Un lettore ci
ha presentato le seguenti questioni.
Caro fratello
Nicola Martella, ho letto con interesse l’articolo intitolato «Pregare
lo Spirito Santo?» e ho voluto rispondere al seguente invito: «Chi
mi sa indicare dove in tutta la Scrittura si trova una sola chiara invocazione,
un solo canto o una sola preghiera rivolti allo Spirito Santo?»
(il maiuscoletto è mio).
Ho anche notato che nell’articolo in questione, si dice quanto segue: «Riguardo
a Gesù ci sono invocazioni (“Vieni,
Signor Gesù!” Ap 22,20; nel v. 17 c’è questo connubio: “lo Spirito e la
sposa dicono: Vieni!”),
suppliche (“Signor Gesù, ricevi il mio spirito”; At 7,59), canti e
acclamazioni (“Degno è l’Agnello”; Ap 5,9s.12s), eccetera» (il
maiuscoletto è mio).
Da quanto leggo, in riferimento a «Vieni» di Ap 22,17.20, si evince che l’invito
«Vieni» è una invocazione. Bene, volendo rispondere all’invito di trovare in
tutta
la Bibbia, anche una sola invocazione allo Spirito Santo, ho trovato
Ezechiele 37,9-14. Infatti essa è una inequivocabile e biblica
invocazione profetica allo Spirito Santo! Il profeta rivolge qui la sua
invocazione direttamente allo Spirito Santo («E metterò in voi il
mio spirito, e voi tornerete alla
vita»; v. 14).
Il profetizzare è anche dichiarare o proclamare verità future, in
questo caso, in modo particolare, quello che il profeta chiede
profeticamente allo Spirito Santo, è un qualcosa che ancora deve accadere,
solo per questo motivo essa è una invocazione profetica!
Quello che però va notato è il modo in cui il profeta si rivolge
allo Spirito; infatti lo Spirito vivificante, lo Spirito che dà vita, non può
che essere lo Spirito Santo di Dio! («E metterò in voi il
mio spirito, e voi tornerete alla
vita», vedi il verso 14).
Il modo
in cui il profeta si rivolge allo Spirito è una vera e propria
invocazione diretta, infatti il profeta dice: «Vieni
dai quattro venti, o spirito, soffia
su questi uccisi, e fa che
rivivano!» (Ez 37,9 Riveduta).
Non è questa forse una solare e inequivocabile e diretta invocazione?
Certo che lo è! {Michele Granato; 17 settembre 2010}
Ad aspetti rilevanti di tali questioni rispondiamo qui di seguito. |
1. ASPETTI GENERALI: Per
non essere fraintesi, affermo fin dall’inizio che
io credo che lo Spirito Santo sia la terza persona della Deità. Tuttavia,
questa è una dottrina del nuovo patto, introdotta da Gesù per primo e che non si
trova ancora nell’AT. La rivelazione biblica è progressiva, e proiettare le
dottrine del NT sull'AT è un anacronismo e una delle peggiori cose, che si possa
fare in senso letterario e teologico.
Apprezzo il coraggio di questo lettore. Mi viene da rispondergli,
partendo dalle sue conclusioni e usando la sua espressione: «Certo, che non è
così come egli crede!». Infatti, non si trattava di un’invocazione di
Ezechiele, ma di un comando, che rivolse Dio stesso: «Così parla il
Signore, l’Eterno: “Vieni…”» (v. 9). Già questo fa escludere tale brano
rispetto al tema, non trattandosi di una invocazione né di una supplica di
soccorso, espressa da un uomo, ma di ciò che ha proferito Dio. Inoltre, tale
comando non fu rivolto a una persona, ma a una cosa: a un «alito [di
vita]» (ebr. rûach).
Sinceramente mi sarei aspettato una dimostrazione più chiara e lampante, tratta
soprattutto dal NT. Infatti, questo lettore non poteva prendere brano più
oscuro ed equivoco per portare avanti le sue tesi.
Per capire che qui non si tratta della terza persona della Deità, bisognerebbe
fare un lungo discorso, per il quale qui non c’è spazio. Rimando perciò al
seguente articolo: Nicola Martella, «Spirito di Dio [rûach]»,
Manuale Teologico dell’Antico Testamento (Punto°A°Croce, Roma
2002), pp. 336ss. Se si leggerà tale articolo e quello successivo [«Spirito
(uomo), pp. 338ss], si prenderà atto che nell’AT il termine ebraico
intendeva «soffio, alito, vento». La ruach non era intesa come
persona, ma come manifestazione immateriale di Dio; sarebbe stato Gesù
per primo a rivelare che lo Spirito Santo è una persona. Chi conosce la teologia
dell’AT, sa che allora c’erano vari tipi di manifestazione di Dio nel
mondo: quella personale mediante il cosiddetto «inviato dell’Eterno» (Dio si
manifestava nelle fattezze di un uomo), quella immateriale mediante la sua
presenza invisibile (Dio era presente col suo spirito) e quella strumentale
mediante gli eventi e gli elementi della natura (fuoco, nubi, ecc.). Al riguardo
si veda nella mia succitata opera l’articolo «Manifestazioni di Dio», pp. 224ss.
2. APPROFONDIMENTI: Se si
traduce letteralmente l’intero brano di Ezechiele 37, ci si accorgerà che in
ebraico il termine per «vento», «spirito» e «alito / respiro» è lo stesso, ossia
rûach. Perciò faccio io tale traduzione letterale dei vv.
3-14; ho evidenziato in maiuscoletto le parti importanti per capire
correttamente il brano.
3 E mi disse:
«Figlio d’uomo, queste ossa vivranno [nuovamente]?». E io risposi: «O Signore, o
Eterno, tu lo sai».
4 Ed egli mi
disse: «Proclama su queste ossa, e di’ loro: “Ossa
secche, ascoltate la parola dell’Eterno!
5 Così dice il
Signore, l’Eterno, a queste ossa: Ecco, io porto “alito [di vita]” [rûach]
in voi, cosicché diventiate vive.
6 E io metto dei
tendini su di voi e faccio nascere della carne su di voi, e vi rivesto di pelle,
e metto “alito [di vita]” [rûach] in voi, cosicché diventiate vive. E
conoscerete che io sono l’Eterno”».
7 E io proclamai
come mi era stato comandato. E si fece rumore come io proclamavo; ed ecco un
fragore: e le ossa s’accostarono insieme, un osso al suo osso.
8 Io guardai, ed
ecco [sorsero] su d’esse tendini, crebbe della carne, ed egli le ricoprì di
pelle; ma non c’era in loro [ancora] alcuno “alito [di vita]” [rûach].
9 Ed egli mi
disse: «Proclama all’“alito [di vita]” [rûach], proclama, figlio
d’uomo, e di’ all’“alito [di vita]” [rûach]: “Così
parla il Signore, l’Eterno: Vieni dai quattro venti [rûach
pl.], o “alito [di vita]” [rûach], alita su questi uccisi, e fa’ che
vivano [nuovamente]!”».
10 E io
proclamai, com’egli m’aveva comandato; e “l’alito [di vita]” [rûach]
entrò in loro, ed essi tornarono in vita, e si rizzarono in piedi: un esercito
molto, molto grande.
11 Ed egli mi
disse: «Figlio d’uomo,
queste ossa sono tutta la casa d’Israele. Ecco, essi dicono: “Le
nostre ossa sono secche, e la
nostra speranza è perita; noi siamo tagliati fuori [dalla vita]!”.
12 Perciò,
proclama e di’ loro: “Così parla il Signore, l’Eterno: Ecco, io apro i
vostri sepolcri, vi traggo fuori dalle
vostre
tombe come mio popolo, e
vi riconduco nel paese d’Israele.
13 E voi
conoscerete che io sono l’Eterno, quando apro i vostri sepolcri e vi traggo
fuori dalle vostre tombe
come popolo mio!
14 E metto in
voi il mio “alito [di vita]” [rûach], affinché viviate, e
vi porrò sul vostro suolo. E conoscerete che io, l’Eterno, ho parlato e
l’ho fatto, dice l’Eterno”». |
In Ezechiele 37 Dio
promise semplicemente il suo «alito vivificatore», ossia il suo «spirito
di vita», non l’intervento di una persona della Deità, che allora era
sconosciuta e divenne rivelazione soltanto nel nuovo patto. Quando nelle nostre
traduzioni al v. 14 Dio usò l’espressione «mio spirito» non intendeva
un’altra persona, ma la sua presenza personale, che qui era nella fattispecie
del suo «alito vivificatore». Ezechiele e i profeti non sapevano ancora nulla
dell’esistenza di uno «Spirito Santo» come persona distinta nella Deità; tale
dottrina cristiana era ancora sconosciuta addirittura ai dodici uomini di Efeso,
che erano stati battezzati del battesimo di Giovanni soltanto (At 19,2). Ciò
mostra che non era una dottrina tipica del giudaismo.
Come abbiamo visto, per gli autori dell’AT lo «spirito» era la presenza
immateriale di Dio. Davide, infatti, affermava letteralmente: «Non rigettarmi
dalla tua presenza [ebr. faccia] e lo spirito della tua santità non togliere da
me» (Sal 51,11). Per capire questo verso e tutto il contesto, bisogna tener
presente il «parallelismo dei membri»; nel «parallelismo sinonimico» la prima e
la seconda parte del verso affermano cose simili, essendo gli Ebrei abituati a
dire la stessa cosa in due modi differenti. Davide, che non sapeva nulla del
fatto che lo Spirito di Dio fosse una persona a sé, intendeva qui semplicemente
la presenza immateriale di Dio nella sua vita.
Tale parallelismo fra «vento» e «alito vivificante» lo troviamo ancora
all’inizio del NT, quando ancora Gesù non aveva ancora rivelato la dottrina
dello Spirito Santo quale persona (cfr. Gv 13-16). Ad esempio, Giovanni 3,8
recita così in greco: «Il pneuma
soffia dove vuole, e tu odi il suo fragore, ma non sai da dove viene né dove va;
così è di chiunque è nato dal pneuma».
Quindi, ancora qui, il termine greco pneuma descrive la presenza
immateriale di Dio, che realizza il «nascere dall’alto» (v. 7) o «nascere da
Dio» (Gv 1,13; 1 Gv 3,9; 4,7; 5,1.4s).
3. ASPETTI CONCLUSIVI:
Questo lettore parla volentieri di «dichiarare o proclamare verità future»,
intendendo chiaramente quelle neotestamentarie («qualcosa che ancora deve
accadere»). Il contesto di Ezechiele 37 indica però un adempimento imminente,
a quei tempi. Se si analizza bene il testo, si potrà vedere che tutta la
visione è soltanto un’illustrazione di un evento storico, allora
immediatamente prossimo.
Si noti che il profeta doveva rivolgersi alle «ossa secche», ingiungendo
loro di ascoltare! (vv. 4s). Chiaramente le ossa calcinate non hanno tale
capacità di ascoltare; il contesto mostra che Dio si rivolgeva così a persone
allora biologicamente vive, ma «morte» rispetto alla terra promessa. Come in
ogni parabola (cfr. Is 5 per la vigna dell’Eterno), all’illustrazione viene
fatta seguire la spiegazione: «Queste ossa sono tutta la casa
d’Israele. Ecco, essi dicono…» (v. 11), ossia si trattava degli Israeliti
allora viventi; le ossa secche descrivevano la mancanza d’ogni prospettiva di
essere popolo, essendo tagliati fuori dalla storia (v. 11b). Riportarli in
vita (in senso storico), tirandoli idealmente fuori dalla tomba della storia «come
mio popolo» (vv. 12s), significava ricondurli
«nel paese d’Israele» (v. 12). Quando Dio disse di mettere in loro «il
mio “alito [di vita]”», ciò corrispondeva storicamente a «vi porrò sul
vostro suolo» (v. 14; cfr. immagini collettive simili in Ez 36,24-28.33ss;
37,21ss).
Si trattava quindi di una «parabola storica», la cui realtà era la
seguente. Il regno del nord o Efraim era stato deportato dagli Assiri nel
722 a.C., il regno del sud o Giuda era stato deportato a diverse riprese dal 597
al 586 a.C. per mezzo dei Babilonesi, quindi ai tempi di Ezechiele,
Daniele e Geremia. Rispetto alla terra promessa, il popolo deportato nella
diaspora era considerato oramai storicamente «morto», poiché il loro
paese era il luogo, in cui si realizzavano la presenza particolare di Dio
(santuario) e le promesse. Dio diede a Ezechiele tale visione per illustrare
l’imminente ritorno d’Israele dalla cattività. Ciò fu considerato da Dio come un
ritorno in vita in senso storico, ossia per essere una entità
storico-religiosa nella propria terra. Tale «risurrezione storica» consisteva,
quindi, proprio nel ritornare in patria e riprendere la fisionomia di un popolo
riconoscibile come tale, che ritornasse a comportarsi come popolo del patto e
godesse della presenza e delle benedizioni di Dio. Il brano non ha
direttamente a che fare con lo Spirito Santo, che è stato rivelato soltanto
nel NT, ma con «l’alito [di vita]», che
nell’illustrazione rende un corpo inerte una persona vivente. Si tratta qui
solo di un’immagine e parabola come tante altre, che si trovano nel libro di
Ezechiele e nei libri degli altri profeti.
Ho apprezzato il coraggio del mio interlocutore nel presentare un
ragionamento. Capisco che mancandogli strumenti linguistici (significato della
rûach
in ebraico) e conoscenze teologiche (rivelazione dello Spirito Santo quale
persona solo nel NT), è arrivato a conclusioni affrettate e solo
apparentemente logiche, visto che trascurano vari fattori presenti nel contesto
e nello sviluppo della rivelazione. La sfida, quindi, rimane ed è rivolta
a tale lettore e ad altri studiosi della Bibbia: trovino un unico brano chiaro
incontrovertibile nel NT, in cui lo Spirito Santo è stato fatto oggetto
di invocazione, supplica, adorazione e così via. Io non l’ho ancora trovato.
Stando così le cose, non mi sento di andare di là da ciò che è scritto,
né di aggiungere alcunché alla fede trasmessa una volta per tutte ai santi (Gd
1,3).
4. ALCUNE APPLICAZIONI
■ Israele allora: Se si confronta Isaia 5 (il canto sulla vigna
dell’Eterno) ed Ezechiele 37, si prenderà atto che sono ambedue parabole e
illustrazioni del rapporto storico di Dio verso il suo popolo del patto. Nella
parabola di
Isaia 5 Dio affermò di abbandonare dapprima Israele al giudizio storico, a
causa del pervertimento del popolo in senso morale, religioso e devozionale; ciò
poi avvenne storicamente. Nell’illustrazione di Ezechiele 37 Dio presentò
il suo piano di rianimazione storica di un popolo, oramai storicamente «morto»,
per ricondurlo alla «vita» nella sua terra. Ciò avvenne poi per mano di
Zerubabele e Giosuè (Esd 1ss). Ciò venne descritta come una specie di
resurrezione storica.
■ Noi oggi: Nel nuovo patto abbiamo la piena rivelazione di Dio.
Chiaramente lo Spirito Santo non è più soltanto una presenza immateriale di Dio,
ma la terza persona della Deità, come Gesù insegnò. Anche nel NT la risurrezione
finale dei corpi viene usata come illustrazione dell’opera di Dio nella vita
dell’uomo, sia in senso spirituale e morale, sia in senso esistenziale.
Sebbene l’uomo sia biologicamente vivo, è considerato spiritualmente morto.
La risurrezione dei corpi è descritta come una vivificazione, ossia un ritorno
in vita (1 Cor 15,21ss.36.45 Cristo quale «spirito vivificante»). Viceversa, la
rigenerazione è illustrata come una rianimazione, una vivificazione (cfr. 2 Cor
3,6 spirito; 1 Tm 6,13 Dio), una risurrezione. «E voi pure egli ha
vivificati, voi che eravate
morti nelle vostre trasgressioni e
nei vostri peccati. […] anche quando eravamo
morti nelle trasgressioni, egli ci
ha vivificati con Cristo (egli è
per grazia che siete stati salvati), e ci ha
risuscitati con lui e con lui ci ha
fatti sedere nei luoghi celesti in Cristo Gesù» (Ef 2,1.5s; Col 2,13ss). Al
rabbino Nicodemo Gesù presentò tutto ciò come una «nascita dall’alto» o
rinascita (Gv 3,3.5). Il risveglio spirituale mediante la luce di Cristo è
paragonato a una risurrezione dai morti (Ef 5,14).
Oltre agli aspetti della rigenerazione, Dio è disposto a darci nuova linfa
devozionale e morale mediante lo Spirito Santo, che oggi sappiamo essere una
persona. Il Signore è pronto a darci una nuova ripresa quando siamo
caduti o presi da confusione, ci siamo arenati o smarriti.
► URL:
http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/A1-SSanto_Ez-37_MT_AT.htm
13-11-2010; Aggiornamento:
06-12-2010 |