1. LE TESI: Qualcuno ha pubblicato
uno scritto in un gruppo di un social network, che gestisco. Lo uso come esempio
di un atteggiamento massimalista, che nasce da un uso sbagliato dell’etimologia
«augurio, augurare», dimenticando che l’uso attuale di tali termini è ben
diverso dall’antichità. Infatti, oggigiorno «augurare» significa
«auspicare o desiderare il bene altrui». Al riguardo rimando, come premessa,
agli articoli, che pongo in calce a questo.
Ecco quindi tale scritto: «L’usanza
di fare gli auguri, i regali e una festa aveva nell’antichità lo
scopo di proteggere dai demoni e di garantirne la sicurezza nel nuovo anno...
Fino al IV secolo il cristianesimo respinse la celebrazione dei compleanni
giudicandola un’usanza pagana» (Schwäbische Zeitung – supplemento Zeit
und Welt – del 3-4 aprile 1981, p. 4). Sono perplesso e vedo molti gruppi,
profili e pagine che si professano cristiani, farsi gli auguri di fine anno (pur
essendo chiaramente una festa pagana). Nel 2017 preghiamo e ricerchiamo
non Auguri ma copiose Benedizioni nel Signore; il Signore se siamo
fedeli aprirà le cateratte del cielo e riverserà si di noi le Sue più ricche
benedizioni. Giovanni dichiara: «E qualunque cosa chiediamo, la riceviamo da
lui, perché osserviamo i suoi comandamenti e facciamo le cose, che gli sono
grate» (1 Giovanni 3,22;). Il Signore vi benedica e vi protegga (Nu 6,24-26)
{Liliana Oliverio nella pagina «Dio ti Benedice»; 31-12-2016; formattazione
redazionale}
2. OSSERVAZIONI E OBIEZIONI: A me poco
interessano gli «auguri» e simili. Tuttavia, vedo in tale scritto una
polemica sterile e inutile. È come se la «Schwäbische Zeitung» (= Giornale
svevo) fosse la fonte della verità! Tutto ciò mostra soltanto la poca
conoscenza della Scrittura! Si pensa di combattere una superstizione e si
crea una «anti-superstizione superstiziosa!» che, invece di creare il
bene ed edificare, porta solo dissensione!
Conosco un credente, che
cerca di testimoniare alla sua famiglia; i suoi parenti cercano sempre il pelo
nell’uovo, per dissentire dalla sua fede in Cristo. Ultimamente, in prossimità
del Natale, egli mi scriveva con tanta tristezza all’incirca quanto segue: «Oggi
c’è stato motivo di discussione con mia madre. Infatti, di mattina presto aveva
incontrato un signore, che frequenta la locale chiesa pentecostale. Al che lei
gli ha augurato buone feste, ma lui ha replicato che non accetta
auguri, perché non festeggia. Per mia madre questo è stato motivo per
affermare che è tutta colpa del fanatismo religioso».
Gli risposi all’incirca
quanto segue: Certi credenti invece di spiegare alle persone il vero
significato della nascita di Gesù, le scandalizzano. La gente augura loro
del bene, ed essi rispondono in modo scorbutico. Che risponderebbero, se
uno augurasse loro il male o «cattive feste»? Tu puoi sempre dire a tua
madre che la pensi diversamente.
2.1.
AUGURARE?: Quando si parla di «augurio» e
di «augurare», alcuni vanno sempre e subito all’etimologia e all’uso di tali
parole nell’antichità, cominciando una polemica sterile. Essi dimenticano che
oggigiorno l’uso di tali termini è differente da allora. Si dimentica pure che
molte parole, usate oggi, nel passato avevano un significato ambiguo (p.es.
«casino», «fregare»). Usiamo quotidianamente i nomi dei giorni della
settimana e dei mesi dell’anno, senza neppure badarci più che contengono
molti nomi degli antichi dèi. [►
I giorni settimanali e gli dèi] Nell’astronomia
le designazioni di pianeti, astri, galassie e altri corpi celesti provengono
dalla mitologia pagana (dèi, eroi, zodiaco). I massimalisti, per coerenza,
dovrebbero rinunciare a pronunciare tali nomi. Infatti, i legalisti, che
ritengono di essere ancora sotto la legge mosaica, dovrebbero attenersi a questo
esplicito comandamento: «Non pronuncerete il nome di dèi
stranieri: non lo si oda uscire dalla vostra bocca»
(Es 23,13; cfr. Os 2,17; Gr 5,7; Zc 13,2). Non bisogna dimenticare, però, che
allora si trattava di un pronunciamento cultuale, per rendere loro il culto (Gs
23,7; Sal 16,4); oggigiorno sono solo designazioni e basta. I massimalisti, per
rimanere «puri e duri», dovrebbero uscire dal mondo (cfr. 1 Cor 5,9s).
■ Oggigiorno, nessuno pensa agli antichi auspici pagani (divinazione
tratta dalla osservazione di segni, come il volo degli uccelli),
quando dice a qualcuno: «Mi auspico che stai bene (che verrai, ecc.)».
«Abbiamo operato sotto gli auspici del sindaco» significa col suo patrocinio o
favore. «Tale avvenimento fu per noi di buon auspicio», ossia un segno
favorevole confermativo (cfr. 1 Re 20,33 «buon auspicio» o «buon augurio» = buon
segno; cfr. anche la visione di Paolo relativa a un Macedone in At 16,9s; cfr.
vv. 6s).
■ Similmente non so chi pensa agli «scongiuri» (= incantesimi; cfr.
At 19,13), quando qualcuno afferma «Ti scongiuro di fare questo!» (cfr.
Cc 2,7; 3,5; 5,8; 8,4; Mc 5,7). Leggiamo che il sommo sacerdote disse a Gesù: «Ti
scongiuro per il Dio vivente di dirci se tu sei il Cristo, il Figlio di Dio»
(Mt 26,63). Paolo stesso scriveva: «Io vi scongiuro per il Signore che si
legga questa lettera a tutti i fratelli» (1 Ts 5,27); così in altre
circostanze (1 Tm 5,21; 2 Tm 4,1).
■ Anche l’ebraico possedeva verbi corrispondenti all’attuale termine
«augurare»; anche il verbo «benedire» (barak) in certi modi verbali
corrisponde al nostro «augurare la benedizione». Infatti leggiamo: «Egli
[=Dio] darà ai suoi servi un altro nome, [16] in modo che chi si augurerà di
essere benedetto nel paese, lo farà per il Dio di verità...» (Isaia
65,15s Rv, NR); i giusti furono qui invitati da Dio a festeggiare in
vista delle cose nuove e benefiche, che Dio avrebbe fatto (v. 18) ed Egli stesso
avrebbe festeggiato gioiosamente col suo popolo (v. 19). Chiaramente gli
empi augurano il male (Sal 41,5; cfr. 38,12 NR; Gb 31,29 ND, Cei). I figli di
Dio possono augurare il bene. Il verbo greco
euloghéō
«benedire» significa letteralmente «ben dire», ossia augurare il bene.
2.2.
È PROIBITO FESTEGGIARE E FARSI REGALI?:
Sebbene non faccia parte della mia cultura, devo ammettere che festeggiare e
farsi regali non è semplicemente una tradizione pagana biblicizzata, di cui
disfarsi a tutti i costi. Tale usanza si trova nella Bibbia! Dopo che nei giorni
di Purim, non solo gli Israeliti nell’esilio non furono distrutti, per il
malefico piano di Haman, ma poterono dare il contraccambio ai loro avversari,
fu introdotta da Mardocheo ed Ester una nuova festività (festa dei Purim),
che Dio non aveva comandata nella Legge né in quel momento, ma che
approvò mediante il silenzio-assenso, ritenendo che fosse una buona cosa.
Ecco come nacque tale festa e il costume di farsi reciprocamente regali: «Il
quattordicesimo giorno si riposarono, e ne fecero un giorno di convito e
di gioia. [18] Ma i Giudei che erano a Susa si radunarono il tredicesimo
e il quattordicesimo giorno di quel mese; il quindicesimo giorno si riposarono,
e ne fecero un giorno di conviti e di gioia. [19] Perciò i Giudei
della campagna che abitano in città non murate fanno del quattordicesimo giorno
del mese di Adar un giorno di gioia, di conviti e di festa,
nel quale gli uni mandano dei regali agli altri» (Est 9,17ss).
Troviamo ciò anche nelle direttive per tale festa: «Mardocheo scrisse queste
cose e mandò delle lettere a tutti i Giudei che erano in tutte le provincie del
re Assuero, vicini e lontani, [21] ordinando loro di celebrare ogni anno
i giorni quattordici e quindici del mese di Adar, [22] come i giorni nei quali i
Giudei ebbero riposo dagli attacchi dei loro nemici e il mese in cui il loro
dolore venne mutato in gioia, il loro lutto in festa, e di fare di questi
giorni, giorni di banchetti e di gioia, nei quali gli uni
mandassero regali agli altri e si facessero doni ai bisognosi»
(vv. 20ss).
2.3.
RISULTATI: Perciò, qui abbiamo un
precedente che si possa stabilire un giorno, non comandato espressamente
dalla Scrittura, in cui come assemblee e figli di Dio possiamo festeggiare e
farci reciprocamente regali, ringraziando e supplicando il Signore. E dico
questo da esegeta, quindi di là dai miei gusti personali. Altra cosa è se
ci si incontra per fare del male, per peccare e per trasgredire ai comandamenti
del Signore.
3. ASPETTI CONCLUSIVI: Da quanto
detto sopra possiamo trarre principi anche per il popolo del nuovo patto (Rm
15,4; 1 Cor 10,11).
3.1.
BUSSOLA PER COSE NON RIVELATE: Paolo, dopo
aver indicato i comandamenti del Signore, che bisognava assolutamente seguire,
aggiunse questo criterio per discernere nelle cose non espressamente comandate e
praticare cose nobili: «Quanto al
rimanente, fratelli, tutte le cose vere, tutte le cose onorevoli,
tutte le cose giuste, tutte le cose pure, tutte le cose amabili,
tutte le cose di buona fama, quelle in cui è qualche virtù e
qualche lode, siano oggetto dei vostri pensieri»
(Fil 4,8). Augurare a qualcuno del bene e la benedizione, riunirsi come famiglie
e come assemblea, farsi doni e così via, rientra proprio nella pratica
dell’amore, ossia nella ricerca del bene degli altri.
3.2.
SENSIBILITÀ DIFFERENTI RIGUARDO AI «GIORNI»:
A ciò si aggiunga questa norma di libertà riguardo ai giorni da osservare
o meno: «L’uno stima un giorno più d’un altro; l’altro stima tutti
i giorni uguali; sia ciascuno pienamente convinto nella propria mente. [6]
Chi ha riguardo al giorno, lo fa per il Signore» (Rm 14,5s). Sebbene io
possa essere per la fazione «tutti i giorni uguali», non toglierò agli altri la
loro libertà di fare di un speciale «momento» un «monumento» al Signore!
Israele introdusse alcune feste, che la legge non prescriveva e che Dio non
aveva mai comandato. Oltre alla già citata «festa dei Purim», viene
ricordata la «festa delle luci» (cfr. Gv 8,12; 9,6) a ricordo della «dedicazione
della casa» (ebr. ḥănukkāh «inaugurazione, dedicazione»;
cfr. Gv 10,22), dopo la contaminazione del tempio da parte di Antiochio Epifane.
Non leggiamo che Gesù, da Giudeo, si fosse scagliato contro tali feste aggiunte
dagli uomini nel corso della storia. Al contrario, Gesù, da buon Giudeo, salì a
Gerusalemme in occasione di «una festa dei Giudei» (Gv 5,1); essa doveva
essere una delle feste aggiunte, visto che non venne chiamata per nome, come in
altre occasioni. Delle feste comandate dalla legge furono ricordare nel
NT specialmente le seguenti: la festa di Pasqua (Mt 27,15; 26,1.5; Lc
2,41ss; 22,1 festa degli Azzimi, detta la Pasqua; Gv 2,23; 6,4 Pasqua, la festa
dei Giudei; 11,55s; 12,12.20; 13,1.29; cfr. 1 Cor 5,7s la nostra pasqua), «la
festa dei Giudei, detta delle Capanne» (Gv 7,2.8.10s.14.37).
Come ho indicato nei brani già citati (Gv 8,12; 9,6; 10,22), Gesù prese
l’occasione per interpretare tali cose in senso messianico; faremmo bene anche
noi a dare alle ricorrenze civili un senso cristologico legittimo.
Riguardo al Capodanno possiamo pensare a Gesù secondo la sua
rivendicazione: «Io sono l’Alfa e l’Omega, il primo e
l’ultimo, il principio e la fine» (Ap 22,13); lo
stesso vale per Dio onnipotente (Ap 1,8; 21,6).
3.3. RISULTATI: Perciò, smettiamola
di fare polemiche sterili e inutili su cose del genere, che non edificano e in
cui c’è libertà! Tutto ciò, che è lecito, può essere utile e può
concorrere o all’edificazione o alla dipendenza (1 Cor 6,12;
10,23). Sta a noi decidere come fare le cose, o per la «carne» o per lo «Spirito»
(cfr. Rm 8,4-9.13s; Gal 5,16s; 6,8).
Che cosa avrebbe fatto Gesù a Capodanno oggi? Avrebbe
glorificato il Padre suo, come fece in tutte le occasioni, che gli si
presentavano. Noi possiamo glorificare Cristo, facendo le cose in modo
differente dal mondo. «Fate ogni cosa senza
mormorii e senza dispute, [15] perché siate irreprensibili e integri,
figli di Dio senza biasimo in mezzo a una generazione storta e perversa,
nella quale risplendete come astri nel mondo, [16] tenendo alta la parola di
vita» (Fil 2,14ss).
►
Auguri tra incertezze e ideologia {Nicola
Martella} (A)
►
Auguri tra incertezze e ideologia? Parliamone
{Nicola Martella} (T)
►
Incontrarsi da cristiani a Capodanno? {Nicola
Martella} (T/A)
►
Incontrarsi da cristiani a Capodanno? Parliamone
{Nicola Martella} (T)
►
La convenzione del Capodanno {Nicola Martella} (A)
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Cul/A1-Augur_regal_UnV.htm
02-01-2017; Aggiornamento: |