Sono stato invitato a partecipare a una discussione con tale titolo, iniziata da
Eliseo Paterniti, su «Discussioni Parola di vita». Poi si sono inseriti alcuni
«soliti noti», che invece di discutere nel merito, hanno usato l’occasione per
denigrare. Quindi, sposto qui le questioni col permesso del mio interlocutore.
1. LE TESI (Eliseo
Paterniti): Da diversi anni, da parte di alcuni predicatori ho sentito spesso
quest’affermazione: «La Bibbia è stata tradotta male!». Oppure: «Questo
versetto è stato tradotto male! Nei testi ci sono diverse contraddizioni!».
In questi giorni ho sentito l’ultima: «La Bibbia non è del tutto attendibile,
ci sono delle omissioni nella traduzione».
Il sottoscritto esaminando le varie traduzioni della Bibbia — a partire dalla
C.E.I. (Bibbia usata all’interno della chiesa cattolica romana), Riveduta,
Diodati, Vulgata, RV (spagnolo), Riveduta (Luzzi) — noto che un testo lo
traducono sostanzialmente allo stesso modo. Mi chiedo se questi traduttori
[nostrani] e altri di altre lingue si sono messi d’accordo per tradurre la
Bibbia in mala fede? O c’è chi vuole far credere oggi che il lavoro fatto da
questi traduttori è stato vano? Chi è secondo voi in mala fede gli antichi
traduttori o questi improvvisati studiosi moderni?
2. OSSERVAZIONI E OBIEZIONI
(Nicola Martella): Quanto qui scritto prende spunto dalle riflessioni di Eliseo
Paterniti, ma affronta una questione che va ben oltre.
Secondo me, in questo e in altri casi, bisogna stare attenti a proporre
questioni così delicate e specifiche in un modo, che può almeno apparire
abbastanza superficiale; infatti, in tale modo non solo non si dice nulla di
veramente significativo, ma
si
dà l’impressione di buttare via il bimbo con tutta l’acqua sporca. Se si vuole
dire qualcosa di rilevante in merito a questa questione, bisogna evitare le
generalizzazioni e bisogna dire chi ha detto che cosa riguardo a quale brano
specifico, dove e quando. Non si deve sparare semplicemente nel mucchio, facendo
apparite tutti coloro, che dicono qualcosa sul testo biblico, come dei «mostri»
o delle persone in «mala fede»; altrimenti conviene rinchiudere tutti gli
esegeti e gli scrittori di commentari esegetici. Inoltre, per dire qualcosa al
riguardo, bisogna avere delle competenze specifiche, altrimenti si passa
per chi vuol parlare ad esempio di «aoristo trigonometrico» o di «acido
citrullico», non sapendo neppure che cosa significa (ambedue le espressioni non
esistono, ma lo sa solo un esperto rispettivamente in lingue e in chimica!).
Non ha nessun senso ipotizzare subito la «mala fede», ma si tratta di
competenze e metodo di chi ha tradotto. Ad esempio, le Bibbie cattoliche
sono state tradotte per secoli e secoli dalla Vulgata e non dai testi nelle
lingue originali. La Bibbia della Torre di guardia è stata fatta originalmente,
adattando la «King James»; e tutte le versioni attuali nelle varie lingue, sono
traduzioni dall’inglese. Anche la «Nuova Diodati» sembra essere tradotta para
para dalla «King James». Altri aspetti li riporto alla fine.
Inoltre è importante sapere le competenze di chi ha detto che cosa. Se una cosa
la dice un «predicatore» qualsiasi, è una cosa; starà citando
probabilmente un’altra persona non meglio identificata o starà affermando un suo
proprio giudizio, che può lasciare il tempo che trova. Se una cosa la dice,
invece, uno che è un
esperto conoscitore di ebraico e greco, oltre ad essere studioso delle
Scritture, e sa dimostrare quanto afferma, è un’altra cosa; la sua traduzione
alternativa sarà preziosa per ogni studioso della Bibbia.
A ciò si aggiunga che non si tratta di un giudizio su tutta la Bibbia, ma
sempre su singoli brani (p.es. 1 Tm 4,14 Paolo parla dell’imposizione
delle mani da parte dell’«anzianità», parlando di sé, o di un fantomatico
«collegio degli anziani»?); oppure si evidenzia un certo modo di tradurre
(p.es. «anima» con «io», snaturando così l’idioma originale). Inoltre, una cosa
è tradurre dal cosiddetto «Textus Receptus» (testo ricevuto), altra cosa è usare
tutti i
manoscritti disponibili; e così via. A ciò si aggiunga questa domanda:
Parliamo dei testi in lingua originale o delle traduzioni correnti?
Quindi, non banalizziamo così un tema, per il quale sono necessarie
competenze specifiche
per dire qualcosa di significativo; infatti, per le cose che si afferma e per il
modo come le si dice, si potrebbe passare per «capiscenti», ossia per dotti
ignoranti. A chi non se ne intende di questa materia, do il consiglio di questo
proverbio: «Ciabattino, rimani alle tue suola». Io ho molto rispetto della
perizia di un artigiano, che sa fare il suo mestiere, e resto ammirato dinanzi
alla sua competenza specifica e al suo saper fare. È meglio che ognuno faccia
l’esperto delle cose che capisce e sa spiegare, invece di aprire la bocca su
questioni che sono fuori della sua competenza. Ad esempio, se un bravo contadino
mi vuol parlare di accorgimenti nella semina e nella raccolta, mi incanterà con
la sua perizia; se vuol parlarmi di borsa o di fisica spaziale, su tale
questione particolare basterebbe fargli alcune domande o obiezioni specifiche,
per scoprire la sua mancanza di competenza.
Io stesso preferisco consultare i testi nelle lingue originali, dove sono
in dubbio per qualcosa; le sorprese non sono mai poche. Di esempi da fare ne
avrei parecchi. Avendo già scritto in merito, per la problematica rimando a vari
articoli e temi della sezione «Bibbia» del sito, nella rubrica che si occupa di
traduzioni.
Ancora uno spunto di riflessione. Anni fa, a un incontro di editori e librai,
esortai pubblicamente gli editori di Bibbia (quelle della «Nuova Diodati» e
della «Nuova Riveduta») a indicare l’elenco degli studiosi che hanno
lavorato alla relativa traduzione. Tale appello è rimasto inascoltato. Perché?
All’estero le Bibbie portano l’elenco dei traduttori e revisori, ed essi sono
garanzia del buon prodotto. Perché in Italia ciò non accade. Io ho da decenni un
grande dubbio e diversi indizi concreti (vedi sotto); di alcuni aspetti ho già
scritto altrove e non vorrei ripetermi. Chiedete voi a Brindisi (Buona Novella)
e a Torino (Casa della Bibbia) tale elenco, semmai esiste! Sono proprio curioso
di leggerlo. Nonostante ciò, le Bibbie da loro prodotte sono buone per
l’edificazione.
3. ASPETTI CONCLUSIVI
(Nicola Martella): «La sacra Bibbia è attendibile?». Certamente lo è, ma
nelle lingue originali. Le Bibbie in italiano attualmente disponibili sono
buone? Si, sono buone specialmente per il culto e l’edificazione, ma non sempre
per lo studio biblico, specialmente se prese singolarmente.
Una di tale versioni è perlopiù la traduzione della King James in italiano,
eppure si fregia della designazione di «Nuova Diodati». Un’altra
revisione era nata per eliminare i toscanismi e le espressioni vetuste dalla
Luzzi e tale compito fu affidato a insegnanti di lingua italiana; poi, misero le
mani varie persone, qualcuno era un autodidatta di greco, un altro si mise a
studiare ebraico a un’università cattolica per poter «tradurre»; a lui passai
vari suggerimenti, dopo aver letto una prima versione. Fu coinvolto pure un
insegnante di NT, che diede una certa impronta di serietà, ma alla fine decise
sul singolo brano la Società Biblica di Ginevra, anche contro il parere di
quest’ultimo. E questa si chiama «Nuova Riveduta». Questo è il motivo per
cui tali Bibbie non portano l’elenco degli studiosi che le hanno «tradotte» dai
testi originali.
Chiaramente bisogna essere grati per tutte le traduzioni e parafrasi
della Bibbia presenti in lingua italiana, poiché sono fonte di edificazione e
consolazione a prescindere dalla loro precisione nei dettagli; le cose centrali
per la fede e la salvezza sono chiare e ripetute continuamente, ma non è di
questo che parliamo qui. La questione, oggetto di discussione, è la precisione e
l’accuratezza delle traduzioni. Per questo suggerisco a chi vuole studiare
la Bibbia e non sa le lingue originali di usare contemporaneamente diverse
traduzioni della Bibbia per preparare studi e sermoni. In tal modo si arriva il
più vicino possibile al pensiero dell’autore originario. A chi non sa le lingue
originarie, ma vuole studiare seriamente la Bibbia, consiglio di leggere pure
dei buoni commentari, ossia solo quelli esegetici; quelli devozionali,
invece di dire ciò che sta nel testo, riportano spesso solo le applicazioni e le
idee spiritualistiche dei commentatori. Noi vogliamo capire il testo in sé, non
i commentatori.
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Traduzioni della Bibbia fra competenze e metodo? Parliamone {Nicola Martella} (T)
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URL: http://puntoacroce.altervista.org/_BB/A1-Trad-BB_comp_metod_MT_AT.htm
18-07-2010; Aggiornamento: 24-08-2010 |