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La questione del lettore
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In Matteo 13,45s è scritto: «Di nuovo, il regno dei cieli è simile a un uomo
mercante, il qual va cercando belle perle; e,
trovata una perla di
gran valore, se n’è
andato, ha venduto tutto quello che aveva, e l’ha comperata».
Ho ascoltato due tipi di predicazioni sulla «perla
di gran valore»:
■
Gesù è la perla
di grande valore;
■
La chiesa è la
perla di grande valore, e non Gesù
Ora quale delle
due è la verità biblica? {Libero Rosignoli, ps.; 05-01-2008}
La risposta ▲
Nessuna delle due teorie è quella giusta (quindi né Gesù né la chiesa). È sempre
il contesto a dirci che cosa Gesù intendesse
allora e che cosa avevano compreso le persone
allora (e questo è ciò che c’interessa); e il contesto è evidente. In
questo come in altri casi, bisogna distinguere fra spiegazione contestuale del
testo (esegesi) e applicazioni, che possono essere più o meno congrue (a volte
sono soggettive e arbitrarie!).
Questa e altre parabole dello stesso tipo si trovano in un ampio contesto che è
questo: «Le parabole del regno dei cieli (o di Dio)» (Mt 13). Quindi la perla di
valore è appunto il «regno di Dio», a cui Giovanni Battista prima (Mt 3,1s) e
Gesù (Mt 4,17) e i suoi discepoli (Mt 10,7) poi annunziavano. Non si trattava
d’un regno
spirituale, ma dell’avvento del regno
politico del Messia (quell’antico di
Davide), che gli Ebrei aspettavano da secoli (cfr. Lc 1,68-74). In prossimità di
tale regno, Gesù invitava a ravvedersi e a fare una scelta prioritaria (Mc
1,15). Infatti all’inizio del regno, Gesù avrebbe deciso chi doveva entrare e
chi no, al pari d’un pastore che separa pecore e capri (Mt 25,32s). Perciò si
trattava di stabilire, fin d’allora, in prossimità del regno aspettato in breve,
chi era idoneo a entrare in esso e chi no (Mt 5,20; 7,21; 18,3; 19,23s;
Mc 9,47; Gv 3,5). Per questi motivi, si parlava dell’«Evangelo del regno» (Mt
4,23; 9,35; 34,14), ossia della buona notizia concernente l’avvento del regno
messianico.
Purtroppo i Giudei del tempo rifiutarono nel complesso Gesù quale loro Messia
(Gv 19,12-15). Tale «regno dei cieli (o di Dio)» (quello messianico e politico)
fu loro momentaneamente tolto (Mt 21,43), fintantoché non riconosceranno Gesù
quale loro Messia-Re (Mt 23,37ss; Lc 13,35); quando ciò succederà (Ap 1,7), in
tempi angosciosi, allora il regno messianico (quello davidico) verrà
ripristinato (Ap 20,6).
Anche dopo la risurrezione, i discepoli chiesero a Gesù: «Signore, è in
questo tempo che ristabilirai il regno a Israele?» (At 1,6). L’attesa del
regno di Dio, ossia del regno politico del Messia, divenne parte della
predicazione apostolica (At 14,22 tribolazioni; 2 Pt 1,11).
Attualmente chi si converte a Cristo, entra idealmente in tale «regno dei cieli
(o di Dio)», che come detto era inteso allora come essenzialmente politico; ciò
avviene ora mediante lo Spirito Santo e la sottomissione al Signore Gesù, e il
credente anticipa idealmente nella sua vita attuale ciò che avverrà
concretamente un giorno nel regno (durante il millennio). La chiesa però non è
il «regno dei cieli (o di Dio)», poiché il suo mandato è di predicare l’Evangelo
del regno, quel regno che verrà col Messia. Dove però l’Evangelo viene
annunziato, il «regno dei cieli (o di Dio)» si realizza in un certo modo, ossia
nei suoi aspetti spirituali (Rm 14,17; Col 1,13; 4,11).
Nel «Padre nostro» Gesù insegnava a pregare, tra altre cose, questo: «Venga
il tuo regno; sia fatta la tua volontà anche in terra com’è fatta nel cielo»
(Mt 6,10). Nella predicazione apostolica il «regno di Dio» rimaneva futuro come
qualcosa da ereditare e che avrebbe escluso alcune categorie (1 Cor 6,9s; 15,50;
Gal 5,21; Ef 5,21; Gcm 2,5; 2 Pt 1,11). Esso coinciderà con l’apparizione del
Messia (2 Tm 4,1) e con la gloria futura (1 Ts 2,12), in vista della quale
attualmente si può passare per sofferenze (2 Ts 1,5). Quello di Cristo su questa
terra sarà un regno a termine (1 Cor 15,24), poiché poi seguirà il regno eterno.
La perla di valore era appunto il «regno dei cieli (o di Dio)» aspettato a
breve: esso doveva essere tanto prezioso per il singolo contemporaneo di Gesù,
che quest’ultimo doveva essere disposto a «giocare il tutto per tutto», a
puntare tutto su questa carta. Lo stesso messaggio lo aveva anche la parabola
del tesoro nel campo (Mt 13,44), che precede immediatamente quella della perla.
Si trattava dell’occasione unica nella vita, il «colpo grosso», che metteva a
posto per sempre. Così bisognava desiderare il «regno dei cieli (o di Dio)».
Tutto ciò si può applicare correttamente anche oggi, predicando l’Evangelo del
regno, il regno storico e politico del Messia alla fine dei tempi, in vista del
quale bisogna ravvedersi, convertirsi e prepararsi.
Per
l’approfondimento si veda in Nicola Martella (a cura di), Escatologia biblica
essenziale.
Escatologia 1 (Punto°A°Croce, Roma 2007), gli articoli:
«Le due fasi del regno di Dio», pp. 160-169; «Gesù si è sbagliato
sull’avvenire?», pp. 179ss; «Il regno messianico», pp. 273-283; «La storicità
del regno messianico», pp. 284-296; «Chi regnerà col Messia?», pp. 297-301. |
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_BB/A1-Regno_perla_Mt.htm
08-01-2008; Aggiornamento:
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