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La lettrice, una cara amica cattolica, prende qui posizione riguardo
all’articolo «Abbiamo
scelto Cristo e Lui solo». Il suo contributo avrebbe potuto trovare posto all’interno
del tema di discussione «Il
cammino di due ex suore», ma a causa della sua lunghezza, della sua problematicità
e della risposta, abbiamo preferito metterlo extra. Le risponde l'autrice
dell'articolo, Annamaria Mazzari, l'ex-suor Elisabetta.
Fiorina Pistone ha successivamente riscritto ad Annamaria Mazzari, la quale ha dovuto perciò nuovamente
risponderle. Infine abbiamo l'ultimo e conclusivo confronto. |
1. La tesi (1)
{Fiorina Pistone}
▲
Caro Nicola, ho
letto la «Testimonianza del cammino di due ex-suore» e i contributi che sono
venuti dopo. Il racconto di Annamaria Mazzari mi ha commossa, perché anch’io ho
sofferto per il fatto che la Chiesa Cattolica, in passato, non ci ha aiutati
abbastanza a conoscere la Bibbia. Io, però, da quel lato sono stata un po’ più
fortunata, perché ho visto l’apertura operata dal Concilio Ecumenico Vaticano II
in età un po’ più giovane. Al mio paese, poi (abitavo in provincia di Savona)
abbiamo avuto per qualche tempo un prete che ha accolto la novità con molto
entusiasmo, ha cominciato (eravamo all’inizio degli anni Settanta) a organizzare
serate bibliche in cui ci spiegava anche l’Antico Testamento (l’Evangelo lo
leggevano già in molti) e ci ha anche detto che il fatto che la Chiesa Cattolica
aveva tenuto i fedeli lontano dalla Bibbia, era dovuto a un atteggiamento di
contrapposizione: visto che i protestanti le davano un’importanza assoluta,
dalla nostra parte si creò un atteggiamento di timore e di chiusura. La massa
dei cattolici sicuramente risente ancora di questa privazione della Parola di
Dio che abbiamo subito in passato.
Io sono, tuttavia, cattolica convinta, e non posso rallegrarmi che queste due
donne abbiano dovuto andarsene dalla loro e mia Chiesa per approfondire il loro
rapporto con Dio, anche se non ho dubbi sul fatto che, sotto certi aspetti, lo
abbiano veramente approfondito. Constato però che vi sono pregiudizi, da parte
degli evangelici, su quella che è la dottrina della nostra Chiesa. Non che da
parte nostra non ve ne siano, o forse è più giusto dire che ve ne sono stati,
perché il dialogo con i Luterani, iniziato dopo il Concilio, ha spazzato via
tante idee sbagliate, ma ci sono sicuramente anche persone poco aggiornate.
{10-02-2008}
2. Osservazioni e obiezioni (1)
{Annamaria Mazzari}
▲
Gentile Fiorina,
dalla corrispondenza sua con Nicola Martella, ho visto che lei ha letto la
testimonianza mia e di Cristiana. Sento che si è commossa a tale lettura per il
fatto che anche lei era alla ricerca della conoscenza della Parola. Le pongo due
domande: È convinta di conoscere la Bibbia ora che nella chiesa cattolica s’apre
questo Libro? Cosa significa per lei conoscere la Parola?
Lei dice che «la Chiesa cattolica non ci ha aiutato abbastanza a conoscere la
Bibbia»; ma io ricordo che non la si doveva nemmeno possedere e tanto meno
leggere perché conteneva episodi che potevano scandalizzare. Chi avesse voluto
leggere la Bibbia doveva avere un permesso dall’autorità ecclesiastica, solo il
prete poteva usarla. Non parliamo poi dei secoli passati in cui si poteva anche
essere denunciati o finire sul rogo se in casa si teneva un tale Libro (questa
era volontà del Papa).
All’epoca del Concilio Vaticano II avevo poco più di trent’anni, non ero poi
tanto anziana, ero collaboratrice in una parrocchia tenuta da gesuiti (avrebbero
dovuto essere abbastanza aperti al rinnovamento e alle proposte di papa Roncalli
di divulgare la Bibbia e darla in possesso a tutti), ma non ho avuto occasione
né di sentire parlare di grandi aperture o gruppi parrocchiali, che
s’impegnassero alla studio biblico, né di poter partecipare a questi ultimi.
Iniziarono movimenti come i «neocatecumenali», a cui presi parte per oltre sei
anni; s’impegnavano negli studi biblici per una crescita spirituale personale,
mai per un confronto delle dottrine bibliche con le dottrine della chiesa. E,
proprio per non uscire dal «seminato» della chiesa cattolica, tutto avveniva
alla presenza del prete che controllava ciò che i responsabili laici,
insegnavano al gruppo. Eppure Pietro nella sua seconda lettera raccomanda ai
credenti (perché la lettera non è scritta per il clero ma per tutti i credenti)
che faranno bene a prestare attenzione alla parola profetica (è la parola che
insegna!) come a una lampada splendente… (2 Pt 1,19.21). Pietro non dice che si
debba avere timore di leggere e studiare la parola senza l’ausilio del prete
(oltre tutto i sacerdoti allora non c’erano), Gesù non ha detto che lo Spirito
Santo sarebbe stato con noi? (cfr. 1 Gv 2,27).
Lei ha avuto la possibilità d’essere stata in contatto con un sacerdote che ha
sentito l’esigenza di studiare la Bibbia e ha raccolto attorno a sé persone che
desideravano come lui di aprirsi alla Parola, ma molti preti quest’esigenza non
l’hanno avvertita; anzi, ricordo che provarono un grande disagio di domenica a
dedicarsi alla spiegazione dell’Evangelo, non sapendo da dove cominciare. Lo
ricordo molto bene! Purtroppo nei seminari, ancora oggi, allo studio della
Bibbia sono dedicate pochissime ore settimanali, lo studio dei seminari si basa
soprattutto su teologia dogmatica, teologia morale, storia della chiesa,
filosofia e quant’altro.
È dalla Riforma che gli evangelici aprono la Bibbia, la studiano e tutta la loro
preparazione si basa sulla Parola. Chi avrà più conoscenza ed esperienza della
Parola? I preti cattolici o gli evangelici?
Gentile Fiorina, il sacerdote col quale ha studiato la Bibbia, le ha detto che
la chiesa cattolica per contrapposizione ai protestanti ha tenuto i suoi fedeli
lontano dalla Bibbia. Io le domando se la Parola di Dio può essere nascosta per
questi motivi: è Parola di Dio o parola d’uomini? A me sembra una gravissima
disobbedienza a ciò che Gesù stesso ha ordinato: «Andate e predicate…»; e
Paolo dice: «Non mi vergogno dell’Evangelo perché esso è
potenza di Dio per la salvezza di
chiunque crede…» (Rom 1,16). Chi è con Cristo, ha il compito di mettere al
primo posto Cristo!
Il magistero cattolico ha tolto la potenza di Dio data agli uomini per la loro
salvezza! Non le sembra molto grave? Non è disobbedire a Dio per una ripicca, se
è vero quanto le ha detto il prete? Il problema è molto più a monte; ad esempio,
esso è verificabile in un documento stilato da alcuni vescovi nel 1500 per
combattere la Riforma.
La mancanza di conoscenza della Parola taciuta o nascosta fa sì che il popolo
perisca per questo motivo (Osea 4,6).
Non trova giusto che i protestanti diano così tanta importanza alla Bibbia? È o
no Parola di Dio?
E se è Parola di Dio, Gesù stesso ne è garante con la sua manifestazione: «E
il Logos è diventato carne e ha abitato per un tempo fra di noi» (Gv 1,14;
N.d.R: Logos significava nel linguaggio popolare ellenistico «rivelatore,
difensore, avvocato»; cfr. Eb 1,1s: «Dio, dopo aver in molte volte e in molte
maniere parlato anticamente ai padri per mezzo dei profeti, in questi ultimi
giorni ha parlato a noi mediante il suo Figlio…»).
A coloro che alla Parola di Dio sovrappongono la tradizione fatta da uomini,
ancora Gesù dirà: «Avendo tralasciato il comandamento di Dio, v’attenete alla
tradizione degli uomini… Come sapete bene annullare il comandamento di Dio per
osservare la tradizione vostra» (Mc 7,8.9). Queste parole sono sempre
valide, anche oggi, perché è Parola di Dio!
Ha ragione di dire che la massa dei cattolici sicuramente risente ancora di
questa privazione della Parola di Dio, ma il magistero cattolico non colmerà mai
questa privazione, perché ha realizzato dottrine e dogmi che non hanno riscontro
con la Bibbia, perciò se dovessero conformarsi alla Parola crollerebbe un
castello enorme, costruito in circa 1900 anni!
Sì, perché i falsi dottori non hanno perso tempo, le consiglio di leggere il 2°
cap. della seconda lettera di Pietro e la lettera di Giuda; vedrà che già fin
d’allora s’infiltravano dottrine non bibliche. Tutto ciò che alla Parola di Dio
è stato aggiunto attraverso i secoli, viene dal volere degli uomini, vorrei
pensare, per grande zelo, ma è uno zelo contro il volere di Dio, ed è diventato
tradizione; e la tradizione nella chiesa cattolica ha valore come la Parola di
Dio e a volte più della Parola stessa. Glielo dice una che la Chiesa cattolica
l’ha vissuta con molta intensità fino da bambina e l’ha molto amata! E sono
rimasta molto delusa quando ho scoperto la «verità»! Mi sono sentita tradita dalla mia chiesa che ho
creduto e amato con tutte le mie forze!
Lei dice che non può rallegrarsi per le nostre scelte, io invece le dico: «Si
rallegri, perché abbiamo venduto tutto… ma abbiamo trovato la perla preziosa!».
Abbiamo trovato la verità che ci fa libere
(Gv 8,31.32). È essere ben radicate nella Verità che rende liberi!
Quando era cattolica, non ero mai sicura d’essere salvata, non sapevo quante
opere buone, quante indulgenze dovevo prendere, quanto purgatorio avrei dovuto
fare, se mi fossi salvata… Ora so che è la mia fede in Cristo Gesù, nella suo
sacrificio per me sulla croce che mi salva, le mie opere sono la conseguenza
della mia fede, non qualcosa che devo aggiungere al sacrificio di Cristo, che è
completo: «Tutto è compiuto».
Alleluia!!
In quanto a pregiudizi fra cattolici e protestanti, conoscendo i due versanti,
devo dire che ci sono su tutti e due i fronti, ma mentre gli evangelici cercano
di portare ai cattolici la verità biblica e non si compromettono con le dottrine
cattoliche non bibliche, i cattolici guardano con sospetto gli evangelici perché
questi non accettano Maria nel modo «cattolico», per esempio, o perché non si
sottomettono al Papa (già, anche questo nome viene dal paganesimo). Si
considerano eretici a vicenda. La cosa da fare a mio avviso sarebbe, Bibbia alla
mano, cercare la verità, e avere l’umiltà di riconoscere l’errore là dove c’è
l’errore e ritornare alla Parola, non alla tradizione, costi quello che costi.
Perdoni la mia chiacchierata, ma devo dirle che non abbiamo lasciato la chiesa
cattolica in modo superficiale, prima di compiere questo passo abbiamo
studiato la Bibbia, l’abbiamo letta da cima a fondo per 10 anni, ci siamo
confrontate con mille testi per capire… poi abbiamo scelto Cristo e lui
solo!
Un caro saluto, pregherò per lei perché il Signore le dia luce, tanto Lui ha
detto che si fa trovare da chi lo cerca. Annamaria (un saluto anche da
Cristiana). {13-02-2008}
3. La tesi (2)
{Fiorina Pistone}
▲
Cara Annamaria, io non penso che quel prete, dicendo che l’uso della Bibbia ai
fedeli cattolici era stato reso difficile per motivi di contrapposizione, abbia
inteso dire per «ripicca». La ripicca è fare le cose per fare dispetto, per dare
fastidio. Lo scopo non poteva essere così banale. Penso ci fosse invece la
preoccupazione, da parte delle autorità ecclesiastiche, di limitare l’uso d’uno
strumento che veniva usato anche contro il loro insegnamento. Io penso che anche da parte protestante ci sia stata
contrapposizione, per esempio nel negare l’importanza di quelli che noi
chiamiamo «sacramenti». I sacramenti davano autorità e potere al clero, quindi
il loro significato è stato ridotto a semplice simbolo. So bene che ai tempi di
Lutero c’era molta corruzione tra il clero, molta avidità di potere e di
guadagno, perché molti nobili sceglievano quel tipo di carriera (o erano spinti
dai genitori a sceglierla), soltanto perché non sapevano che altro fare: la
reazione di Lutero, scandalizzato per il loro cattivo uso del potere, è stata
quindi di limitare il numero dei sacramenti; quella di Calvino d’abolirli del
tutto.
Così capisco io il modo in cui sono andate le cose, non
perché me lo hanno detto, ma perché io la intendo così: è una mia intuizione. Eppure io penso che la maggior parte dei sacramenti
abbiano un saldo fondamento biblico.
Se Gesù ha detto: «La mia carne è vero cibo e il mio
sangue vera bevanda» (Giovanni 6,55) qualcosa deve averlo voluto dire,
perché lui è venuto «per rendere testimonianza alla verità» (Giovanni
18,37).
Quello dei sacramenti è il motivo principale per cui
non posso andarmene dalla mia Chiesa. Lei mi chiede se sono convinta di conoscere la Parola?
La Parola io la studio continuamente e continuamente imparo cose nuove, anche
dagli evangelici: sono spesso sul sito di Nicola Martella, per esempio, e
consulto su Internet le Bibbie protestanti e i loro commentari. In casa, poi ho
anche la Bibbia T.O.B. (Traduction Oecomenique de la Bible = traduzione
ecumenica della Bibbia), e ne faccio uso continuo. Questa Bibbia è frutto della
collaborazione d’un gruppo di studiosi cattolici e protestanti.
La Bibbia è meglio studiarla con l’aiuto di persone
esperte, preti o non preti, che siano comunque buoni cristiani e nutriti
d’assidua preghiera. Così, infine, ha fatto anche lei, che ha fatto intervenire
un pastore a casa sua.
Io, dico la verità, ho fatto per lo più da sola, con
l’aiuto delle note, avvalendomi però della guida d’esperti tutte le volte che mi
è stato possibile. Lo studio della Bibbia mi ha sempre giovato molto, però ho
incontrato anche grosse difficoltà, superate solo dopo molto tempo e dopo molta
sofferenza.
Mi sembra strano che i preti cattolici, dopo il
Concilio, si siano trovati imbarazzati a predicare l’Evangelo: che cosa
predicavano prima?
L’Evangelo c’è sempre stato sul lezionario, quel
librone che i preti leggevano durante la messa: anticamente era in latino, ma
c’era. Mio cognato ha uno di questi libroni, che una volta si trovava in una
chiesetta di campagna di proprietà di mio suocero.
Anche i cattolici, ora, almeno quelli un po’ più
attenti, sanno che la salvezza s’ottiene per grazia per mezzo della fede. È il
risultato d’una dichiarazione comune fatta da cattolici e luterani nel 1999. Da
allora la Chiesa Cattolica ha cercato di divulgare la novità, però molti
cattolici sono tali per tradizione e piuttosto pigri nel curare la propria
istruzione religiosa. C’è anche un’altra difficoltà: la parola «fede», in
passato, nella nostra Chiesa, è stata intesa per lo più come semplice adesione
mentale, e forse molti faticano ancora a intenderla come affidamento a Dio.
{18-02-2008}
4. Osservazioni e obiezioni (2)
{Annamaria Mazzari}
▲
Grazie per avermi risposto. Le chiedo scusa per il tono che ho tenuto nella mia
prima lettera indirizzata a lei, creda, il mio modo d’esprimermi è dovuto
all’entusiasmo che provo quando devo parlare di quella «Verità», che ho
desiderato per anni di conoscere …. Certamente sbaglio, ma è più forte di me, le
chiedo d’avere pazienza!
(Caratterizzo con numeri e segni i vari passi della sua
lettera per avere più facilità nelle risposte).
1. Nella sua lettera dice che forse l’autorità
ecclesiastica ha voluto limitare l’uso della Bibbia perché era preoccupata per
ciò che se ne poteva fare contro il suo insegnamento. Mi domando se il
suo insegnamento era conforme alla Parola; se fosse stato esclusivamente basato
sulla Bibbia, non avrebbe dovuto sussistere nessuna preoccupazione, non le
sembra?
2. I «sacramenti» Lei dice — davano autorità e
potere al clero — ancora oggi danno autorità e potere al clero, ma i sacramenti
hanno un fondamento biblico? Il Nuovo Testamento non conosce questa parola. La
Chiesa apostolica conosceva il battesimo per immersione e la cena del Signore
come segni istituiti e ordinati da Gesù.
Nel corso del Medioevo la salvezza attraverso i
sacramenti sostituì la salvezza per sola grazia mediante la fede.
Furono i concili di Firenze (1439) e di Trento (16°
sec.) a stabilirne sette, quelli che anche lei conosce. I teologi cattolici (ma
non la Parola di Dio) vedono nei sacramenti non solo dei segni ma le cause che
producono la grazia «ex opere operato» sulla base del rito che si compie. Così nel battesimo cattolico, il bambino battezzato
diventa subito figlio di Dio senza passare attraverso la conversione come
succede in Atti ogni volta che qualche adulto riceve il battesimo; è proprio
Gesù che ha deciso fosse così: Mc 16,16.
In questo modo si sopprime la gioia che si prova in
quell’incontro d’amore iniziale verso Dio che si ha con la scoperta di Gesù
Salvatore.
Si sopprime anche il ravvedimento e la conversione con
il dono della propria vita a Dio, si sopprime anche la vita nello Spirito Santo,
promessa a tutti quelli che credono in Lui: «Chi crede in me, come ha detto
la Scrittura [Gesù dava somma importanza alla Scrittura], dal suo seno
sgorgheranno fiumi d’acqua viva.
Ora Egli disse questo dello Spirito, che
dovevano ricevere coloro che avrebbero creduto in Lui» (Gv 7,38.39).
Per quanto riguarda il sacerdozio, il NT usa il termine
«sacerdote» per casi ben precisi:
■ Per designare Gesù Cristo (Eb 9,11).
■ Per designare i sacerdoti ebrei (sacerdozio
dell’Antico Patto).
■ Per l’insieme dei credenti che hanno ricevuto lo
Spirito Santo: Pietro parla d’un regale sacerdozio, una gente santa (1 Pt
2,9.10). ■ Quindi il NT non presenta la distinzione fra clero e
laici; i credenti vengono designati tutti insieme come: discepoli di Gesù,
santi, fratelli, amati da Dio, cristiani. Non esiste una struttura ecclesiastica
gerarchico-sacerdotale che si regga in modo autonomo dalla comunità dei
credenti. Nel Nuovo testamento, essere chiamati a svolgere un ministero, non
attribuisce una santità o una dignità spirituale particolare che distingua dal
resto dei credenti.
■ È vero che Lutero, andando a Roma rimase
scandalizzato dalla corruzione del clero, ecc. Ma la ragione che trasformò la
sua vita fu l’aver scoperto che siamo salvati non per opere ma per grazia e
l’aver scoperto l’autorità della Bibbia al di sopra di qualsiasi altra autorità,
compresa l’autorità papale; le consiglio di vedere il film «Luther», oppure di
leggere il libro «La Parola scatenata» di James Atkinson (Ed. Claudiana).
Riguardo a Calvino sono meno informata.
■ Lei dice: «Eppure io penso che la maggior parte dei
sacramenti abbiano un saldo fondamento biblico». Allora, secondo lei, non
tutti i sacramenti hanno un fondamento biblico; quelli che non hanno questo
fondamento quali sono e a che servono? Nella Bibbia non c’è niente d’incerto, e
tutto ha una ragione d’essere ed è sicuro per sempre, non ci possono essere
cambiamenti o revisioni perché è Parola di Dio.
Al piano della salvezza o redenzione, evangelici e cattolici si trovano
d’accordo perché concordano sul fatto che Cristo con la sua morte e resurrezione
ha compiuto la redenzione dell’uomo. Si diversificano su come viene applicata
l’opera salvifica di Cristo. Gli evangelici s’attengono alla Parola di Dio che
afferma che siamo salvati per grazia mediante la fede in Cristo Gesù (vedi
Efesini 2,8.9). I cattolici sostengono che ci si salva mediante i
sacramenti i quali producono il loro effetto per se stessi cioè «ex opere
operato» (invenzione dalla scolastica). Il catechismo recita: «Tutti i
sacramenti conferiscono la grazia santificante a coloro che li ricevono
degnamente». Perciò per ricevere il sacramento non è necessaria la fede; il
sacramento produce l’effetto per se stesso. Certamente chi li riceve deve avere
determinate disposizioni, comunque il sacramento opera per virtù propria.
■ Per ciò che riguarda l’Eucaristia e la
transustanziazione, ne ho parlato nella seconda parte della nostra
testimonianza. Ma volevo ricordarle che solo nel Medio Evo si parla della
transustanziazione e in seguito fu definita dogma.
■ Cara Fiorina la capisco benissimo quando dice che
proprio per i sacramenti non può andarsene dalla sua chiesa. Cristiana è
stata lì, lì per morire per questo motivo, non dormiva la notte, le venne un
ulcera perforata, perse tutto il sangue (a 83 anni) la salvarono all’ospedale
dopo due o tre trasfusioni. Anche lei la torturava il pensiero dell’eucaristia…
l’amore per la comunità e per la chiesa. Ma quando s’arriva a capire che nella
Parola sta la Verità e che le costruzioni degli uomini per quanto meravigliose e
convincenti non sono conformi alla Parola, (costruzioni o invenzioni magari
fatte con zelo e credendo d’apportare cose migliori), allora arriva il momento
di prendere una decisione. Si tratta d’essere conformi alla Parola o attenersi
agli insegnamenti degli uomini: ripeto capisco la sua posizione.
■ Del resto anche gli abitanti di Berea, quando Paolo
portò loro il messaggio dell’Evangelo, non accettarono sull’istante le sue
parole, ma andarono a confrontarle con la Bibbia per vedere se Paolo
diceva il vero (Atti 17,11). Trovo giusto che lei esamini e faccia le sue ricerche,
ma i sacerdoti, a meno che non siano in crisi sulle dottrine cattoliche (e ce ne
sono), le diranno esattamente ciò che dice il catechismo. Il confronto da farsi
è sulla Parola e con coloro che la studiano. Ma soprattutto c’è lo Spirito Santo
che può fare chiarezza, venirci in aiuto e mettere sul nostro cammino le persone
«giuste» che possono far luce sui nostri dubbi.
■ Eppure molti parroci dopo il concilio si
trovarono in difficoltà a spigare l’Evangelo della domenica glielo posso
assicurare; cosa predicavano prima? Predicavano cose moraleggianti.
■ Sì l’Evangelo c’è sempre stato sul lezionario, ma
oltre a essere in latino, l’Evangelo non era approfondito né dai preti né tanto
meno dai fedeli che non avevano fra le mani il lezionario. ■ Lei dice che ora anche i cattolici ora sanno d’essere
salvati per grazia per mezzo della fede. E il battesimo dato ai bambini a
che serve se la fede è personale e consapevole? Occorreva l’anno 1999 con
l’incontro fra cattolici e luterani per arrivare a queste conclusioni cioè che
siamo salvati per fede? La Bibbia lo dice da 2000 anni.
Si dà sempre la colpa ai fedeli cattolici che non conoscono, che sono pigri
nell’istruirsi, ma di chi è la colpa? Chi ha il dovere di dare da mangiare alla
pecore? Chi lo avrebbe dovuto fare da 2000 perché il popolo cristiano conoscesse
la Verità?
Lei dice anche della parola «fede», chi ha dato
il concetto errato visto che il popolo solo da pochi anni può avere fra le sue
mani la Bibbia? Certo che la gente cattolica fatica a dare il vero concetto a
questa parola, ma la colpa di chi è?
Cara Fiorina, a Parigi (se non erro la città) esiste un
museo in cui è contenuto il «metro», cioè la misura base per tutti i
metri che esistono nel mondo; è conservato con tutte le attenzioni possibili
perché non subisca alterazioni o cambiamenti dovuti al clima, ecc. Se non ci
s’attenesse al metro base, ciascuno di noi potrebbe farsi le lunghezze che
vuole, ma dove s’andrebbe a finire? Così è per la nostra fede: abbiamo una
misura base a cui
dobbiamo
attenerci, e questa misura non l’abbiamo stabilita noi, l’ha stabilita Dio ed è
la Bibbia: Dio l’ha ispirata, non può contenere errori ed è infallibile perché è
Parola di Dio. Cara Fiorina, le sono vicina e capisco il suo
desiderio di conoscere la Verità e di volerla trovare nella sua chiesa;
anche Cristiana voleva arrivare a questo, ma purtroppo la dottrina biblica si
scontrava molte volte con quella cattolica. Io ero più critica, e tante verità
cattoliche mi stavano strette, non le condividevo; per questo passavo nottate a
confrontare i contenuti della dottrina cattolica con la Bibbia, e come lei,
Fiorina, cercavo persone che potessero farmi capire.
La ricordo con simpatia, il Signore sia sempre la sua
guida e la sua luce. {18-02-2008}
5. Confronto finale
{Pistone - Mazzari}
▲
L’amica cattolica continua a
confrontarsi qui con l’ex-suora. Al testo continuo della lettera della prima
facciamo seguire, brano per brano, la risposta della seconda. I brani sono
preceduti dalla sigla dei loro nomi. Essendosi Annamaria concentrata solo su
alcuni aspetti (anche per evitare di ripetersi continuamente), ho risposto io ad
alcune questioni avanzate da Fiorina, inserendo alcune note redazionali. {Nicola
Martella}
FP: Cara Annamaria, mi riesce
difficile dire i motivi precisi per cui la Chiesa Cattolica ha ostacolato l’uso
della Bibbia ai suoi fedeli, però so che la Bibbia può essere usata anche contro
la verità.
|
AM:
La chiesa non ha solo ostacolato
ma ha proibito di leggerla con severissime sanzioni. Eppure Isaia disse: «Come
la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza aver annaffiata
la terra e senza averla fecondata, e fatta germogliare, affinché dia seme al
seminatore e pane da mangiare, così è della mia parola, uscita dalla mia bocca:
essa non torna a me a vuoto, senza aver compiuto ciò che io voglio e condotto a
buon fine ciò per cui l’ho mandata» (55,10s). Pietro esortò riguardo alla
parola dei profeti: «Faremmo bene prestarle attenzione, come a una lampada
splendente in luogo oscuro, fino a quando spunti il giorno….» (2 Pt 1,19).
Questa raccomandazione Pietro la rivolge a tutti i credenti, eppure i falsi
interpreti c’erano anche al tempo degli apostoli, ma nessuno di questi ultimi ha
mai proibito di leggere la Parola. Essi mettevano in guardia contro i falsi
dottori; ma come si possono combattere se non si conosce il contenuto della
Parola di Dio? Il salmista aveva continuamente fra le mani la legge del Signore,
era la sua vita, il suo nutrimento continuo (Salmo 119) e ciò gli serviva per
rimanere nella giusta via. |
FP: Già in età apostolica, passi
delle lettere di Paolo sulla salvezza per fede furono intesi da alcuni nel senso
che per salvarsi bastava aderire mentalmente alla verità. Per questo Giacomo
scrisse: «Che giova, fratelli miei, se uno dice d’avere la fede ma non ha le
opere? Forse che questa fede può salvarlo?
» (Giacomo 2, 14). |
AM:
Giacomo non presenta due vie di salvezza, la fede e le opere, ma due tipi di
fede. Una fede vivente che salva, e una fede morta che non salva. Chi ha fede,
non può non obbedire al grande comandamento d’amare Dio sopra ogni cosa e
d’amare il prossimo come se stesso; ma è certo che siamo salvati unicamente per
fede. «La parola è vicino a te, nella tua bocca e nel tuo cuore: questa è la
parola della fede che noi annunziamo; perché, se con la bocca avrai confessato
Gesù come Signore e avrai creduto con il tuo cuore che Dio lo ha risuscitato dai
morti, sarai salvato. Infatti con il cuore si crede per ottenere la giustizia e
con la bocca si
fa confessione per essere salvati… Chiunque crede in Lui non sarà
deluso» (Rm 10, 8.10; cfr. anche Ef 2,8s).
|
FP: Nonostante la Lettera di
Giacomo, ho notizia che anche nei nostri tempi ci sono gruppi che intendono gli
scritti di Paolo in questo modo. Anche il famoso Mahatma Gandhi, grande saggio
indiano assassinato nel 1948 dopo aver conseguito l’indipendenza dell’India
mediante un sistema di lotta basato sulla resistenza non violenta, racconta in
uno dei suoi scritti d’aver conosciuto un cristiano di questo genere. Costui
commetteva apposta delle infrazioni per dimostrare la propria convinzione che ci
si salva per sola fede. |
AM:
Coloro che hanno dato il loro cuore al Signore e sono nati di nuovo (Gv 3, 3),
non fanno questi giochetti, ma cercano di camminare secondo l’insegnamento della
Parola, anzi trovano soddisfazione in essa «Mi diletterò nei tuoi statuti e
non dimenticherò la tua parola» (Sal 119,16). [N.d.R.: «Che diremo
dunque? Rimarremo noi nel peccato affinché la grazia abbondi? Così non sia. Noi
che siamo morti al peccato, come vivremmo ancora in esso? […] Che dunque?
Peccheremo noi perché non siamo sotto la legge ma sotto la grazia? Così non sia.
Non sapete voi che se vi date a uno come servi per ubbidirgli, siete servi di
colui a cui ubbidite: o del peccato che porta alla morte o dell’ubbidienza che
porta alla giustizia?» (Rm 6,1s.15s; cfr. 1 Cor 6,15).] |
FP: Nei primi tempi della Riforma
si diffusero dottrine apparentemente bibliche, ma spiritualmente e moralmente
assai nocive, proprio a opera di Lutero che in un primo tempo v’aveva aderito,
e, successivamente, di Calvino. Da queste dottrine io, che la prima volta ne
avevo sentito parlare a scuola dall’insegnante di storia e non le ho più
dimenticate, ho dovuto a lungo difendere la mia pace interiore, perché, leggendo
la Bibbia in un primo tempo da sola, avevo a volte il sospetto che fossero vere.
Anche se la mia Chiesa non accettava queste dottrine, essa tuttavia m’aiutava
poco a difendermi, perché nell’ambito della Chiesa Cattolica questo problema
sembra turbare poche persone ed è poco avvertito. Intendo parlare della dottrina
della
doppia
predestinazione,
secondo la quale Dio ha deciso fin dall’eternità d’abbandonare a
sé stessi una parte degli uomini, non concedendo loro la grazia e permettendo
che si perdano, non perché siano peggiori degli altri, ma soltanto perché lui ha
deciso di salvare solo una parte dell’umanità; cosa non ingiusta, secondo i
sostenitori di questa dottrina, perché siamo tutti meritevoli di morte eterna,
avendo tutti peccato in Adamo, e non abbiamo nessun diritto da far valere: se
Dio salva quindi una parte degli esseri umani non è una cosa loro dovuta, ma un
regalo che egli fa loro e che nessuno può pretendere. |
AM:
Questa dottrina affonda le sue radici
molto lontano nel tempo, Agostino da Ippona sostiene che la fede che conduce
alla salvezza sia un dono speciale di Dio elargito soltanto agli eletti, solo
loro sono i beneficiari della grazia.
Paolo afferma che quelli che
Dio
preconosce, sono quelli che
anche predestina, chiama, giustifica e glorifica (cfr. Rm
8,28.30). In questo brano ci viene presentato un ordine logico e cronologico
dell’opera di Dio a favore di quelli che lo amano, in vista della piena
realizzazione del suo piano. Dio predestina, cioè guarda avanti e nella sua
preconoscenza conosce chi sarà purificato dal sangue dell’Agnello perché avrà
ascoltato e accettato l’Evangelo e amato Dio.
L’atto
di predestinare, si basa sulla preconoscenza, assicura che ogni persona
preconosciuta da Dio riceva la sua chiamata e quindi sperimenta la
giustificazione per grazia mediante la fede (le opere sono espressione della
fede vissuta coerentemente). |
FP: Un tale modo di pensare attribuisce a Dio un volto
agghiacciante e contraddice il detto evangelico: «Siate misericordiosi come è
misericordioso il Padre vostro» (Luca 7,36). È anche quest’una dottrina nata
da contrapposizione, volta a negare che l’uomo possa fare qualsiasi cosa per
salvarsi, anche la scelta iniziale tra Dio e il rifiuto di Dio.
Io ho sofferto molto per
questa dottrina, e ho superato il problema via via, leggendo Bibbie fornite di
note un po’ più complete, che col tempo m’ero procurata, e anche con l’aiuto di
Nicola Martella, che ne ha trattato nel sito.
In
sostanza io penso che la decisione della Chiesa Romana di rendere difficile ai
suoi fedeli l’accesso alla Bibbia sia stata un errore, ma un errore in buona
parte comprensibile, dovuto a un eccesso di prudenza. |
AM:
Cara Fiorina, se le sembra giusto
che la Chiesa cattolica renda difficile l’accesso alla Bibbia ai suoi fedeli per
evitare errori, come mai lascia tutta la libertà di leggere ma soprattutto di
studiare nei seminari i testi dei padri della chiesa? Essi sono lì studiati
molto più della Bibbia (!), sebbene tali testi non trasmettano esattamente la
Verità biblica e, anzi, a volte le loro «verità» contrastano con la Parola di
Dio. Ad esempio Agostino che sostiene la predestinazione, è poi in contrasto con
le sue stesse affermazioni, quando sostiene (secondo una tradizione del 2° e 3°
sec.) che il battesimo sarebbe il «sacramento» che determina il perdono dei
peccati e la rigenerazione. Ci troviamo di fronte a un paradosso: La chiesa
cattolica, di cui faceva parte Agostino, insegnava (e insegna) che i sacramenti
sono segni efficaci della grazia (essi conferiscono la grazia); Agostino
accettava questo insegnamento, ma insegnava pure che è la predestinazione a
delimitare i beneficiari della grazia. Questi e non quelli della Parola sono
insegnamenti che mettono in confusione chi legge e creano discussioni a non
finire sulla grazia. Il Nuovo Testamento afferma con chiarezza che la salvezza è
offerta a tutti coloro che credono (Rm 3,21.31). |
FP: Il fatto che il Nuovo
Testamento non usi la parola «sacramento»
mi pare non costituisca problema: l’importante è intendersi sul
significato di questi «segni sacri». |
AM: «Sacramento» traduce la
parola greca mysterion, riportata in italiano con «mistero», ma questo
non cambia il significato. [N.d.R.:
Nelle «religioni dei misteri» si usava mysterion
nella parte orientale dell’impero e il correlato latino sacramentum in
occidente. Ambedue i termini provenivano da una visione magico-religiosa, quando
erano usati nel senso sacramentale del termine: sebbene la forma
dopo un rito rimaneva la stessa, secondo tale dottrina segreta essa si sarebbe
trasformata nella sostanza in qualcosa d’altro. Ad esempio, un neonato
veniva ucciso, avvolto di pasta e cotto e gli iniziati lo mangiavano insieme,
ritenendo che — sebbene la
forma fosse la stessa — nella sostanza si sarebbe trattato della
carne del dio di riferimento. Questa è la visione misterica, da cui si è
sviluppato il sacramentalismo, rileggendo in senso gnostico-misterosofico i
testi della Bibbia. Dove si crea un «mistero» (sacramento), bisogna istituire
poi una schiera di «maestri di cerimonia», di iniziati particolari, ossia un
clero.] |
FP: I
sacramenti non sono opere da conteggiare in vista d’una salvezza
per la quale ne sono richieste un certo numero: essi sono atti di fede, come la
preghiera. Così si deve intendere, ad esempio, 1 Pietro 3,20, che dice così:
«...nei giorni di Noè... poche persone, otto in tutto, furono salvate per
mezzo dell’acqua. Figura, questa, del battesimo, che ora salva voi; esso non è
rimozione di sporcizia del corpo, ma invocazione di salvezza rivolta a Dio». |
AM:
Eb 11,7 recita: «Per fede Noè
divinamente avvertito di cose che non si vedevano ancora, con pio timore,
preparò un’arca per la salvezza della sua famiglia; con la sua fede condannò il
mondo e
fu fatto erede della giustizia che si ha
per mezzo della fede» (tutto il cap. 11 della lettera agli Ebrei
parla di persone salvate per fede). [N.d.R.: Non bisogna usare brani
oscuri come 1 Pt 3,20s per accreditare dottrine discutibili. Inoltre tale brano
è da tradurre come segue: «…ai giorni di Noè, mentre si preparava l’arca,
nella quale poche anime, cioè otto, furono salvate dal mezzo dell’acqua.
L’immagine corrispondente salva ora anche voi, [cioè] l’immersione — non la
pulizia delle sozzure della carne ma la richiesta di una buona coscienza fatta a
Dio — mediante la resurrezione di Gesù Cristo». Per Noè non fu l’acqua a
salvare, ma egli fu salvato dal mezzo dell’acqua. Qui non si parla primariamente
del «battesimo» in acqua, ma dell’immersione dei credenti in Cristo durante la
sua risurrezione, di cui l’immersione in acqua è solo immagine (cfr. Rm 6,3ss;
Gal 2,20).] |
FP: Per quanto riguarda la formula
ex opere operato,
cito il Catechismo della Chiesa Cattolica:
«1127.
Degnamente celebrati
nella fede, i sacramenti
conferiscono la grazia che significano. Sono efficaci perché in essi agisce
Cristo stesso...». |
AM:
Cioè hanno un’efficacia oggettiva,
«producono il loro effetto per se stessi, non è necessaria né la fede ortodossa,
né le disposizioni morali». lo dice la Teologia Dogmatica di
Bernard Häring;
per cui le condizioni soggettive si riducono a poco. Ma in Gv 3,5 è scritto: «In
verità, in verità io vi dico che se uno non è nato d’acqua e di Spirito, non può
entrare nel regno di Dio». L’acqua è la Parola di Dio (1 Pt 1,23).
Per
quanto riguarda i «segni», non si legge nella Bibbia che Dio leghi la sua grazia
a gesti esteriori: «Io vi dico che questi scese a casa sua giustificato, a
differenza dell’altro» (Lc 18, 14); ma la fede
è
l’unica condizione per ottenere la salvezza: «In verità, in verità
vi dico: “Chi ascolta la mia parola e crede a Colui che mi ha mandato, ha vita
eterna e non viene in giudizio, ma è passato da morte a vita”» (Gv 5,24;
3,36).
|
FP: Cito ancora il Catechismo della Chiesa Cattolica:
«1128. È questo il
significato dell’affermazione della Chiesa: i sacramenti agiscono
ex opere operato (letteralmente «per il fatto
stesso che l’azione viene compiuta»), cioè in virtù dell’opera salvifica di
Cristo compiuta una volta per tutte. Ne consegue che “il sacramento non è
realizzato dalla giustizia dell’uomo che lo conferisce o lo riceve, ma dalla
potenza di Dio” (San Tommaso d’Aquino, Summa theologiae, III, 68, 8). Quando un
sacramento viene celebrato in conformità all’intenzione della Chiesa, la potenza
di Cristo e del suo Spirito agisce in esso e per mezzo d’esso, tuttavia i frutti
del sacramento dipendono anche dalle disposizioni di chi li riceve,
indipendentemente dalla santità personale del ministro».
La formula «ex opere operato» è stata definita
per rassicurare i credenti, i quali altrimenti avrebbero potuto temere che un
sacramento conferito da un ministro privo di fede non fosse efficace. La fede è
quindi necessaria, ma da parte di chi riceve il sacramento: questo è il
significato della parola «disposizioni».
Non conosco il catechismo che lei ha citato:
Si tratta forse di quello di Pio X? Io ne avevo uno in casa, ma non riesco a
ritrovarlo. Comunque il riferimento al fatto che il sacramento deve essere
ricevuto degnamente significa che è necessaria la fede, nel senso che nel
sacramento si cerca l’aiuto di Dio per diventare cristiani migliori.
Nel caso del battesimo dei bambini si ritiene
sufficiente la fede dei genitori e della Chiesa. Il battesimo dei bambini è una
cosa discussa anche presso di noi, ma esso viene praticato anche da più d’una
chiesa evangelica, per esempio dalla Chiesa Valdese e dai Calvinisti. |
AM: Non credo sia importante ciò
che fanno i cattolici, i calvinisti o i valdesi, io ritengo fondamentale
esaminare ciò che dice e vuole la Parola di Dio, la quale mi sembra molto
esplicita se s’esaminano i casi in cui viene somministrato il battesimo. Vedi
per esempio: Atti 2,38.41; 8,12s.16.36; 9,18; 10,47s; 16,14s.32s; 18,8. |
FP:
Quando ho detto che la maggior parte dei
sacramenti ha un saldo fondamento biblico, non intendevo dire che gli altri sono
illegittimi, ma che il loro fondamento non è biblicamente esplicito, visto che
nella Bibbia non vi è cenno a un rito apposito.
|
AM: La Bibbia parla unicamente
di due «disposizioni ecclesiali» (chiamati «sacramenti» da alcune chiese, ma mai
nella Scrittura): il battesimo e la cena del Signore (in gergo cattolico
l’Eucaristia). Se non si parla che di questi due «ordinamenti» (o sacramenti),
perché andare oltre? La Sacra Scrittura dice esplicitamente di non andare oltre
a ciò che è scritto, e lo ripete più volte sia nell’Antico Testamento sia nel
Nuovo: Dt 4,2; 12,32; Pr 30,5s; Ec 3,14; Mt 5,17.20; 15,4.9; 1 Cor 4,6; 15,1s; 2
Gv 1,9.11.
Cara
Fiorina, io ripeto a lei quello che Pietro e Giovanni risposero ai giudici: «Giudicate
voi se è giusto, davanti a Dio, ubbidire a voi anziché a Dio…» (Atti 4,19s).
Purtroppo la chiesa cattolica ha voluto vedere in alcuni gesti compiuti da Gesù
o dagli Apostoli dei sacramenti, ciò non toglie che restino pure invenzioni
umane trasformate in riti e segni sacramentali. |
FP:
Io pensavo al matrimonio e alla confessione.
Il matrimonio è stato fondato da Dio, nel senso che ha voluto l’unione dell’uomo
e della donna perché essi s’aiutassero nelle loro esigenze materiali e nella
crescita spirituale e dessero origine ad altri esseri umani, educandoli poi
secondo la sua volontà. Ministri del matrimonio sono gli sposi stessi, che
impartiscono il sacramento l’uno all’altro. Il sacerdote benedice le nozze,
segno della benedizione di Dio, e io trovo che tutto questo è molto giusto.
Il fatto che Gesù ha trasformato l’acqua in
vino alle nozze di Cana è segno della sua approvazione alle nozze degli sposi,
e, quindi, al matrimonio come istituzione: non si tratta d’un semplice favore
che egli ha fatto loro. Il vino nella Bibbia è un simbolo importante: è il
frutto della vigna e la vigna è il simbolo del popolo di Dio. La buona vigna
produce frutti buoni, cioè vino buono. Il vino buono è simbolo delle buone
opere, che si possono compiere solo in unione con Gesù. Gesù a Cana ha
trasformato l’acqua in vino veramente buono e il capotavola, che non sapeva del
miracolo, si è complimentato con lo sposo
Gesù ha detto: «Io sono la vera vite»
(Giovanni 15, 1), intendendo dire che lui era il fedele a Dio per eccellenza,
l’unico che produceva opere veramente buone.
Con il miracolo delle nozze di Cana Gesù ha inteso dire che il
matrimonio andava realizzato in unione con lui, l’unico che poteva aiutare gli
sposi a fare della loro unione una vera opera di Dio.
|
AM: [N.d.R.: Devo
ammettere che è una strana logica versettologica e allegorica quella di leggere
la semplice presenza di Gesù a un matrimonio come istituzione d’un sacramento
matrimoniale. Il matrimonio c’era da sempre ed era un atto privato fra famiglie
(quindi non burocratico-statale) e in Israele non era connesso a nessun atto
religioso e non richiedeva la presenza di nessun ministro di culto (sacerdote,
levita). Nel testo non è evidente che
alle nozze di Cana
la
trasformazione dell’acqua in vino fosse un
segno della sua approvazione alle nozze degli sposi; questa è mera proiezione.
Ciò fu la prima manifestazione della sua messianicità, cosa che poteva avvenire
anche in altro contesto. Tale brano non ha nulla a che fare con il simbolismo
della vigna, d’Israele, delle buone opere, di Gesù quale «vera vite», che qui si
vuole proiettare. L’espressione: «Con il miracolo delle nozze di
Cana Gesù ha inteso dire che il matrimonio andava realizzato in unione con lui,
l’unico che poteva aiutare gli sposi a fare della loro unione una vera opera di
Dio» — è semplicemente una pia invenzione. Non si trattava di nulla di tutto
ciò, ma solo del primo prodigio che inaugurava il suo ministero di Messia.] |
FP:
Anche la confessione non risulta dalla Bibbia
in modo esplicito. Io ritengo sia comunque espressione del potere che Gesù ha
dato agli apostoli di «legare e di sciogliere» (Matteo 18,18) e la considero
un’istituzione positiva. Io non ho l’abitudine di confessarmi spesso: ammetto
che ho difficoltà, perché mi sembra di dire cose banali e di disturbare i preti,
che al giorno d’oggi sono anche pochi e hanno molto da fare. Cerco perciò
soltanto di seguire il precetto di confessarmi almeno una volta all’anno, e a
volte cerco il sacerdote quando ho un peso sulla coscienza. In questi ultimi
casi ne ho sempre tratto grande vantaggio, perché ne sono sempre uscita più
serena.
|
AM: [N.d.R.: Non si può
avvalorare un sacramentalismo confessionale, partendo dal proprio soggettivismo
e dalle proprie preferenze. Non bisogna neppure strumentalizzare brani come Mt
18,18 in tal senso, testo che non parla della confessione a un chierico, ma
della decisione disciplinare di un’intera comunità locale in seguito a un
problema di durezza di cuore e di mancanza di disponibilità a ravvedersi e a
riconoscere i propri torti verso un fratello (vv. 15-17). Nella Bibbia i peccati
si confessano esclusivamente a chi si è offeso o danneggiato (Lc 15,18.21; cfr.
Mt 5,23s; Gcm 5,16).] |
FP:
Io, e molti altri cattolici, lo sapevamo già
da molto prima della dichiarazione congiunta tra Cattolici e Luterani che alla
fede, intesa come dono della propria volontà a Dio, deve essere data la
priorità, perché leggevo continuamente le lettere di Paolo; ed è dottrina
contenuta, per esempio, anche nelle opere d’una suora di clausura che la nostra
Chiesa ha proclamato santa e anche dottore della Chiesa, benché avesse fatto
pochi studi e, dato i tempi, avesse accesso solo ad alcune parti della Bibbia
(si era nell’800). Si chiamava Thérèse Martin, carmelitana del Carmelo di
Lisieux, detta comunemente Santa Teresa di Gesù Bambino. Ella scrisse in una
famosa preghiera d’offerta a Dio: «Desidero compiere perfettamente la vostra
volontà e giungere al grado di gloria che voi m’avete preparato nel vostro
regno; in una parola, desidero farmi santa, ma sento la mia impotenza e vi
chiedo, o mio Dio, d’essere voi la mia Santità... Al tramonto di questa vita,
comparirò dinanzi a voi con le mani vuote, poiché non vi domando di contare le
mie opere, Signore. La nostra giustizia è macchiata agli occhi vostri». Tuttavia
anche quello che ci dicevano i nostri preti: «Occorrono la fede e le opere»; è
biblicamente valido: è la dottrina di Giacomo (Giacomo 2, 24: «Vedete che
l’uomo viene giustificato in base alle opere e non soltanto in base alla fede»).
La dottrina di Giacomo non è in contrasto con
quella di Paolo, però è meno profonda, perché Giacomo non sottolinea il fatto
che le opere nascono dalla fede. Giacomo è intervenuto con la sua lettera per
spiegare quello che certuni, che si ritenevano discepoli di Paolo, non avevano
capito. Certo la nostra Chiesa ha pensato che anche noi Cattolici rischiavamo di
non capire. Ci ha trattato troppo da bambini, privandoci del buon cibo solido
della dottrina della grazia secondo Paolo...
Ed ora, cara Annamaria, ti saluto tanto,
ringraziandoti per il tuo zelo... Ci sono diverse questioni dottrinali che ci
dividono, e sarà difficile affrontarle tutte e annullare completamente le nostre
distanze, anche perché abbiamo esperienze diverse e condizionamenti mentali
diversi, fiducia (o sfiducia) in persone diverse; ma è proprio impossibile fare
in modo che ci siano meno pregiudizi e disistima? {Fiorina Pistone;
14-03-2008} |
AM: Cara Fiorina, non me ne
voglia se sono irruente, è il desiderio che lei possa capire dove sta il
vero. Sento il suo
desiderio di cercare la Verità, sapesse quanto l’ho cercata anch’io, non è stato
così semplice, perché amavo la chiesa cattolica; ho sempre partecipato a tutti i
suoi riti con grande zelo fin da bambina. Quando ho cominciato a farmi delle
domande e a non capire più certe dottrine (non sapendo dove cercare il
vero
perché non avevo alcuna conoscenza della Bibbia), il Signore è intervenuto Lui
stesso con delle prove senza le quali non sarei mai approdata alla Bibbia. Oggi
ringrazio d’essere passata per la valle oscura perché ho conosciuto il mio
Salvatore e so d’essere nata di nuovo! So d’essere salvata! Alleluia!!!!
Se
permette vorrei darle un consiglio, provi a non confrontare la Bibbia con la
dottrina del Magistero della Chiesa cattolica, ma confronti la dottrina
cattolica con la Bibbia. Se lei è convinta che la Bibbia contenga la Verità,
capirà che «il di più» è frutto d’idee, anche ben elaborate, d’uomini che se
pure con grande zelo e forse nella convinzione d’operare per il bene della
chiesa, sono andati «oltre ciò che è scritto»; il loro pensiero è diventato
verità, e in certi casi è diventato dogma
Nella
Bibbia c’è quel bellissimo esempio del vasaio che modella la creta… Mi permetto
un altro consiglio che serve anche a me: lasciamoci modellare dal Vasaio, anche
se per modellarci dovrà togliere la creta che è in più. Con Cristiana preghiamo
per lei perché il Signore la guidi e la conduca nei suoi pascoli verdeggianti,
dove si respira pace. {Annamaria Mazzari} |
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/A2-Cattolica_ex-suora_cfr_OiG.htm
15-02-2008; Aggiornamento: 25-03-2008
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