«Il credente fondamentalista, a cui ci riferiamo, è colui
che, accanto alle verità fondamentali della fede apostolica, aggiunge alcune
convinzioni personali tratte dalla sua interpretazione della Bibbia,
interpretazioni che vengono considerate fondamentali e assolute, finanche
necessarie per la salvezza. Egli si chiude a tutti gli altri cristiani di
diverse denominazioni e, soprattutto, a quelli appartenenti alle altre
confessioni, considerandoli non credenti. I credenti sono coloro che fanno parte
della propria confessione ecclesiale o del gruppo di chiese che condividono
assolutamente quelle «verità» religiose. Secondo questa visione non possono
esserci alternative, perché la loro “verità” è quella assoluta. Essi si
autoescludono dalla vita associata e della vita secolare». |
|
«Il credente conservatore è colui che, pur rimanendo fermo
nei fondamenti della fede biblica, comunque s’apre alle altre realtà cristiane
di diversa denominazioni e confessioni, cerca e lavora con fatica e dedizione
per l’unità dei credenti senza che vi sia nel loro intento alcun subdolo
intendimento di conquistare le persone alla propria particolare comprensione
della fede biblica. È da tenere presente che il Conservatore dialoga e apre la
porta a ogni credente che si professa come tale. Nelle loro comunità vige la
“legge” della libertà, nelle loro comunità è messa al bando ogni forma di
legalismo o di libertinaggio e lassismo morale, aspetti tipici delle chiese
fondamentaliste e liberali, la fede viene vissuta alla sequela di Cristo senza
condizione, ogni credente è chiamato a rispettare le convinzioni dell’altro
nelle cose secondarie, ma nessuno deve imporre come leggi, fatte passare per
“divine”, le proprie convinzioni». |
Leggendo tali cose, ho dovuto
pensare che, di là da aspetti di verità, qui si tratta specialmente di
«etichette» messe un po’ a proprio piacimento. È proprio vero che esistono varie
letture della realtà e poi esiste la realtà stessa. Nella prima parte alcuni
direbbero le stesse cose del «credente conservatore»; nella seconda parte, le
cose non cambierebbero se, al posto di conservatore, ci fosse «biblico»,
«rispettoso della Bibbia» o simili. Saranno, quindi, tali «etichette» a
distinguersi e a separare il male dal bene o, almeno, il bene dal meglio? Tanto
più che nella versione originale, prima della mia lettera, l’autore faceva come
esempio di fondamentalisti le Assemblee dei Fratelli e l’AEBI, ossia i battisti
non dell’UCEBI.
Già allora feci notare a
Luciano Leone, tra altre cose, quanto segue: Vengo subito al concetto
«conservatori» in UBEIC. Devo ammettere che a me non piace. Su tale concetto si
può polemizzare a lungo. Non lo metterei mai nella designazione di gruppi di
chiese. Anche la polemica che c’è sulla differenza fra «fondamentalismo» e
«conservatorismo», presente sul tuo sito, devo ammettere che non mi piace e che,
a un’analisi più attenta, potrebbe non restare in piedi. Io non mi sento né
«fondamentalista» (nell’accezione odierna; prima significava «chi s’attiene
scrupolosamente ai fondamenti della fede») né «conservatore» (nell’accezione
odierna; non faccio il bibliotecario, il restauratore d’anticaglie, né
l’imbalsamatore). Tale polemica fra «fondamentalismo» e «conservatorismo», in
cui coinvolgete le Assemblee [nella prima versione, N.d.R.], oltre ad avere i
piedi d’argilla, non vi porterà molte simpatie. Con tali cose rischiate che la
vostra «riforma» resti un fatto marginale e singolare nel panorama italiano.
2. APPROFONDIAMO I
TERMINII:
Quando ho letto la prima volta tale analisi, sono rimasto un po’ perplesso e
meravigliato. Sebbene la contrapposizione tra «credente fondamentalista» e
«credente conservatore» contenesse degli aspetti di realismo, tale
semplificazione mi ha fatto apparire il tutto come una caricatura umoristica del
cristiano cosiddetto fondamentalista. Inoltre, citando insieme «chiese
fondamentaliste e liberali», l’autore mi ha dato l’impressione che esistano per
lui solo due fronti possibili, di cui l’altro, quello più autentico, è il polo
conservatore.
In origine, in
campo cristiano, i due termini significavano quanto segue:
■ Fondamentalismo:
È il ritorno alle fondamenta della fede biblica, così come si evincono soltanto
dalla Scrittura, in contrasto con le pratiche religiose dettate dalla tradizione
e dalla nomenclatura ecclesiastica e in contrasto con il criticismo storico.
■ Conservatorismo:
Intende conservare nelle chiese e nella società tutto ciò che è dottrinalmente e
moralmente buono, in contrasto con il liberalismo dottrinale e morale.
In
Wikipedia si legge,
tra altre cose, quanto segue: «Per fondamentalismo si intende
genericamente qualunque interpretazione letterale dogmatica di testi sacri (o
loro equivalenti, fuori dell’ambito religioso) che assuma i relativi precetti a
fondamenti (tipicamente della religione, ma non solo) rifiutando ogni ideologia
in contrasto con essi. […] Si tratta di una corrente di pensiero, nata
all’interno della Chiesa battista, che intendeva opporsi al modernismo e al
razionalismo teologici che si diffondevano fra i fedeli evangelici. […] Malgrado
il termine fondamentalismo nell’uso popolare si applichi alle frange
religiose, o a movimenti etnici estremisti con motivazioni religiose solamente
nominali, il termine ha una sua più precisa connotazione. “Fondamentalista”
descrive un movimento di ritorno a quelli che si considerano i principi che
definiscono o fondano la religione. In particolare è venuto ad indicare
qualsiasi enclave religiosa che si opponga intenzionalmente ad identificarsi con
il gruppo religioso più vasto nel quale originariamente era sorta, ritenendo che
i principî fondamentali su cui il gruppo religioso più grande si fonda si siano
corrotti o siano stati rimpiazzati da altri principî ostili alla sua identità»
(il grassetto qui e nelle citazioni seguenti è nostro).
In
Wikipedia si legge,
tra altre cose, quanto segue: «Il conservatorismo è una corrente
politica che, in linea con il tradizionalismo, diffida dei cambiamenti
improvvisi (la cui massima espressione è il concetto di rivoluzione) e sostiene
l’opportunità di preservare un determinato stato politico, sociale e religioso.
Il termine “conservatore” in genere connota i partiti della destra politica o
del centro-destra. […] Sono, di solito, partiti che pongono l’accento sui
concetti di patria, fede, famiglia, ordine sociale. Sono partiti tanto
liberali, quanto sociali. […] I conservatori non sono favorevoli
all’immobilismo sociale ma si dichiarano più che altro fautori di una progresso
graduale (concetto non dissimile a quello di riformismo) che accompagni la
società senza sconvolgerne le caratteristiche ed i parametri di riferimento».
Bisogna notare che tali
«etichette» sono oramai lontane dalle loro origini e oggigiorno vengono
usate in tutt’altro modo.
■ Fondamentalismo:
Tale termine, come si legge in
Wikipedia, «viene
usato in senso meramente spregiativo e denigratorio nelle controversie tra
ideologie contrapposte e si riferisce in realtà a un presunto atteggiamento di
“estremismo” o “fanatismo” (religioso), senza contare la confusione col termine
integralismo, trattato alla stregua di sinonimo parimenti spregiativo».
■ Conservatorismo:
Tale termine in senso religioso significa, come si legge in
Wikipedia, significa
quanto segue: «Il teoconservatorismo è una corrente del movimento
conservatore americano che, oltre ad abbracciare le posizioni care ai
conservatori sociali di cui sopra, prefigura una meno netta distinzione tra
sfera religiosa e dello Stato e fa discendere le sue posizioni, non tanto dalla
tradizione come fanno i conservatori sociali, ma dalla Sacra Scrittura. Con il
termine teocon (theocon) ci si riferisce solitamente ad
appartenenti a branche del mondo cristiano che sono schierati su posizioni
considerate conservatrici, o che uniscono un’ideologia politicamente
conservatrice con la difesa di alcuni temi sociali a forte impronta religiosa».
È interessante come nei
dizionari i due termini siano strettamente interconnessi. Il «Grande
Dizionario Italiano» di Aldo Gabrielli (Hoepli)
alla voce «fondamentalismo» recita: «Tendenza di alcune correnti
protestanti caratterizzata da un rigido conservatorismo e dalla polemica
contro le tesi evoluzionistiche». In senso politico religioso significa:
«Tendenza a considerare la propria fede come fondamentale rispetto alle altre,
seguendone i princìpi con intransigente rigore e con atteggiamento di manifesta
chiusura». Anche il dizionario della
Garzanti lo indica
come «tendenza teologica conservatrice sviluppatasi nel protestantesimo,
spec. americano, come reazione alla lettura critica della Bibbia e alle tesi
evoluzionistiche».
Lo stesso dizionario
della Hoepli alla voce «conservatorismo» non dice un granché, se non:
«Tendenza politica propria dei conservatori». Il «conservatore»
è in senso politico: colui «che è contrario a mutamenti radicali, riforme e
innovazioni, ed è favorevole al mantenimento delle strutture e delle istituzioni
economiche e sociali esistenti: partito c.» (aggettivo); e come
sostantivo è altresì «Chi è favorevole al mantenimento delle strutture e delle
istituzioni economiche e sociali esistenti: le lotte tra conservatori e
progressisti». Il «Dizionario
Italiano online» chiarisce che è la «tendenza a conservare gli
ordinamenti e gli istituti tradizionali di uno Stato, avversando le
innovazioni». Similmente anche il dizionario della
Garzanti lo indica
come la «tendenza a conservare gli ordinamenti e gli istituti tradizionali di
uno stato, avversando ogni forma di innovazione politica o sociale».
Come si vede,
«fondamentalismo» è un termine più religioso (oltre che politico), mentre
«conservatorismo» è specialmente termine politico.
Devo confessare che non
mi sento né «fondamentalista» né «conservatore» nell’attuale accezione dei
termini. Mi meraviglia comunque che l’UBEIC abbia scelto un termine con forte
designazione politica, fin dalle origini e oggigiorno, per caratterizzarsi e
distinguersi.
Penso che oggigiorno
bisogna parlare specialmente di «cristianesimo biblico» e basta, ossia
basato sulla Teologia Biblica e fondato sull’esegesi rigorosa dei testi biblici
della «sola Scrittura», osservando il testo nel suo contesto, la progressività
della rivelazione biblica e il fatto che solo il nuovo patto sia ingiuntivo per
i cristiani, seguaci di Gesù Messia. Questo è il fronte della discrimina.
Ciò significa poi che
bisogna avere il coraggio di andare controcorrente rispetto a
tutte le convenzioni e tradizioni religiose, dottrinali, devozionali e
comportamentali, che non si evincono da una chiara esegesi della Bibbia quale
interamente Parola di Dio; ciò significa, d’altra parte, che bisogna chiamare
«peccato» soltanto ciò che la Scrittura designa chiaramente come tale,
distinguendo le proprie preferenze e convinzioni (cultura, costumi, devozione)
da ciò che la Bibbia veramente comanda o proibisce. Sia i «fondamentalisti» sia
i «conservatori» (oltre ai «liberali») possono nutrire e praticare tali
convenzioni biblicizzate, senza magari neppure rendersene conto, poiché così è
stato loro insegnato. Non è una questione di «etichette», e non saranno esse a
garantire la genuinità dei cristiani, né a salvare il cristianesimo.
3. ALTRI ASPETTI:
Quando scrissi allora a Luciano Leone, oltre a fare alcuni appunti al concetto
«conservatori» nell’acronimo UBEIC, gli feci notare anche quanto segue:
■ Se dovessi
scegliere un nome per il nuovo movimento, lo chiamerei semplicemente così:
«Unione delle Chiese Libere Battiste». L’intento sarebbe quello di mostrare una
linea di coerenza biblica (più che conservatrice) ai battisti italiani d’altri
raggruppamenti, per frenare l’emorragia e il declino liberale e per mostrare un
cammino di battisti biblici (più che conservatori) in armonia e coerenza con la
Scrittura. Il termine «Chiese Libere» sarebbe decisivo, poiché mostrerebbe alle
chiese d’apparato il punto di discontinuità: la dottrina e la testimonianza non
è legata a locali, a stipendi, a carriere o ad altro. Chi è al soldo d’un
apparato centralistico, risolve alcuni problemi esistenziali, ma dovrà fare vari
compromessi. Se una chiesa locale è autonoma e congregazionalista, si gestirà
come meglio crede: con un pastore (nominale, o stipendiato) o con un collegio di
conduttori (tra cui anche chi a pieno tempo), eccetera.
■ Se non avrete le idee
chiare e precise, avrete creato l’ennesima sigla «battista», accreditando
in chi v’osserva l’idea che il battismo italiano è oramai un mondo in
disfacimento.
Spero che queste mie
osservazioni, mosse da uno spirito di collaborazione e non di polemica, possano
aiutarvi a definire meglio chi vogliate essere, dove volete andare e come farlo.
Fin qui alcuni stralci della lettera pregressa.
Essendo la risposta di
Luciano Leoni riservata, non posso riportarla qui. Do comunque qui a lui
occasione per spiegare direttamente il suo punto di vista in un ulteriore punto
da aggiungere. Questo posso dire, cioè che lui e quanti con lui concordano si
ritrovano perfettamente nel termine «conservatori», in quanto esso è usato, in
altre nazioni, da altre chiese affini al loro modo d’intendere il battismo.
In un’ulteriore lettera
gli facevo notare, tra altre cose, quanto segue: Rispetto la vostra scelta
«conservatrice», sebbene non l’avrei messa nella designazione denominazionale.
Chiaramente in ogni termine si troverà l’accezione buona e cattiva. È meglio
parlare di contenuti e dialogare su d’essi. Poi se la mia proposta di
«Unione delle Chiese Libere Battiste» diventasse un oggetto di riflessione,
certo ne sarei felice.
Se guardo alla storia
della chiesa, anche quella dell’ultimo secolo, devo ammettere che tutte le
«chiesa XXX dell’unione», «chiese XXX unite», «chiesa XXX universale» e simili
hanno solo prodotto solo una denominazione in più, spesso micro rispetto
al nome maxi e impegnativo. È meglio usare titoli semplici, scrivere intenti
chiari e comprensibili e realizzare progetti ambiziosi nella pratica. Fin qui
alcuni stralci della detta lettera.
4. ASPETTI CONCLUSIVI:
La questione, su cui ragionare, è quindi aperta. Confrontarsi e chiarirsi fra
fratelli, sebbene con sfumature diverse, fa soltanto bene. Così potremo
tornare alle fondamenta della «sana dottrina», conservare soltanto
ciò che veramente è comandato e andare controcorrente rispetto
alle incrostazioni della tradizione biblicizzata e delle convenzioni spurie
cristianizzate, imposte da una nomenclatura ecclesiastica, da una devozione
deviata o da un’ideologia religiosa e morale estranea all’etica del nuovo patto.
►
Conservatori fra
Fundamentals ed Evangelicali {UBEIC - Martella} (A)
►
Fra conservatori e
fondamentalisti {UBEIC - Martella} (A)
► URL:
http://puntoacroce.altervista.org/_Den/A1-Conservat_vs_fondamental1_UnV.htm
24-11-2009; Aggiornamento:
02-07-2010