Alcuni lettori erano rimasti turbati da ciò che avevano letto sul sito della chiesa valdese di
Trapani riguardo alle posizioni teologiche liberali di Alessandro Esposito, specialmente in
riferimento a Gesù Cristo, ritenuto solo un rabbino giudaico senza pretese divine. Analizzando da vicino tale sito e
leggendo vari articoli, mi resi conto che tale posizione dipendeva dall'aderenza
dell'autore al metodo storico-critico e alla valutazione di ciò che essa crede
che la Bibbia sia: un'antologia di varie e spesso contrastanti teologie e non la
santa Parola ispirata da Dio. Su sollecitazione di tali lettori affrontai la questione nell’articolo
«Conduttore
antitrinitario nelle chiese valdesi». Ad esso seguì il seguente tema di discussione:
«Conduttore
antitrinitario nelle chiese valdesi? Parliamone». La presa di
posizione di Alessandro Esposito mi ha nuovamente coinvolto a rispondere alle sue
affermazioni nell'articolo «Deità
di Gesù e autorità del Nuovo Testamento».
Leggendo i vari contributi, che mi sono arrivati, ho compreso che
il molti lettori non sanno neppure che cosa siano il «metodo
storico-critico» e la «teologia liberale», né i loro antinomi teologici: il
«metodo storico-esegetico» (o storico-biblico) e la
«teologia biblica». È sorprendente vedere che alcuni di loro, nutrendosi con la
letteratura di tali teologi liberali, probabilmente senza neppure sapere che
siano tali, hanno sviluppato anch'essi convinzioni di origine storico-critica,
senza conoscerne le vere basi ideologiche e le vere implicazioni pratiche di
tale religione razionalista che assomiglia di più al deismo che alla religione
biblica del nuovo patto. È quindi assolutamente necessario che tali lettori si
informino seriamente sulla natura e le implicazioni di tale «darwinismo» (o
evoluzionismo) cultural-antropologico-religioso applicato alla religione
biblica, alla sua letteratura e alla sua storia.
Per non dover ripetere qui le tesi del metodo
storico-critico e mostrare le sue alternative storico-bibliche, per
l'approfondimento si veda in Nicola Martella,
Manuale Teologico dell’Antico Testamento (Punto°A°Croce, Roma 2002), gli articoli: «Le
posizioni teologiche più ricorrenti», pp. 21-30; «Criticismo storico», pp. 127-130; «Sistemi
teologici; «Teologia biblica», pp. 353s.
Si veda pure Nicola Martella, «La Bibbia fra criticismo e modernismo»,
Radici 5-6 (Punto°A°Croce, Roma 1995), pp. 187-195. |
Mentre tali lettori sembra che non abbiano capito di che
parliamo veramente, il contributo di
Alessandro Esposito mostra invece che ha ben inteso di ciò che parliamo. Altri
lettori (cattolici) hanno preso l'occasione per farne una questione
interconfessionale fra cattolicesimo e protestantesimo, andando fuori tema e
mostrando che non sono ben ferrati nella questione in discussione; anche qui ci
vorrebbe un po' più di umiltà e di oggettività.
Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre
esperienze, idee e opinioni?
Partecipate alla discussione inviando i vostri contributi
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1.
{Gianfilippo Lattanzi} ▲
Gentile gestore
del sito, parto da un fatto: la settimana scorsa è morta mia madre, aveva 78
anni. Nessuno pensava alla sua morte, neanche i medici. È stato un imprevisto. I
giorni precedenti avevo fatto tutti i miei programmi: lavoro, famiglia, vacanza,
persino alcuni hobby erano messi a tema. La Realtà, invece, mi è venuta incontro
e mi ha detto tutta un’altra cosa. All’inizio sono stato combattuto dentro di
me, che fare? Seguire la mia strada, le mie idee (seppur a volte interessanti) o
rispondere alla circostanze che Qualcuno Altro da me mi faceva accadere? Ho
scelto la seconda. Ho cominciato a dire di sì all’assistenza, di sì al
pannolone, di sì al sacrificio della rinuncia... fino a che la sera del fatto,
mi si è riempita casa d’amici. È allora che ho sperimentato il centuplo. Il
Risorto era lì con me, Vivo e Vero, ho sentito l’abbraccio di tutta la mia
persona, ho sperimentato la Resurrezione. Quella morte, quella mancanza, quel
vuoto si è colmato con un sussulto di speranza e perfino di gioia. Quei volti
m’erano così vicini, così «miei», così parte di me che sentivo il centuplo in
padri, madri, fratelli e amici.
È bello, per carità, il dialogo e il confronto di diverse posizioni, ma il
Cristianesimo è e resta sempre un fatto nella storia che continua a riaccadere.
La Libertà è la capacità e la possibilità di poter dire di sì a Cristo nelle
circostanze concrete della vita. Insomma, se posso esprimere un opinione, è che
il Cristianesimo «non è un’opinione».
A mio avviso una delle più grandi differenze, tra le più difficili da colmare,
tra il Protestantesimo e il Cattolicesimo è che il primo parte dalle idee di
tipo kantiano e dai punti di vista individuali, il secondo invece parte
dall’oggettività d’un Avvenimento che accade nella Storia. Senza nessuna critica
né tanto meno interpretazione, ma con tanto stupore, commozione e gratitudine!
Oh, Dio! Io sono [ciò] TU che mi fai e che mi vieni incontro ogni giorno, ogni
istante. {17 maggio 2009}
2.
{Nicola Martella} ▲
Dinanzi al
limite della morte
non si può che aver misericordia con chi ha subito tale perdita della persona
cara. Per chi ha la fede in Gesù risorto, è consolante riporre la propria
speranza in Lui e nelle sue promesse di risurrezione a vita di coloro che
credono in Lui, secondo la Parola di Dio. In Cristo non si decide ora solo la
questione della salvezza, accettandolo come unico personale Salvatore e Signore,
ma anche la risurrezione a vita per chi è stato dallo Spirito di Dio rigenerato
e suggellato per il giorno della redenzione finale.
Bisogna assolutamente concordare che il cristianesimo biblico non si fonda su
una filosofia umana o su una tradizione di uomini, ma su fatti storici:
la nascita di Gesù Cristo, il suo ministero, la sua morte, la sua risurrezione,
la sua ascensione al cielo, il suo ministero attuale di unico Mediatore fra Dio
e l’uomo, il suo prossimo ritorno per rapire la sua Sposa e per regnare da
Messia-Re. Tutto questo è l’Evangelo, ed esso non è un’opinione. Il
cristianesimo, per non essere un’opinione, si basa necessariamente sul principio
dell’autorità biblica: «solo la Scrittura, tutta la Scrittura».
Vedo che il lettore non lascia occasione per cercare di segnare un goal per la
sua squadra (cattolicesimo) e contro l’altra (protestantesimo); peccato perché
aveva cominciato bene e poteva terminare meglio, rimanendo ai principi, invece
di fare campanilismo e andare fuori tema. «Il lupo cambia il pelo, ma non
il vizio». Sono costretto a dare una risposta, ma qui nasce e qui finisce la
questione, essendo la questione tutt’altra.
Fare di Kant lo spartiacque fra protestantesimo e cattolicesimo è
abbastanza riduttivo, visto che la Riforma è nata qualche secolo prima. Chi
conosce bene il cattolicesimo, sa che anche lì c’è una grande varietà di
opinioni. I «punti di vista individuali» non sono né il frutto del
protestantesimo né di Kant, ma sono l’humus della cultura occidentale fin dal
Rinascimento.
Dire che il cattolicesimo parte soltanto «dall’oggettività d’un
Avvenimento che accade nella Storia», è riduttivo e mistificatorio per alcuni
motivi: ▪ 1) Chi afferma ciò, mostra di non conoscere a fondo la storia delle
chiese, la storia del protestantesimo, del cattolicesimo o di ambedue questi
ultimi. ▪ 2) Il cattolicesimo trae la sua forza non solo dalla Scrittura, ma
anche dalle tradizioni religiose nate in due millenni di storia; spesso ha
cristianizzato fenomeni pagani preesistenti e ha riprodotto, nel tempo, il
pantheon politeista mediante una sorta di panhaghion
polisantista. ▪ 3) Durante la storia delle chiese, i movimenti di dissidenti,
affermavano che bisognava tornare alla «sola Scrittura» per riformare la chiesa.
Inutile ricordare che essi furono ferocemente combattuti dalla curia. ▪ 4) Fu
proprio la Riforma a evidenziare gli aspetti storici della salvezza, liberando
la religione cristiana da tutte le incrostazioni devozionali, religiose,
sacramentali (misteriche), rituali, idolatriche, mistiche, simoniache, ecc. Essa
pose a suo vessillo motti come questi: «Sola Scrittura, solo Cristo, sola
grazia».
Tornando al tema della a opinioni e dell’antitrinitarismo, è ingenuo
pensare che il cattolicesimo ne sia immune. Ricordo, come esempio fra tanti
altri, il professore Hans Küng, il suo liberalismo teologico e il suo
antitrinitarismo (per lui Gesù Cristo sarebbe addirittura un impedimento alla
ecumene fra le religioni!); certo si dirà che tale teologo liberale è stato
sospeso dalla curia romana, ma egli ha molti seguaci e simpatizzanti proprio nel
cattolicesimo romano. Per fare un altro esempio, lo stesso dicasi del prete
Franco Barbero, che ha una visione di Gesù e della Scrittura (oltre che
dell’etica) del tutto teologico-liberale; anche qui si può dire che è stato
sospeso dalla curia romana, ma intanto ha un’influenza enorme nel cattolicesimo
fra membri e chierici (comunità di base) e non solo «sposa» coppie gay e
lesbiche, ma propaga la visione di un «Gesù storico» solo umano e rabbino
giudaico fra tanti e al punto senza pretese di divinità, che ha fatto una
positiva recensione del libro di Carlo Siracusa, un seguace della «Torre di guardia»!
[Franco Barbero, «La Trinità», Viottoli 1 (Pinerolo 2003); «In
principio era la Parola»].
Ricordo pure che il criticismo storico è stato sdoganato e accreditato
negli ultimi decenni dalla curia romana e viene insegnato nelle università e nei
seminari cattolici. Potrei fare anche una lista di autori cattolici che scrivono
cose espressamente contrarie al messaggio dell’Evangelo. Quindi è meglio non
nascondere una presunta purità verginale dietro a una foglia di fico religiosa.
Alla fine dello scritto il lettore mostra di cercare un rapporto personale con
Dio, il che è da apprezzare. L’ultima frase non mi era chiara e per evitare un
fraintendimento panteista («Io sono TU che mi fai…»), che confonde creatura e
Creatore, ho aggiunto un «ciò» dopo «sono».
3. {Tore Reale} ▲
Caro Nicola,
considerando l’individualismo teologico, presente in tutte le chiese riformate
storiche, e il lassismo spirituale che le caratterizza, mi pare scontato che
ogni tanto qualche «teologo illuminato» se n’esca con nuove «trovate geniali».
Tuttavia, anche quei cristiani, che si fanno araldi della «fede nuda e pura»,
compiono l’errore di rifiutare a priori ogni forma teologica, letteralizzando il
contenuto, spesso oscuro della Bibbia. La Bibbia è un libro difficile, scritto
nell’arco di tremila anni, con diversità di linguaggio e modi di vedere.
D’accordo è un libro «ispirato» ma pur sempre scritto da uomini che nei periodi
in cui vissero furono comunque fortemente influenzati dal loro ambiente,
compresa l’impostazione dei testi, redatti dopo secoli di tramandazioni orali.
Cosa dunque va accettato per fede e cosa è frutto delle impostazioni culturali
dei suoi scrittori e redattori? La Bibbia per certi aspetti rimane un libro
ermetico. Riguardo alla questione trinitaria, l’argomento è ancora più
complesso e occorre scandagliare il fondo dell’abisso, dove si è sviluppata
questa teoria, che comunque non ha espliciti [riferimenti] in nessun passo del
Nuovo Testamento. Essa è una dottrina suppositiva, ma non realistica. [...]
Quindi per la crescita spirituale nel lungo percorso della fede, la questione
trinitaria non è importante rispetto ad altri insegnamenti evangelici, su cui al
contrario è giusto fondare la propria fede. Noi cristiani evangelici siamo prima
di tutto cristocentrici, per cui mi pare superfluo parteggiare per le dottrine
create da uomini. Saluti… {18 maggio 2009}
4. {Nicola Martella} ▲
Parlare di «testi, redatti dopo secoli di tramandazioni orali», è un assunto poco
dimostrabile. Il Pentateuco samaritano ci mostra che non è così, come pure
ritrovamenti di testi biblici (versetti) ad esempio su lastrine d’argento in
tombe ebree, risalenti ad epoche remote. Nel NT il frammento più antico è
dell’Evangelo di Giovanni (trovato nelle sabbie d’Egitto) ed è datato nel 120
d.C., quindi relativamente poco tempo della stesura dell’originale!
Prescindo qui da una lettura devozionale o da una dottrinale della Bibbia, per
evidenziare solo i metodi esegetici. La rivelazione è stata progressiva e la
storia della cultura e delle idee teologiche non è stata immobile né nel
giudaismo né nel cristianesimo apostolico; ciò è stato però qualcosa di
completamente diverso da ciò che prospettano i metodi storico-critici. Per chi
vuole approfondire questo aspetto, rimando nel
Manuale Teologico dell’Antico Testamento ai seguenti articoli: «Contro
l’appiattimento storico e teologico dell’AT», pp. 54-69; «Teologia
biblica e dogmatica: confronti», pp. 352s.
Quanto all’interpretazione della Scrittura ci sono, da una parte, le varie
ipotesi e i vari «metodi storico-critici», spesso in contraddizione fra
loro, che partono dall’applicazione del darwinismo biologico (evoluzionismo)
alla cultura, alla storia e alla letteratura ebraico-cristiana; tali metodi
partono da una sfiducia basilare verso i testi biblici e pretendono di
ricostruire una «storia vera», in contrasto con i documenti biblici stessi. Il
risultato di un Libro sacro dissacrato e spogliato della sua autorità è il
liberalismo teologico ed etico. Dall’altra parte c’è il «metodo
storico-esegetico» (o storico-biblico), che parte da un profondo rispetto
verso il testo biblico nelle sue lingue originali e verso i suoi autori,
riconoscendo alla sacra Scrittura l’ispirazione divina (essa è molto più di un
dettato) mediante lo Spirito di Dio, che ha mosso uomini particolari a
scriverla, e attestandole quindi la veracità in tutte le sue parti e l’autorità
in questioni di fede e dottrina. L’analisi letteraria parte dai generi retorici
propri del singolo testo nel suo contesto e mira primariamente a spiegare che
cosa l’autore originario intendeva affermare. L’analisi esegetico-letteraria è
cosa ben diversa dal letteralismo. Tale analisi porta alla formulazione di una
«teologia biblica» (rispettivamente dell’AT e del NT), che è rilevante per il
pensiero, la fede e la pratica ecclesiale e sociale dei cristiani. Mi fermo qui
per non fare un trattato al riguardo e rimandando a ciò che ho già scritto nei
miei libri. Segnalo, oltre a quanto indicato sopra nel
Manuale Teologico dell’Antico Testamento, l’articolo «Le posizioni
teologiche più ricorrenti», pp. 21-30.
Dissento dal fatto che la Bibbia un «libro ermetico», visto che Gesù giubilò per
lo Spirito Santo e lodò il Padre «perché hai nascoste queste cose ai savi e
agli intelligenti, e le hai rivelate ai piccoli fanciulli» (Mt 11,25; Lc
10,21). Poi chiamò beati i suoi discepoli per le cose che avevano sperimentato
dell’era messianica (Lc 10,23s).
Conosco la teoria della Dualità del lettore, il quale crede che lo Spirito Santo non
sia una persona reale, ma sono una manifestazione del divino. Ma essa ci porta
qui fuori tema rispetto al titolo della discussione. La Deità duale (solo Padre
e Figlio) parte da un grande pregiudizio (si rimane nella rivelazione parziale
dell’AT) e dal fatto che non si accetta che la rivelazione sia progressiva. Che
lo Spirito Santo sia una persona nel NT è mostrato da tutti gli atti individuali
e personali che lo distinguono chiaramente dal Padre e dal Figlio (cfr. Gv 14;
16); la Pentecoste si rese necessaria come momento storico per rivelare lo
Spirito Santo nella storia e nella chiesa come persona. Si veda già l'11°
contributo nel tema precedente.
[►
Qui]
Sebbene il NT è necessariamente cristologico, ritengo
pregiudiziale e grave mettere agli atti i suoi molteplici contenuti (non le
postume etichette), quindi anche lo Spirito Santo come persona, come «dottrine
create da uomini», ossia nei concili dei primi secoli d.C. Un'analisi biblica
attenta dà tutt'altri risultati.
Essendo questa una questione diversa da quella dibattuta qui (deità di Cristo),
prescindiamo da essa e rimandiamo a un prossimo approfondimento ad hoc.
Intanto per l’approfondimento rimando nel
Manuale Teologico dell’Antico Testamento all’articolo «Spirito di
Dio», pp. 336ss; «Spirito Santo: collocazione», p. 340.
5.
{Lucio Delvecchio, ps.}
▲
■
Contributo: […] Quello [Alessandro Esposito,
N.d.R.], dietro alla sua apparenza placata e gentile, nasconde secondo me
un profondo disprezzo per chi crede senza equivoci alle dottrine fondamentali
della fede cristiana. Non si può essere affermativo per queste persone. Se osi
dire che la divinità di Cristo è una verità assoluta contenuta nella Bibbia, ti
prende per scemo e poco colto. {18 maggio 2009}
▬
Risposta: Saranno gli sviluppi a dirlo. Alcuni hanno avuto la
sfortuna di studiare in facoltà teologiche, in cui oggigiorno si insegna solo i
metodi storico-critici e si leggono esclusivamente autori liberali; perciò
pensano che l'alternativa a una lettura della Bibbia solo devozionale,
spiritualista o dogmatica sia l'interpretazione del criticismo. Molti di loro
non sanno neppure che esiste una seria ricerca teologica, rispettosa della
Bibbia, conosciuta come metodo storico-esegetico (storico-biblico o
storico-grammaticale); perciò ignorano tale ricerca e i loro autori. Non pochi
di loro non hanno mai incontrato un esponente serio della «teologia biblica»,
che sia per loro un interlocutore e un riferimento equilibrante. Il prossimo
contributo potrebbe essere un buon segno in tale direzione? {Nicola Martella}
6.
{Alessandro Esposito}
▲
Shalom a te,
Nicola. Ti sono molto grato della replica che hai redatta, la quale denota, una
volta ancora, profonda intelligenza teologica e una maturità intellettuale e di
fede che io (senza dubbio anche per motivi, per così dire, «anagrafici») non ho
ancora raggiunta. Mi riprometto di leggere anche gli altri contributi che
suggerisci alla fine del tuo articolo. Sarei felice di poterti avere quale
referente per ciò che attiene alla discussione in ambito teologico, poiché
ritengo che attraverso di te Dio mi concede la possibilità di maturare in fede e
sapienza. Anch’io ti ringrazio per i toni utilizzati e per la profusione di
tempo e d’energia che le tue attente e documentate riflessioni ti hanno senza
alcun dubbio richiesto. Appena ne avrò il tempo t’invierò una replica che tenga
conto delle tue intelligenti e opportune osservazioni. Per il momento ti sarei
grato se pubblicassi queste mie righe a commento del tuo ultimo intervento. Un
saluto fraterno… {18 maggio 2009}
7.
{Stefano Frascaro}
▲
■
Contributo: Caro fratello, Dio ti benedica per come hai risposto a
Alessandro Esposito. Hai dato una risposta chiara e ferma.
Unico neo, se mi permetti: ma per risponderti deve prima leggere tutti i libri
che hai scritto? Perché dal tono con cui l’hai scritto sembra di sì!
Dio ti benedica grandemente per il tuo servizio, che serve a chiarire i mille
dubbi. {18 maggio 2009}
▬
Risposta:
Grazie degli elogi. Per il resto leggi bene:
parlo solo dei libri, i cui articoli cito nel documento, questo per evitare un
ping-pong eterno su cose che ho già affrontato approfonditamente e rappresentato
estesamente. Come puoi osservare nel contributo precedente, il mio interlocutore
mi ha già risposto brevemente con gratitudine, ecc., ripromettendosi di leggere
tale letteratura e di rispondermi in modo più ampio. {Nicola Martella}
8.
{Franco D’Amico}
▲
■
Contributo: Caro signor Martella, fratello nella comune fede in Gesù, ho
letto con piacere la risposta data a Alessandro: ne apprezzo lo spirito di
verità che la anima e i riferimenti biblici che la arricchiscono. Io sono il
webmaster del sito, che lei conosce bene. Non ho mai censurato alcun intervento,
e può costatarlo di persona, leggendo tanti post non proprio «fraterni». Certo,
ho dovuto troncare, a un certo punto, gli interventi di qualcuno, essendo sopra
le righe… […] Ora il suo intervento mi pare che riporti il dibattito sui giusti
binari, e gliene sono grato. Le chiedo solo se posso riprodurre la sua risposta
nel mio sito, dove ho già pubblicato il testo d’Alessandro. Con stima e fraterna
fiducia… {18 maggio 2009}
▬ Risposta: Sono contento che la discussione sia sui giusti
binari. Non entro in merito alla gestione del sito altrui. Ho eliminato
dall’intervento le parti che potevano ingenerare una polemica fuori tema e
raccordato il testo. Suggerirei di mettere alla fine dell’intervento di
Alessandro Esposito sul sito della chiesa valdese di Trapani semplicemente un link alle pagine del mio sito,
magari con qualche parola di’introduzione. Similmente ho fatto anch'io. In tal
modo, chi fosse interessato ad approfondire, leggerà gli uni e gli altri
interventi sui due distinti siti. {Nicola Martella} [►
Contributo precedente]
9.
{Clara Cristalli}
▲
■
Contributo: Della serie: «Se i problemi non ce li abbiamo, ce li
creiamo». Mi chiedo perché discutere con chi ha dubbi sulla deità di Gesù? Chi
non vuole crederlo, ha bisogno di preghiera affinché la grazia di Dio apra loro
gli occhi. Solo Dio può illuminarli! È chiaro che chi non è credente, attacca
tutto ciò che riguarda Gesù! In realtà è una lotta contro i propri dubbi. {18
maggio 2009}
▬
Risposta:
Alla discussione non c’è alternativa, se
non innalzare muri di Berlino intorno a riserve protette. Chi ha espresso e
pubblicato le tesi di dubbio riguardo alla deità di Gesù, non è un non-credente
riguardo a Lui né «attacca tutto ciò che riguarda Gesù». È un ex-studente della
facoltà valdese, un seguace del metodo storico-critico e candidato pastore della
chiesa di Trapani. Che sia questa «una lotta contro i propri dubbi» non è da
escludere. In ogni modo, se il dialogo basato sull’esegesi della sacra Scrittura
porta chiarimento, tanto di guadagnato per il regno di Dio, no?
{Nicola Martella}
10.
{Pier Vittorio De Zorzi}
▲
1. Mi permetto d’esprimere la mia costernazione per l’atteggiamento altamente
critico che molti credenti d’altre confessioni, per non parlare di quelli delle
varie religioni che circolano per il mondo.
2. Il Cattolicesimo non è una religione: è una fede, è una situazione che Dio
stesso ha creato, per il nostro bene!!!
3. E il fondamento di questa fede è la Santissima Trinità, in cui Gesù il Cristo
è Padre, Figlio e Spirito Santo, per Sua dichiarazione pubblica nelle varie
apparizioni, delle quali ha gratificato tutta l’umanità!!!
4. Pertanto non va sottoposta a discussioni, dubbi o negazioni di sorta! Chi non
vuole credere, lo faccia, ma se lo tenga per sé: ne subirà le con-seguenze a
tempo debito.
5. Nel Vangelo, Gesù ha detto che chi bestemmia lo Spirito Santo, non avrà la
salvezza: preoccupiamoci di queste parole.
6. In altre parole, leggiamo bene le Sacre Scritture e lasciamo perdere i
suggerimenti del nemico, che inocula proprio questi dubbi per ottenere
confusione. {18 maggio 2009}
11.
{Nicola Martella}
▲
L'ultimo contributo è in gran parte fuori tema e pieno di campanilismo a favore
del cattolicesimo romano. Non avrei dovuto neppure pubblicarlo, poiché fa sviare
dalla discussione attuale. Lo scritto conteneva una seconda parte separata sulle
colpe degli Ebrei nella crocifissione di Gesù, ma essa era assolutamente fuori
tema. Ho numerato il contributo del lettore per rispondervi meglio.
1. Il metodo storico-critico viene insegnato, da lungo tempo, nelle maggiori
facoltà teologiche cattoliche. Il criticismo è stato accreditato dalla curia
romana come metodo legittimo d’indagine esegetica. Non sono pochi i teologi
cattolici che credono e scrivono riguardo al «Gesù storico», solamente rabbino
ebreo e senza pretese di essere Dio presso Dio. Il tutto viene poi compensato
col sacramentalismo. Rimando alla risposta al primo contributo. [►
1.]
2. Il cattolicesimo è un’istituzione umana come tutte le religioni. Anzi è
l’unico esempio di una teocrazia in campo cristiano. Un monarca elettivo di uno
staterello a conduzione assolutista, se non dittatoriale, governa su milioni di
fedeli sparsi nel mondo mediante una nomenclatura clericale.
Gesù non ha istituito una gerarchia né una multinazionale religiosa, ma la sua
assemblea messianica (o «corpo»), costituita da tutti i veri credenti rigenerati
dallo Spirito Santo, i quali sono sotto la sua diretta signoria, essendone
l’unico suo Capo, il Risorto.
3. Come fa Gesù Cristo a essere Padre, Figlio e Spirito Santo? Egli è solo il
Figlio di Dio e basta. Dobbiamo credere alle «varie apparizioni», che nessuno
vede se non alcuni presunti mistici stralunati, le cui affermazioni stanno
spesso in contrasto con la sacra Parola di Dio? No, grazie; invece del colpevole
aggiungere e togliere (Ap 22,19s), preferiamo «combattere strenuamente per la
fede, che è stata una volta per sempre
tramandata ai santi» (Gd 1,3).
4. Giustamente credo che chi non accetta la rivelazione del Padre, del Figlio e
dello Spirito Santo, così come ne parla la Bibbia, dovrà risponderne a Dio
stesso. Ma ciò vale anche per chi aggiunge o toglie alla Parola di Dio credenze
indebite e tradizioni di uomini (Mc 7,8s; Col 2,8).
5. Non so che cosa abbia a che fare qui la bestemmia contro lo Spirito Santo.
Per la disquisizione rimando a ciò che ho scritto altrove. [►
Peccato imperdonabile]
6. Più che giusto: leggiamo bene le Sacre Scritture! E così facendo, lasciamo
perdere tutte quelle dottrine aggiunte dagli uomini religiosi nei secoli,
specialmente da mistici. Paolo scriveva ai Colossesi: «Come dunque avete
ricevuto Cristo Gesù il Signore, così camminate uniti a lui, essendo radicati ed
edificati in lui e confermati nella fede,
come v’è stato insegnato, e
abbondando in azioni di grazie. Guardate che non vi sia alcuno che faccia di voi
sua preda con la
filosofia e con
nullità ingannatrice secondo la
tradizione degli uomini, gli
elementi del mondo, e non secondo Cristo. […] Nessuno a suo talento vi derubi
del vostro premio per via d’umiltà e di culto degli angeli, affidandosi alle
proprie visioni, gonfiato di
nullità
dalla mente della sua carne»
(Col 2,6ss.18).
È evidente che
essendo
il contenuto di tale contributo fuori tema, tale discussione riguardo al
cattolicesimo romano non può essere proseguita qui. {Nicola Martella}
12.
{Davide Donisi}
▲
Gentilissimo signor
Nicola Martella, pace. Vorrei esprimere una mia opinione, senza dilungarmi
troppo, per quanto riguarda il metodo storico-critico. Questo tipo d’indagine
storica del Vangelo, non può essere adottata da credenti in Cristo, ma solo da
persone con pregiudizi verso le Scritture. Il motivo è molto chiaro, si parte da
un Gesù storico vissuto realmente, un maestro buono, un uomo dotto e virtuoso,
si passa poi al Cristo della fede, inventato dagli apostoli che, per confermare
poi le loro «menzogne», si sono fatti lapidare, crocifiggere, torturare a morte!
La distinzione fra Gesù e Cristo è la conseguenza del fatto che, come dice lei,
c’è un pregiudizio di fondo: Gesù non è divino, non è la Parola di Dio fatta
carne, quindi il contesto storico deve essere analizzato sotto questa visione,
più ideologica che storica.
Per concludere volevo solo riportare una frase letta nel libro di Fernando De
Angelis e pronunciata da Sergio Quinzio: «Dobbiamo leggere il mondo con gli
occhi della fede, e non la fede con gli occhi del mondo». Il metodo
storico-critico rappresenta la visione umana e materialista delle Scritture; il
metodo storico-esegetico invece rappresenta una visione basata su altri
presupposti, di fede nella Parola del Dio vivente. Saluti, signor Nicola
Martella, e pace in Gesù Cristo, il Signore. {19
maggio 2009}
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/T1-Deita-Gesu_autorita-NT_OiG.htm
19-05-2009; Aggiornamento: 21-05-2009
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