Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Il sabato, l’anno sabbatico e il giubileo.

 

Ecco le parti principali:
■ Il patto, l'etica e il pensiero sabbatico
■ Il sabato nell’Antico Testamento, nel giudaismo, nel Nuovo Testamento e relative questioni odierne
■ L’estensione del sabato: l’anno sabbatico e lo jôbel nella Torà e nella storia
■ L’ideale e le funzioni teologiche risultanti
■ Excursus: Storia del giubileo cattolico
■ Le feste principali in Israele.

 

► Vedi al riguardo la recensione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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IL PECCATO E LA DIFFERENZIAZIONE DEI PECCATI

 

 di Nicola Martella

 

La questione del lettore La risposta

 

Prima di porre una domanda, il lettore si accerti che non ci sia già una risposta all'interno del sito «Fede controcorrente». È anche possibile che l'autore abbia già trattato l'argomento in uno di suoi libri; in tal caso verrà inviato al lettore il riferimento all'opera e alle pagine. In alcuni casi il gestore del sito si avvarrà dell'ausilio di un competente collaboratore perché venga data una risposta alla domanda del lettore.

 

 

La questione del lettore  

 

Riguardavo oggi il mio intervento nel tema su « Pena di morte e nuovo patto? Parliamone (3) e notavo la tua nota editoriale, in cui ponevi all’attenzione e la differenza fra peccato e peccati.

     Capisco e condivido le tue note nell’articolo, a cui rimandi: «Se non si distingue fra "peccato" e "peccati" e neppure riguardo alla diversa gravità delle trasgressioni, si corrono due pericoli antitetici: 1) Gli uni diverranno «buonisti» e tolleranti verso tutti i tipi di atti peccaminosi; 2) Gli altri invece diverranno "legalisti" e rigidi, sanzionando con ogni rigore la più piccola deviazione da un ideale personale o di gruppo». [► Peccati e loro differenziazione]

     Ciononostante, il peccato, nel suo senso lato rimane comunque sempre la trasgressione della legge di Dio (1 Gv 3,4). Paolo fa ampiamente riferimento a questa trasgressione nella sua lettera ai Romani. Cito un solo verso per tutti: «Tutti hanno peccato...» (Rm 6,23).

     Giacomo riassumendo indica sotto peccato chiunque che, sapendo fare il bene, non lo faccia (Gcm 4,17).

     La differenza che trovo io è in 1 Cor 6, dove il peccato di fornicazione e/o adulterio trova una sua particolare gravità in quanto coinvolge il corpo che è oramai «tempio dello Spirito Santo».

     Mi piacerebbe leggere le tue riflessioni su questo argomento. {Guerino De Masi; 18-02-2008}

 

 

La risposta ▲

 

Certamente bisogna fare dapprima una distinzione fra peccato e peccati nella Bibbia: il peccato intende la natura peccaminosa e viene espiato; i peccati sono le singole colpe o trasgressioni e vengono rimessi o perdonati. Questa differenza è evidente in 1 Giovanni 1 e in tutta l’epistola. Qui di seguito ci concentriamo però solo sulle questioni a cui il lettore accenna.

 

     ■ Gv 1,34: È vero il peccato è sempre la trasgressione della legge (cfr. anche Dn 9,11; Os 8,1; Rm 2,23.25.27). Per trasgredire una legge, i suoi precetti devono essere però chiaramente definiti, altrimenti si cade nel soggettivismo e nell’arbitrio (cfr. il proverbio «fatta la legge, trovato l’inganno»). Mancando una legge, non si può imputarne la trasgressione (cfr. Rm 4,15); essa è stata introdotta appunto per sanzionare le trasgressioni (Gal 3,16) ed è essa a stabilire chi sia un trasgressore (Gcm 2,9), e cioè sempre su aspetti concreti (v. 11).

     Nessuna legge umana o divina può perciò condannare qualcuno per trasgressioni non chiaramente codificate da una legge. Non si può condannare qualcuno per le sue eventuali intenzioni di trasgredire né per il fatto che tutti sono potenzialmente dei trasgressori (cfr. il proverbio «l’occasione fa il ladro»). Nessun ladro può pensare di passarla liscia relativizzando la sua colpa e generalizzando la tendenza umana a rubare: «Prima o poi tutti rubiamo qualcosa. Lei, signor Giudice, può assicurarci di non averlo mai fatto, neppure per una minima cosa?».

 

     ■ Rm 6,23: Versi del genere non smentiscono questo principio, ma ne rivelano un altro: Dio con una sentenza storica sovrana e incontrovertibile ha rinchiuso tutti sotto peccato (Rm 3,9; 11,32; per togliere a chiunque qualsiasi vanto) per fare così grazia a tutti (chiaramente bisogna accettare tale grazia; Rm 3,23ss).

 

     ■ Gcm 4,17: Quanto a questo verso, potremmo disquisire sulla sua applicazione secondo l’intendimento odierno del brano. Allora bisogna tener presente che anche le leggi terrene prevedono l’omissione di soccorso come reato imputabile e punibile. Ciò riguarda anche casi in cui non s’eserciti i doveri di patria potestà e di tutela (figli, genitori o fratelli inabili o inetti). È difficile punire in altri casi qualcuno per non aver fatto qualcosa di positivo che era in grado di compiere (p.es. dare ai barboni mensilmente un terzo del proprio stipendio), a meno che tale cosa non sia codificata in una norma di legge (cfr. «X [5; 8] per mille»). Sul piano morale, Gcm 4,17 potrebbe rientrare nella stessa dinamica generale del «tutti peccatori», visto che «fare il bene» è un concetto abbastanza elastico e soggettivo: per gli uni intende, ad esempio, ciò che mi sta intorno (prossimo), per altri anche ciò che succede dall’altra parte del mondo (p.es. vittime d’un alluvione in Bangladesh o bambini sfruttati per cucire palloni da calcio, usati negli stadi occidentali). Per gli uni è ciò che serve per salvare la vita (dare da mangiare agli affamati), per gli altri ciò che fa comunque bene soggettivamente all’altro (p.es. regalo di compleanno).

     In ogni modo, si fa bene a contestualizzare Gcm 4,17, tenendo presente che esso porta a conclusione quanto precede (cfr. «quindi»): giudicare il prossimo (vv. 11s) e progettare la vita in sottomissione al Signore (vv. 13ss). Il verso 15 si conclude condannando le millanterie («Ogni tale vanto è cattivo») e con contrappasso al v. 16. [Nota al margine: Poi il v. 16 si trova appena prima di un brano nuovo (cfr. «ora») che parla del rapporto con le ricchezze e del fatto che i ricchi sfruttano i lavoratori, condannano e uccidono chi è giusto (Gcm 5,1-6).]

     È quindi molto probabile che l’espressione «sa fare il bene» intenda «è in grado di fare ciò che è giusto»; il concetto ebraico ṭob (Giacomo era un cristiano giudaico) si può anche riferire, in senso morale, a fare il proprio dovere, a mettere in pratica la legge, quindi a fare ciò che è giusto, congruo, opportuno (positivo 2 Cr 14,1 buono e retto; 31,20 buono e retto; Gb 34,4 buono e giusto; negativo 1 Sm 2,24; 2 Sm 17,7). Anche nel NT «buono» in senso morale può stare per «moralmente giusto» (1 Cor 5,6; 1 Tm 2,3; Tt 2,3). I concetti ebraici «buono - cattivo» erano usati in senso morale così come noi intendiamo «giusto – sbagliato / ingiusto»; si veda come la qualità degli alberi viene usata per descrivere gli uomini (Mt 7,17ss; 12,33ss).

     Gcm 4,17 è da tradurre come segue: «A chi dunque sa fare bene e non lo fa, [ciò] gli è [imputato come] peccato».

 

     ■ 1 Cor 6: Il caso descritto in questo brano (fornicazione) è solo uno dei tanti singoli punti concreti, secondo cui la legge morale del nuovo patto condanna qualcuno (cfr. Ap 21,8; cfr. anche Gal 5,19ss; Col 3,5). Non è quindi l’unico né è esclusivo. E ciò tanto più che la fornicazione era legata allora alla prostituzione sacra, attuata presso i templi, quindi a una devozione idolatrica e a pratiche magico-religiose (1 Cor 10,20ss).

 

Esiste una differenza tra i peccati? {Nicola Martella} (D)

Il peccato (non) a morte {Nicola Martella} (D)

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/A1-Peccati_differenz_Sh.htm

20-02-2008; Aggiornamento: 30-03-2009

 

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