Secondo te,
quali temi o aspetti sono messi forse troppo in risalto (o addirittura
eccessivamente accentuati) negli ambienti del «movimento dei Fratelli»?
■ La disciplina. Ormai basta un
niente per mettere F.C. [= fuori comunione, N.d.R.] qualche membro o intere
comunità. Anziché finalizzata alla cura d’anime, la disciplina è diventata un
sistema di potere alla stregua dei papi cattolici. Se la carnalità comincia
dalla testa che ne sarà del resto del pesce? (Maurizio Marino)
■ ▪ 1) Adesione ai principi
espressi nella Scrittura, secondo il principio: «sola scriptura, tota
scriptura» (nota: che non valuto «eccessivamente accentuato»); ▪ 2)
Autonomia e centralità della chiesa locale. (Nicola Berretta)
■ Le questioni secondarie di etica
cristiana. (Gaio, ps.)
■
Laicità, a discapito d’un corretto uso dei doni elargiti dallo Spirito.
(Rinaldo Diprose)
■ La centralità nel culto
della cena del Signore: a volte rischia d’essere un po’ discriminante quando ci
sono dei non credenti. (Francesco Bozzi)
■ Se sapete queste cose, siete
beati se le fate. (Luciano Mancin)
■ L’ultra-congregazionalismo
(ogni Chiesa Locale è assolutamente indipendente dalle altre) e l’idea che non
ci debbano essere «padri», ma che tutti siamo «fratelli» e quindi non ci sarebbe
bisogno di formazione di qualcuno verso qualcun altro (anziani compresi). (Luca
Ciotta)
■ ▪ 1) Mi viene in mente la
polemica interna che ogni tanto ritorna sull’uso d’alcune assemblee del pane già
spezzato e il vino diviso in bicchierini. Sinceramente mi sembra che si vada a
cercare il pelo nell’uovo, perché non è in discussione la sostanza della Cena
del Signore (transustanziazione, consustanziazione, presenza spirituale o gesto
simbolico), ma solo l’aspetto semplice esteriore di ciò che si vede al momento
della distribuzione (che all’origine ci sia una sola pagnotta e una sola
bottiglia di vino lo sanno tutti). ▪ 2) Impuntarsi troppo su cose del genere mi
sembra deleterio, perché mi pare che non porti a niente, se non a un’attenzione
eccessiva alle apparenze. (Salomè Stisabi, ps.)
■ Non ovunque, ma frequentemente
la liturgia. Gli incontri sono fortemente schematizzati. (Giorgio De Luca)
■ La presunta superiorità
rispetto a chiunque altro. (Sandro Bertone)
■ La correttezza dottrinale che
pretendiamo troppo spesso d’avere e che non mettiamo mai in dubbio. (Antonio Del
Vento)
■ Differenze dottrinali
secondarie, aspetti esteriori nel culto e nei rapporti personali. (Pier
Francesco Abortivi)
■ Ritengo maggiore l’accento posto
sul potere del peccato sull’uomo — e relativa tendenza al giudizio — rispetto
alla necessità di redenzione dell’uomo — e relativa tendenza all’amore. (Ritengo
un brutto segnale che le chiese si moltiplicano più per divisione che per
evangelizzazione.) (Emanuela Busatto)
■ Forse l’escatologia. (Tonino
Mele)
■ «Troppa dottrina», poca
esperienza. «Troppo anzianato», poco discepolato. (Attilio De Renzis)
■ Non saprei. (Roberto Frache)
■ Non saprei. Più che essere
alcuni preponderanti, è la mancanza d’altri che si sente. (Marcello Favareto)
■ Lo studio biblico
infrasettimanale senza risvolti pratici. (A.D., ps.)
■ Nessuno in
particolare, per la mia esperienza. (Federico Corona, ps.)
■ Non saprei. (Stefano Comune)
2.
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