1. UNA QUESTIONE CONTORTA: Da qualcuno mi era stato inviato uno studio, scritto di un
pastore evangelico, chiedendomi che cosa ne pensassi. Egli, allarmato e confuso,
si (e mi) chiedeva: «Può un credente essere posseduto da demoni?»
(R.A.).
È bene riassumere, quindi, l’argomentazione di tale pastore, aggiungendo
subito alcune riflessioni e obiezioni.
n
L’autore parte dal grande mandato di Gesù (Mt 28,18ss), adducendo anche
la fine dell’Evangelo di Marco (16,15-18 non presente in tutti i
manoscritti), evidenziando «scacceranno i demoni». Poi si chiede
se questi ultimi fossero da cacciare dagli increduli o anche dai
credenti. Ammette che Gesù cacciò gli spiriti da coloro che, pur
credendo a volte, non erano nate di nuovo. Poi cita i pochi brani del
libro degli Atti (5,12.16; 8,6s; 16,16.18). Poi conclude giustamente:
«Anche in questi tre casi la liberazione è avvenuta su persone non
ancora credenti o su persone certamente attente alla predicazione e
attratte dai prodigi operati dagli apostoli, ma probabilmente non ancora
nate di nuovo. Se ci limitassimo, quindi, a quanto è possibile ricavare
dalle Sacre Scritture, dovremmo concludere che i demoni vanno scacciati
solo dai non credenti, o meglio da chi non è ancora nato di nuovo».
n
Poi lascia ciò che è scritto, per darsi a supposizioni su cosa succeda
quando una persona si converte: «Qual è la sorte degli spiriti immondi
presenti in una persona quando questa si converte e accetta Cristo nel
suo cuore?». Come si vede l’autore presume a priori che una persona non
credente sia comunque coabitata da demoni (!). La questione che si pone
è se essi escano automaticamente al momento della conversione, se
debbano essere cacciati o se rimangono tranquillamente
coabitanti, finché il credente scopra il peccato corrispondente,
smascheri gli spiriti ad esso associati e li bandisca dalla propria
vita.
n
Ciò che contraddistingue il resto della trattazione è il tentativo di
mostrare questi aspetti: ²
1) il peccato e gli spiriti sarebbero direttamente connessi;
² 2) Cristo potrebbe
effettivamente convivere nel cuore dei credenti con delle presenze
maligne;
² 3) gli spiriti vengono
smascherati e poi scacciati dal credente solo nel momento in cui egli
riesce a vedere e successivamente ad abbandonare tutto ciò che non è
gradito al Signore. Per giustificare queste sue tesi si basa sulla
«esperienza diretta» (interrogazione degli spiriti?) e sulla
versettologia, ossia sull’abbinamento di versetti presi da contesti che
non hanno nulla a che fare col tema.
n
Egli cita a sproposito Matteo 12,43ss, omettendo sia il contesto (il
diverbio di Gesù contro i Giudei increduli) sia la frase finale: «Così
avverrà a che a questa malvagia generazione». Gesù non parlò quindi
di un individuo ma di un’intera generazione (!) e la citazione dello
spirito immondo che tornò alla sua prima casa era solo illustrazione per
coloro che, avendo rifiutato Gesù quale Messia, si mettevano in una
pericolosa situazione. Il testo non parla che la persona liberata fosse
credente; anzi può diventare rigenerato solo chi è stato liberato.
n
L’autore poi passa a Esodo 23,27-30, evidenziando la frase «Li
scaccerò dalla tua presenza a poco a poco». Poi crea subito un
parallelo fra la conquista di Canaan e il «cuore di Gesù», a cui il
credente si protenderebbe mediante l’acquisizione del frutto dello
Spirito (Gal 5,22). Per cui i «popoli che non avevano nessuna intenzione
di andarsene» da Canaan vengono accostati al peccato e al demonio che,
essendosi stabiliti «nel nostro cuore», non hanno nessuna intenzione di
andarsene dai credenti. Solo combattendoli e vincendoli, li si scaccerà;
poi cita Matteo 11,12 evidenziando «preso a forza e i violenti se ne
impadroniscono», ma non si capisce il nesso. Poi conclude con
l’abbinamento aprioristico: «E così come gli Ebrei dovettero affrontare
i nemici uno alla volta per potersi insediare in quelle terre, anche noi
dovremo fare altrettanto con il peccato e gli spiriti immondi presenti
nel nostro cuore».
l
Verrebbe da chiedergli: «Scusa, dove è scritto?». Tutto ciò è
paradossale, se si pensa che Dio aveva detto: «Non li scaccerò [= i
Cananei] dalla tua presenza in un anno, affinché il paese non diventi un
deserto, e le bestie dei campi non si moltiplichino a tuo danno» (Es
23,29). Qui c’era una motivazione del tutto pratica, che non permette
nessuna speculazione d’altro genere.
n
Dopo ciò cita 1 Gv 1,8, chiedendosi se «egli è fedele e giusto da
perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità» intende che
tale purificazione sia «solo dall’azione peccaminosa in sé o anche da
eventuali presenze maligne» (!?). Conosciamo la sua risposta. Poi
afferma: «Se pensiamo che con la venuta di Gesù nelle nostre vite siamo
diventati improvvisamente santi, liberi dal peccato e una nuova creatura
conforme ai desideri di Dio, stiamo evidentemente sbagliando». Facendo
nuovamente il parallelo con Canaan afferma che «la liberazione sarà
lenta e progressiva». È chiaro che scambia la giustificazione e la
rigenerazione (istantanee) con la santificazione (processo). Per lui
essere liberati dalla forza di singoli peccati e dalla potenza dei
demoni, è la stessa cosa. Perciò egli afferma: «Gli spiriti immondi,
normalmente, entrano in un cuore e lo governano aggrappandosi ad un
atteggiamento peccaminoso accettato e fatto proprio dalla persona in
questione. E finché quel peccato non sarà visto, rifiutato e combattuto,
lo spirito immondo non lascerà la presa perché si sentirà in diritto di
continuare la sua azione condizionante su quella mente e su quel cuore».
Questo abbinamento fra peccato e demonizzazione è pericoloso e letale;
infatti è una falsa dottrina affermare che i singoli peccati permettano
ai demoni di entrare nell’intimo dei credenti e di restarvi finché essi
non siano individuati e confessati! Dove sta scritto palesemente nella
Bibbia? Non basta citare Proverbi 4,18 (parla del perfezionamento dei
giusti), per dimostrare una «salvezza progressiva», che non esiste nella
Bibbia; infatti sarebbe un’opera dell’uomo e non salvezza per grazia
mediante la fede. Che idea malsana abbinare peccati e spiriti immondi,
per concludere che il Signore ci libererebbe da questi ultimi (come per
i primi) solo quando come credenti ne diventiamo coscienti, ce ne
pentiamo (pentirsi di essere demonizzato?) e ne vogliamo la liberazione.
Si rifletta invece che molti dei veri indemoniati non si rendono
conto di esserlo e, dopo essere usciti dal parossismo, non ricordano
nulla di ciò che è stato e non credono a chi gli racconta i fatti; Gesù
liberò dai demoni anche tale categoria in stato di incoscienza.
n
Poi seguono sue esperienze di esorcismo, citando ciò che i demoni dicono
per bocca dei posseduti, ossia che non se ne vogliono andare. E ciò
diventa la «chiave di lettura» e la base delle sue convinzioni
dottrinali !?).
n
Quindi si chiede «E poi, per quale ragione lo Spirito di Gesù non
potrebbe convivere nel cuore di una persona con dei demoni?». Per
rendere l’idea, cita il fatto che nel prologo del libro di Giobbe si
parla di Satana che aveva accesso alla presenza di Dio e poteva
addirittura parlare con Lui (Gb 1,6-12). Poi conclude: «In ogni
caso Gesù, quando entra in noi, deve convivere col nostro peccato, con
la nostra carne, cioè con una natura peccaminosa. E perché potrebbe
coesistere con il peccato e non con un demone? Non hanno forse la stessa
natura, la stessa origine?».
l Come si vede, l’equiparazione fra peccati e demoni portano a
tali malsane riflessioni. Probabilmente lo scrittore non conosce la
differenza fra vivere nel peccato e cadere nel peccato, di cui parla
Giovanni (cfr. 1 Gv 3,9).
n
L’autore conclude quindi, menzionando «le Scritture e soprattutto le
esperienze dirette di anni di ministero», affermando la «possibilità che
presenze maligne possano ancora annidarsi nel nostro cuore», dove
farebbero la loro opera nefasta.
▲2.
UNA PRESA DI POSIZIONE: Abbiamo mostrato il pensiero contorto dello scrittore nel
mostrare la sua tesi. Abbiamo anche aggiunto alcune spiegazioni e
obiezioni per mostrare il fatto che egli non abbia dimostrato per nulla
biblicamente quanto ha asserito e che il suo pensiero sia alquanto
distante dalle chiare affermazioni della Parola di Dio. Aggiungiamo il
fatto che su questo tema abbiamo scritto già abbondantemente altrove, a
cui rimandiamo. Qui di seguito aggiungiamo
solo alcune altre riflessioni connesse allo scritto ricevuto.
Come abbiamo visto, a una prima occhiata, l’argomentazione dell’autore
pare logica. Ma in fondo non si fonda sulla chiara esegesi di brani
biblici specifici al tema. L’argomentazione si basa, in fondo, su
supposizioni che egli tenta di corroborare con esperienze e con brani di
appoggio che col tema non hanno nulla a che vedere. Egli confonde
pericolosamente il peccato o la natura peccaminosa con la possessione,
ma la Scrittura distingue fra peccatori (anche molto empi) e i
posseduti; questi ultimi sono in proporzione una piccolissima minoranza.
Il pubblicano chiedeva a Dio di essere perdonato, non di essere liberato
da demoni (Lc 18,13). Anche altre persone confessarono il loro peccato,
ad esempio: il faraone (Es 9,27; 10,16), Balaam (Nu 22,34), Achan (Gs
7,20), Saul (1 Sm 15,30; 26,21), Davide (2 Sm 12,13; 24,17; Sal 41,4;
51,4), Sion (Mi 7,9), Giuda (Mt 27,4) e Il figlio prodigo (Lc 15,18.21).
Di queste persone solo di due si parla di una certa attività demonica:
Saul e Giuda.
Nel caso di Saul, come recita il testo ebraico, lo spirito cattivo gli
veniva addosso in certi momenti ed egli usciva di sé (1 Sm 18,10; 19,9
ebr. «venne sopra Saul»). Qui non si tratta di possessione, ma di
ossessione diabolica. Qui Saul venne dato «in man di Satana» — per usare
un termine del NT (1 Cor 5,5; 1 Tm 1,20) — a causa delle sue
disubbidienze, per essere punito e disciplinato, ma non era posseduto.
Anche nel NT, quando qualcuno era dato «in man di Satana», ciò aveva a
che fare con la «perdizione della carne» (1 Cor 5,5) e con una pesante
disciplina (1 Tm 1,20), non con la penetrazione interiore del demone.
Premettiamo che il caso di Giuda l’Iscariota sia un fatto particolare,
avvenuto prima della nascita della chiesa. Nel caso di Giuda è scritto
che il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda di tradire Gesù (Gv
13,2); ma ciò non lo rendeva un «posseduto». Poi, improvvisamente «Satana
entrò in lui» (v. 27). Si noti che non è scritto: «Satana si
impossessò di lui». Questo stesso procedimento fu spiegato così da Luca:
«E Satana entrò in Giuda… Ed egli andò a conferire coi capi
sacerdoti…» (Lc 22,3s). Si tratta dell’azione personale di Satana e
della sua istigazione improvvisa che spinse Giuda a compiere il
tradimento che aveva già concepito; lo stesso raptus può spingere ancora
oggi delle persone a compiere atti malsani e «pazzie». Ma ciò non
significa già di per sé essere posseduti; infatti, la maggior parte dei
posseduti non si rendono conto di ciò che fanno, mentre Giuda contrattò
il prezzo con gli altri cospiratori (Lc 22,4s). Gli Evangelisti vogliono
evidenziare l’apertura specifica di Giuda alla seduzione diabolica. Essi
parlano anche del suo rincrescimento e pentimento, dopo il tradimento
(Mt 27,3); ciò mostra che non si tratta di una possessione (che è uno
stato) ma di una demonizzazione momentanea.
Abbiamo visto che Giuda è un caso particolare, accaduto prima della
pentecoste. Anche ai credenti del nuovo patto viene raccomandato: «Non
fate posto al diavolo!» (Ef 4,27); ma questa espressione non
intende: «Non fate entrare il diavolo in voi, perché vi possegga». Ciò
significa, invece, i credenti non debbano permettere all’avversario di
influenzarli in modo malsano, poiché egli è un abile seduttore (oltre
che un leone ruggente); ma ciò è un fenomeno diverso dalla possessione.
Che cosa sia o faccia
normalmente un posseduto, è mostrato con la persona e gli atti del
Geraseno, prima e dopo la liberazione (Lc 8,27ss.35.38s).
Confondere la natura peccaminosa con la possessione e il peccato con la
presunta demonizzazione (presenza di demoni nella vita intima) dei
credenti), è tragico e fatale. Ciò significherebbe che fino al momento
della morte non si può essere sicuri di essere veramente liberi
(!?). Esistono due atti immediati che avvengono, tra altri, nel momento
di una conversione vera e sincera:
² 1) la «santificazione
puntuale»: Dio dichiara il credente come sua speciale proprietà (1 Cor
6,11; Eb 10,10);
² 2) il suggellamento mediante
lo Spirito Santo: lo Spirito di Dio diventa il sigillo sul credente, lo
rende impermeabile ad altre potenze, in vista della redenzione finale
(Ef 1,13; 4,30). La «santificazione puntuale» permette poi al credente
di realizzare nella sua vita una «santificazione processuale» (2 Cor 7,1
uomo; 1 Ts 5,23 Dio). Il suggellamento mediante lo Spirito Santo
permette al credente di combattere contro i principati e le potestà
delle tenebre e le loro insidie (Ef 6,11s); qui le potenze sono esterne
e non interne!
l
Cristo e i demoni, che convivono nel cuore dell’uomo, è una dottrina
falsa e tragica. Per la Scrittura la luce e le tenebre non hanno
comunione come Cristo e Beliar non hanno armonia fra di loro (2 Cor
6,14s). Paolo, elencando una serie di peccatori (non di posseduti),
aggiunge: «E tali eravate alcuni; ma siete stati lavati, ma siete
stati santificati, ma siete stati giustificati nel nome del Signor Gesù
Cristo, e mediante lo Spirito del nostro Dio» (1 Cor 6,9ss).
L’Apostolo Giovanni fa una netta distinzione fra chi, dicendo di
conoscere e amare Dio, vive in effetti nel peccato (1 Gv 3,6);
questi non appartiene a Dio, anzi «è dal diavolo» (v. 8). «Noi
sappiamo che chiunque è nato da Dio
non vive nel peccato; ma colui
che nacque da Dio si preserva, e
il maligno non lo tocca»
(1 Gv 5,18). Anche il credente può cadere occasionalmente nel peccato,
ma ne può subito uscire (1 Gv 2,1).
La problematica dei «credenti posseduti» nasce non dalla Parola di Dio
ma dalla pratica di un «cristianesimo all’acqua di rose», basato sulla
grazia a poco prezzo, sulla mera dichiarazione verbale, sull’adesione
mentale, su esperienze mistiche e su segni psichici, senza un vero
mutamento, senza genuine opere di ravvedimento e senza frutti della
fede. Allora può veramente succedere che tali «credenti», non essendo
mai «nati dall’alto» mediante lo Spirito di Dio, mostrino a un certo
punto i segni di una demonizzazione, perché essa non è mai venuta meno,
ma è diventata solo latente. In altri casi la «fede» di tali persone
rappresenta più il «desiderio di credere», senza riuscirci veramente,
invece di essere la fede che permette a Cristo di liberare tale persona
dal maligno e allo Spirito di Dio di creare in lui una completa
rigenerazione. Una persona legata da uno spirito cattivo non potrà
essere rigenerata dallo Spirito di Dio, fintantoché non sia liberata
completamente; solo allora potrà essere suggellata.
Tale
studio l’ho trovato poi al seguente indirizzo internet: Lamberto
Fontana,Può un credente essere posseduto da demoni?
(http://www.incontraregesu.it/commenti
edificazione/possessioni.htm).
► URL:
http://puntoacroce.altervista.org/_Cul/A1-Rigenerati_posseduti-Oc.htm
24-04-2007; Aggiornamento: 30-06-2010 |