Le asserzioni della lettrice
Per un profilo di Elisabetta (tillilh, Lizzie e variazioni) si veda la sua
presentazione e la sua
testimonianza (prima di arrivare alla conversione a Cristo, passò per lo
gnosticismo alla New Age, per la spiritualità orientale panteistica e per
esperienze fuori del corpo). Ciò è stato per me molto illuminante per
comprendere la sua particolare concezione della fede.
Da quanto lei scrive, devo presumere che ella non sappia alcune differenze
elementari, come quella fra
pentecostali e carismaticisti (chiamati pure impropriamente
neo-pentecostali); contro i «pentecostali» non ho scritto un sola virgola, anche
perché il loro spettro è molto ampio. Elisabetta dovrebbe sapere che ci sono
tanti pentecostali che non sono carismaticisti e che prendono le distanze da
Paul Yonggi Cho e Benny Hinn, per fare i nomi di due personaggi conosciuti. Al
contrario, i carismaticisti hanno un atteggiamento ambivalente verso i
pentecostali classici: 1) Da una parte, questi «super-apostoli» carismaticisti
sentono il disprezzo interiore per i pentecostali, non considerandoli «veri»
carismatici e perché molti dei pentecostali sono così attaccati ancora alla
Parola come base di vita, di fede e di discernimento; 2) Dall'altra, questi
«super-apostoli» carismaticisti considerano i pentecostali classici come campo
d'occupazione a loro più congeniale, trovando fra i pentecostali alcuni
«compagni di via» da usare come «canale» per espugnare il bastione e imporre la
loro dittatura carismaticista.
Quanto ai «doni dello Spirito» bisogna distinguere fra quelli
genuinamente biblici e quelli che hanno un’origine gnostica-esoterica e sono
usati dagli «unti» carismaticisti. Questi ultimi spacciano facoltà attinte dal
mondo spiritualista esoterico (p.es. divinazione, mesmerismo) per «doni dello
Spirito». La Parola ci esorta però a provare gli spiriti per vedere se sono da
Dio (1 Gv 4,1).
Quanto a «un’approfondita
ricerca SUL CAMPO», rimando a «Carismosofia»,
che non è stato scritto da uno sprovveduto né si rifà alle fonti di sprovveduti.
In esso Elisabetta potrà leggere che ci sono state «tre ondate dello Spirito» e
mentre i pentecostali classici appartengono alla «prima ondata», i
carismaticisti appartengono alla «terza ondata». Non sono sicuro che Elisabetta
queste cose le sappia da come scrive.
Perciò, tutti i credenti sono «carismatici», ossia detentori di carismi
(= gr. «azioni della grazia»), ma non tutti i credenti (pentecostali e non) sono
«carismaticisti», ossia spiritualisti gnostico-esoterici che rivestono le
loro dottrine con elementi biblici. Quindi, non essere carismaticista, non
significa non essere carismatico!
Rispetto per i «Bereani» pentecostali
Io ho personalmente un grande rispetto per i cristiani pentecostali che fanno,
ad esempio, le seguenti cose.
■ Non credono a ogni spirito, ma provano gli
spiriti (non solo quelli trascendentali) per sapere se vengono da Dio (1 Gv
4,1).
■ Credono che la dottrina principale del NT sia
Gesù quale Cristo (la sua persona, la sua opera sulla croce e la sua funzione
attuale e futura) e che tutto il resto sia contorno.
■ Che non permettono che si parli in lingue in
gruppo e ad alta voce, ma che lo si faccia uno alla volta, «due o tre al più»,
se c'è chi possa
veramente interpretare (1 Cor 14,27). Così impediranno che qualche
esoterista bestemmi il nome di Dio e nessuno se ne accorga. Che questo sia già
accaduto, si evince dalle testimonianze di ex-occultisti convertiti a Cristo.
■ Che non danno credito a ogni «profeta» che si
dichiari tale, che non credano che profetare significhi «predire»
(significa invece proclamare) e che non credano che nella chiesa esistano
particolari «profeti di Dio» (espressione mai ricorrente nel NT). Essi hanno la
mia simpatia, quando mettono in pratica le norme apostoliche, secondo cui: 1)
«Tutti, uno a uno, potete profetare», ossia esporre la Parola in modo
estemporaneo, «affinché tutti imparino e tutti siano consolati» (1 Cor
14,31); 2) «Parlino due o tre profeti, e gli altri giudichino» (v. 29), poiché
gli «spiriti dei profeti» (ossia coloro che parlano) «sono sottoposti
ai profeti» (ossia coloro che giudicano; v. 32).
■ Che non vanno dietro a particolari «unti» o
«superapostoli» né si fanno dominare da loro (cfr. 2 Cor 11,4), ma sono
sottomessi in tutto e per tutto
alla Paola di Dio. E in caso di necessità, non si rivolgono a speciali «unti»,
ma chiamano i conduttori delle loro chiese (Gcm 5,14).
■ Che non permettono che particolari «unti» o
«superapostoli» prendano il predominio nelle loro chiese, ma sanno discernere i
veri servitori del Signore (quelli sottomessi in tutto alla Parola di
Dio) da quelli che sono «dei falsi apostoli, degli operai fraudolenti, che si
travestono da apostoli di Cristo» (2 Cor 11,13).
■ Che non permettono che dottrine e pratiche
estranee alla sacra Scrittura, ma suggerite da particolari «unti» o
«superapostoli», vengano introdotte e praticate nella propria chiesa locale.
■ Che non usano la Parola di Dio come
«pretesto» per pascere la chiesa con le proprie idee spiritualiste e le proprie
opinioni religiose, ma che tagliano «rettamente la parola della verità»
(2 Tm 2,15), ossia l'espongono in modo esegetico, rispettando il testo nel
contesto, quindi l'intenzione reale dell'autore.
■ Eccetera.
►
Pentecostali e carismaticisti: è necessario distinguerli?
{Nicola Martella}
(T)