Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Matteo, l’evangelista dei giudei

 

Interpretazione biblica

 

 

 

 

Nello stesso libretto sono contenute le domande per lo studio e il dizionarietto, dove trovare le risposte.

   Ecco le parti principali della parte di studio:
■ Introduzione all'Evangelo di Matteo
■ Nascita, battesimo e tentazione (Mt 1,1-4,11)
■ Attività in Galilea (Mt 4,12-16,12)
■ Istruzione dei dodici (Mt 16,13-18,35)
■ Viaggio verso Gerusalemme e ultimi giorni in essa (Mt 19-25)
■ Crocifissione e risurrezione (Mt 26-28).

 

Inoltre ci sono, tra altre parti, anche le seguenti:
■ Dizionarietto
■ Guida allo studio personale e di gruppo.

 

► Vedi al riguardo le recensioni.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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TRADUZIONE E INTERPRETAZIONE DEI TRADUTTORI

 Quando la cultura odierna condiziona la traduzione

 

di Argentino Quintavalle e Nicola Martella

 

Argentino Quintavalle Nicola Martella

 

Qui di seguito riportiamo alcuni esempi che mostrano come la cultura, in cui si è inseriti in un certo tempo, può causare problemi d'interpretazione e, quindi, di comportamento. Altri esempi mostrano come ciò che il traduttore crede, può addirittura causare problemi di traduzione della Bibbia. Ciò non vale solo per la Vulgata o per la traduzione di qualche gruppo ideologico, ma può succedere anche a cristiani di ogni genere. Le convinzioni personali di un traduttore possono arrivare al punto da condizionare la traduzione del testo, prendendo così posizione in una discussione controversa? La risposta è sì, e ciò non è una questione solo odierna. Perciò, consigliamo di prendersi a cuore questo motto: «Fidarsi di una traduzione è bene, confrontare più traduzioni è meglio, controllare nell'originale ancor di più!». {Nicola Martella}

 

 

Argentino Quintavalle

 

     ■ 1 Cor 11,5,6 nella Nuova Diodati recita: «Ma ogni donna, che prega o profetizza col capo scoperto, fa vergogna al suo capo, perché è la stessa cosa che se fosse rasa. Ora se la donna non si copre, si faccia pure tagliare i capelli; ma se è una cosa vergognosa per la donna farsi tagliare i capelli o rasare, si copra il capo». La comprensione è collegata alla cultura, e quello che è comprensibile in una cultura è oscuro in un’altra. Fino agli anni Sessanta del 20° secolo nessuno avrebbe mai messo in dubbio l’interpretazione di questo brano: le donne si coprivano il capo quando entravano in un luogo di culto. Personalmente ricordo mia nonna (cattolica) che ogni qualvolta entrava in chiesa si metteva un fazzoletto in testa.

     Dopo la «rivoluzione culturale», però, che in Italia è avvenuta nel 1968, questa interpretazione, dopo quasi due millenni, è stata presa a «picconate». È la stessa cosa che è accaduta nel secolo precedente, quando la nuova cultura «scientifica», che a quei tempi prometteva mari e monti, ha attaccato l’interpretazione creazionista delle origini del mondo.

     ■ Un altro esempio è il seguente: negli Stati Uniti, uno dei paesi con la più alta presenza evangelica del mondo, in molte chiese viene fatta la Santa Cena non con il vino ma con il succo d’uva. La giustificazione addotta è che Gesù non parlò di vino ma di «frutto della vigna», negando però il fatto che la cena pasquale gli Ebrei la facevano (e la fanno) con il vino. La verità è che negli Stati Uniti l’alcolismo è una piaga sociale e questo problema sociale ha condizionato l’interpretazione biblica.

     ■ Ancora un esempio: nella nostra società superstiziosa, parlare dei dodici segni zodiacali equivale ad avallare l’oroscopo e tutto quello che si muove dietro ad esso. In Israele, invece, che non ha una cultura superstiziosa come la nostra, ogni segno zodiacale viene associato tranquillamente a ciascun mese dell’anno (bilancia-tishri; scorpione-marcheshvan; sagittario-kislev; ecc.), con la profonda convinzione che le costellazioni che si vedono nel cielo stellato sono anch’esse opera di Dio. Se poi l’uomo superstizioso e pagano se ne serve per scopi malvagi è un altro problema. Molti Americani non bevono vino durante la Santa Cena e nella loro vita comune, noi non possiamo parlare delle costellazioni, ma il principio che si cela dietro questo comportamento è identico.

     ■ Domande:

     1) La cultura e la società influenzano l’interpretazione biblica?

     2) A sua volta, l’interpretazione biblica influenza la traduzione stessa della Bibbia?

 

     ■ Un esempio di traduzione: Dn 9,27:

 

Diodati

«Ed esso confermerà il patto…»

Nuova Diodati

«Egli stipulerà pure un patto…»

CEI

«Egli stringerà una forte alleanza…»

Ricciotti

«Salderà l’alleanza con molti…»

Paoline

«E stringerà una forte alleanza…»

Riveduta

«Egli stabilirà un saldo patto…»

Nuova Riveduta

«L’invasore stabilirà un patto…»

 

Ora, i traduttori della Nuova Riveduta, come si può vedere nella tabella, hanno dato un nome al pronome «egli» identificandolo con «l’invasore». Il problema è che nel testo ebraico non esiste la parola «invasore». Che cosa è accaduto? È accaduto che è stata aggiunta una parola, e non abbiamo più una traduzione, ma un’interpretazione, figlia di una precisa convinzione teologica che ha influito sulla traduzione della Bibbia. Che poi l’interpretazione sia giusta è tutto da discutere.

     Secondo i traduttori della Nuova Riveduta, il pronome «egli» all’inizio del v. 27 deve essere riferito al suo più vicino antecedente e cioè al «capo che verrà» del v. 26. Tuttavia il termine «capo» è in una posizione subordinata ed è molto improbabile che questa parola possa essere il soggetto del v. 27, dato che non è soggetto neanche del v. 26 (la città e il santuario non saranno distrutti da un principe, ma dal popolo di quel principe. Il popolo è in una posizione di maggior rilievo rispetto al principe). Un pronome personale non può riferirsi all’oggetto di un complemento di appartenenza.

     Ma pur considerando giusta l’interpretazione della Nuova Riveduta ci troviamo di fronte a un condizionamento, perché non tutti nel mondo evangelico interpretano quel versetto nella stessa maniera. Siamo pronti a criticare i Testimoni di Geova quando manipolano la traduzione della Bibbia per giustificare le proprie dottrine, ma qui gli evangelici si sono comportati né più né meno come i Testimoni di Geova hanno fatto con altri brani della Bibbia! Questo purtroppo non è l’unico caso.

     ■ Perché, per citare un altro esempio, gli studiosi ancora sostengono che ai tempi di Gesù la lingua ufficiale era l’aramaico, quando invece Paolo si rivolgeva al popolo in lingua ebraica? Vedi Atti 21,40; 22,2!

 

     ■ Domande: Se la cultura e la società influenzano l’interpretazione biblica, la quale a sua volta influenza la traduzione stessa della Bibbia, che cosa devono fare i veri credenti? Minimizzare e fare finta di non vedere? Tacere, pur tenendo gli occhi aperti? Oppure parlare e denunciare gli errori correndo il rischio di essere emarginati dai propri fratelli?

 

°-°-°-°-°-°-°-°-°-

 

Nicola Martella ▲

 

Le convinzioni dottrinali possono condizionare la traduzione della Bibbia? La risposta è sì; si pensi alla differenza fra «favorita dalla grazia» (originale) e «piena di grazia» (versione cattolica) in Lc 1,28. Fortunatamente molti aspetti riguardano soprattutto aspetti non centrali della dottrina. In ogni modo, anche un aspetto derivato che non è verità (o non lo è pienamente), non potrà rendere pienamente liberi, anzi può condizionare alquanto il pensiero e il comportamento dei cristiani e renderli infelici in tale questione. Dopo aver letto le riflessioni dell'autore precedente, ecco solo alcuni esempi che mi sono venuti spontaneamente in mente.

     ■ Ap 1,10 (Riveduta; Diodati): «Fui rapito in Ispirito nel giorno di Domenica» per avvallare che il giorno di riposo dei cristiani sia la domenica. Al contrario Paolo affermò in Rm 14,5s la libertà cristiana di osservare il «giorno» (il sabato da parte dei cristiani giudei) o di osservare ogni giorno (da parte dei cristiani gentili). La designazione e l’introduzione del «Dominus Dei» avvenne secoli dopo da parte del vescovo di Roma per marcare il contrasto verso il giudaismo e il sabato. È chiaro che il «giorno signorile» è in Ap 1,10 il «giorno di Jahwè», di cui hanno parlato abbondantemente i profeti e in cui fu trasportato l’apostolo Giovanni per assistere al giudizio di Dio sul mondo.

     ■ At 20,11 (Nuova Diodati): «Quindi risalì, spezzò il pane con loro e mangiò». La Riveduta traduce correttamente: «Ed essendo risalito, ruppe il pane e prese cibo»; similmente fanno Diodati («Poi, essendo risalito, ed avendo rotto il pane, e preso cibo»), la Nuova Riveduta («Poi risalì, spezzò il pane e prese cibo») e la CEI («Poi risalì, spezzò il pane e ne mangiò»). La parafrasi brindisina vuole suggerire in combinazione col v. 7 («Il primo giorno della settimana, essendosi i discepoli radunati per rompere il pane» [D. e N.D.]; «E nel primo giorno della settimana[, mentre] eravamo radunati per rompere il pane» [R.; N.R., CEI]) questo quadro: fin dai tempi apostolici di domenica i credenti celebravano regolarmente la «Cena del Signore». Si noti che qui si tratta di sabato sera (per gli antichi, specialmente per gli Ebrei, il giorno cominciava dopo il tramonto). Paolo avendo fatto una pausa, a causa dell’imprevisto, prima di continuare a parlare fino all’alba, si ristorò (gli altri lo potevano fare ascoltando); «rompere il pane» era la normale espressione per «prendere un boccone» e derivava dal fatto che il capofamiglia, spezzando il pane, faceva il ringraziamento a Dio.

     ■ 1 Cor 7,15 (Nuova Riveduta): «Però, se il non credente si separa, si separi pure; in tali casi, il fratello o la sorella non sono obbligati a continuare a stare insieme». Questa traduzione («obbligati a continuare a stare insieme») non si trova in nessun manoscritto greco; essa soffre dell’accesa discussione sul tema del divorzio e delle seconde nozze che c’era al tempo in cui essa fu realizzata. È una chiara aggiunta al sacro Testo (Dt 4,2; 12,32) e una parafrasi interpretativa del testo che si schiera palesemente in una direzione pregiudizievole nell’intento di condizionare le scelte dei lettori. Il diritto giudaico, che ha influenzato alquanto l’etica del NT, e quello romano affermavano diversamente dal «non sono obbligati a continuare a stare insieme». Le altre traduzioni parlano correttamente del «vincolo» matrimoniale in sé, inteso come reciproco asservimento: «in tali casi, il fratello o la sorella non sono vincolati» (R.); «in tal caso il fratello o la sorella non sono più obbligati» (N.D.); «in queste circostanze il fratello o la sorella non sono soggetti a servitù» (CEI; Diodati «sottoposti a servitù»). {Nicola Martella}

 

Errori dei copisti

Traduzioni e interpretazioni dei traduttori? Parliamone

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_BB/A2-Traduzione_interpretazione_Mt.htm

27-12-2006; Aggiornamento: 30-06-2010

 

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