Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

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Offensiva intorno a Gesù 1

 

Cristianesimo giudaico

 

 

 

 

«Chi dice la gente ch’io sia?» — Offensiva intorno a Gesù 1: È ciò che dicono gli altri su Gesù.

Ecco le parti principali:
■ Gesù nei mass-media
■ Gesù fra teologia e filosofia
■ Gesù fra filosofia e ideologia
■ Gesù fra ideologie e religioni
■ Excursus: La via che porta a Dio

 

«E voi, chi dite ch’io sia?» — Offensiva intorno a Gesù 2: È ciò che la Bibbia dice su Gesù.

Ecco le parti principali:
■ Gesù nella Bibbia e nella storia
■ La questione giudaica
■ Aspetti conclusivi (Gesù e le donne, Il Gesù sacramentale, Interrogativi)
■ Dizionarietto dei termini

 

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 Offensiva intorno a Gesù 2

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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RESTAURARE LA CHIESA IN SENSO GIUDEO-CRISTIANO?

 

 di Argentino Quintavalle - Nicola Martella

 

1. Bisogno d’una restaurazione giudeo-cristiana (Argentino Quintavalle)

2. Osservazioni e obiezioni (Nicola Martella)

 

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1.  BISOGNO D’UNA RESTAURAZIONE GIUDEO-CRISTIANA (Argentino Quintavalle)

 

1.1.  ENTRIAMO IN TEMA: Credo sia doveroso da parte mia esprimere ai lettori l’idea che ho della chiesa. M’auspico una restaurazione della chiesa giudeo-cristiana. Tuttavia, molti cristiani hanno paura della rinascita d’un nuovo legalismo. Possa Dio affrettare il giorno in cui tutte le cose saranno giudicate, non per il loro essere giudaiche o cristiane, ma per il loro essere bibliche o cristocentriche.

     La verità eterna è venuta da Dio, per mezzo di Gesù Cristo, attraverso i Giudei, alla chiesa e per il mondo.

     Molti hanno familiarità con il termine «giudeo-cristiano». Significa «avere radici sia nel giudaismo che nel cristianesimo». Giudaismo e cristianesimo erano parole coniate pubblicamente. La parola «cristiano» è stata utilizzata dapprima nell’anno 42 nella città d’Antiochia (At 11,26). È stata adottata a scopo di differenziazione tra i credenti Giudei (nel Messia) e i Giudei increduli. Poi è diventata d’uso comune per l’intera Chiesa. Il termine «giudaismo» è nato in circostanze simili ed è stato coniato, senza dubbio, con lo scopo d’implicare un «divorzio» dal cristianesimo.

     Infatti, il sistema corretto di culto e di pratica per il popolo di Dio non è «giudaico» nel senso etnico del termine, né «cristiano» in senso religioso, ma semplicemente divino in un senso biblico e dunque eterno e universale (per tutte le nazioni). Tuttavia, questi sono termini accettabili quando capiti in maniera rispettosa e io li utilizzerò a scopo d’identificazione e orientamento. Il termine giudeo-cristiano è esprime e mantiene il vincolo tra la fede nata al Sinai e perfezionata al Calvario (Ef 4,5).

 

1.2.  PERCHÉ LA DIFFERENZA?: Dio ha detto, «Poiché io, l’Eterno, non muto» (Mal 3,6).

     Allora, perché c’è una tale e sorprendente differenza tra cristianesimo e giudaismo? Come possono due religioni che sostengono d’essere nate dallo stesso Dio, a non avere molte, anzi la maggior parte delle cose, in comune? Gesù ha creato una religione completamente nuova? Egli è il responsabile di tutte le dottrine e pratiche differenti che oggi portano il nome di cristianesimo? Queste sono domande ragionevoli che meritano risposte sensate e concrete.

     Uno può chiedere: «Che differenza vuoi che faccia come io rendo il culto a Dio una volta che ho accettato Cristo come mio personale Salvatore?». Per quanto sorprendete possa suonare, la maggior parte del testo biblico non è dedicata al messaggio di redenzione, ma piuttosto a come far piacere, servire e onorare Dio dopo essere diventato un credente.

     L’avvertimento dato all’antico Israele è valido anche per la Chiesa d’oggi. Dio ha protestato con loro in varie occasioni quando essi assimilavano i modi dei pagani. Se si vuole restaurare e rinnovare la Chiesa, bisogna incominciare a lasciare i molti concetti umani che vi si sono infiltrati sin dai tempi dei padri della chiesa, e ritornare a un modello biblico, anche se esso può apparire di natura giudaica.

 

1.3.  LA DOMANDA DI PILATO: Ponzio Pilato ha posto una domanda d’interesse pubblico, sia per i nostri tempi che per i suoi, quando interrogando Gesù, gli chiese, «Che cos’è verità» (Gv 18,38). I più grandi uomini, ancora lottano per trovare una risposta a questa domanda che possa soddisfare il Dio vivente. Il fallimento nel rispondere in maniera esauriente a questa profonda domanda ha lasciato la Chiesa in un pantano di dottrine e di pratiche contraddittorie. Questa domanda non può essere soddisfatta dalla semplice risposta di Gesù: «Io sono… la verità». Mentre noi cristiani abbiamo Cristo come dottrina comune, siamo purtroppo lacerati per quanto riguarda l’unità della dottrina di Cristo. Chi non si è posto la domanda, di fronte a una controversia, «che cos’è verità?». Forse uno degli errori più grandi che sono stati fatti nel perseguire la verità divina è stato quello di non voler riconoscere la sorgente. La sorgente della verità per la Chiesa è venuta da Dio attraverso i Giudei. Qualsiasi insegnamento che non è reperibile attraverso quella sorgente non è una dottrina sana e avrà delle screpolature sia nelle sue conclusioni che nelle sue applicazioni. È il graduale allontanamento della Chiesa dalle sue radici ebraiche che ci ha fatto essere delle persone divise, così come si riflette nella miriade di dottrine e pratiche tra loro contraddittorie e dalle molte denominazioni storiche che hanno prodotto come risultato dei veri e propri «muri di separazione».

 

1.4.  IDENTITÀ SBAGLIATA: Siamo a un ritorno al legalismo e alla schiavitù? Niente affatto; anche se questa è la reazione di molti quando sia fa qualcosa che sia di natura giudaica. Gesù ha detto: «Non pensate [sebbene qualcuno lo possa pensare] ch’io sia venuto per abolire la legge» (Mt 5,17). Egli non difendeva la continuazione del sistema legalistico per ottenere la giustizia, né voleva porre fine alla Legge, che è l’istruzione e la direttiva di Dio per la disciplina morale, per la lode e per il culto. Il giudaismo biblico era semplicemente il sistema scelto da Dio per la lode, il culto e il servizio. La lettera agli Ebrei ci dice che Gesù ha fatto delle riforme al giudaismo ma non l’ha sostituito.

 

1.5.  GESÙ ERA UN RIFORMATORE, NON UN RINNOVATORE!: Come? Togliendo la carnalità dalle ordinanze divine, rafforzandone il significato e aggiungendovi la dimensione dello Spirito Santo. Chiaramente, «il termine della legge è Cristo, per esser giustizia a ognuno che crede» (Rm 10,4), ma egli non l’ha eliminata come fosse una cosa da buttar via. Per esempio, Gesù non ha «terminato» la celebrazione della Pasqua. Egli l’ha semplicemente riformata arricchendola di significato con il nuovo patto. Non abbiamo più l’ordine mosaico, abbiamo l’ordine del Signore, ma è ancora la pasqua (1 Cor 5,7s). Quando questo principio di riforma è capito e il «fattore paura» eliminato, la Chiesa vedrà una pronta restaurazione del giudeo-cristianesimo. Le accuse di legalismo e di giudaizzazione diminuiranno sensibilmente. Il sangue di Cristo è la risposta per la questione del peccato, ma il giudeo-cristianesimo è la risposta per la perfetta lode, culto e insegnamento. Questo non può essere interpretato come legalismo o un ritorno alla schiavitù religiosa.

 

1.6.  IL RINNOVAMENTO FINALE: Un cristianesimo super-ellenizzato e super-latinizzato ha bisogno d’un processo che lo porti a riscoprire le basi delle sue radici giudaiche. I primi cristiani — così erano chiamati — non hanno avuto un approccio uniforme verso la Legge giudaica, ma non hanno mai provato ad allontanarsi dal giudaismo. Essi erano un gruppo all’interno d’esso, e la prima generazione cristiana faceva parte del giudaismo biblico, ma la generazione successiva ne è uscita fuori.

     Grazie all’opera redentiva di Gesù sulla croce, anche i Gentili così come i Giudei possono mantenere i giusti principi della Legge senza bisogno di portare il peso di tutto il bagaglio culturale del giudaismo talmudico. Era in questo contesto che l’apostolo Paolo ha potuto denunciare quelli che confidavano nell’osservanza rituale della Legge per stabilire la propria giustizia attraverso le opere della carne (Gal 3,1ss) e nello stesso tempo incoraggiare la celebrazione della Pasqua anche ai cristiani gentili (1 Cor 5,7s).

     Poiché l’ebraicità dell’Evangelo di Gesù Cristo è così chiara nel primo secolo, la domanda spontanea è: «Che cosa ha causato il divorzio del cristianesimo dal giudaismo biblico?». Per la risposta basta tracciare il corso della storia. Dopo la morte dell’apostolo Paolo e la distruzione di Gerusalemme nell’anno 70, le successive generazioni, che hanno incluso sempre più Gentili, hanno fatto tutti gli sforzi per rimuovere le tracce d’ebraicità dall’Evangelo di Gesù Cristo. Come la Chiesa è diventata sempre più ellenizzata (greca) e latinizzata (romana), sono fioriti molti concetti del politeismo (altri dèi), che hanno acquistato importanza e sono entrati nella Chiesa. La Chiesa d’oggi è ancora vittima di questi elementi, ma molti hanno iniziato a chiedersi «quali siano i sentieri antichi, dove sia la buona strada…» (Gr 6,16).

 

1.7.  IL RISULTATO FINALE: Il destino di Gesù è stato dichiarato da Dio, per mezzo dell’angelo, a Maria: «Questi sarà grande, e sarà chiamato Figlio dell’Altissimo, e il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre, ed egli regnerà sulla casa di Giacobbe in eterno, e il suo regno non avrà mai fine» (Lc 1,32s)

     Se il regno di Cristo è un «regno davidico», possiamo concludere che il sistema e la struttura di cose che verranno impiegate in esso, saranno quelle che ci sono state date da Dio attraverso i Giudei.

 

 

2.  OSSERVAZIONI E OBIEZIONI (Nicola Martella): Seguirò lo stesso schema di Argentino. Mi limiterò alle cose principali.

 

2.1.  ENTRIAMO IN TEMA

     ■ Nel NT non c’è una «chiesa giudeo-cristiana» da offrire come modello migliore, poi scaduto, ma semplicemente la «chiesa», i cui membri sono «gente d’ogni tribù e lingua e popolo e nazione» che l’Agnello ha «comprato a Dio» col suo proprio sangue, facendone «per il nostro Dio un regno e dei sacerdoti; e regneranno sulla terra» (Ap 5,9s). Paolo sintetizzò tutto ciò, affermando che, essendo Cristo la «nostra pace» (ossia cultualmente «sacrificio di pace»), Egli «dei due popoli ne ha fatto un solo e ha abbattuto il muro di separazione 15con l’abolire nella sua carne la causa dell’inimicizia, la legge fatta di comandamenti in forma di precetti, alfine di creare in se stesso dei due un solo uomo nuovo, facendo la pace; 16e alfine di riconciliarli ambedue in un corpo unico con Dio, mediante la sua croce, sulla quale fece morire l’inimicizia loro» (Ef 2,14ss). L’accettazione della «buona novella della pace» è stata possibile mediante l’annuncio di Cristo ai Gentili («voi che eravate lontani» e ai Giudei («a quelli che erano vicini»; v. 17). Ambedue i gruppi hanno in Cristo «accesso al Padre in un medesimo Spirito» (v. 18). Non esistono più «aggregati» (forestieri e avventizi), ma solo «concittadini dei santi e membri della famiglia di Dio» (v. 19). C’è un solo popolo nel nuovo patto (v. 14), un «corpo unico» (v. 15), un «medesimo Spirito» (v. 18), una sola «famiglia di Dio» (v. 19), un solo fondamento e una sola pietra angolare (v. 20), un solo «edificio» interconnesso, un solo «tempio santo nel Signore» (v. 21s).

     Il punto saliente in cui la visione di Argentino si differenzia è questo: a una cultura e a una religione (quelle giudaiche), furono aggiunti i Gentili; si consegue quindi che il giudaismo deve rimanere la cultura e la religione di riferimento, considerate oltretutto «bibliche» e unicamente legittime. Il tutto non è avvenuto però per addizione (dei Gentili al popolo giudaico), ma per detrazione (il «resto fedele» sottratto al giudaismo e alle nazioni per formare l’assemblea messianica di Gesù). Infatti «i Giudei chiedono miracoli, e i Greci cercano sapienza; 23ma noi predichiamo Cristo crocifisso, che per i Giudei è scandalo, e per i Gentili, pazzia; 24ma per quelli i quali sono chiamati, tanto Giudei quanto Greci, predichiamo Cristo, potenza di Dio e sapienza di Dio» (1 Cor 1,22).

     In modo ingannevole si dà a intendere che il gregge di Gesù era, in qualche modo, il giudaismo, dimenticando che tranne alcune diverse migliaia di persone, i Giudei rifiutarono come corporazione Gesù quale Messia (Mt 21,42ss). Gesù però si profilò come «buon pastore» e parlò del suo «gregge» in modo alternativo al giudaismo corrente (Gv 10,16.19), i cui capi li definì estranei, ladri, briganti e mercenari (Gv 10,5.8.10.12s). Egli si propose come la «vera vite» (Gv 15,1), ossia come «nuovo Israele» (cfr. Is 5,1). In tal modo, poneva i Giudei dinanzi a una scelta storica e teologica. La sua ekklēsía non era semplicemente la vecchia qahal «assemblea» d’Israele ma, in polemica con quest’ultima la «mia ekklēsía» (Mt 16,18). Perciò, tranne un resto fedele (Rm 11,5.7), il giudaismo preferì essere nemico di Cristo, cuore dell’Evangelo (v. 28).

     La sottrazione del resto dal giudaismo e dalle nazioni per essere immersi nella nuova corporazione, l’assemblea messianica di Gesù, viene ripetuto e ribadito anche altrove. «Noi tutti siamo stati immersi mediante un unico Spirito dentro un unico corpo, e Giudei e Greci, e schiavi e liberi; e tutti siamo stati abbeverati di un unico Spirito» (1 Cor 12,13). Non è un caso che i membri del nuovo patto — come suggerisce già il termine ekklēsía — sono coloro che sono stati chiamati fuori (ekkaléō «chiamo fuori»).

     È quindi un anacronismo voler parlare di una «chiesa giudeo-cristiana» e desiderarne la «restaurazione»; tutto ciò è estraneo e contrario rispetto a ciò che hanno detto gli apostoli (vedi sopra; cfr. Ef 4,4ss).

     ■ Il termine «giudeo-cristiano» non significa «avere radici sia nel giudaismo che nel cristianesimo», ma riconoscere come Giudeo che Gesù è il Cristo! Il termine «cristiano» non è stato coniato per differenziare «tra i credenti Giudei (nel Messia) e i Giudei increduli», ma tra i seguaci di Cristo e non. Nella città d’Antiochia non si convertirono a Cristo solo Giudei ellenistici, ma «Ciprioti e Cirenei, venuti in Antiochia, si misero a parlare anche ai Greci, annunziando il Signor Gesù… e gran numero di gente, avendo creduto, si convertì al Signore» (At 11,20s). Fu di tale «gran popolo» d’Antiochia che fu scritto: «Per la prima volta i discepoli furono chiamati “Cristiani”» (v. 26).

     ■ Che il termine «giudaismo» sia stato «coniato, senza dubbio, con lo scopo d’implicare un “divorzio” dal cristianesimo», è pura fantasia. Al ritorno degli esuli da Babilonia (539ss), la maggior parte era costituita da Giudei e tornò negli antichi e disabitati territori dell’antica tribù di Giuda (cfr. 1 Cr 9,1ss; al nord c’erano i Samaritani). Perciò tutti gli Israeliti palestinesi furono identificati con i Giudei e gli abitanti della Giudea. Paolo usò il termine «giudaismo» in modo scontato e usuale (Gal 1,13s).

     ■ Quanto al cosiddetto «sistema corretto di culto e di pratica per il popolo di Dio», di là da quello che mai vorrà dire, gli apostoli furono chiari: «Nessuno dunque vi giudichi quanto al mangiare o al bere, o rispetto a feste, o a noviluni o a sabati, 17che sono l’ombra di cose future; ma il corpo è di Cristo» (Col 2,16s; cfr. vv. 18ss). «La legge, avendo un’ombra dei futuri beni, non la realtà stessa delle cose, non può mai con quegli stessi sacrifici, che sono offerti continuamente, anno dopo anno, render perfetti quelli che s’accostano a Dio» (Eb 10,1; cfr. 8,5). Si può continuare a seguire le ombre, quando è venuta la piena luce?

 

2.2.  PERCHÉ LA DIFFERENZA?

     ■ Dio non muta Il contesto di Mal 3,6 mostra che cosa ciò voglia dire: Dio non ritira le sue promesse e per questo, non ostante che i «figli di Giacobbe» fossero iniqui, Dio non volle distruggerli (vv. 5ss). Quindi si cita a sproposito tale verso per convincere che il giudaismo sia il cristianesimo migliore.

     ■ Le domande a effetto hanno una sola risposta ragionevole: Gesù ha istituito il «nuovo patto»! E proprio la maggior parte dei Giudei rifiutò Gesù quale Messia e si tenne ai dettami del «vecchio patto», rifiutando d’entrare in quello nuovo (quindi rifiutarono il «nuovo patto nel mio sangue»; Lc 22,20; 1 Cor 11,25), che era stato annunziato proprio per loro! (Gr 31,31ss). La chiesa (l’assemblea del Messia) e Israele non sono coincidenti, poiché la prima è formata di Giudei e Gentili che hanno accettato Gesù quale Messia-Re e che perciò sono stati tratti dalle loro corporazioni d’origine come un «resto», per essere immersi nella nuova corporazione: l’assemblea di Gesù Cristo. In contrasto con la Legge mosaica, Paolo asserì che «Dio… ci ha anche resi capaci d’esser ministri d’un nuovo patto, non di lettera, ma di Spirito; perché la lettera uccide, ma lo Spirito vivifica» (2 Cor 3,6); il cuore della religione ebraica è la «lettera» (la Legge mosaica), quello del cristianesimo è lo «Spirito vivificante». E l’autore della lettera agli Ebrei puntualizza su Gr 31,31ss: «Dicendo: “Un nuovo patto”, Egli ha dichiarato antico il primo. Ora, quel che diventa antico e invecchia, è vicino a sparire» (Eb 8,13). Perché quindi seguire ancora le «ombre», ossia norme ormai desuete («lettera»), e ciò che già allora era ritenuto invecchiato e prossimo a sparire, come avvenne con la distruzione del tempio nel 70 d.C.?

     ■ Come rendere il culto a Dio? Lo ha detto Gesù stesso: sebbene la salvezza venga dai Giudei, ossia dal Giudeo Gesù, Egli annunziava che i «veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità», quindi né a Gerusalemme né a Garizim (Gv 4,21-24). Il «culto razionale» non è da offrire in un tempio, ma nel proprio corpo, che deve diventare un «sacrificio vivente, santo, accettevole a Dio» (Rm 12,1). In contrasto con i missionari giudaizzanti che traviavano i credenti gentili con le loro richieste della Legge mosaica, Paolo affermò con dispregio e fastidio: «Guardatevi dai cani, guardatevi dai cattivi operai, guardatevi da quelli della mutilazione; 3poiché i veri circoncisi siamo noi, che offriamo il nostro culto per mezzo dello Spirito di Dio, che ci gloriamo in Cristo Gesù, e non ci confidiamo nella carne» (Fil 3,2). L’apostolo reputò le norme, i precetti e i comportamenti del suo fariseismo precedente «tanta spazzatura alfine di guadagnare Cristo» (vv. 4-8). Perché oggigiorno dovremmo nobilitare e porre come cosa desiderabile ciò che Paolo chiamò skybalon «sterco, escrementi»?

     ■ Si parla di «molti concetti umani che vi si sono infiltrati sin dai tempi dei padri della chiesa» e si invita a «ritornare a un modello biblico, anche se esso può apparire di natura giudaica». Si vogliono riscaldare le «ombre» e porle a «modello biblico»! Gesù accusò proprio i Giudei del suo tempo di aver aggiunto «molti concetti umani» (tradizioni) alla Parola di Dio e di averla annacquata e messa fuori uso in tal modo (Mt 15,3; Mc 7,8s). Paolo li chiamò «elementi del mondo» e «deboli e poveri elementi», ossia l’osservanza di «giorni e mesi e stagioni e anni» (Gal 4,3.9s; cfr. Col 2,8). L’apostolo mise in guardia contro una «dottrina diversa», «favole» (miti giudaici) e «genealogie» (1 Tm 1,3s; 4,7). A Tito ingiungeva: «Riprendili perciò severamente, affinché siano sani nella fede, 14non dando retta a favole giudaiche né a comandamenti d’uomini che voltano le spalle alla verità» (Tt 1,13s). E sono tali «molti concetti umani» (tradizioni, favole, speculazioni) che si trovano negli scritti giudaici post-apostolici!

 

2.3.  LA DOMANDA DI PILATO

     ■ Il «pantano di dottrine e di pratiche contraddittorie» non si trova solo nella storia della chiesa, ma anche nella storia del giudaismo. Basta studiare gli scritti apocrifi, quelli pseudoepigrafi (pressoché a ogni personaggio dell’AT fu falsamente attribuito un libro per spacciare le proprie dottrine particolari), Giuseppe Flavio, Filo d’Alessandria, gli scritti delle diverse correnti giudaiche (zeloti, esseni, terapeuti, farisei, sadducei, erodiani, apocalittici, mistici, vari rabbini, ecc.).

     ■ Alla domanda: «Che cos’è verità?», si vuol rispondere con un assoggettamento a una cultura giudaica che, come abbiamo visto, gli scrittori del NT definivano «lettera che uccide» e «ombra»! Il problema della chiesa non è principalmente l’allontanamento dalle sue «radici ebraiche», ma dall’insegnamento chiaro del NT! Anche il giudaismo attuale è pieno di molte denominazioni, frammentazioni e direzioni, spesso in contraddizioni fra di loro. Solo chi non lo conosce veramente o è partigiano, dirà il contrario.

 

2.4.  IDENTITÀ SBAGLIATA?

     ■ Certo Gesù non ha voluto «abolire la legge», ma ha voluto «adempierla» (Mt 5,17), per creare una giustizia (per i suoi meriti), con cui Dio possa dichiarare giusto chi crede in Lui. Non si può non vedere (e tacere) il fatto che per gli apostoli Cristo «ha abbattuto il muro di separazione [fra Giudei e Gentili] 15con l’abolire nella sua carne la causa dell’inimicizia, la legge fatta di comandamenti in forma di precetti, alfine di creare in se stesso dei due un solo uomo nuovo, facendo la pace» (Ef 2,14s); anche qui vediamo non un’addizione dei Gentili ai Giudei, ma una sottrazione d’entrambi alle corporazioni d’origine per formare quella nuova: «un solo uomo nuovo». Quindi Cristo ha abolito «nella sua carne» e sulla croce la Legge mosaica. Proprio perché Cristo ci «ha vivificati con lui, avendoci perdonato tutte le trasgressioni, 14avendo cancellato l’atto accusatore scritto in precetti, il quale ci era contrario; e quell’atto ha tolto di mezzo, inchiodandolo sulla croce», ha reso i precetti della Legge «l’ombra di cose che dovevano avvenire» (Col 2,13-17).

     ■ Si continua con le insinuazioni indebite, affermando: «La lettera agli Ebrei ci dice che Gesù ha fatto delle riforme al giudaismo ma non l’ha sostituito». Abbiamo visto sopra che il nuovo patto ha reso il vecchio patto «antico», invecchiato», «vicino a sparire» (cosa che poi accadde), «ombra… non la realtà stessa delle cose» (Eb 8,13; 10,1).

 

2.5.  GESÙ ERA UN RIFORMATORE, NON UN RINNOVATORE?: Gesù è venuto a dare una mano di vernice antiruggine al giudaismo?

     ■ Gesù si presentò come un «nuovo Mosè» e come tale diede la legge del nuovo patto (cfr. Mt 5ss; Gv 13ss). Gli scrittori del NT, pur evidenziando che il fondatore della religione ebraica aveva preannunziato il Messia (Lc 24,44; Gv 1,45; 5,46; At 3,22; 7,37; 28,23), ci tennero a rimarcare il contrasto con Mosè e la superiorità su quest’ultimo (cfr. Gv 6,42). «Poiché la legge è stata data per mezzo di Mosè; la grazia e la verità sono venute per mezzo di Gesù Cristo» (Gv 1,17).

     Gesù, in conformità con Gr 31,31ss, non venne per riformare il vecchio patto di legge (v. 32. «non come il patto che fermai coi loro padri»; Eb 8,9), ma per stabilirne uno nuovo di grazia che avrebbe portato alla cessazione di quello vecchio (Ef 2,15; Eb 8,13).

     ■ L’interpretazione di alcune feste ebraiche in senso cristologico (solo Pasqua e Pentecoste; Lc 22,15; 1 Cor 5,7; At 2,1), non deve impedire di vedere l’accesa e grande polemica di Paolo rivolta «a feste, o a noviluni o a sabati, 17che sono l’ombra di cose che dovevano avvenire» (Col 2,16s). «Voi osservate giorni e mesi e stagioni e anni. 11Io temo, quanto a voi, d’essermi invano affaticato per voi» (Gal 4,10s). Altrimenti si tratta di una caso di palese cecità ideologica in nome di una pretesa «restaurazione del giudeo-cristianesimo» (!) e in nome della pretesa che quest’ultimo sia «la risposta per la perfetta lode, culto e insegnamento». È una caso di strabismo: le ombre, il vecchio, il desueto, il velato, ecc. che diventano faro mirabile, a cui tendere per salvare il cristianesimo!

     ■ Non si tratterebbe di «un ritorno alla schiavitù religiosa»? Gli autori del NT hanno al riguardo un’altra opinione. Al concilio interecclesiale di Gerusalemme, mentre i giudaizzanti chiedevano l’assoggettamento dei Gentili alla Legge mosaica (At 15,1.5), Pietro li contrastò, facendo riferimento all’azione dello Spirito di Dio nei Gentili e alla loro salvezza «per la grazia del Signore Gesù» e ammettendo con sincerità e verità: «Perché dunque tentate adesso Dio mettendo sul collo dei discepoli un giogo che né i padri nostri né noi abbiamo potuto portare?» (vv. 8-11). Anche Paolo non ebbe alcun dubbio sul fatto che Gesù era un innovatore e non un semplice restauratore, anzi un liberatore proprio dalla Legge mosaica: «Ora siamo stati sciolti dalla legge, essendo morti a quella che ci teneva soggetti, talché serviamo in novità di spirito, e non in vecchiezza di lettera» (Rm 7,6). Il termine greco lyō «sciogliere» è usato nel NT per il proscioglimento matrimoniale per divorzio o per avvenuta morte del coniuge (cfr. 1 Cor 7); in Rm 7,1-4 si parla appunto della liberazione per morte dall’assoggettamento al coniuge come metafora della liberazione di Cristo dalla schiavitù della Legge mosaica: «Voi siete divenuti morti alla legge mediante il corpo di Cristo» (v. 4).

 

2.6.  IL RINNOVAMENTO FINALE

     ■ Un «cristianesimo super-ellenizzato e super-latinizzato»? Che dire di uno nord-americanizzato, sud-americanizzato, cinesizzato, coreanizzato, russizzato e così via? Bisogna proprio «riscoprire le basi delle sue radici giudaiche»? La decisione del concilio di Gerusalemme (At 15) non arrivò a questa conclusione. Neppure Paolo pretese ciò dai credenti gentili, scrivendo ai Romani (Rm 14) o ad altre chiese a maggioranza gentile. Lo stesso Signor Gesù, scrivendo a sette conduttori di chiesa (Ap 2s), non ingiunse loro nulla di tutto ciò, ma anzi li mise in guardia dai Giudei, specialmente da quelli gnostico-esoterici. Egli parlò delle «calunnie lanciate da quelli che dicono d’essere Giudei e non lo sono, ma sono una sinagoga di Satana» (Ap 2,9; cfr. v. 24 «profondità di Satana»); e anche di «quelli della sinagoga di Satana, i quali dicono d’essere Giudei e non lo sono, ma mentiscono» (3,9).

     ■ Le radici del cristianesimo sono l’Evangelo: la persona, le parole e l’opera di Gesù quale unto a re. L’unica legge a cui cristiani sono chiamati a sottomettersi è la legge del nuovo patto, chiamata «legge di Cristo» (1 Cor 9,21; Gal 6,2) o «legge dello Spirito» (Rm 8,2).

     ■ Si afferma che «i primi cristiani… non hanno mai provato ad allontanarsi dal giudaismo». Non hanno neppure cercato di avvicinarsi, visto che erano continuamente oggetto di missione da parte dei missionari del giudaismo storico («quelli della circoncisione»; Tt 1,10s) e dei giudeo-cristiani (Gal 3,1ss; 6,12s) oppure, al contrario, di apprensione (Gal 2,12s), di contrasto (cfr. At 11,2), di attacco (Gal 2,4s) e, a volte, di persecuzione (At 8,1; 11,19; 13,50; 14,19).

     Per il giudaismo e i farisei cristiani (At 15,1.5) era uno scandalo sentire un Paolo che diceva: «La circoncisione è nulla e la incirconcisione è nulla» (1 Cor 7,19); e ancora: «In Cristo Gesù, né la circoncisione né l’incirconcisione hanno alcun valore» (Gal 5,6; 6,15). Per loro era un pugno nell’occhio sentire che in Cristo «non c’è Greco e Giudeo, circoncisione e incirconcisione, barbaro, Scita, schiavo, libero, ma Cristo è in ogni cosa e in tutti» (Col 3,11). Non a caso Paolo mise in guardia Tito: «Vi son molti ribelli, cianciatori e seduttori di menti, specialmente fra quelli della circoncisione, ai quali bisogna turare la bocca; 11uomini che sovvertono le case intere, insegnando cose che non dovrebbero, per amor di disonesto guadagno» (Tt 1,10s).

     ■ Si afferma imprudentemente «la prima generazione cristiana faceva parte del giudaismo biblico, ma la generazione successiva ne è uscita fuori». I credenti delle nazioni non sono mai stati nel giudaismo. Cornelio e quelli di casa sua (At 10), i credenti gentili di Antiochia (At 11) e il resto dei credenti gentili non furono fatti diventare giudei mediante la circoncisione, ma furono battezzati. Il concilio di Gerusalemme sancì che i cristiani gentili non dovevano essere giudaizzati (At 15). Giacomo stesso, che incorporava il cristianesimo di Gerusalemme, affermò sulla base delle parole dei profeti: «Io giudico che non si dia molestia a quelli dei Gentili che si convertono a Dio» (At 15,19), riferendosi alle richieste dei cristiani farisei e giudaizzanti, i quali pretendevano ai fini della salvezza: «Bisogna circoncidere i Gentili, e comandare loro d’osservare la legge di Mosè» (vv. 1.5).

     ■ Ai credenti del nuovo patto non fu comandato di «mantenere i giusti principi della Legge» mosaica ma, come detto, per loro vale la «legge di Cristo» (1 Cor 9,21; Gal 6,2) o «legge dello Spirito» (Rm 8,2). Della Legge mosaica non si può scegliere ciò che fa comodo, per accomodare le cose o la propria coscienza. Non si può giudaizzare solo un po’, a proprio arbitrio e secondo i propri gusti; la Legge mosaica è un corpo unico e indivisibile. Giacomo stesso affermò: «Chiunque avrà osservato tutta la legge e avrà fallito in un solo punto, si rende colpevole su tutti i punti» (Gcm 2,10). Come abbiamo visto, circoncisione e ubbidienza della Legge erano un tutt’uno per i Giudei (At 15,1.5); non esisteva una distinzione fra osservanza rituale e morale, come falsamente si vuol dare a intendere. Paolo avvertì i Galati, che si erano fatti ammaliare dai giudaisti Gal 3,1), che la Legge mosaica è il «giogo della schiavitù» (Gal 5,1) e che chi «si fa circoncidere, è obbligato a osservare tutta quanta la legge» (v. 3); ma la giustificazione per la Legge sta in contrasto con l’affrancamento di Cristo e significa rinunciare a Lui e alla grazia (vv. 1-4).

     ■ «Che cosa ha causato il divorzio del cristianesimo dal giudaismo biblico?», non è una «domanda spontanea», ma una domanda viziata, poiché suggerisce che ci sia stato un «divorzio». Non esiste un «giudaismo biblico», essendo questo un fenomeno culturale e religioso che si è sviluppato nei secoli, dalla deportazione a Babilonia in poi, verso cui Giovanni Battista per primo (Mt 3,7ss), poi lo stesso Gesù (Mt 23,13-39) e quindi gli apostoli sono stati molto critici (Fil 3,2ss). Nel concilio di Gerusalemme, per mantenere l’unità della chiesa, furono sanciti due grandi contenitori culturali: il cristianesimo giudaico e il cristianesimo gentile (At 15). Le basi a ciò furono messe già nella constatazione e conferma della separazione dei compiti fra Paolo e Pietro (e i rispettivi gruppi missionari) quanto agli obiettivi della missione: «…a me era stata affidata l’evangelizzazione degli incirconcisi, come a Pietro quella dei circoncisi» (Gal 2,7). Infatti Dio aveva fatto Pietro «apostolo della circoncisione» e Paolo «apostolo dei Gentili» (v. 8), e ciò fu riconosciuto ufficialmente (v. 9).

     Non c’è stato quindi nessun matrimonio e nessun divorzio. È stato un fatto fisiologico. Il numero dei Giudei, che si convertì a Gesù Cristo, seppur ragguardevole, fu solo una quantità modesta (un «resto») rispetto all’intero giudaismo (cfr. Rm 9,31s; 11,5.7s). Al contrario, i Gentili aumentarono continuamente di numero, talché dopo solo alcuni decenni furono in maggioranza.

     ■ Dopo la generazione apostolica, le successive generazioni non «hanno fatto tutti gli sforzi per rimuovere le tracce d’ebraicità dall’Evangelo di Gesù Cristo», come si suggerisce. Le semplificazioni fanno effetto, lì per lì, ma non hanno le gambe corte come certe bugie. L’Evangelo è nato, come dice lo stesso termine greco, come «buona novella», quindi «novità». Il contenuto d’esso era la salvezza per grazia mediante la fede in Gesù Cristo, centro, essenza e dottrina essenziale dell’Evangelo. Proprio perché esso non prevedeva una giudaizzazione né un giogo della Legge e della cultura ebraica, poté entrare in tutte le culture e salvare migliaia e migliaia di persone già nei primi decenni. A ciò si deve il fatto che gli scritti del NT sono tutte in lingua greca senza alcuna eccezione.

     ■ Chiedersi «quali siano i sentieri antichi, dove sia la buona strada…» (Gr 6,16) è buono, tuttavia per i seguaci di Cristo non è ritornare a vie ellenistiche (cultura greco-romana) né a sentieri giudaizzanti, ma ritornare all’Evangelo: a Cristo, alla sua persona, alla sua opera, alle sue parole, alla sua legge, alla sua grazia. Se la «buona strada» dovrà essere una cristianesimo intriso di giudaismo (precetti, riti, cultura, tradizioni, ecc.), non c’è speranza per un cristianesimo biblico adatto a tutte le nazioni. Nei primi decenni i missionari cristiani arrivarono nei luoghi più lontani con l’Evangelo, che predicarono (cfr. Mt 28,18ss; At 1,8; Rm 15,19s.23s); esso fu vincente proprio perché non pretesero una giudaizzazione né completa, né parziale, né a tappe. Si trattava dell’annunzio di Gesù e della sua salvezza: questo bastava a mutare le persone nella loro propria cultura.

 

2.7.  IL RISULTATO FINALE: Ciò che scrive Argentino come risultato finale, è un po’ magro. Giocare sul carattere davidico del regno escatologico, per concludere che «il sistema e la struttura di cose che verranno impiegate in esso, saranno quelle che ci sono state date da Dio attraverso i Giudei», nell’intento di accreditare così quanto detto sulla propria ideologia giudeo-cristiana, è solo un falso sillogismo e una misera conclusione. Si sottintende altresì che Dio non abbia fantasia e novità in serbo, mentre Egli pensa a ciò che fa in termini di innovazione (cfr. Nu 16,30; Is 43,19), così al futuro (Is 42,9; 48,6). Questo è il suo distintivo: «Ecco, io faccio ogni cosa nuova»(Ap 21,5). Anche per i membri del nuovo patto — essendo essi un’anticipazione della nuova creazione (2 Cor 5,17) — Dio ha stabilito che camminiamo «in novità di vita» (Rm 6,4) e che lo «serviamo in novità di spirito, e non in vecchiezza di lettera» (Rm 7,6).

     L’intero articolo mi ha molto deluso per il modo di ragionare e di usare i testi biblici. Con questo articolo sulla «restaurazione della chiesa in senso giudeo-cristiano» ha raggiunto un apice particolare. Perciò qui metto un punto finale a questa questione. Considero qui concluso definitivamente questo argomento e non intendo ritornarci così presto.

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/A2-Restaurazione_giudeo-cristiana_OiG.htm

19-10-2007; Aggiornamento: 22-10-2007

 

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