Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Le diversità possono essere una risorsa oppure diventano un problema.
 Ecco le parti principali:
■ Entriamo in tema (il problema)
■ Uniti nella verità
■ Le diversità quale risorsa
■ Le diversità e le divisioni
■ Aspetti connessi.
 
Il libro è adatto primariamente per conduttori di chiesa, per diaconi e per collaboratori attivi; si presta pure per il confronto fra leader e per la formazione dei collaboratori. È un libro utile per le «menti pensanti» che vogliano rinnovare la propria chiesa, mettendo a fuoco le cose essenziali dichiarate dal NT.

 

Vedi al riguardo la recensione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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IL DIGIUNO PER I CRISTIANI?

 

 di Gaetano Nunnari

 

Credo che questa pratica, messa in atto diverse volte nell’antico patto e affermata anche nel Nuovo Testamento, debba essere approfondita dai cristiani d’oggi, per rapportarci a essa in modo biblico.

     Molte volte sembra che il digiuno sia un metodo per «forzare la mano» di Dio e per fargli esaudire una richiesta. Ma è proprio così? In quale prospettiva va vista questa pratica? Cerchiamo insieme con l’aiuto della Bibbia di capire, facendo un po’ di luce su quest’argomento.

     Notiamo subito che il digiuno è direttamente collegato al pentimento, alla confessione dei peccati e alla preghiera fatta nell’afflizione.

     Nell’Antico Testamento possiamo scoprire che il digiuno venne anche imposto da Dio a Israele, attraverso il profeta Gioele: «Proclamate un digiuno, convocate una solenne assemblea. Radunate gli anziani e tutti gli abitanti del paese nella casa dell’Eterno, il vostro Dio, e gridate all’Eterno» (Gioele 1,14). «Perciò ora, dice l’Eterno, tornate a me con tutto il vostro cuore, con digiuni, con pianti, e con lamenti» (Gioele 2,12).

     Qual è però lo scopo del digiuno?

     Nel Nuovo Testamento ci viene indicato da Gesù stesso: «Allora s’accostarono a lui i discepoli di Giovanni, e gli dissero: “Perché noi e i farisei digiuniamo spesso, mentre i tuoi discepoli non digiunano?”. Gesù rispose: “Possono gli amici dello sposo essere in lutto mentre lo sposo è con loro? Ma verranno i giorni che lo sposo sarà loro tolto e allora digiuneranno”» (Matteo 9,14s).

     Gli stessi versi si trovano nei seguenti Evangeli: Marco 2,19-22; Luca 5,33-35.

     Quindi il digiuno, da quello che se ne deduce, è da praticare coerentemente quando la situazione lo richiede, e quindi soprattutto quando questa è angosciosa, tragica e difficile. Non si deve digiunare quando le cose vanno bene, ma quando sì è afflitti.

     In che modo deve essere praticato il digiuno?

     Troviamo degli indizi in merito sia nel Nuovo Testamento che nell’Antico.

     «Or quando digiunate, non siate mesti d’aspetto come gli ipocriti; perché essi si sfigurano la faccia per mostrare agli uomini che digiunano; in verità vi dico che tale è il premio che ne hanno. Ma tu quando digiuni, ungiti il capo e lavati la faccia, per non mostrare agli uomini che tu digiuni, ma al Padre tuo nel segreto, e il Padre tuo, che vede nel segreto, te ne darà la ricompensa pubblicamente» (Matteo 6,16-18).

     «Il digiuno di cui mi compiaccio non è forse questo: spezzare le catene della malvagità, sciogliere i legami del giogo, rimandare liberi gli oppressi, spezzare ogni giogo? Non consiste forse nel rompere il tuo pane con chi ha fame, nel portare a casa tua i poveri senza tetto, nel rivestire chi è nudo, senza trascurare quelli della tua stessa carne? Allora la tua luce irromperà come l’aurora e la tua guarigione germoglierà prontamente, la tua giustizia ti precederà e la gloria dell’Eterno sarà la tua retroguardia» (Isaia 58,6-8).

     Dall’ultimo verso d’Isaia, notiamo che Dio non considera il digiuno semplicemente l’astensione dal prendere cibo, ma la giustizia e la misericordia che ogni figlio di Dio deve mettere in pratica quotidianamente nella propria vita verso il suo prossimo.

     Nella Bibbia troviamo esempi di digiuno eseguiti per i seguenti motivi:

     ■ I giudizi di Dio (Gioele 1,14,20; 2,11,12; Giona 3,4-6).

     ■ Per delle calamità pubbliche (2 Samuele 1,12; Ester 4,3,16; Esdra 8,21,23).

     ■ Per le afflizioni nella chiesa (Matteo 9,15; Atti 13,3; Marco 2,18,20; Luca 5,33-35).

     ■ Per le afflizioni altrui (Salmo 35,13).

     ■ Per le afflizioni di famiglia (2 Samuele 12,16)

     ■ Per la consacrazione dei ministri (Atti 13,3, 14,23).

 

Nella Bibbia vediamo anche che il digiuno va accompagnato dalla preghiera, dalla confessione dei peccati, dall’umiliazione, dalla conversione, dal dolore, e dal pianto, senza tralasciare le opere di beneficenza, che testimoniano della nostra fede nel dono gratuito di Cristo Gesù.

     Sopra sono state già menzionate le promesse che accompagnano coloro che sinceramente e con il loro cuore praticano il digiuno.

     Ma allora basta digiunare per smuovere in nostro favore la mano di Dio, e ottenere così ciò che domandiamo?

     Se ci avvicinassimo con tale mentalità verso questa pratica, si rischierebbe di cadere nell’errore di alcuni gruppi cristiani, che cercano nei metodi la manifestazione della potenza di Dio.

     Io credo che il digiuno, se nasce spontaneamente dal proprio cuore e dal proprio dolore, sia buono metterlo in pratica, perché così facendo s’implora con tutto il proprio essere la misericordia di Dio. Ricordiamoci che Dio guarda ai cuori e non all’apparenza, quindi non si deve praticare il digiuno già con il concetto che, praticandolo, Dio è tenuto a dare.

     Il nostro Dio non è lo «zio buono» o «l’esauditore di desideri», come è implicitamente dipinto da certi predicatori d’eresie, ma è un Padre amorevole, vicino a noi nel dolore, che si compiace di fare del bene ai suoi figli, che ci mette alla prova, per rendere la nostra fede perfetta. Ma è anche un Padre responsabile, e quando gli si domanda un serpente o uno scorpione, Lui non ce li può dare, anche se al momento ai nostri occhi potrebbero sembrare pesci e uova.

     Dobbiamo sempre confidare nella sua perfetta volontà, anche quando questa ci addolora. Ma in ogni modo non bisogna nemmeno arrendersi davanti alle prove, e alle difficoltà perché, pur non essendo di quelli che credono a Dio come fosse «Babbo Natale», sappiamo comunque che «può molto la preghiera del giusto fatta con fede».

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A2-Digiuno_cristiano_UnV.htm

10-12-2006; Aggiornamento: 08-04-2010

 

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