Qui
di seguito trattiamo una delle moderne convenzioni mitologiche natalizie, ossia
«Babbo Natale».
Il
cosiddetto «Babbo Natale» è una mito religioso contemporaneo,
creato dal marketing delle aziende e che è tenuto in vita dalla
pubblicità, dal business e dalle convenzioni oramai radicate
nell’immaginario collettivo
La
fede biblica non necessita di tale mitologia natalizia, né di
personaggi inventati.
Ecco che cosa afferma il
Nuovo Testamento delle
mitologie religiose e delle romantiche convenzioni di questo mondo.
■ «Proponendo
queste cose ai fratelli, tu sarai un buon servitore di Gesù Cristo,
nutrito nelle parole della fede e della buona dottrina, che hai
seguito da vicino. Schiva però i miti profani e da vecchie, ma
esercitati nella devozione» (1 Timoteo 4,6s).
■
«Verrà il tempo che non sopporteranno la
sana dottrina; ma per prurito di udire si accumuleranno
insegnanti secondo le loro proprie voglie e distoglieranno
le orecchie dalla verità e si volgeranno ai miti»
(2 Timoteo 4,3s).
■
«Riprendili perciò severamente,
affinché siano sani nella fede, non dando retta a miti giudaiche
né a comandamenti di uomini, che voltano le spalle alla verità»
(Tito 1,13s).
■ «Non
è con l’andar dietro a miti artificiosamente composti
che vi abbiamo fatto conoscere la potenza e la venuta del nostro Signor
Gesù Cristo, ma perché siamo stati testimoni oculari della sua
maestà» (2 Pietro 1,16).
Nella discussione sottostante, nel primo contributo Vincenzo Russillo ha voluto provocarci con Babbo
Natale, perché riflettiamo su tale figura che, da tempo, è entrata
nell’immaginario collettivo col suo presunto «spirito del Natale». Nelle
inchieste natalizie, che si fanno, relativamente poca gente, specialmente nelle
nuove generazioni, sa che cosa significhi veramente il Natale. Invece di pensare
alla rammemorazione della natività di Gesù Messia, grandi e piccoli pensano a
tutt’altro: regali, famiglia, cenoni, party, Babbo Natale...
Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre
esperienze, idee e opinioni?
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1.
{Vincenzo Russillo}
▲
Entriamo in tema
Si avvicina il giorno di Natale e, come da tradizione, i bimbi d’ogni
paese s’affrettano a scrivere le loro letterine a Babbo Natale. Ricordo
che, da più piccolo, lo facevo anche io molto spesso. Spesso sento
dibattere dei genitori credenti, se sia giusto o meno far entrare il
proprio figlio in questa logica. Io posso dire la mia da figlio;
partendo dalla libera scelta d’ogni credente, spero si possa vivificare
il dibattito per raggiungere dei punti comuni. Chi è
questo Babbo Natale?
La tradizione ci racconta di un certo vescovo Nicola, vissuto nel 4°
sec. d.C., nato da famiglia cristiana e fatto santo dal cattolicesimo.
Ci viene raccontato che era un uomo molto compassionevole e generoso,
infatti l’eredità lasciata dai suoi genitori la distribuì sotto forma di
doni alla sua morte.
Negli anni che seguirono la sua morte, si diffusero numerosissime
leggende: «Una tra le più famose e confermata da Dante nel Purgatorio
(XX, 31-33) è quella delle tre giovani poverissime destinate alla
prostituzione. Nicola, addolorato dal pianto e commosso dalle preghiere
d’un nobiluomo impossibilitato a sposare le sue tre figlie perché caduto
in miseria, decise d’intervenire lanciando per tre notti consecutive,
attraverso una finestra sempre aperta dal vecchio castello, i tre sacchi
di monete che avrebbero costituito la dote delle ragazze. La prima e la
seconda notte le cose andarono come stabilito. Tuttavia la terza notte
San Nicola trovò la finestra inspiegabilmente chiusa. Deciso a mantenere
comunque fede al suo proposito, il vecchio dalla lunga barba bianca
s’arrampicò così sui tetti e gettò il sacchetto di monete attraverso il
camino, dov’erano appese le calze ad asciugare, facendo la felicità del
nobiluomo e delle sue tre figlie. In altre versioni posteriori,
forse modificate per poter essere raccontate ai bambini a scopo
educativo, Nicola regalava cibo alle famiglie meno abbienti
calandoglielo anonimamente attraverso i camini o le loro finestre.
Secondo altre leggende, questo santo sarebbe entrato in possesso d’un
oggetto mitico, il Sacro Graal, che, oltre a essere responsabile della
sua capacità di “produrre in abbondanza” da regalare, fu anche causa del
trafugamento delle sue spoglie per volere di papa Gregorio VII. In ogni
caso San Nicola divenne nella fantasia popolare “portatore di doni”,
compito eseguito grazie a un asinello nella notte del 6 dicembre (S.
Nicola, appunto) o addirittura nella notte di natale». Nel 12° secolo era diventato
santo patrono dei bambini e in suo nome venivano fatti regali ai più piccini
durante la vigilia o il giorno della sua festa. I bambini lasciavano fuori dalla
finestra o dalla porta le scarpe o le calze. Nel 16° secolo i riformatori
religiosi si scagliarono contro l’eccessiva devozione, di cui godeva il santo, e
nelle aree protestanti San Nicola finì per perdere il ruolo di portatore di doni
natalizi.Nel 19° secolo fecero la loro
comparsa, nelle sembianze di benevoli vecchietti che portano i doni ai bambini,
Père Noel (Francia), Father Christmas (Inghilterra) e il Weihnachtsmann
(Germania).Agli inizi del 1900 Santa Claus era
un elemento onnipresente nelle celebrazioni natalizie: la sua immagine era sulle
cartoline e nella pubblicità; era il protagonista di storie, compariva nelle
rappresentazioni teatrali e nei nuovi spettacoli cinematografici; figure vestite
da Babbo Natale si trovavano in tutti i grandi magazzini, agli angoli delle
strade a raccogliere soldi da evolvere in beneficenza, e in testa alle sfilate
in suo onore. Vediamo perciò che il Babbo Natale nostrano è arrivato
nelle nostre case come segue: «Il Babbo Natale d’oggi riunisce le
rappresentazioni premoderne del portatore di doni, d’ispirazione religiosa o
popolare, con un personaggio britannico preesistente. Quest’ultimo risale almeno
al XVII secolo, e ne sono rimaste delle illustrazioni d’epoca in cui è
rappresentato come un signore barbuto e corpulento, vestito d’un mantello verde
lungo fino ai piedi e ornato di pelliccia».
Babbo Natale, così come lo conosciamo noi, risale all’anno 1823, quando
Clement C. Moore scrisse «A Visit from St. Nicholas» (= Una visita da
San Nicola) dove lo descrive come un «vecchio elfo paffuto e
grassottello».
L’ultima e più importante incarnazione di Babbo Natale la si ha dal 1931
al 1966 quando Haddon Sundblom disegnò la famosa immagine di Babbo
Natale per la pubblicità della Coca Cola. Questo è il Babbo Natale che
anche noi conosciamo, con la sua lunga barba bianca, il suo
inconfondibile abito rosso, degli stivali, la cinta di cuoio e un
immancabile sacco carico di doni. Una figura
leggendaria Con il tempo Babbo Natale ha assunto, quindi, in sé
varie figure mitiche. In ogni bambino questa figura buona ha portato all’attesa
della gioia. Infatti la vigilia di Natale, quest’omone panciuto dovrebbe portare
i regali solo ai bambini buoni. Ricordo che da piccolo, iniziavo già i
primi di dicembre a spedire la letterina per ricevere dei doni. In me c’era
l’attesa per un momento di riunione familiare, ma soprattutto per aprire i doni.
Col tempo questo desiderio andò ad affievolirsi, a mano a mano che le verità
venivano a galla. In me c’era un rifiuto totale verso il consumismo dettato da
questa festa. Guardo sempre con «candida nostalgia» i bimbi che chiedono alla
propria mamma o papà: «Che cosa mi porta quest’anno Babbo Natale?». Ed allora
dentro me riaffiora questo contrasto, è giusto «ingannare» dei bambini oppure
bisogna farli crescere con questa innocente attesa? Il mio
punto di vista
Facendo un salto nella mia infanzia, all’apertura dei regali ricordo che
raramente li condividevo con mio fratello o con i miei cugini. S’era
instaurata in me una forma d’attaccamento agli oggetti, ero diventato
molto materialista. Ripensandoci oggi, mi lascia anche l’amaro in bocca
che i miei genitori abbiano dovuto fare dei sacrifici per regalarmi
qualche giocattolo. Inoltre ricordo che un anno, per far fronte a una
difficoltà economica mi regalarono del carbone (dolce, da mangiare),
dicendo che non ero stato buono. Con gli occhi da bambino, vedevo tutto
molto confuso e per me era più importante il regalo. Oggigiorno per me i
doni scambiati in questo giorno rappresentano un spreco, preferisco non
riceverne. Dal punto
di vista biblico La storia, secondo cui questo superman vestito di rosso
giri il mondo con la sua renna e scenda dal camino, ha soppiantato Gesù. Lo
«spirito natalizio», se così si può chiamare, ha preso il posto di nostro
Signore. Alcuni genitori per quieto vivere, continuano a ingannare i propri
figli con questa storia. Tuttavia la Bibbia ci dice: «Chi vuole amare la vita
e vedere giorni felici, trattenga la sua lingua dal male e le sue labbra dal
dire il falso» (1 Pietro 3,10). Molti bambini appena capiscono l’inganno,
dimostrano risentimento verso i propri genitori, andando a perdere quel rapporto
di fiducia che avevano in tenera età. Tutto ciò, a mio modo di vedere, è
deleterio se non viene accompagnato dalla verità per Cristo, infatti fu proprio
il nostro Signore a dire: «Lasciate che i bambini vengano a me, e non glielo
vietate, perché il regno di Dio è per chi assomiglia a loro» (Luca 18,16). Conclusioni Non voglio essere troppo «massimalista»; al contrario
ritengo che ognuno di noi abbia libertà di comportarsi come meglio crede.
Ritornando alla questione dei doni, non sono contrario al fatto che nelle chiese
si potrebbero scambiare dei regali. Magari perché no costruiti personalmente dai
bambini con l’aiuto dei più grandi. Sarebbe anche un modo nel stimolarli e
responsabilizzarli. Poi una cosa sudata è molto meglio. In conclusione direi che
non è giusto forse nemmeno privarli della gioia della fanciullezza, ma bisogna
insegnare principalmente la verità su Gesù. {20-12-2009}
2. {Nicola Martella}
▲
Questo scritto rappresenta una provocazione alla discussione.
Quanto Vincenzo afferma nelle conclusioni, si realizza già in molte
scuole domenicali che, per la fine dell’anno, preparano recite e
lavoretti per i genitori e spesso ricevono e/o fanno anche doni.
Il cristianesimo biblico non ha bisogno di figure mitiche, né di «favole
giudaiche» (Tt 1,14) o di «favole artificiosamente composte»
(2 Pt 1,16), né di miti pagani cristianizzati, né di un’agiografia
addomesticata in senso favolistico (santi quali figure eroiche), né di
romantici stereotipi commerciali per far suonare le casse. Ecco alcuni
brani in merito, su cui riflettere.
■ «Se perseverate nella mia parola, siete veramente miei discepoli; e
conoscerete la verità, e la verità
vi farà liberi» (Gv 8,31s).
■ «Schiva le favole profane
e da vecchie; esèrcitati invece alla devozione» (1 Tm 4,7). «Verrà il
tempo che non sopporteranno la sana dottrina, ma per prurito d’udire si
accumuleranno insegnanti secondo le loro proprie voglie e distoglieranno
le orecchie dalla verità e si
volgeranno alle favole» (2 Tm 4,3s).
■ «E
non siate conformi a questo mondo, ma siate trasformati
mediante il rinnovamento del senno, affinché siate in grado di provare
quale sia la volontà di Dio: quella buona e gradita e perfetta» (Rm
12,2). ■ «…non cessiamo di pregare per voi e di domandare
che siate ripieni della profonda conoscenza della volontà di Dio in ogni
sapienza e intelligenza spirituale, affinché camminiate in modo degno del Signore per piacergli in ogni cosa,
portando frutto in ogni opera buona e crescendo nella conoscenza di Dio»
(Col 1,9s).
3. {Sara
Iadaresta Esposito}
▲
Io ho deciso che ai miei figli non dirò delle bugie riguardo al Natale e
all’esistenza di Babbo Natale. Davanti a Dio il peccato è tutto uguale,
cioè chi ruba 1000 € è pari a chi ruba 1 cent. Il rubare è rubare, e
allo stesso modo non esistono bugie bianche o a fin di bene. E poi non
capisco perché insegnare ai figli di doversi fare dei regali proprio in
questo periodo. L’anno è fatto di 365 giorni, tra cui ci sono compleanni
e anche giorni semplici dove potersi fare dei regali inaspettati, che a
mio parere sono i più belli. Tutti questi problemi nascono (a mio
parere) perché non vogliamo che i nostri figli si sentano diversi dagli
altri, e magari rimangono senza amici per la loro «diversità». Tuttavia
io ringrazio il Signore che i miei genitori, nonostante tutto, mi
avevano sempre detto le cose come stavano, anche se io non volevo
accettarlo; ciò mi è servito, perché ora posso dare lo stesso
insegnamento ai miei figli. Il Signore vi benedica. {23-12-2009}
4.
{Guerino De Masi}
▲
■ Contributo:
Ciao, Nicola. Mi dispiace ma io e te
abbiamo finito per sempre! Mi hanno detto cosa hai fatto! Non ce la
faccio più a far finta di niente! Non ti permetto di dire queste cose!
Da te non me lo sarei mai aspettato... io mi fidavo di te, e cosa ho
ottenuto? Cosa vai a dire in giro? Che Babbo Natale non esiste?! Buon
Natale!... {23-12-2009}
■
Silvano Creaco:
Sono d’accordo con te Guerino, Babbo Natale
l’ho visto proprio sta mattina, altro che non esiste! No, aspetta, forse
era il mio vicino che smontava dal turno di notte.
Buon Natale!!!!!! {23-12-2009}
▬
Nicola Martella: Confesso d’essere un grande peccatore. Alle altre
colpe s’aggiunge anche quella d’aver dissacrato «Babbo Natale»! Ora
«Mamma Natale» sarà disperata e sconsolata. Come farà a spiegare a suo
figlio Natalino, chi è il suo vero padre?
Tutta colpa mia!? Beh, un po’ ce l’ha Vincenzo Russillo, che ha seminato
il profondo dubbio in me. Tuttavia prendo su di me tutte le colpe,
avendo pubblicato il suo contributo. Se non mi vedete e non mi sentite
più, mi sono ritirato nel deserto in penitenza e mistica meditazione...
5.
{Pietro Calenzo}
▲
Nota redazionale: Questo lettore reagisce qui all’articolo «Babbo
Natale è morto, la Befana è a rischio».
Babbo Natale è morto, ma purtroppo ritornerà, magari sotto mentite
spoglie e con la benedizione delle grandi multinazionali, magari in
abiti talari, color rosso (che è molto vicino alla porpora di un altro
grande ingannatore) per la gioia di aziende dolciarie, di rivenditori di
strumenti elettronici; la gioia nefasta di un tenebroso principe di
questo mondo è grande al riguardo, poiché riuscirà (ma ancora per poco)
ad allontanare piccoli e grandi dal vero senso del natale di Cristo
Gesù, vera vita e verità in noi. Ascoltavo, ieri che nel periodo natalizio, le
depressioni in Italia aumentano esponenzialmente, gli psicologi
conseguentemente hanno un gran lavoro e una iperattività. È altresì in tale
periodo che le liti o contese familiari sono in aumento, sempre perché,
nel cosiddetto «spirito del natale», molti dei doni ricevuti risultano essere
poco graditi, o doppioni, e pronti a ogni buon conto, al riciclaggio di
Capodanno, o al prossimo «santa Klaus» con un grazie sentito, del ministro di
turno, che esorta alla sobrietà. La Befana, tra mille pensieri, attende
speranzosa. Dio benedica nel Messia Gesù, Unto Re, tutti i fratelli di «Fede
Controcorrente» e di «Punto°A°Croce».
6.
{Lucia Vitangeli}
▲ A
casa nostra Babbo Natale morì per cause naturali, quando mia
figlia (al tempo aveva appena 8 anni), venuta a sapere che Babbo Natale
era pura fantasia, ci accusò d’averla trattata da sciocca e che non
trovava giusto che le raccontavamo bugie. Ella diede pure la notizia al
fratello minore, al quale al momento interessavano solo i giochi e non
chi glieli portava...
Sciocchi ci sentivamo noi che avevamo portare i nostri figli a
credere a favole commerciali. Dopo qualche anno, alla nascita del
terzogenito, sebbene chiacchierati da tutti, abbiamo sempre detto la
verità, andando incontro a non so quanti sgradevoli episodi. Ad
esempio, mio figlio a tre anni raccontava all’asilo che il fantomatico
Babbo Natale non esiste; immaginate le maestre. Tuttavia, pur non
essendo credenti a quel tempo, non ci siamo
mai pentiti. Una bimba di 8 anni c’insegnò che la verità è sempre la
cosa migliore. Mia figlia ora ha un bimbo, lo cresce nella verità
assoluta e per questo sono grata a Dio. {30 dicembre 2009}
7.
{Murgo Tabita}
▲
Mia figlia Lea a 3 anni era già consapevole che Babbo natale era un'invenzione
per divertire i bambini. Quando qualcuno le chiedeva che cosa le avesse portato
Babbo Natale, lei rispondeva che Babbo Natale non le aveva portato niente... ma
la zia le aveva regalato questo, la nonna quell'altro, ecc. Le favole devono rimanere tali, senza confonderle con la
verità! Mi si stringe il cuore vedere bambini di 10 anni che ancora sono
mentalmente e moralmente confusi sull'esistenza di Babbo Natale. Le favole
mantengono il loro fascino proprio perché sono irreali... {01-01-2010}
8.
{Claudio Tirenni}
▲
■ Contributo:
Babbo Natale è una favola, una bella
favola. Nella vita si vive anche di favole, di belle favole. Adesso le
favole stanno morendo, ed è un guaio, perché mia nonna non me le
racconta più. Stiamo diventando tutti virtuali, ma almeno cerchiamo di
sfruttarla in bene questa tecnologia. Diffondendo Amore, e perché no,
anche fantasia creativa. {1 gennaio 2010}
▬
Nicola Martella: Non ho nulla contro la «fantasia creativa»
né contro le favole (se dichiarate tali fin dall’inizio), visto che le
racconto alle mie nipotine e io stesso ne ho scritte. Il problema sono
le favole spacciate per verità, su cui la Bibbia ha alquanto da dire.
Fintantoché le favole rimangono tali, non c’è problema; così per
parabole e allegorie. La gravità della cosa nasce laddove si usa tutto
ciò come verità o fonte d’essa. Paolo raccomandò ai suoi collaboratori
di schivare «le profane ciance» (2 Tm 2,15ss); e denunciò le «favole
profane e da vecchie» (1 Tm 4,7; cfr. 2 Tm 4,3s). Pietro mise i
cristiani giudaici in guardia dalle «favole artificiosamente composte» (2
Pt 1,16), e cioè quelle spacciate per verità. Babbo Natale è oramai la
personificazione di un mito religioso e di mercato, di cui si fa
realmente credere l’esistenza ai bambini. Alcuni preferiscono essere
devoti a tale «fantasia creativa» imbrogliona, a tale favola dei
chierici (identificata con san Nicola, a cui offrono un culto) e a tale
mito dei mercanti (per vendere, una volta facevano altrove tempietti di
Diana, oggi Babbo Natali di cioccolata) — io personalmente preferisco la
verità che rende liberi.
■ Claudio Tirenni: Io ho letto dei tuoi libri, e mi
sono stati anche utili, in certi momenti e in certi argomenti che tu
affronti scritturalmente. L’argomento che hai proposto adesso è Babbo
Natale. Ora il punto è questo: la cosa che io ho voluto evidenziare
maggiormente su questo discorso, non è tanto il Babbo Natale, se era
vero o meno, perché non ci vuole molto a capire che è stata
un’invenzione, certamente. Ma un’invenzione può essere anche una
poesia, che non deve essere necessariamente basata sulla realtà, però
rimane bella, come le favole inventate possono rimanere belle.
Ora la cosa che io ho voluto evidenziare, è il fatto che molte persone
che dicono che Babbo Natale è solo un’invenzione, a cui non bisogna
credere, alla fine, sono le stesse persone che ci propongono
filosofie di morte e distruzione (che non sei ne tu ne io, e nemmeno
i fratelli). Quindi non devo credere a Babbo Natale, ma devo credere
alle loro ideologie di morte? Perché questo è ciò che offre il mondo.
Allora io mi chiedo: perché preoccuparsi tanto di Babbo Natale, se ci
sono cose veramente gravi nel mondo?
Io, per esempio, da piccolo ero contento nel credere che Babbo
Natale mi portava i doni, anche se poi sapevo (dopo a una certa età) che
erano i miei genitori a farlo. L’atmosfera del Natale era bella, tempo
fa; invece oggi si è persa, questo è il dramma. Ed in questo non ti do
torto, se tu dici che il Natale è diventato solo un pretesto per
divertirsi. Sinceramente io preferivo quando un bambino credeva in Babbo
Natale, piuttosto che stare 24 ore davanti a un PC o alla
Playstation, dove c’è tanta virtualità ma assenza di valori reali.
Da premettere che io non condanno la tecnologia, ma la priorità che gli
si da.
Ma veniamo alla Bibbia. Tu porti dei riferimenti, e se è scritto,
cosa posso dirti? È così, se è scritto, è scritto. Non ho problemi a
riconoscere ciò che è scritto, perché credo nella Scrittura. Ma lasciami
dire questo: Timoteo nel citare le favole, si riferiva specificatamente
a Babbo Natale? Si riferiva al Natale? E cosa dire del Capodanno? Certo
la Bibbia non può trattare nei dettagli ogni singolo argomento, ma si
capisce che qui siamo nel campo del paganesimo. Ma allora perché ci
facciamo gli auguri? Perché diciamo: «Buon Natale»; e perche
diciamo: «Buon anno»? Togliamo tutto? Oppure non togliamo nulla?
Nicola, io ti rispetto e ti voglio bene come fratello, perché in un modo
o nell’altro tu diffondi la Parola di Dio, Shalom. {2
gennaio 2010}
▬
Nicola Martella: Il termine greco mythos,
che ricorre nel NT ed è tradotto con «mito» o «favola», intende proprio
le invenzioni sia dei pagani (1 Tm 4,7), sia dei Giudei (Tt 1,14). Non
ho nulla contro le fiabe, poiché si dice subito che esse sono
tali, ricorrendo in esse animali parlanti e immagini di fantasia (cfr.
«Alice nel paese delle meraviglie», «Pinocchio»).
Altra cosa è Babbo Natale, poiché si fa credere ai bambini che esiste
realmente; questo è semplicemente un imbroglio. Inoltre nel
cattolicesimo c’è un vero culto di san Nicola, da cui si fa derivare;
questa è idolatria. Ritengo perciò che, come bisogna rifiutare le «filosofie
di morte», come il lettore le chiama, bisogna rigettare anche le
invenzioni idolatriche (e commerciali) che si sostituiscono a Gesù
Cristo.
Inoltre la dipendenza da PC e da Playstation non rende più
accettabile la dipendenza da un surrogato religioso e commerciale, che
prende l’onore che spetta soltanto a Cristo. Perciò «distruggiamo i
ragionamenti ed ogni altezza che si eleva contro alla conoscenza di Dio,
e facciamo prigioniero ogni pensiero traendolo all’ubbidienza di Cristo»
(2 Cor 10,5).
Al riguardo non c’entrano nulla gli auguri di Natale o di
Capodanno, riguardo a cui lascio a ognuno di rispondere alla sua propria
coscienza, tanto più che parliamo qui di «Babbo Natale» e non d’altro.
Non è un buon modo di ragionare, mettendo altra carne a cuocere e
cercando cose peggio di tale figura favolistica, venduta per reale.
9. {}
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►
Babbo Natale è morto, la Befana è a rischio {Nicola Martella - Stefano Gotta} (A)
►
Crisi di Natale e Natale con la crisi {Tonino Mele} (A)
►
L’albero di Natale {Nicola Martella} (D)
►
Natale fra dubbi, attese e contorno {Nicola Martella} (T)
►
Parliamo di Gesù, non di Babbo Natale
{Nicola Martella} (A)
►
Parliamo di Gesù, non di Babbo Natale? Discutiamone
{Nicola Martella} (T)
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Cul/T1-Babbo_natale_Mds.htm
21-12-2009; Aggiornamento: 22-12-2016 |