato
rispetto a come l’autore li intendeva.
■ Partendo da contenuti estranei a un testo in esame e al messaggio di Gesù
(p.es. «tutti sono peccatori», «uomo naturale», «corruzione totale dell’uomo»),
non solo si snaturerà la comprensione del testo, proiettandoci dentro contenuti
estranei (p.es. elezione deterministica), ma si sarà incapaci di comprendere
tale brano e altri simili. In pratica, si farà anche un cattivo servizio alla
verità.
■ Anche partire da sé, dall’oggi o dall’applicazione, porta al rischio di dare a
un brano un significato differente dal pensiero originario. Chi capisce male un
testo, poi lo applica anche male. Così facendo, si rischia di creare un
consenso deleterio intorno a tali commistioni, passando da una dottrina sana a
una insana.
■ È solo la verità, che rende liberi. Ed essa si evince con l’esegesi
contestuale, analizzando obiettivamente un testo nel suo contesto
letterario, storico, religioso e culturale.
► URL:
http://puntoacroce.altervista.org/_Den/A1-Gv6_44_predest_Avv.htm
19-03-2014;
Aggiornamento: 22-04-2014 |