1. ENTRIAMO IN TEMA:
Avevo scritto questo articolo dopo che una lettrice aveva preso la decima come
argomento per la sua tesi, affermando all’incirca questo: Se diamo la decima,
che è stata comandata nell’antico patto, perché non dovremmo ubbidire agli altri
comandamenti dati nell’AT? Per «decima» molti intendono però impropriamente
«offerta».
Dopo aver scritto questo
articolo, mi è arrivata la seguente lettera, che mi ha mostrato nuovamente la
necessità di trattare questo tema.
Caro Nicola Martella,
vorrei proporre come tema d’approfondimento quello dei contributi che i credenti
versano alla propria comunità. Il tema è stato da te sfiorato nella discussione
relativa alla «danza sacra». Esistono, com’è noto, due correnti di pensiero. |
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La prima ritiene d’applicare anche ai nostri giorni il principio della
«restituzione»
della decima, ossia il 10% delle entrate. Questa modalità di contribuzione si
basa sull’osservazione che Gesù, parlando dei Farisei che davano la decima sulla
menta e sul cumino, disse che bisognava essere misericordiosi e giusti, «senza
tralasciare» di fare le altre cose, ossia di dare la decima... Paolo nelle sue
epistole sostiene che «Chi vive per l’Evangelo deve vivere dell’Evangelo»
e in questo fa riferimento anche ai sacerdoti che mangiavano delle cose del
tempio (sembrerebbe un accenno, seppur indiretto, al modo di sostentarsi dei
sacerdoti, che includeva le decime).
Dall’altra parte si sostiene, invece, che il sistema della decima era legato
all’ebraismo. Questo contributo sarebbe stato quindi una specie di «tassa»
sul reddito
di chi, facendo parte d’uno Stato, doveva contribuire al suo mantenimento, come
un cittadino odierno fa con la sua dichiarazione dei redditi. Venuto meno lo
stato teocratico (e quindi le sue esigenze organizzative, peraltro molto
delegate ai sacerdoti), abolita la legge mosaica, verrebbe meno l’obbligatorietà
della decima.
Fermo resta, per entrambe le posizioni, il principio essenziale secondo cui ogni
chiesa deve avere dei fondi su cui contare, delle risorse per portare avanti la
sua missione e per sostenere i suoi ministri. Sarei interessato al tuo punto di
vista e a un approfondimento. {Biagio Tinghino; 16-08-2008}
Fin qui la lettera. Comincio ricordando che ciò che
deve continuare a valere di un vecchio Statuto, quando esso cambia, deve
trovarsi espressamente nel nuovo Statuto. Questo vale anche nella relazione fra
l’antico e il nuovo patto. Perciò la decima, non essendo comandata nel NT, non
può essere richiesta da nessuno. Nell’AT c’erano due tipi di offerte: ▪
1. La «decima» era la decima parte delle proprie
entrate di qualsiasi genere; ▪ 2. Inoltre
c’erano le offerte volontarie (Lv 27).
Le due cose non sono da
confondere. Il problema è dato dal fatto che oggigiorno la gente chiama «decima»
ciò che non è la decima parte dei suoi introiti reali, ma solo offerte
volontarie, che sono disciplinate diversamente nella Bibbia. Il testo biblico
dell’AT distingueva quindi fra le «decime», le «offerte votive» e le «offerte
volontarie» (Dt 12,6.11 «offerte scelte che avrete votate all’Eterno»; v.
17). Per le decime bisognava fare addirittura una dichiarazione solenne
d’ubbidienza dinanzi a Dio (Dt 26,12s). Samuele, avvertì il popolo che il re
reclamato avrebbe preso altrettanto la decima di tutto ciò che gli Israeliti
possedevano (1 Sm 8,15s).
2. LE DECIME:
Diamo dapprima uno sguardo all’Antico Testamento. La matematica non era
un’opinione: si affermava che «l’Omer è la decima parte dell’Efa» (Es
16,36), si parla ad esempio della «decima parte di un Efa di fior di farina
impastata con la quarta parte di un Hin d’olio vergine» (Es 29,40; cfr. Lv
5,11; Ez 45,11ss). Perciò, la decima era una tassa fissa e quantificabile: «Ogni
decima della terra, sia delle raccolte del suolo sia dei frutti degli alberi,
appartiene all’Eterno… E ogni decima dell’armento o del gregge, il decimo capo
di tutto ciò che passa sotto la verga del pastore, sarà consacrato all’Eterno»
(Lv 27,30s; Dt 14,22). Per questo si poteva parlare anche della «decima della
decima» che i Leviti dovevano dare al sommo sacerdote (Nu 18,21-28). Da tali
decime si poteva trarre le spese che sostenevano coloro che abitavano lontano
dal tempio, per il tempo che essi sarebbero rimasti presso il santuario ogni
triennio (Dt 14,24-28), il resto sarebbe servito per beneficienza (v. 29 Leviti,
straniere, orfane e vedove nel luogo di dimora; 26,12).
Il popolo d’Israele, per
lunghi periodi della sua storia, non ubbidì alla legge delle decime per
l’Eterno, pensando più a i suoi comodi che al servizio sacro per il Signore. I
re di risveglio ristabilirono il sacerdozio nelle sue classi e le decime, ad
esempio Ezechia (2 Cr 31,2-12); così fece Nehemia, durante il suo governatorato
(Ne 10,37s; 12,44), ma appena lui partì le cose tornarono come prima e solo il
suo rinnovato intervento ristabilì le cose (Ne 13,5.11ss). Come accusò però
Amos, già secoli prima, per il culto abominevole di Betel e di Ghilgal, gli
Israeliti portavano «ogni tre giorni le vostre decime» (Am 4,4).
Nel libro di Malachia Dio
accusò gli Israeliti di
derubarlo delle decime e la conseguenza fu la maledizione divina (Mal
3,8s); Dio li sfidò all’ubbidienza e promise loro la benedizione in caso
positivo (vv. 10s).
Ai tempi di Gesù,
scribi e Farisei pagavano la decima addirittura per le cose più minuscole e
probabilmente neppure previste dalla legge mosaica (Mt 23,23; Lc 11,42). Che la
decima fosse una tassa fissa anche ai tempi di Gesù, fu mostrato dalla parabola
del Fariseo e del pubblicano, in cui il primo si vantava: «Io pago la decima
su tutto quel che posseggo» (Lc 18,12).
Nel resto del NT, si
parla di decima solo riguardo ad Abramo che diede la decima a Melchisedek (Eb
7,2.4), perché l’autore intendeva attestare il sacerdozio regale di quest’ultimo
come superire a quello del sacerdozio levitico, che prende le decime da Israele
(Eb 7,5-9). È chiaro che anche nel NT l’aggettivo «decimo /a» e sempre concreto:
«decima ora» (Gv 1,39), «decima parte della città» (Ap 11,13). Cessando la
teocrazia con l’avvento del nuovo patto, cessò altresì il dovere dei giudei
cristiani di dare la decima parte dei loro introiti al tempio; la distruzione di
quest’ultimo (70 d.C.) risolse definitivamente la questione. Nel concilio di
Gerusalemme la decima non fu contemplata fra i doveri necessari dei cristiani
gentili (At 15).
3. LE OFFERTE VOLONTARIE:
Esse non potevano essere disciplinate nella quantità ma solo nella qualità,
poiché c’erano cosa che non potevano essere offerte al santuario (p.es. animali
impuri, malati o sproporzionati; solo certi tipi di animali puri potevano essere
usati per specifici sacrifici; Lv 22,18s.23).
Diamo dapprima uno sguardo all’Antico Testamento.
Tali offerte volontarie erano fatte di cuore (Es 25,2). Al tempo della
costruzione del tabernacolo, si parla espressamente di «tutti quelli che il
loro cuore spingeva e tutti quelli che il loro spirito rendeva volenterosi»
e si afferma che le offerte volontarie erano recate all’Eterno da «uomini e
donne, che il cuore mosse a portare
volenterosamente il necessario per tutta l’opera che l’Eterno aveva
ordinata» (Es 35,21.29). Le offerte volontarie portate erano così copiose e
ingestibili, che si dovette fermarle (Es 35,5ss). Anche al tempo di Davide, in
preparazione alla costruzione del tempio è scritto: «Il popolo si
rallegrò di quelle loro
offerte volontarie, perché avevano
fatte quelle offerte all’Eterno con tutto
il cuore; e anche il re Davide se ne rallegrò grandemente» (1 Cr
29,9). Gli Israeliti imitarono Davide stesso (v. 17).
Le due tipologia di offerte
volontarie che ricorrevano era le seguenti: ▪ 1.
Per voto;
▪ 2. Per dono alfine di ingraziarsi il Signore.
Si parla infatti di «un’offerta per qualche voto o per qualche dono
volontario, per essere gradito» a Dio (Lv 22,18; 23,28; Nu 15,3; 29,39; Dt
12,6.17). Chiaramente, mentre le decime erano tassative, le offerte volontarie
dipendevano, oltre che dalla generosità personale, anche dalla «misura delle
benedizioni che avrai ricevute dall’Eterno» (Dt 16,10 festa delle settimane,
della raccolta o Pentecoste).
Per l’approfondimento si
vedano i seguenti altri brani sui doni volontari e specialmente gli aspetti
della loro gestione: 2 Cr 31,14; Esd 3,5; 8,28s; Ez 46,12. Purtroppo gli
Israeliti, oltre alle decime date con scrupolo ai Baali, davano copiose offerte
volontarie per tale culto abominevole (Am 4,4s).
Ai tempi di Gesù, egli
parlò addirittura di offerte date a Dio contro la legge, secondo l’insegnamento
dei Farisei (Mt 15,5; Mc 7,11). Un giorno Gesù si pose a sedere dirimpetto alla
«cassa delle offerte» per osservare «come la gente gettava danaro nella cassa».
Vide molti ricchi che vi gettavano molto denaro, sebbene ciò fosse per loro il
superfluo, e una povera vedova che vi gettò poca cosa, sebbene per lei ciò fosse
tutto ciò che le rimaneva per vivere (Mc 12,41-44; Lc 21,1-4).
I capi sacerdoti rifiutarono
di mettere nel tesoro delle offerte del tempio i soldi che essi stessi avevano
dato a Giuda per il tradimento di Gesù e che il traditore aveva poi lasciato nel
tempio, perché erano macchiati di sangue (Mt 27,5s); logica impeccabile ma
amorale, essendo stati essi stessi i mandanti.
Nel resto del NT, si
parla delle offerte volontarie. I cristiani giudei continuarono a portare
offerte volontarie, sia come elemosine, sia come doni votivi, come fece Paolo
(At 21,26; 24,17). La distruzione del tempio spezzò definitivamente il legame,
costituito dal tempio, che univa il giudaismo cristiano a quello storico.
Paolo applicò l’immagine
delle offerte volontarie fatte ai figli di Levi al servizio per il Signore degli
apostoli (1 Cor 9,1-14). Particolarmente le chiese di Filippi e di Tessalonica
sostennero l’opera missionaria di Paolo e della sua squadra (Fil 4,15s).
L’apostolo pose anche un peso di responsabilità sul cuore dei credenti riguardo
all’opera e verso gli operai del Signore (1 Cor 9,11; Gal 6,6ss; cfr. 2 Cor
9,6).
Egli parlò anche della
colletta straordinaria (1 Cor 16,2 «affinché, quando verrò, non ci siano più
collette da fare»), di cui fu promotore, per i credenti poveri della Giudea,
che era stata colpita dalla carestia (At 11,29; Rm 15,25.31; 1 Cor 16,1-4; 2 Cor
8,2.20; 9,1-13).
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Decime e approssimazioni storiche e teologiche
{Gianni Siena - Nicola Martella} (T/A)
►
Decime e offerte volontarie? Parliamone 1 {Nicola Martella} (T)
►
Decime e offerte volontarie? Parliamone 2 {Nicola Martella} (T)
►
È comandata la «decima» nel NT? {Nicola Martella} (T)
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Decime-offerte_volont_Sh.htm
11-10-2008; Aggiornamento: 21-03-2016 |