1. ENTRIAMO IN TEMA: Da che mondo e mondo,
gli uomini si sono sforzati di conoscere Dio e di rappresentarne la sua
manifestazione nella storia. Nell’Antico Testamento (AT) Dio si manifestava (e
veniva riconosciuto) mediante varie teofanie: nei fenomeni atmosferici e
meteorologi (p.es. fulmini, grandine, tempesta, caduta di meteoriti), negli
eventi naturali drammatici (p.es. terremoti, inondazioni), in manifestazioni
personali sensibili (p.es. inviato di Jahwè) e così via. Nel Nuovo Testamento
(NT) e nella dottrina cristiana si afferma che Dio si manifesta particolarmente
mediante tre istanze: la natura, la coscienza umana e la Parola di Dio. Al
riguardo si parla anche rispettivamente di rivelazione naturale, interiore e
speciale.
2. L’ESPERIENZA DI UN FOTOGRAFO: Fotografare
significa letteralmente dal greco «scrivere con la luce». Presso il monte
Sinai Dio dette a Mosè «le due tavole della testimonianza, tavole di pietra,
scritte col dito di Dio» (Esodo 31,18; Deuteronomio 9,10). Nella Bibbia
riguardo ai comandamenti divini e alle sue verità si viene esortati come segue:
«Scrivili sulla tavola del tuo cuore» (Proverbi 3,3; 7,3). Si parla anche
del fatto che Dio stesso voglia scriverli nei cuori di coloro che lo temono: «Io
metterò la mia legge nel loro interiore, la scriverò sul loro cuore»
(Geremia 31,33; Ebrei 8,10; 10,16). Quindi anche Dio scrive, in un certo modo,
con la luce nella nostra vita. Egli vuole «fotografare», «scrivere con la luce»
la sua immagine nei cuori di uomini ben disposti.
Tempo fa Sandro Carini mi inviò il seguente esempio tratto dalla sua lunga
esperienza di fotografo e di gestore di un laboratorio di sviluppo. Sebbene
egli lo avesse usato in origine per illustrare altro, mi sembra proprio adatto
per chiarire i modi, con cui Dio si manifesta nel mondo. Ecco la sua
testimonianza: «Cercherò d’esprimermi in termini accessibili soprattutto per
coloro che non conoscono la fotografia nei particolari. La mia competenza
tecnico professionale l’ho raggiunta mediante una pratica di circa 20 anni
lavorativi in un laboratorio artigianale personale di stampa fotografica.
Prendiamo una stampante per foto a colori “Safai Simbol 30x45”; per
impressionare i colori sulla carta fotografica c’è bisogno di quanto segue: ▪ 1.
Una luce bianca (lampada 250 watt, 24 volt, tenuta accesa per circa 5 minuti
affinché raggiunga la giusta temperatura); ▪ 2. Tre filtri. Faccio presente che
tutte le stampanti a colori meccaniche hanno, dalla nascita delle stampe a
colori fino a oggi, solo tre filtri colorati: giallo, magenta e ciano.
La luce, fornita dalla lampada accesa, passa attraverso i tre filtri e viene
concentrata su un negativo per mezzo d’un diffusore e proiettata da un obiettivo
sulla carta fotosensibile. I colori della foto vengono determinati
dall’interazione, durante l’esposizione, dei tre filtri.
Il filtro ciano normalmente non si muove, è il filtro base che interviene solo
nel caso in cui ci sia un particolare e strano negativo che rende necessaria la
sua messa in opera. I filtri giallo e magenta interagiscono sempre insieme, per
dare più vivacità al colore delle foto; ciò che varia è, a secondo del tipo di
negativo, solo il tempo d’esposizione. Il giallo da colori più morbidi e
pastosi; il magenta alza il contrasto dei colori, cioè i neri sono più marcati e
i chiari sono più bianchi».
3. ALCUNE CONSIDERAZIONI: Leggendo tale
resoconto tratto dall’esperienza di un fotografo, ho dovuto pensare alla
manifestazione di Dio nel mondo.
3.1. DIO E LA
LUCE: Nella sacra Scrittura Dio viene paragonato a volte alla luce (1
Giovanni 1,5) e il suo manifestarsi è rapportato alla rivelazione (o diffusione)
della luce (Giovanni 1,4; 3,19; Apocalisse 4,5); quest’ultima è energia
all’opera. Dio come la luce non si può vedere per quello che è nella sua natura,
ma se ne possono sperimentare gli effetti. Quando l’apostolo Giovanni vide il
trono di Dio nei cieli, descrisse così gli effetti della teofania: «E Colui
che sedeva era nell’aspetto simile a una pietra di diaspro e di sardonico; e
attorno al trono c’era un arcobaleno che, a vederlo, somigliava a uno smeraldo»
(Apocalisse 4,3; cfr. Ezechiele 1,28).
Noi vediamo gli oggetti perché la luce, manifestandosi su di loro, viene in
parte assorbita e in parte riflessa, e ciò riguarda anche i colori, di cui essa
è composta. Infatti, quel che è chiamata «luce bianca», è in effetti una «unità
composita»: la somma dei colori, in essa contenuti, la fa apparire tale. Quando
però essa viene assorbita in alcune parti cromatiche e riflessa in altre, gli
oggetti ci appaiono colorati di questo o quel colore. Che la luce sia una «unità
composita», ci viene mostrato da un prisma che la frange e ce ne mostra i
componenti.
Lo stesso vale anche per Dio. Sebbene non siamo in grado di vederlo, essendo
Egli spirito, possiamo sperimentare le sue manifestazioni. Mediante il «prisma
della rivelazione», abbiamo preso atto che Dio è anch’Egli una «unità composita»
e, dall’incarnazione in poi, si è manifestato come Padre, Figlio e Spirito
Santo.
3.2. LA
FOTOGRAFIA: Torniamo alla testimonianza tecnica dell’amico fotografo. Da
una parte abbiamo la luce bianca, dall’altra una lastra fotosensibile e in mezzo
un negativo che vogliamo fissare e stampare. Perché l’immagine si fissi in modo
nitido, il fotografo si serve dei tre filtri.
In modo simile, Dio si rivela e può essere riconosciuto nel mondo. I tre
«filtri» che aiutano a renderlo comprensibile sono i seguenti: la rivelazione
mediante la natura (o creazione), mediante la coscienza (o cuore) e mediante la
sacra Scrittura (rivelazione speciale).
■ La natura: Il creato in tutta la sua gloria e magnificenza, nella sua
composizione articolata, in tutte le sue meraviglie e funzioni e in tutti i suoi
misteri è un riflesso della gloria, dell’intelligenza e della sapienza del
Creatore. «I cieli raccontano la gloria di Dio e il firmamento annunzia
l’opera delle sue mani» (Salmo 19,1). «Le [cose] invisibili di lui, sia
la sua perpetua potenza sia la sua divinità, vengono comprese [e] vedute fin
dalla creazione del mondo per mezzo delle opere» (Romani 1,20).
■ La coscienza: Dio ha creato l’uomo a sua immagine. Gli ha elargito la
capacità di sondare il creato, di astrarre e di riflettere. Sebbene ci sia la
presenza del peccato nel mondo, egli è un essere morale e come tale ha la
capacità di discernere tra il bene e il male, di creare leggi e di dare un certo
ordine al mondo. Chiaramente il cuore dell’uomo si può anche indurire e
pervertire. In ogni modo la coscienza dell’uomo è un riflesso del divino. Dio si
manifesta in senso lato alla coscienza umana e mediante essa, poiché l’uomo
rimane un essere creato a immagine e somiglianza di Dio (vedi sotto). L’apostolo
Paolo affermò: «Ciò che si può conoscere di Dio, è manifesto in loro,
avendolo Dio loro manifestato» (Romani 1,19). Dinanzi ai filosofi ateniesi
nell’areopago, egli ribadì che gli atti di bontà di Dio nel creato e nella
storia sono finalizzati al fatto che gli uomini «cerchino Dio, se mai
giungano a trovarlo, come a tastoni, benché Egli non sia lungi da ciascun di
noi. Difatti, in lui viviamo, ci moviamo, e siamo, come anche alcuni dei vostri
poeti han detto: “Poiché siamo anche sua progenie”» (Atti 17,24-28).
■ La sacra Scrittura: Essa è la rivelazione speciale. Dio si è rivelato
in modo progressivo nella storia a persone particolari (p.es. Abramo, profeti),
a un popolo particolare (Israele) e, infine, mediante suo Figlio Gesù Cristo.
L’epistola agli Ebrei inizia così: «Dio, dopo aver in molte volte e in molte
maniere parlato anticamente ai padri per mezzo dei profeti, in questi ultimi
giorni ha parlato a noi mediante il suo Figlio… lo splendore della sua gloria e
l’impronta della sua essenza» (Ebrei 1,1ss).
La Bibbia è la raccolta di tali testimonianze; in essa parla Dio stesso in modo
speciale agli uomini. «Ogni scrittura ispirata da Dio è utile a insegnare, a
riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, affinché l’uomo di Dio sia
compiuto, appieno fornito per ogni opera buona» (2 Timoteo 3,16s9.
Queste tre istanze
sono come i tre filtri per il fotografo. Sebbene la luce non si veda, se ne
vedono gli effetti sulla carta fotosensibile, dopo che ha attraversato i tre
filtri. Sebbene il «filtro» della natura e quello della coscienza non devono
essere né sminuiti né sopravvalutati, Dio si è manifestato nella storia
specialmente mediante il «filtro» della sua rivelazione speciale, che è stata
fissata per iscritto nella sacra Scrittura. Quest’ultimo «filtro» getta luce
anche sugli altri due: chi ha riconosciuto il Signore sulla base della Parola di
Dio, lo riconoscerà anche nel creato e nel proprio cuore.
3.3.
L’IMMAGINE DI DIO: È scritto che, quando Dio creò l’uomo, ebbe il
seguente proposito: «Facciamo l’uomo a nostra immagine e a nostra somiglianza»
(Genesi 1,26). Dio fissò nella natura umana la sua propria immagine (v. 27). Lo
stesso procedimento è attribuito all’uomo mediante la riproduzione: «Adamo…
generò un figlio a sua somiglianza, conforme alla sua immagine, e gli pose nome
Seth» (Genesi 5,3). Anche dopo la ribellione umana e la corruzione
dell’uomo, Dio ricordò di aver «fatto l’uomo a sua immagine» (Genesi
9,6). Dio proibì all’uomo di farsi immagini di culto che lo raffigurassero
(Esodo 20,4s; Deuteronomio 4,16.23; 5,8; 27,15), proprio perché l’uomo stesso è
chiamato a rappresentarlo nel mondo. Il profeta Isaia mostrò la follia di farsi
un idolo che rappresenti Dio: «A chi vorreste voi assomigliare Dio? e con
quale immagine lo rappresentereste?» (40,18ss; 44,9ss).
Dio non è venuto meno nel suo progetto di fissare la sua immagine nella natura
dell’uomo. Tale piano è stato portato al culmine in Gesù Cristo: il suo progetto
è di rendere i credenti «conformi all’immagine del suo Figlio» (Romani
8,29). L’obiettivo è che alla risurrezione «come abbiamo portato l’immagine
del terreno, così porteremo anche l’immagine del celeste» (1 Corinzi 15,49).
Già ora, però, mediante il processo di santificazione, esponendoci alla luce
della verità, «noi tutti contemplando a viso scoperto, come in uno specchio,
la gloria del Signore, siamo trasformati nella stessa immagine di lui, di gloria
in gloria, secondo che opera il Signore, che è Spirito» (2 Corinzi 3,18).
Come non possiamo vedere la luce ma solo gli effetti, così non possiamo vedere
Dio, che è spirito, ma la trasformazione incrementale nell’immagine del Signore.
Con l’incarnazione il Figlio di Dio si è manifestato come «l’immagine
dell’invisibile Dio» (Col 1,15). Cristo «è l’immagine di Dio» e
mediante «la luce dell’Evangelo della gloria di Cristo» (2 Corinzi 4,4)
si realizza in noi tale trasformazione. Infatti è possibile essere «rinnovati
nello spirito della… mente», poiché «l’uomo nuovo… è creato all’immagine di Dio
nella giustizia e nella santità che procedono dalla verità» (Efesini 4,23s).
Perciò l’uomo nuovo «si va rinnovando in conoscenza a immagine di Colui che
l’ha creato» (Colossesi 3,10).
3.4. PERICOLI
DURANTE IL PROCESSO FOTOGRAFICO: L’amico fotografo ci ha parlato di
luce, di filtri, di negativo, di stampa analogica e così via. Che cosa impedirà
una fotografia nitida? Dapprima il cosiddetto otturatore, che impedisce il
passaggio della luce; perciò bisogna toglierlo. Similmente un cuore indurito nel
peccato impedisce all’uomo di aprirsi alla luce divina e d’essere illuminati
dalla conoscenza di Dio.
A detta dell’amico fotografo, anche quando si apre l’otturatore, i pericoli sono
tanti. La carta fotosensibile per arrivare al prodotto finale (una nitida
immagine), deve passare per un breve arco di tempo in specifici bagni chimici e
solo alla fine di questo percorso, se tutto andrà bene, diventerà una fotografia
perfetta. Gli inconvenienti che possono accadere durante lo sviluppo della carta
fotosensibile, sono i seguenti: inquinamento chimico, graffi dei rulli di
trasporto, mucillagine nell’acqua di lavaggio, malfunzionamento del forno
essiccatore, eccetera.
Anche in senso spirituale, il problema non sta nella luce divina, ma nel
processo di conoscenza da parte dell’uomo; ciò dipende quindi da tutto ciò che
l’essere umano frappone tra la luce (verità) e la sua conoscenza: tradizioni
umane, ideologie religiose, cultura, apriorismi e altre cose estranee alla luce
biblica. Chiaramente un cuore puro, ben disposto verso la verità e pronto a
farsi correggere da Dio mediante la sua Parola, sono i prerequisiti migliori
perché Dio si riveli all’uomo e venga da lui conosciuto.
Per l’approfondimento si veda in
Nicola Martella,
Manuale Teologico dell’Antico Testamento (Punto°A°Croce, Roma
2002), gli articoli: «Auto-presentazione di
Dio (Formula di ~)», pp. 97s;
«Conoscenza di Dio (Formula di ~)»,
pp. 116-119; «Immagine e somiglianza di Dio», p. 183; «Manifestazioni di Dio»,
pp. 224-227; «Teofania», pp. 351s. |
► URL:
http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/A1-Conoscere_Dio_MT_AT.htm
11-11-2008; Aggiornamento: 16-11-2008
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