1.
ENTRIAMO IN TEMA: Ammetto che il termine «cremazione» è un po' strano
e ha poco a che fare con «crema» e panna, ma con l’incinerazione o incenerimento
dei corpi dei defunti. Sul tema della cremazione gli animi si dividono: gli uni
saranno a favore, gli altri contro.
Se mi sono occupato di questo tema, non è stato per interesse personale a
questa particolare materia
— sebbene la mia curiosità è sempre viva
verso molti campi — ma perché sono stato esplicitamente invitato dal
direttore della rivista «Oltre» a esprimere la mia convinzione. Perciò il mio
scopo non è tanto quello di difendere la cremazione in sé, ma di appurare ciò
che la Bibbia afferma veramente su questo tema controverso. Inoltre, si tratta
di difendere il principio ermeneutico, secondo cui per un cristiano è
ingiuntivo solo ciò che è comandato in modo chiaro ed esplicito all’interno del
nuovo patto.
Molti motivi dei
cristiani occidentali
contro la cremazione sono d’ordine culturale, quindi sia psicologico
(approccio sentimentale, affettivo), sia religioso (approccio religioso
tradizionale). È probabile che concezioni presenti nella cultura greco-romana
siano state tramandate anche in seguito e siano state semplicemente
cristianizzate. Poi si è ritenuto che ciò fosse semplicemente il pensiero
biblico. Con molta probabilità, questo è stato poi anche uno dei motivo perché
l’Inquisizione bruciò i dissidenti verso la nomenclatura religiosa, i
protestanti e gli evangelici, ossia nell’illusione di rubare loro la possibilità
di risuscitare o di far pregustare loro l’Inferno. Ma tale idea era basata più
sulla superstizione pagana che sulla Parola di Dio.
La prima volta che mi sono confrontato con il problema della cremazione è stato
durante le mie visite ministeriali in Giappone nel 1995 e nel 2000. Prima
d’allora pensavo che fosse un sacrilegio bruciare i corpi dei morti.
In Giappone però tutti i morti vengono
bruciati. In pratica non esiste nessun cadavere che venga seppellito come tale,
ma solo l’urna con la cenere; diversi scelgono comunque di farla buttare in mare
o sui monti. Anche i credenti evangelici vivono questo costume e, quando
muoiono, vengono quindi bruciati. Questo costume è una cosa così scontata che
non c’è tutto quello scrupolo presente in tanti occidentali, credenti o non
credenti che siano. Alcune chiese posseggono un proprio cimitero, perlopiù molto
mini (pochi metri quadrati), ma — come detto — solo come luogo per seppellire le
ceneri (spesso interrate anonimamente). Una lapide è spesso rara, anche perché
la pietra lì è costosissima.
2.
VARIE POSIZIONI NEL PANORAMA ATTUALE
■ Nei «Codex Iuris Canonici» del 1917 la cremazione fu vietata dalla chiesa
romana in quanto considerata espressione antireligiosa, atto di negazione
dell'immortalità dell'anima e della resurrezione di corpi. Ancora nel 1926, pur
ribadendo che «la cremazione, in se stessa, non contrasta con alcun dogma
cattolico», la Curia la fece dichiarare con un decreto del Sant’Uffizio come
«pratica empia e scandalosa e gravemente illecita»; perciò la vietò con
veemenza, considerandola «negazione dell’immortalità dell’anima e della
resurrezione del corpo». In seguito, col Concilio Vaticano II, sebbene non
emergessero argomenti teologici contrari alla cremazione, si ribadì l'inumazione
come «tradizione» della comunità dei cristiani e la cremazione come pratica
tipica di massoni e anticlericali. Nel 1963 Paolo VI dichiarò in una bolla
papale la libertà della pratica della cremazione, con l’argomentazione che essa
«non tocca l'anima, non impedisce all'onnipotenza divina di ricostruire il
corpo»; certo ciò confermò coloro che pensavano che tale papa fosse in odore di
massoneria. Nel 1968, la S. Congregazione per il Culto Divino, pur riconfermando
con il decreto «Ordo Exsequiarum» il rispetto per il patrimonio del passato a
proposito della sepoltura dei cadaveri, stabilì la concessione del rito e delle
esequie cristiane a coloro che avessero scelto la cremazione. Ancora all’inizio
del 1983 il Codice Canonico (canone 1176, al terzo
paragrafo) stabiliva comunque che «chi ha disposto che il suo corpo sia
bruciato, se prima di morire non ha dato qualche segno di pentimento, sia
privato della sepoltura ecclesiastica». E aggiungeva: «La
Chiesa raccomanda vivamente che si conservi la pia consuetudine di seppellire i
corpi dei defunti; tuttavia non proibisce la cremazione, a meno che questa non
sia stata scelta per ragioni contrarie alla dottrina cristiana». [Per la
posizione contraria alla cremazione si veda Vittorio Messori, Pensare la
storia (San Paolo, Milano 1992), p. 608. Come lui la pensa, ad esempio,
anche
Luigi Bressan, arcivescovo di Trento (31-11-2005), e Enzo Bianchi, priore
della comunità di Bose e fautore di un vetero-cattolicesimo. Per la
posizione favorevole alla cremazione si veda Angelo Pellegrini, docente di
teologia dogmatica alla Facolta Teologica per l’Italia Centrale, in Riccardo
Bigi, «Cremazione: la Chiesa dice sì ma con giudizio»,
Toscana oggi 21 (28-05-2003).]
■ La chiesa valdese e altre chiese cristiane evangeliche di tipo storico
sono da tempo favorevoli alla cremazione. Nel protestantesimo la
cremazione è permessa fin dal 1898. [Si veda
Il rito protestante del funerale e del lutto.
Si veda Paolo Ricca, «Sepoltura e cremazione»,
Voce Evangelica (Novembre 2008).]
Alcune chiese evangeliche sono invece contrarie e condividono le
posizioni cattoliche del passato per motivi che essi definiscono biblici. Un
cristiano anonimo
scrive: «Nell’Antico Testamento si nota l’assenza totale del rito funebre
della cremazione, e nel Nuovo Testamento troviamo ripetuti riti di seppellimento
che, anche questi, non hanno a che fare con la cremazione». Sotto affronteremo
specialmente la prima parte di questa tesi. Gli evangelici contrari alla
cremazione fanno riferimento al corpo dell’uomo «seminato corruttibile e
risorgente incorruttibile» (1 Cor 15,42) e parlano di «degna sepoltura»,
della cremazione come un metodo artificioso e veloce per rendere il corpo
«polvere» e affermano che tale pratica non rispecchierebbe la volontà di Dio
espressa nella sua Parola bisogna ammettere però che non mostrano dove ciò
accada in modo esplicito e chiaro). Per altri evangelici la cremazione
abbrevia solo i tempi del processo di decomposizione e polverizzazione del corpo
e non è rilevante ai fini della risurrezione (1 Cor 15,42ss), poiché Dio la
compirà come miracolo indipendentemente da ciò che ha subito il corpo dopo la
morte.
■ Gli
addetti ai lavori della cremazione fanno notare
quanto segue. «Dal Nuovo Testamento non risulta che Gesù Cristo abbia
predicato nulla circa il modo di dare sepoltura ai corpi. Non ci sono quindi
argomenti di fede che contrastino col rito della cremazione… Dopo secoli di
dibattiti teologi, oggigiorno non vi sono più pregiudizi religiosi sulla
cremazione è stato da più parti evidenziato come non contrasti con il
convincimento dell’immortalità dell'anima, né con la concezione della sacralità
del corpo umano, né con la dottrina cristiana della resurrezione. La
celebrazione dei riti funebri può ormai avvenire anche all'interno dello stesso
Tempio Crematorio. Rito di antichissime tradizione, quella della cremazione
appare oggi anche come una pratica di concezione moderna o come un efficace
soluzione ai problemi territoriali, igienici e urbanistici». Essi fanno valere
quindi anche aspetti di tipo ecologico e igienico: «Ogni giorno un numero sempre
maggiore di persone sceglie, nel pieno rispetto dei sentimenti religiosi, questa
pratica considerandola una scelta razionale, ecologica, che rispetta la vita,
non sottrae spazio o risorse ai vivi e non inquina la terra, l'aria e l'acqua.
Rispetto all'inumazione, la cremazione evita infatti la possibilità
dell'inquinamento delle acque che per effetto dell'interramento possono venire
alterate fino alla sorgente, ragione per la quale molti igienisti ritengono i
cimiteri pericolosi». [Si veda anche «Farsi
cremare? Ecco perché» dell'Associazione briantea per la cremazione di
Cinisello Balsamo. Si veda anche la «Federazione
Italiana per la Cremazione».]
■ In alcuni
Paesi europei, specialmente nel nord e nel centro Europa la cremazione è
cosa normale e scontata. Nel sud dell’Europa la tradizione cattolica popolare,
nonostante il mutamento di convinzioni della curia romana in merito, lascia
apparire l’incenerimento dei corpi come una cosa sacrilega, blasfema e
inaccettabile. Lo stesso schema si ripropone anche in Italia con differenze fra
nord e sud riguardo alla maggiore e minore frequenza dell’incenerimento.
■ I
pragmatici fra i cristiani fanno notare che i cimiteri urbani sono
sovraffollati e che le bare giacciono accatastate per un certo tempo, prima di
essere tumulate. Per corsie preferenziali, bisogna rivolgersi a persone
interessate… specialmente al denaro.
La mia posizione è, insieme ad
altri, è la seguente: Chi crede in Colui che è la risurrezione e la vita, non
deve temere ciò che il proprio corpo subisca dopo la morte, ossia se venga
inumato, tumulato, cremato o disperso. Il corpo di ogni credente è «seminato
corruttibile» alla nascita e «risusciterà incorruttibile» nella nuova
vita.
3.
IL REPERTO BIBLICO: Gli autori contrari alla cremazione fanno
volentieri riferimento ai riti di (Ba`al) Molok, ma essi sinceramente non hanno
niente a che fare col tema, visto che si trattava di sacrifici umani,
specialmente di bambini (Lv 18,21; Dt 18,9s; 2 Re 16,2s). Essi citano anche
volentieri vari brani descrittivi del NT, in cui Gesù parlò della sua sepoltura
(Mt 26,12) o altri lo seppellirono (Gv 19,40); nel NT si parla poi raramente del
seppellimento di persone (At 5). Tali cristiani prendono come normativo l’uso
culturale ritenuto diffuso tra gli Ebrei. Nonostante tutto ciò tali cristiani
dovrebbero ammettere che nella Bibbia non esiste un comandamento che ingiunga
l’inumazione o la sepoltura e proibisca la cremazione. Una cosa sono i brani
descrittivi e le proprie preferenze, altra cosa è ciò che deve valere perché
comandato in modo chiaro e incontrovertibile.
In Amos 6,10 il
profeta parlò in modo scontato di «colui che brucia i corpi [e che viene] a
prendere il morto» dalla casa; durante tali tempi di assedio, si preferiva
bruciare i cadaveri per evitare le epidemie; così è stato anche in Occidente, ad
esempio, al tempo della peste e altre epidemie. Già per l’antico Israele si
legge che, dopo la morte di Saul per mano dei Filistei, tutti gli uomini
valorosi di Jabes di Galaad andarono a togliere dalle mura di Bet-Šan i cadaveri
di Saul e dei suoi figli e, tornati a Jabes, li bruciarono; «poi presero le
loro ossa, le seppellirono sotto alla tamerice di Jabes, e digiunarono per sette
giorni» (1 Sm 31,11ss). L’autore ne parla come qualcosa di ovvio,
addirittura come un atto pietoso e meritevole.
Quanti martiri
sono stati bruciati sui roghi dei pagani, dei falsi religiosi e
dell’Inquisizione. Essi affrontarono tale cruenta morte, sapendo che Dio li
avrebbe risuscitati. Solo i pagani avevano paura che il loro corpo fosse
menomato, perché questo, secondo loro, avrebbe impedito il loro accesso
nell’aldilà; si veda al riguardo la convinzione degli Egiziani, dei Greci e dei
Romani. Alcuni manoscritti di Eb 11,37 aggiungono, invece di «furono tentati»
(gr. epeirásthēsan),
«furono bruciati» (gr. eprēsthēsan);
la traduzione tedesca Elberfelder del 1985 la dà come originale e la pone
direttamente nel testo. L’errore del copista e l’omissione di eprēsthēsan
(«furono bruciati») è stato dovuto probabilmente alla somiglianza col termine
che segue: «furono segati» (gr. eprísthēsan).
In Apocalisse 16,8
si legge: «Poi il quarto angelo versò la sua coppa sul sole; e al sole fu
dato di bruciare gli uomini col fuoco». Poi, alcuni capitoli dopo, si legge:
«E il mare rese i morti che erano in esso; e la morte e l’Ades resero i loro
morti, ed essi furono giudicati, ciascuno secondo le sue opere» (Ap 20,13).
Quindi la risurrezione non dipende dallo stato del corpo. Dio non ha bisogno del
nostro corpo attuale per farci risorgere in conformità col nostro corpo
personale, visto che tutti gli elementi personali risiedono sia nel corpo sia
nello spirito. Nello spirito ci sono quindi anche tutti i piani di riformazione
dell’intera personalità, corpo personale compreso, ma non la capacità di
ritornare in vita, ricostituendo il corpo per propria iniziativa. Questa energia
di vita deve venire da fuori, da Dio, quando Egli lo comanderà.
4.
ASPETTI CONCLUSIVI: L’incenerimento ha alcuni vantaggi, ad esempio di
abbassare il livello dell’idolatria religiosa post mortem e il culto
della personalità, specialmente se le ceneri sono disperse o seppellite in modo
anonimo. In tal modo s’impedisce pure la dissacrazione dei cadaveri da parte di
malintenzionati (p.es. gruppi di satanisti). La cremazione, oltre ad avere
aspetti ecologici, abbassa pure il commercio e le speculazioni che stanno
intorno alla morte delle persone, che da «cari (= amati) defunti» diventano «cari
(= costosi) defunti». L’incinerazione è spesso più degna per la persona morta
rispetto alla pratica, specialmente nei cimiteri di città, di accatastare le
bare l’una sull’altra per mesi nell’attesa che si liberi un loculo; più alta è
la domanda e più ciò aumenta varie forme di corruzione e di concussione degli
addetti ai lavori intorno al «caro estinto».
Il Dio vivente, creatore d'ogni cosa e della vita, non ha certo problemi a
risuscitare i corpi dei trapassati, comunque essi siano morti e in qualunque
stato si trovino i loro mortali resti.
Sul tema della cremazione gli animi probabilmente rimarranno divisi.
L’importante è che ci sia rispetto reciproco.
Per l’approfondimento si veda in
Nicola Martella (a cura di), Escatologia biblica essenziale.
Escatologia 1 (Punto°A°Croce, Roma 2007), gli
articoli: «La morte e l’aldilà nell’AT», pp. 183-186; «Lo stato personale dopo
la morte», pp. 193-196; «La risurrezione», pp. 220-223. |
Una prima versione di questo articolo è comparso nel mensile «Oltre» con
il titolo «Cremazione? L'importante è che ci sia rispetto reciproco» (Aversa
luglio-agosto 2008), p. 20.
►
Cremazione dei morti? Parliamone
{Nicola Martella} (T)
►
Sepoltura ed ermeneutica
{Vincenzo Russillo -
Nicola Martella} (A/T)
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Cremazione_morti_Esc.htm
21-03-2008; Aggiornamento:
05-07-2010
|