Il Nuovo Testamento è stato ispirato da Dio e ci è pervenuto dalla penna dei
suoi scrittori o amanuensi in forma infallibile, privo di qualunque difetto,
anche degli errori di scrittura. Tuttavia Dio, poiché vuole che l’uomo collabori
con Lui, non ha scelto di proteggere quel testo originale infallibile da
eventuali alterazioni e corruzioni nel processo di trasmissione. Gli scribi
hanno apportato più o meno accidentalmente dei cambiamenti al testo greco. Di
conseguenza, le copie manoscritte del Nuovo Testamento sono diverse tra di loro
in numerosi dettagli.
Molti tentativi sono stati fatti (sin dal 2° secolo)
per ordinare i manoscritti del Nuovo Testamento, eliminare gli errori dei
copisti e ripristinare il testo nella sua forma apostolica originale. Coloro che
hanno fatto tali tentativi sono persone diverse le une dalle altre per le
risorse a loro disposizione, per le loro capacità personali come editori di
testi, e diversi nei principi seguiti per ripristinare il testo originale.
I due tentativi più famosi di ripristino del testo
originale sono il Textus Receptus, che risale all’epoca della Riforma e
della post-Riforma e il testo greco di B.F. Westcott e F.J.A. Hort, pubblicato
per la prima volta nel 1881. Questi due testi si basano su raccolte differenti
di manoscritti, seguono principi testuali differenti, danno una valutazione
diversa sul come i manoscritti sono stati tramandati, e non sorprende quindi che
i risultati sono spesso diversi. [Alcuni hanno calcolato che le differenze tra i
due testi ammontano a qualcosa come 5.000 varianti, sebbene in realtà, la
maggioranza sono così insignificanti che non risulta alcuna differenza quando
viene fatta la traduzione in italiano. Senza fare un conteggio effettivo, le
varianti veramente sostanziali sono alcune centinaia.]. C’è molta controversia
oggi su quale di questi due testi è una rappresentazione più fedele della forma
originale del Nuovo Testamento greco. La domanda che ci poniamo nel presente
studio, è la seguente: Quale testo è migliore, il Textus Receptus («Testo
Ricevuto») o il «Testo Critico» di Westcott & Hort?
Qualunque risposta corretta e adeguata data a questa
domanda deve iniziare con la definizione dei termini. Per prima cosa, che
s’intende con «migliore»? Questa può sembrare una domanda non necessaria poiché
la risposta potrebbe essere scontata, cioè il Nuovo Testamento greco migliore è
quello che preserva e presenta le parole greche originali. Tuttavia, nella
letteratura piuttosto voluminosa su questo argomento, alcuni studiosi hanno
argomentato che un testo è migliore all’altro perché si ritiene che contenga più
prove testuali sulla Trinità, sulla deità di Cristo, o su qualche altra
dottrina. Prove testuali per numerose dottrine possono essere trovate in vari
manoscritti greci o versioni, nonostante le letture siano al di là di qualsiasi
dubbio non originali [Per esempio, Gv 1,13, in un manoscritto latino e in alcuni
manoscritti siriaci, riporta «che è nato da Dio», al singolare, invece del
plurale «son nati da Dio». Al singolare può essere sicuramente interpretato come
un riferimento a Cristo e alla sua nascita verginale. Ma questa lettura non è
sostenuta da alcun manoscritto greco. Nel manoscritto greco P72, in 1 Pt 1,2 non
c’è la parola «e» tra «Dio» e «Gesù», lasciando i due sostantivi uno accanto
all’altro. Questo può costituire una prova testuale a favore della deità di
Cristo. Sebbene gli esempi diano delle prove testuali a favore di dottrine
ortodosse, queste letture sono universalmente rifiutate per non essere la
lettura originale del greco]. Quale testo greco si avvicina di più al Nuovo
Testamento originale? — questa e nessun altra considerazione è corretta nel
decidere quale testo è migliore.
Poi, che cosa s’intende con «Testo Ricevuto»? Questo
nome è stato per primo applicato a un testo greco stampato solo nel 1633, quasi
120 anni dopo la prima pubblicazione del Nuovo Testamento greco avvenuta nel
1516. Nel 1633, gli Elzevir di Leyden hanno pubblicato la seconda edizione del
loro testo greco, e questo testo portava la seguente nota editoriale: textum
ergo habes, nunc ab omnibus receptum, e il testo ricevuto è stato preso e
applicato retroattivamente a tutta quella serie di pubblicazioni del Nuovo
Testamento che si trovavano tra il 1516 e il 1633. I più eminenti tra i molti
editori del Nuovo Testamento greco in questo periodo sono stati Erasmo (5
edizioni: 1516, 1519, 1522, 1527, 1535), Robert Estienne, Robertus Stefanus (4
edizioni: 1546, 1549, 1550, 1551), Teodoro di Beza (9 edizioni tra 1565 e il
1604) e gli Elzevir (3 edizioni: 1624, 1633, 1641). Tutti questi testi greci
mostrano una generale uniformità, basata sul fatto che sono più o meno delle
ristampe del testo di Erasmo, e contengono solo delle varianti secondarie. Sono
quindi genealogicamente appartenenti alla stessa famiglia. La prova di questo è
nel fatto che molte letture sono univoche e che non si trovano in alcun
manoscritto greco, ma che tuttavia si trovano nelle edizioni di Erasmo. Un
esempio è la lettura «libro della vita» di Ap 22,19. Tutti i manoscritti greci
leggono «albero della vita» invece di «libro della vita», come fa il
Textus Receptus. Da dove è venuta la lettura «libro della vita»? Quando
Erasmo stava compilando il suo testo, egli aveva accesso solo a un manoscritto
dell’Apocalisse, il quale era privo degli ultimi sei versi, così egli ha preso
la Vulgata e l’ha ri-tradotta dal latino al greco. Sfortunatamente, la copia
della Vulgata che egli ha utilizzato aveva «libro della vita», a differenza di
qualsiasi altro manoscritto e così Erasmo ha introdotto una lettura greca
«univoca» nel suo testo. Il fatto che tutte le edizioni del Textus Receptus
di Stefanus, Beza, ecc. hanno la lettura di Erasmo, mostra che i loro testi non
erano dei lavori originali ma erano poco più che delle ristampe del testo di
Erasmo.
Inoltre, una distinzione deve essere fatta tra il
Textus Receptus e il majority text (conosciuto anche come il testo
Bizantino o Siriano). Sebbene i termini
Textus Receptus e majority text sono utilizzati spesso come se
fossero sinonimi, essi non stanno a indicare la stessa cosa. Tra di loro ci sono
1838 varianti, in molte delle quali concorda anche il testo di Westcott e Hort.
La domanda da risolvere a questo punto è: cosa
consideriamo come Textus Receptus? In Inghilterra si considera
abitualmente un esemplare di Textus Receptus
quello di Stefanus del 1550, e anch’io adotterò la stessa prassi. Per questo
studio, definisco il termine Textus Receptus come l’edizione del 1550 del
Nuovo Testamento greco pubblicato da Robertus Stefanus.
* * * * * * *
È molto più semplice definire il testo di Westcott e Hort. Questo è il Nuovo
Testamento greco redatto da B.F. Westcott e F.J.A. Hort e pubblicato nel 1881, a
cui sono seguite numerose ristampe. È sicuramente il più famoso dei cosiddetti
testi critici.
Deve essere detto chiaramente che il testo di Westcott
e Hort non fu il primo Nuovo Testamento greco che deliberatamente e
sostanzialmente si è allontanato dal
Textus Receptus. Westcott e Hort sono stati preceduti nel tardo 1700 da
Griesbach e nel 1800 da Lachmann, Alford, Tregelles e Tischendorf (e altri), i
quali hanno tutti fatto numerose revisioni al Textus Receptus; questi
testi, specialmente gli ultimi tre, sono molto spesso in accordo con Westcott e
Hort.
Sebbene quello di Westcott e Hort sia stato il testo
critico «standard» per una o due generazioni, non è più considerato tale. Il
testo «standard» di oggi è quello di Nestle-Aland (1a edizione 1898;
27a
edizione 1993) e/o le diverse edizioni del The Greek New Testament
pubblicato dalla United Bible Societies (1
a edizione 1966; 4 a edizione 1993). Le ultime due edizioni di
entrambi ostentano un testo identico, un nuovo «testo ricevuto», per così dire.
Il testo di Westcott e Hort fa parte dell’eredità del testo sia di Nestle-Aland
che dell’UBS. Eberhard Nestle ha originariamente utilizzato tre edizioni del
Nuovo Testamento dei suoi tempi, Tischendorf, Westcott e Hort e Weymouth. L’UBS
ha impiegato il testo Westcott-Hort come loro punto di partenza.
In pratica, discutere su quale testo sia migliore,
Westcott e Hort o il Textus Receptus, è una cosa oramai superata poiché
non sono più riconosciuti come testi standard da entrambi i sostenitori (salvo
rare eccezioni). Tuttavia, rimane il fatto che le moderne stampe dei testi greci
appartengono a due rispettive famiglie testuali, e cioè l’Alessandrino (Nestle e
altri) e il Bizantino (majority text). Allora la domanda che dobbiamo
porci è la seguente: Quale di questi due è migliore, cioè, quale dei due è più
vicino al testo greco nella sua forma originale?
Il testo Westcott-Hort si fa forte del fatto che è
sostenuto dai più antichi manoscritti greci oggi esistenti, come il Vaticanus e
il Sinaiticus. Questi manoscritti hanno sostenuto il testo alessandrino sul
quale si basa il testo di Westcott e Hort. D’altra parte, il testo bizantino, sul quale si basa il
Textus Receptus può vantare la tradizione delle chiese orientali, più
vicine e più strettamente in contatto con l’ambiente apostolico. Il testo
bizantino è quello che si trova nelle citazioni degli scrittori greci dal quinto
secolo in poi. La versione più rilevante a sostegno del testo bizantino è la
Peshitta Siriaca e una versione gotica del quarto secolo.
Inoltre, una caratteristica del testo alessandrino è
che scompare dai manoscritti dopo il 9° secolo. D’altra parte, i manoscritti
bizantini, sebbene molto numerosi, non sono riusciti a imporsi in Occidente
prima del 9° secolo. Il rapporto tra manoscritti bizantini e alessandrini è di
10 a 1.
Ritornando ai testi specifici, Westcott-Hort contro
Textus Receptus, entrambi non sono esenti da critiche. Ovviamente, quelle
letture del Textus Receptus che sono senza alcun supporto di manoscritti
greci non possono essere considerati originali. Oltre a ciò, molte letture del
Textus Receptus trovano sostegno in un numero limitato di manoscritti,
con poco o senza alcun sostegno delle traduzioni antiche. Una di queste letture
è il famoso verso di 1 Gv 5,7. Letture come queste non sono originali, e non si
trovano nel majority text.
Altri esempi che possono essere citati sono i seguenti:
■ Mc 1,2: è stato cambiato «profeta Isaia» con
«profeti», un cambiamento motivato dal fatto che la citazione che segue (v. 3) è
presa sia da Malachia che da Isaia. ■ 1 Cor 6,20: Qui la frase «e col vostro spirito, i
quali sono da Dio» sembra essere un’aggiunta dell’originario «nel vostro
corpo», che è il soggetto dei versi precedenti. ■ Luca 2,33: Qui «il padre e la madre» vengono cambiati
in «Giuseppe e la madre d’esso» per salvaguardare la dottrina della nascita
verginale. ■ Rm 8,1: Termina, ripetendo la seconda parte del v. 4:
«i quali non camminiamo secondo la carne, ma secondo lo Spirito». ■ Rm 13,9: C’è l’aggiunta di un altro comandamento. ■ Col 1,14: C’è l’aggiunta della frase «per il suo
sangue», presa da Ef 1,7.
D’altra parte, i difetti del testo di Westcott e Hort sono generalmente
riconosciuti, in particolare la sua fede eccessiva nel manoscritto B (Vaticanus)
e nell’Alef (Sinaiticus). Hort ha dichiarato che la testimonianza combinata di
questi due manoscritti era quasi una garanzia per la lettura originale. Tutti
gli studiosi oggi riconoscono questo punto di vista come estremo e che non offre
garanzie. Il manoscritto B mostra gli stessi generi di errori di scrittura che
si trovano in tutti gli altri manoscritti.
Che cosa diremo dunque? Quale testo sceglieremo come
migliore? Se può servire per la scelta, ci tengo a dire che l’attuale testo UBS,
The Greek New Testament, è oramai un testo ecumenico, tra i cui editori
(Kurt Aland e Matthew Black) appare anche il nome del cardinale Carlo Maria
Martini, ex arcivescovo di Milano. Cosa sceglieremo dunque? Fermo restando che
la bilancia pende a favore del testo bizantino, dobbiamo prendere atto che tutti
gli editori umani sono fallibili, e quindi anche Erasmo. La mia opinione è che
bisogna partire dal testo bizantino e quindi dal majority text, ma
valutando sempre attentamente le varianti. Le prove testuali devono sempre
essere esaminate attentamente prima di emettere un qualsivoglia giudizio.
Dobbiamo soppesare le prove e arrivare a quello che
crediamo essere, onestamente, la verità. Anche in questo campo dobbiamo tendere
alla continua ricerca della verità, nella fede e piena consapevolezza che lo
Spirito Santo ci guiderà in essa. Questo significa che a volte ci sarà una certa
incertezza nella definizione precisa delle parole esatte del Nuovo Testamento,
ma questo non significa che ci sarà incertezza nella teologia del Nuovo
Testamento, poiché nessun punto fondamentale della dottrina si basa su una
lettura discussa del testo. Una valutazione serena di tutte le prove testuali è
di gran lunga preferibile alle filippiche caricate emotivamente che
caratterizzano gran parte delle discussioni attuali su questo argomento.
Nota editoriale: Quando ricevetti tale articolo da Argentino Quintavalle,
egli mi assicurò di averlo scritto lui, perciò ne feci la redazione e lo
formattai al meglio. A distanza di anni, un lettore è stato casualmente su un
sito estero e ha tradotto online l'articolo «Westcott
& Hort vs. Textus Receptus: Which is Superior?» di Douglas Kutilek
(24-05-1996). Essendo anche un assiduo lettore del mio sito, si è ricordato di
questo articolo e lo ha confrontato con l'altro, meravigliandosi dell'accordo
letterale fra i due. Interpellato in merito e avendo confrontato i due testi,
devo ammettere che si tratta in gran parte di un plagio, visto che non è
citata la fonte, né sono messi fra virgolette i brani ripresi in modo letterale.
Di ciò me ne scuso come editore, sebbene non ne fossi a conoscenza fino
ad oggi; ritengo che l'autore dovrebbe scusarsi pubblicamente. Io mi ero fidato
di chi mi era allora amico e collaboratore. È proprio vera la massima:
«Fidarsi è bene, controllare è meglio». Tuttavia è difficile farlo per ogni
contributo o scritto, che mi arriva, specialmente se da chi ritenevo un amico
fidato. Come si vede, però, «tutti i nodi vengono al pettine». [►
Lettori che barano]
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_BB/A2-Bibbia_manoscritti_Ori.htm
06-04-2007; Aggiornamento: 18-12-2010
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